L’importanza di saper valutare

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L’importanza di saper valutare

Nella vita, ai fini della nostra evoluzione, abbiamo il dovere di analizzare quel che accade, di comprenderlo e farcene un’opinione. Analizzando i fatti possiamo individuare eventuali errori compiuti da noi o dagli altri, traendone una lezione, senza che ciò determini una sfiducia in noi stessi o che faccia venir meno la nostra gratitudine nei confronti degli altri.
In noi stessi, così come negli altri, non vi è solo luce o sola ombra, e la nostra intelligenza va utilizzata nel discernere questi due aspetti per capire in che modo possiamo correggerci e migliorarci. L’osservazione, l’analisi, la valutazione dei fatti è un dovere per tutti, se vogliamo evolvere. Ma l’analisi e la valutazione non debbono implicare il giudizio stigmatizzante o la condanna altrui.

Da parte nostra c’è la necessità di capire, ma il giudizio finale spetta in ultima analisi soltanto a Dio.
Infatti nell’antichità anche la giustizia terrena si amministrava in nome di Dio, perché è soltanto Lui che, colmo di compassione e misericordia, conosce veramente i cuori e può emettere un giudizio finalizzato ad educare e a riportare le persone sulla retta via.
Dunque, ben consapevoli dell’importanza di non giudicare in maniera stigmatizzante né tantomeno di condannare, in quanto esseri senzienti non possiamo né dovremmo sottrarci al valutare, esercitando con senso di responsabilità la funzione discernente (tattva viveka in sanscrito), propria dell’essere umano evoluto.

Se, per ostentata umiltà, si seguisse il suggerimento di disinteressarsi di chi sbaglia, ciò ci priverebbe di una sana capacità critica, intendendo con questo non la critica distruttiva che ovviamente rifiutiamo a priori, ma la sana critica costruttiva, quella che va ad edificare e curare le persone, e per la quale possiamo anche parlare ad un amico di un altro amico perché lo si vuole aiutare a più voci.
Non sempre, a causa di un certa irascibilità o rigidità nel nostro interlocutore, è possibile e tantomeno utile confrontarlo personalmente e direttamente, esponendogli quelli che a nostro avviso sono le sue carenze o difetti, mentre invece è possibile creare una rete di comunicazioni e relazioni che possa indirettamente aiutare la persona a superare i propri limiti.
Quando se ne parla a persona fidata e capace, con il condiviso intento di aiutarlo a diventare una persona migliore, è certamente tutt’altra cosa rispetto alla maldicenza che consiste nella denigrazione di qualcuno con l’obiettivo di danneggiarlo.

Qualsiasi nostra valutazione o riflessione su errori che abbiamo individuato nel comportamento altrui dovrebbe essere fatta alla luce di fatti provati, senza rancori né astio né spirito di vendetta e ai soli fini di far ravvedere la persona che ha errato e per proteggere altri da eventuali conseguenze.
Il nostro comportamento dovrebbe essere improntato al rispetto e all’umiltà, intendo però quelli autentici, non di maniera, che ci permettono di offrire il nostro contributo e la nostra visione agli altri con rigore etico e sensibilità, senza imporsi, senza aspettative o pretese, senza la presunzione di avere noi la verità in tasca, nella consapevolezza che essa include innumerevoli punti di vista e sfumature che la persona evoluta sa armonizzare e valorizzare facendole convergere verso il punto più alto.

Marco Ferrini (Matsyavatara das)

www.marcoferrini.net/
www.centrostudibhaktivedanta.org/it

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