L’importanza di un cannabinoide naturale nelle interazioni sociali

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L’importanza di un cannabinoide naturale nelle interazioni sociali

29 ottobre 2015

L’anandamide, un neurotrasmettitore simile ai cannabinoidi contenuti nella marijuana, è fondamentale
affinché le relazioni interpersonali abbiano un significato di ricompensa per il cervello. Lo ha
scoperto un nuovo studio che chiarisce anche il ruolo dell’ormone ossitocina nel controllare questo
cammino di segnalazione cerebrale

lescienze.it

L’ormone ossitocina, che riveste un ruolo fondamentale nei processi cerebrali che regolano i legami
interpersonali, può aumentare il piacere causato dalle interazioni sociali, stimolando la produzione
nel cervello dell’anandamide, un neurotrasmettitore simile ai cannabinoidi contenuti nella
marijuana. È quanto è emerso da uno studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of
Sciences” da Daniele Piomelli dell’Università della California a Irvine e dell’Istituto italiano di
tecnologia di Genova, e colleghi di una collaborazione internazionale.

La marijuana esercita un profondo effetto sul comportamento sociale umano: migliora la comunicazione
interpersonale e diminuisce la percezione di ostilità nei piccoli gruppi. I substrati neurali
responsabili di questi effetti sono in gran parte sconosciuti, ma gli studi suggeriscono che sia
coinvolta l’attivazione del recettore per i cannabinoidi CB1, il principale bersaglio molecolare
della marijuana nel cervello umano e bersaglio naturale dell’endocannabinoide anandamide. A sostegno
di questa idea vi è il fatto che i recettori CB1 sono espressi ad alti livelli nelle regioni
corticali associative del lobo frontale e delle strutture subcorticali che sovraintendono alle
capacità socio-emotive nell’uomo.

Un’altra sostanza coinvolta nel comportamento sociale è l’ossitocina: da questo ormone dipende
infatti la plasticità delle sinapsi, le zone di collegamento tra i diversi neuroni, all’interno del
nucleus accumbens, una struttura cerebrale che regola il comportamento motivato: la plasticità è
fondamentale perché le interazioni sociali tra i membri di un gruppo abbiano per il nostro cervello
il significato di una ricompensa.

Grazie a una sperimentazione condotta sui topi, Piomelli e colleghi hanno scoperto il collegamento
tra anandamide e ossitocia. Hanno infatti dimostrato che nel nucleus accumbens, i livelli di
anandamide aumentano quando l’animale è in contato con i propri simili, mentre diminuisce quando è
isolato, stabilendo un collegamento tra la sostanza e il comportamento sociale.

Gli esperimenti farmacologici e genetici hanno poi dimostrato che i livelli di anandamide e la
conseguente attivazione dei recettori CB1 sono necessari e sufficienti affinché le interazioni
sociali abbiano una valenza di ricompensa.

Inoltre, lo studio ha dimostrato che l’ossitocina controlla i livelli di anandamide nel nucleus
accumbens: il blocco farmacologico dei recettori per l’ossitocina inibiscono infatti questa
risposta, mentre l’attivazione selettiva dei neuroni per l’ossitocina nel nucleo paraventricolare
dell’ipotalamo, un’altra area cerebrale coivolta, la stimolano. Coerentemente, l’inibizione della
degradazione dell’anandamide compensa gli effetti del blocco dei recettori per l’ossitocina.

I risultati dimostrano così che la segnalazione ai recettori CB1 mediati dall’anandamide, tramite
l’azione dell’ossitocina, controlla la ricompensa sociale. Un deficit in questo meccanismo di
ricompensa può contribuire ai problemi di interazione sociale tipici dei disturbi dello spettro
autistico e potenzialmente offre una base per trattare questa condizione.

www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1509795112

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