Non sapere cosa aspettarsi scatena un curioso meccanismo di difesa del cervello, che nel dubbio ci
fa sentire più dolore del necessario. Ecco come funziona…
23 marzo 2025 – Chiara Guzzonato
Quando tocchiamo accidentalmente una pentola bollente, sentiamo dolore. Ma se la tocchiamo da
bendati sentiamo più dolore, perché il nostro cervello non è preparato alla sensazione di bruciore e
reagisce amplificando il dolore “per sicurezza”: questo curioso meccanismo mentale di difesa è stato
spiegato in uno studio dell’università danese di Aarhus, che ha condotto un esperimento su 300
partecipanti per testarne le diverse reazioni al dolore. «La nostra ricerca dimostra che anche
quando non ci succede niente di pericoloso, non sapere cosa aspettarsi aumenta il livello del dolore
percepito», spiega Francesca Fardo, una degli autori della ricerca pubblicata su Science Advances.
ILLUSIONE DELLA GRIGLIA TERMICA. Per giungere alle loro conclusioni gli studiosi hanno condotto un
esperimento nel quale i partecipanti dovevano predire se avrebbero ricevuto una sensazione di freddo
o di caldo sul braccio. Alcune volte, però, venivano esposti a stimoli caldi e freddi
contemporaneamente: l’incapacità di anticipare correttamente la temperatura alla quale venivano
esposti provocava ai partecipanti una sensazione di dolore bruciante un curioso fenomeno noto come
“illusione della griglia termica” , nonostante la temperatura effettiva non fosse dannosa per la
pelle.
PREPARARSI AL PEGGIO. L’imaging cerebrale, combinato con la modellazione al computer, ha permesso
agli autori di vedere in che modo le risposte incerte sono connesse a regioni specifiche del nostro
cervello. Studi precedenti avevano dimostrato che aspettarsi di stare meglio riduce il dolore
(effetto placebo), mentre aspettarsi di soffrire lo peggiora (effetto nocebo): «I risultati del
nostro studio aggiungono una nuova sfumatura: quando il cervello non sa cosa aspettarsi si mostra
cauto, e intensifica il dolore oltre il necessario».
MEGLIO SAPERLO! Nel breve termine quanto scoperto potrebbe aiutare il personale sanitario a mettere
a punto migliori strategie della gestione del dolore. Per esempio potrebbe essere una buona idea
informare in modo chiaro il paziente su cosa aspettarsi da una terapia, piuttosto che lasciarlo
nell’incertezza: in questo modo potrà sentirsi più sicuro di quello che affronterà, e il cervello
non dovrà mettere in atto “strategie di difesa” che non farebbero altro che peggiorare la sensazione
di dolore.
www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adq0261
da focus.it
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