L’influenza del suono e delle vibrazioni sul nostro corpo
Nel mondo esterno non ci sono suoni, ma solo vibrazioni, che il cervello percepisce come sensazioni sonore coerenti con lo sviluppo fisiologico dell’una o l’altra area cerebrale
Paolo Manzelli – 09/10/2012
Che cosa ” sente ” un bambino prima ancora di nascere?
La vita prenatale è fondamentale nell’appredimento, in particolare dopo 10 settimane, e il nascituro ha una predilezione all’apprendimento del suono.
Nel mondo intrauterino infatti il liquido amniotico permette di trasmettere assai rapidamene i
suoni, così che al 5° mese, l’esercizio di attivazione dei canali sensoriali attivi che correlano sonorità e
movimento, è già sufficentemente maturo da permettere di riconoscere e ricercare la voce della
madre. La maturazione psichica tramite il suono permette pertanto lo sviluppo dei circuiti cerebrali che si
esercitano come pre-immaginazione cosciente nonchè come apprendimento onirico durante il sogno dell’ infante.
Ci può spiegare – in termini semplicissimi – che cosa succede nel cervello quando ascoltiamo un suono?
Da quando la Risonanza Magnetica funzionale (RMf) ci ha permesso di osservare il cervello come
sistema interattivo di apprendimento, abbiamo iniziato a comprendere che il cervello è un attivo
analizzatore di frequenze udibili e ciò significa che non solo riceve vibrazioni dal mondo esterno,
ma che produce attivamente dei suoni per cercare di distinguere similitudini e differenze rispetto a quanto è stato già memorizato dal proprio sistema di apprendimento mnemonico.
Una alterazione a tale produzione attiva di suoni induce la membrana auricolare a vibrare in modo anomalo così che sentiamo un tedioso fischio nell’ orecchio detto ACUFENE.
Pertanto il suono che ascoltiamo è ciò che viene generato interattivamente dalla attività selettiva
e risonante tra cervello e vibrazioni esterne. Tale interazione avviene nel quadro delle
sincronizzazioni possibili con le frequenze udibili tra 20 e 20.00 Hz( Cicli/sec). Quindi il
cervello va cercando attivamente le vibrazioni e le trasforma in sensazioni sonore tramite un
processo di riconoscimento mnemonico. Nel mondo esterno infatti non ci sono suoni ma solo vibrazioni
che il cervello significa come sensazioni sonore. Infatti possiamo notare che come il bambino va
cercando le sonorità della voce della mamma, l’uomo più in generale cerca di significare, tra tutte
le sonorita dell’ ambiente, quelle della voce umana, così che ad es. preferisce alla musica strumentale il canto di un cantante.
Ci sono suoni piacevoli e suoni spiacevoli, irritanti. Così come c’ è buona musica, dotata di
armonia, e musica martellante. Quali sono le conseguenze degli uni e delle altre?
Come conseguenza della ricerca attiva di sonorità fisiologicamente piacevoli, pertanto, ci sono
alcuni elementi musicali che incrementano le abilità cognitive ed altri che tendono ad inibirle.
Infatti il suono viene significato sia dall’ emisfero sinistro che da quello destro e
rispettivamente i due emisferi cerebrali preferiscono naturalmente quelle sinergie che hanno
sonorità ritmiche ed armoniche coerenti con il proprio sviluppo fisiologico. Alcuni ricercatori nel
1993 hanno messo in evidenza il così detto effetto Mozart, capace con l’ascolto delle Musiche del
Compositore Austriaco di influenzare l’organismo modificando lo stato emotivo, fisico e mentale in
modo da rafforzare i processi creativi dell’emisfero destro. Certamente saper ascoltare buona musica
influisce sul modo in cui percepiamo lo spazio-tempo e ciò conduce ragionevolmente a favorire le
capacità di apprendimento. Le alte sonorità martellanti delle moderne discoteche, al limite
dell’udibilita e prive di sinergie tra ritmi ed armonie, tendono inesorabilmente a favorire lo
sballo della mente dei giovani che purtroppo inconsciamente ne subiscono la innaturale pressione.
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