L’intuizione creatrice
di Rodolfo Signifredi
L’intuizione creatrice. Far tacere la vecchia mente per far parlare la
nuova coscienza
(di Rodolfo Signifredi)
Più i tempi si fanno cupi e più si vede chiara una luce in fondo al tunnel.
I segnali di un cambiamento in meglio arrivano da molte parti e non solo dai
profeti dell’antichità che lo avevano indicato con sorprendente convergenza.
A supporto delle varie dottrine esoteriche, che parlano di una
supercoscienza destinata a sorgere sulle ceneri degli uomini zombi di questo
nostro mondo civilizzato, ci sono le relazioni scientifiche dei
neurofisiologi.
L’abitante del terzo millennio riuscirà ad armonizzare i suoi tre cervelli,
del rettile, del mammifero e dell’uomo, attraverso lo sviluppo di una
supercorteccia luminosa. Lo ha ipotizzato Régis Dutheil nel suo “L’homme
superlumineux” avanzando l’ipotesi che la nuova coscienza potrebbe essere
costituita di un “materiale” superluminoso, le cui particelle sono più
veloci della luce. Ciò spiegherebbe fenomeni come la premonizione o le
esperienze ai confini con la morte.
Ma chi dirige questo lavoro dentro di noi? Una supercoscienza in grado di
coordinare i tre livelli di coscienza che ci caratterizzano oggi e che sono
la coscienza di veglia, quella di sogno e quella di sonno profondo,
corrispondenti ai nostri attuali tre cervelli. Come si sviluppa questa
supercoscienza? Mettendo a tacere, quando è il momento, le nostre varie
personalità contrastanti che nascono da questi tre livelli, caratterizzati
dall’inconsapevolezza.
Gran parte della nostra vita mentale si svolge, infatti, a livello
inconsapevole, in uno stato di sonnambulismo. C’è anche una consapevolezza
ordinaria, però è un livello momentaneo, limitato all’apprendimento o a
situazioni di emergenza. Dopo questi brevi momenti subentra di nuovo
l’abitudine,
l’automatismo, l’inconsapevolezza; e lo stato mentale passivo che ne prende
il posto impoverisce la nostra vita e la mette in pericolo.
Consapevolezza vera vuol dire, invece, controllo della propria vita,
creatività, capacità di inventare soluzioni nuove e trasformare le
difficoltà in opportunità. Consapevolezza, inoltre, è saper attingere alle
risorse segrete della mente e del corpo per combattere la tendenza a
regredire verso la vecchiaia e la malattia. Sono soltanto alcuni dei
vantaggi che dà questo stato.
È’ importante, quindi, imparare come e perché si sviluppa l’inconsapevolezza
e come, viceversa, si può diventare più consapevoli e attenti al presente in
molti aspetti della nostra vita. Passare dalla senescenza, appunto, alla
creatività, dal lavoro alla salute. La riflessione sulla consapevolezza e
sulla inconsapevolezza può modificare le nostre opinioni sul mondo e rendere
più facile l’affrontare i rischi o guardare con favore ai cambiamenti.
DAL CERVELLO RETTILE ALLA SUPERCORTECCIA
In questa “nuova era” stiamo assistendo all’emersione di un modo nuovo ed
efficace di concepire l’uomo e la sua realtà. La scienza ha già dimostrato
che la creazione è un atto continuo; il creato è un fluire ininterrotto di
energia cosmica e le variazioni di questo flusso si manifestano come
materia, come esseri, come sentimenti. E noi stessi interferiamo in questa
creazione del mondo.
L’osservatore modifica ciò che va osservando. E’ un principio della fisica
quantica, per il quale siamo noi i responsabili di ciò che avviene nel mondo
attraverso l’emissione dei nostri pensieri. Perché i pensieri sono energia e
questa energia viaggia più veloce della luce. Siamo abituati a credere che
quanto proviamo dentro di noi sia causato da ciò che ci accade, mentre la
nuova visione dell’uomo ci dice che tutto ciò che ci accade è causato o
modificato dal nostro modo di pensare. Cioé, la nostra contentezza o
scontentezza non dipende dagli avvenimenti esterni o dalle persone che vi
prendono parte, ma dal nostro atteggiamento verso di loro.
E’ questo modo di pensare che determina come gira e come vediamo girare il
mondo; uno stesso avvenimento può essere giudicato buono o cattivo secondo
il punto di vista da cui lo si guarda, modificandone al tempo stesso
l’andamento. Oggi, però, stiamo imparando ad usare l’energia della mente, a
filtrare e dirigere i nostri pensieri; cosa che nessuno ci aveva mai
insegnato prima.
Sappiamo usare il computer ma non siamo capaci di controllare la nostra
mente. Ci hanno aiutato a camminare, a parlare, a scrivere, a conquistarci
una posizione, a farci una famiglia, ad avere successo. Ma nessuno ci ha
saputo dire che tutto ciò che viviamo e sperimentiamo passa solo attraverso
la nostra mente.
E IL CORPO SI MISE A PENSARE
E’ importante che l’uomo del terzo millennio, che sta unendo oriente e
occidente, abbia già cominciato a coltivare questa supercoscienza mediante
una più reale consapevolezza della propria presenza nel mondo, a partire
dalla dimensione corporea. Nel corpo, infatti, ci sono numerose cellule
sensoriali di cui non prendiamo mai coscienza, ma che sono rappresentate nel
cervello allo stato latente. Sono le cellule superluminose di cui parlava
Dutheil. E’ questo collegamento che dobbiamo ristabilire con la zona delle
operazioni coscienti.
La consapevolezza di tutto il corpo simultaneamente presente in ogni sua
parte nel nostro schema mentale, è la coscienza che si diffonde ovunque in
noi stessi, dal tronco alle varie membra, dai muscoli fino alle cellule. E
questa coscienza diffusa mette in risonanza ogni parte con l’attività
mentale, arricchendo e ravvivando l’immagine di noi stessi raffigurata nella
corteccia. Tutto il corpo entra in vibrazione mentale, tutto il corpo pensa,
tutto il corpo vive consapevolmente.
Questo apporto di intelligenza alla estrema periferia del nostro corpo
risveglia l’intelligenza latente delle nostre cellule periferiche; e la
vitalità corporea, stimolata e raccolta in ogni singola cellula, va ad
accrescere la vitalità mentale. E’ la mente che si fa corpo ed il corpo che
si fa mente. Ma a un livello supercosciente.
Importante e riflessivo, questo procedimento di scambio creativo-energetico
può avvenire anche tra noi e le cose. L’osservazione ricettiva di immagini,
colori, forme, ci arricchisce delle loro vibrazioni, mentre noi
contraccambiamo caricando di coscienza gli oggetti che si osservano.
Tutti i pensieri si ripercuotono nel corpo, non solo sulla respirazione, ma
anche sui muscoli e sulla pelle. E, all’inverso, tutte le tensioni muscolari
che abbiamo in atto, stimolano ricordi specifici; tutte le ipersensibilità
cutanee apportano ricordi ed associazioni di idee. E’ per questo che la
decontrazione muscolare profonda e la pace mentale vanno di pari passo. Non
si possono ottenere separatamente.
LA SENSAZIONE CI RICOLLEGA ALLA NATURA
L’uomo non è vittima solo dell’ambiente, ma anche dei suoi sensi. E’
attraverso i sensi che l’uomo ha la conoscenza di ciò che lo circonda, e
l’interpretazione
che gliene offre il suo cervello è l’immagine che egli ha del mondo esterno.
Chi ha il potere di modellare a suo piacimento questa composizione mentale,
può diventare padrone del suo “mondo”.
Quando i sensi sono scossi e frastornati anche l’elaborazione cerebrale è
falsata. I numerosi ostacoli e le resistenze mentali che ci bloccano nella
nostra vita quotidiana possono venire più facilmente superati attraverso un
corretto uso dei sensi. Uno dei primi passi per riparare la divisione che si
è verificata tra l’uomo e la natura, è infatti la sensorialità cosciente,
cioè le sensazioni ricevute consapevolmente.
Possiamo farne l’esperienza diretta ogni volta che, posando le piante dei
piedi bene a piatto sul suolo, mettiamo tutto noi stessi nella percezione di
questo contatto. Per poco che ci impegniamo in ciò, saremo sorpresi della
intensità di questo momento presente.
Il nostro universo sensibile è a predominanza visiva, seguita da quella
auditiva; cioè, applichiamo prevalentemente la vista e l’udito, i due sensi
più “intellettuali”, quelli attraverso i quali si forma il linguaggio, la
comunicazione corrente. Oggi ci si esprime solo in modo audiovisivo. Non
sappiamo più toccare, fiutare, gustare. Siamo stati educati a studiare la
natura ma non a vivere la natura stessa. E immergersi nelle cose è ben
diverso dal vedere come sono fatte.
COSCIENZA INTELLETTUALE E COSCIENZA FISICA
Molti di coloro che sono abituati al pensiero hanno soprattutto una
coscienza intellettuale. Essi pensano di essere molto coscienti, ma questa
loro coscienza è stretta, limitata ai loro pensieri, alle loro immagini.
Essi sanno comunicare più facilmente i loro pensieri, ma hanno molte
difficoltà a sapere ciò che rappresentano e ad esprimerli. Parlano delle
loro emozioni, ma non le sentono. Essi sono coscienti solo dell’idea
dell’emozione.
Si può dire che questi non vivono la loro vita, ma che la pensano. Vivono
solo nella loro testa. Alla facilità di pensare si contrappone una
difficoltà nel sentire. La coscienza del corpo si colloca al polo opposto di
quella intellettuale. E’ la caratteristica dei fanciulli. C’è una grande
differenza tra l’essere coscienti del proprio corpo ed avere coscienza del
proprio corpo. Si può essere coscienti del corpo solo con una coscienza
intellettuale. Il corpo, in questo caso, è considerato come uno strumento
dell’io e non come il vero Sé.
La coscienza fisica occupa una posizione intermedia fra la coscienza
intellettuale e l’inconscio, mentre la coscienza intellettuale non ha un
legame diretto con l’inconscio. L’inconscio è quell’aspetto del nostro
funzionamento fisico che noi non percepiamo o non possiamo percepire.
Perciò, allargando la coscienza verso il basso, verso il centro vitale ci si
avvicina all’inconscio. Lo scopo non è di rendere conscio l’inconscio, ma di
rendercelo più familiare. L”inconscio è la nostra forza, il conscio è il
nostro orgoglio” è stato detto. Ma il superconscio sarà la nostra gloria.
ALLARGARE IL CAMPO DI COSCIENZA
Esiste uno stretto legame tra la coscienza e l’attenzione, perché più noi
facciamo attenzione a qualche cosa e più ne siamo coscienti. L’attenzione
che noi prestiamo ai nostri vari centri psicofisici, ed in primo luogo al
centro di gravità sul quale tutti gli altri si reggono stabilmente quando
l’individuo
è perfettamente equilibrato, ci dà una chiara coscienza del nostro intero
essere.
Infatti, questa attenzione posata sui vari centri li ravviva, li tonifica,
li stimola; e poiché essi rappresentano le parti più essenziali e vitali
della persona, intesa nella sua globalità, ecco che l’attenzione li mette in
maggior relazione tra loro ricostruendo nella nostra mappa mentale
l’individuo
completo. E preparando il livello supercosciente.
L’attenzione, quindi, genera coscienza. Ma se consideriamo l’attenzione come
una funzione e non come uno stato, ci si spiega perché è possibile essere
coscienti di qualcosa oppure di non esserne coscienti; allo stesso modo come
si può guardare o non guardare, ascoltare o non ascoltare. L’attenzione, che
è radice della coscienza, è infatti una facoltà che siamo liberi di usare o
non usare. La coscienza, quindi, è l’attitudine ad essere coscienti.
Spostare l’attenzione da una cosa all’altra non allarga la coscienza, perché
mentre si vede una cosa nuova non si può vedere quella vecchia. L’attenzione
cosciente è come un proiettore che illumina una zona ma, nello stesso tempo,
mette in ombra il resto. Tuttavia, la mobilità della luce, cioè della
attenzione, è uno degli aspetti della coscienza. Chi può spostare il suo
sguardo su più cose ha una coscienza meno limitata di chi lo fissa invece su
un solo aspetto.
Ma non c’è solo la mobilità; l’intensità e la qualità di coscienza sono
ancora più importanti. La coscienza si rafforza esercitando, come si è detto
prima, gli organi di senso, cioè gli strumenti dell’attenzione. Come una
luce vivida rivela più cose di una luce debole, così la coscienza si ravviva
con una migliore attitudine sensoriale. C’è l’attitudine ad allargare o
restringere il campo di percezione, ad essere capace di spostarsi
liberamente dalle percezioni esteriori a quelle interne.
La coscienza del corpo è il livello di coscienza più profondo e più esteso;
ed è a questo livello che noi sentiamo la nostra identificazione con la
natura, il cosmo, la vita. Più la coscienza sale verso livelli
intellettuali, meno essa si allarga, perché acutizza le sue capacità di
analisi. Mentre quando si approfondisce e scende verso i sentimenti, le
sensazioni ed i processi fisiologici che li generano, essa si allarga e
diventa cosmica.
E tutto questo senza coinvolgere l’intelletto, la razionalità. Anzi,
mettendo a tacere la nostra “vecchia mente” abituata a spaziare in lungo e
in largo nel chiacchierio dei pensieri che si susseguono ripetitivi e
inutili. É’ quello che ci richiedono le varie discipline orientali. “Vendi
l’intelletto
e acquista l’intuizione” dice un maestro di zen.
Il sonno della ragione genera mostri, ma anche l’insonnia della ragione può
crearne altrettanti. Quella che ci viene proposta è, invece, soltanto una
sospensione. Quando la nostra piccola mente si ferma incantata di fronte al
proprio spettacolo. Benvenuti nella quarta dimensione.
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