di Paolo D’Arpin
Proprio in corrispondenza della prossima visita del papa cattolico
Ratzinger in Inghilterra, entro la prima metà di settembre di
quest’anno, viene presentato al pubblico il nuovo libro del fisico
britannico Stephen William Hawking, definito il genio del presente
millennio.
Le conclusioni a cui giunge il fisico quantistico vanno nella
direzione di una sostanziale negazione del creazionismo.
In seguito al Big Bang ed alla forza di gravità ed alla natura
intrinseca delle particelle quantiche la materia universale che noi
conosciamo si é autogenerata… dal vuoto, senza alcun bisogno di
intervento divino. Come dire che Dio non esiste e che la materia e la
vita sono la risultanza di un processo naturale. Queste ipotesi del
Tutto che genera il Tutto seguono la teoria di Albert Einstein della
relatività dello Spazio Tempo, che funge anch’essa da sostegno
all’anti-creazionismo.
Le tesi del ricercatore britannico sono molto affini all’intuizione
della spiritualità laica o atea ampiamente espresse dal sottoscritto
in diverse occasioni. Quindi la corroborazione scientifica, fornita da
Hawking, sulla non esistenza di un Creatore (come solitamente viene
inteso Dio) mi trova perfettamente in sintonia.
La verità é che la negazione della creazione, in quanto opera di un
Dio personale, é ben più antica delle scoperte scientifiche del
fisico inglese o delle intuizioni spirituali laiche. Addirittura
essa risale a migliaia di anni prima della nostra era. Il concetto era
già presente nella filosofia Non-duale dell’India e nel Taoismo
Cinese, ed ebbe una sponda anche nella teoria buddista del Vuoto (o
Sunya).
E cosa dicono queste filosofie?
La manifestazione appare nell’Assoluto attraverso uno spontaneo
movimento o Potere (Shakti) in esso intrinseco. L’Assoluto non crea
egli semplicemente é. Non ha volontà né desiderio.
Tutto l’esistente é nell’Advaita (Non-dualismo) una naturale
espressione dell’energia propria dell’Essere, non c’é compimento
deliberato o finalità nella manifestazione. Dal punto di vista
empirico la spiegazione che viene data dell’evento creativo é
quella del movimento energetico, un gradiente che viene a formarsi
in seguito all’apparizione nello specchio riflettente della mente
cosmica del concetto di spazio e di tempo. Una sorta di
condizionamento o capacità della mente di proiettarsi in quel
continuum attraverso la formazione di una serie incessante di
fotogrammi, definiti momenti e luoghi. Potremmo dire che tale
continuum corrisponde, ab initium, al cosiddetto Big Bang, Ed in
effetti lo spazio ed il tempo sorgono contemporaneamente da quella
ipotetica espansione primordiale. Ma anche affermare che la
manifestazione é iniziata in un certo tempo e che si protrae nello
spazio é una concessione all’esperienza vissuta dagli esseri che si
muovono all’interno dello spazio/tempo. In verità tali esseri sono
anch’essi concettuali e relativi tanto quanto l’esistenza del
trascorrere del tempo e dell’espandersi nello spazio. Il Vuoto, o
l’Assoluto, insomma prevale sempre, tutto contiene e tutto
trascende.
Nel Taoismo quel che viene definito spazio é detto Yin e quel che é
chiamato tempo viene detto Yang. L’incontro, o frizione, fra queste
due forze insite nel Tao (Assoluto), produce tutti gli effetti
visibili (ovvero la nascita delle cosiddette diecimila creature).
Nel Tao non v’é intento, l’interezza del manifesto é il risultato di
uno spontaneo alternarsi o rincorrersi delle energie Yin e Yang lungo
una spirale infinita.
Nel Buddismo l’unica concessione che viene fatta all’esistenza di un
Dio é nella forma di un potere di compensazione insito nella legge
di causa-effetto. Egli viene perciò descritto come il dispensatore
della retribuzione karmica. Ma mai assume una forma specifica come
nelle religioni cristiane o musulmane o comunque adoranti un Dio
personale.
Come sorge allora nelle fedi monoteiste o politeiste l’idea di un Dio
creatore e signore del cielo e della terra? E’ evidente che tale
pensiero viene strutturato nella mente individuale dell’uomo come un
tentativo di dare una risposta ed un senso alla sua identificazione
con la forma e con il suo ritenere vero e reale il manifestarsi
degli avvenimenti osservati nello spazio tempo. Pertanto si suppone
l’esistenza di un’entità superiore che sovrintende alle attività
dell’universo. Questa credenza é sia una consolazione alla propria
ipotetica inferiorità rispetto al nostro percepirci come presenti
nel mondo sia un pensiero speculativo funzionale all’illusione
separativa.
In verità l’Universo é un tutto inscindibile e come in un
ologramma ogni singola particella contiene quel Tutto in modo
integrale. Questo é vero anche in senso logico poiché il Tutto non può
essere mai scisso, pur manifestandosi nelle differenze apparenti.
Invero anche quando riteniamo di essere una parte e separati dal Tutto
non possiamo fare a meno di affermarlo attraverso la coscienza che é
la radice del nostro sentire e l’unica prova del nostro esistere.
Tale coscienza é caratteristica comune di ogni forma vivente ed é
connaturata nella natura stessa. In fieri, o in latenza, nella
materia cosiddetta inorganica ed in evidenza nelle forme organiche,
che della materia sono una trasformazione biochimica. Ed é appunto in
questa coscienza -meglio definirla consapevolezza- che la
manifestazione prende forma e diventa esperienza sensoriale. E tale
coscienza, in quanto naturale espressione dell’Assoluto, é unica ed
indivisibile, essa rappresenta la vera realtà di ogni essere. Sia esso
un ipotetico Dio od un’ameba od un germe od una pietra… e di questo
la fisica quantistica può darne una dimostrazione.
Auguro perciò al ricercatore Stephen William Hawking un successo
nello scardinare almeno l’ignoranza più grossolana sulla vera natura
dell’Essere e dell’Esistere.
Paolo D’Arpin
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