LO SCIENZIATO E LO SPIRITUALISTA
di Giovanni Canepa
Un individuo illuminato non vive scienza e spiritualità come due campi separati del conoscere.Lo
scienziato olistico, completo, che ha assaporato lessenza dei Veda, non si ferma alle conoscenze
empiriche dei suoi studi, egli sente che tutto quello che rileva con le sue ricerche fa parte di un
contesto più ampio di valenza trascendente e anela a ricongiungere i due aspetti dando un orizzonte
di senso alto alla sua attività.Sente che la sua vita per avere un senso, collega tutto: le
esperienze del laboratorio e quelle dello spirito. La sua capacità di stupirsi scorre parallela al
freddo rilievo delle casistiche dei suoi esperimenti.
È lamore che sottostà alla sua vita, quello che se da un lato lha portato a studiare fenomeni del
mondo fenomenico, dallaltro lo ha portato verso e poi dentro la devozione (Bhakti). Si sente
completo soddisfatto mentre inizia la giornata con la meditazione e poi la svolge con le ricerche e
le successive descrizioni in documenti scientifici. Per concluderla con un ringraziamento
entusiasta.Per lui la scienza vera è quella che concilia i due aspetti della sua vita: sia lanalisi
e la comprensione scientifica del mondo sia lo spirito superiore di comunione con la vita.
Accettandoli entrambi la scienza ascolta quella saggezza umana che deriva dai suoi differenti
rapporti con lo spirito. Porta le ragioni della vita terrena al mondo della scienza, ispirando gli
obiettivi accademici, con amore, compassione e mettendoli in armonia con luniverso. Purtroppo oggi
molti scienziati considerano la spiritualità come qualcosa di paradossale e fantasioso. In tutti i
campi delle relazione umane che esulano dal contesto di puri devoti le pratiche della contemplazione
e della preghiera sono paradossalmente sacrileghe.
Perché quel mondo ha un suo sacro fatto di beni e di cose e persone da bramare. E non riesce a
percepire un vivere fatto di “dare” e di “armonizzare”. Tutto questo è molto più vero fra gli
scienziati per i quali, nella maggioranza, il trascendente è argomento che va oltre il fine del
conoscere, del fatto concreto e delle prove di laboratorio. Ciò che conta sono solo i procedimenti
sulle reazioni che avvengono nella materia, e luniverso diventa il risultato di reciproche
influenze fra parti atomiche.In quanto non misurabili non contano lispirazione e lanelito che
sorge spontaneo nelluomo, ma contano i risultati dellesperienza empirica. Questo è puro dualismo
di spirito e materia. Il dualismo dellinfelicità umana per il quale lo spirito non esiste. La sfera
spirituale, fatta di sentimenti, valori e ideali tutti non quantificabili è considerata come
accessoria.Mentre essa è quella capacità straordinaria che consente sia di fare il mestiere di
scienziati che di conoscere sé stessi e gli altri. Per lo spiritualista gli oggetti hanno un valore
e un significato, sono strumenti per la realizzazione del sé, e non sono dovuti alla sorte.
Invece, poiché non si mette in discussione quello che si vede con gli occhi e non si tocca con le
mani, lo scienziato è immerso in convinzioni che non lasciano spazio al trascendente. Daltra parte
il livello di coscienza degli scienziati rispecchia quello del mondo che li ha educati e quindi non
ci si può aspettare altra impostazione da parte loro se non quella materialista. Ma
Ora la scienza
stessa scoppia nelle mani degli scienziati, per la Teoria della Relatività e per le evidenze della
fisica quantistica. La scienza stessa sta dimostrando lesistenza di aspetti non meramente fisici
dellesperienza.Da qui la necessità di un’integrazione tra Scienza e Spiritualità, senza divisioni a
priori, ma anzi dialogo e reciproco e ascolto, in cui il bene comune deve essere solo e soltanto un
vivere costruttivo per tutto il creato (non solo l’uomo, ma tutte le creature), volto all’evoluzione
dell’individuo visto nell’insieme dei suoi aspetti antropologici.
Riflessioni ispirate da un articolo di Katie Green apparsosu www.resurgence.co.uk.
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