Lo specchio della satira

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Lo specchio della satira

di Akhandadhi Dasa

(Tratto a Movimento ISKCON)

Una recente pubblicità apparsa in Gran Bretagna mostra dei fondamentalisti islamici pentiti che
invece di compiere delle stragi si sono uniti a dei devoti di Krishna e insieme a loro cantano
allegramente un ritornello con voce metallica: “Pace e amore, pace e amore, pace e amore.” Sono
orgoglioso che la mia religione venga mostrata in questo modo. Certo, degli aspetti negativi ci
sono, ma almeno questa pubblicità indica come il pubblico vede gli Hare Krishna. Quando vogliamo
parlare di pace e amore a chi pensiamo? Ai devoti. Considerata la reazione del pubblico nei riguardi
delle religioni organizzate in questi tempi pieni di tensioni religiose, guerre e terrorismo, forse
è una cosa positiva. Non tutto comunque è positivo nei mass media. L’ISKCON a volte viene descritta
come un pò troppo fuori dalla realtà. I cartoni animati, le vignette e la pubblicità puntano su
quell’immagine e la promuovono.

Siamo bravi, inoffensivi, facciamo qualcosa di buono, ma essenzialmente siamo irrilevanti quando c’è
da discutere di qualcosa di importante e di pratico. Questa immagine mi ferisce perché so quanto la
nostra filosofia abbia da offrire alla società in tutti gli aspetti della vita. Così, posso cercare
di simpatizzare per i seguaci dell’Islam che sono amareggiati dalle vignette sul profeta Maometto
pubblicate dal quotidiano danese Jylands-Posten? Sì e no. Certamente posso capire quanto sia
fastidioso vedere delle persone sante sminuite da persone che non hanno alcun concetto di chi siano
e di cosa stiano facendo. Sarei profondamente ferito e incollerito se il fondatore dell’ISKCON,
Srila Prabhupada, venisse dipinto malamente da un giornale. Ma chiederei vendetta? Potremmo puntare
il dito contro quel vignettista disinformato e insensibile ma, come ci dicevano all’asilo, le altre
tre dita dobbiamo puntarle contro di noi. La satira politica, sociale e religiosa ha un ruolo
prezioso nella società. Essa innalza uno specchio che ci rivela come gli altri ci vedono.

A volte quello che vediamo è traumatico. Potrà non piacermi l’immagine propagandata dai media, ma
sarei uno sciocco se non capissi che rappresenta l’immagine pubblica. Credo che le recenti proteste
a Londra e nel resto del mondo per le vignette danesi siano state una disgrazia per l’Islam. Non
importa quanto si è infastiditi dalla descrizione della nostra fede e dei nostri profeti, non
accetto che questo dia il diritto di commettere violenza o di fare minacce. Queste proteste hanno
solo accentuato l’idea che i musulmani sono più che pronti a ricorrere all’ostilità e
all’aggressione contro chiunque non la pensi come loro. Nonostante i molti milioni di pacifici,
devoti e buoni musulmani, sembra esista più di qualcuno tra loro che sia desideroso di causare morte
e distruzione in nome di Dio. O essi hanno deviato dagli insegnamenti islamici o c’è qualcosa nella
teologia che necessita un esame più attento.

Invece di invocare il castigo contro la stampa europea sento che i musulmani dovrebbero osservare
queste vignette e porsi delle serie domande. Come è potuto succedere che siamo arrivati al punto che
il comportamento di alcuni nostri fedeli abbia gettato cattiva luce non solo sulla nostra fede ma
perfino anche sul nostro profeta? Penso che il quotidiano danese avesse ragione a pubblicare quelle
vignette? No. Credo nel valore della libertà di parola. Voglio avere la libertà di dire che “Krishna
è Dio, la Persona Suprema”. Dunque devo accettare il diritto altrui di affermare l’opposto.
Jyland-Posten aveva il diritto di pubblicazione, ma, come molti hanno già detto, avere il diritto di
fare qualcosa non significa che quel diritto debba essere esercitato. La Bhagavad-gita dichiara che
l’austerità della parola può essere sintetizzata nella frase satyam bruyat, priyam bruyat dire la
verità e dirla in modo piacevole.

Perfino se abbiamo qualcosa di importante da dire è meglio dirlo con sensibilità — specialmente se
contiene delle verità spiacevoli. Se qualcosa necessita delle correzioni, facciamo in modo che esse
siano congrue con il nostro messaggio. Se la critica è che siamo fanatici, l’unico modo di
rispondere è essere totalmente buoni; certamente siamo infastiditi, ma nonostante questo rimaniamo
tolleranti. Come persona di fede sono felice di sostenere i miei fratelli e sorelle di altre
tradizioni religiose contro persone insensibili e malevole che denigrano le loro sacre icone e i
loro rappresentanti religiosi. Ma tutto quello che chiedo è che ognuno di noi faccia la sua parte
nel dimostrare che la religione, qualunque essa sia, è una forza che opera per l’amore e per la
pace.

Isvara.org

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