Lo strano collegamento intestino-cervello

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Lo strano collegamento intestino-cervello

Secondo alcune ipotesi recenti, i batteri che popolano il nostro intestino possono avere influenze
insospettate sul cervello e perfino un ruolo nella genesi di disturbi mentali e malattie
neurodegenerative.

07 MAGGIO 2018 | CHIARA PALMERINI

Possibile che il nostro umore, e perfino disturbi e malattie mentali possano essere influenzati
dall’intestino? Sembra una stranezza, ma è l’ipotesi di ricerca su cui stanno lavorando da alcuni
anni diversi gruppi di scienziati.

IPOTESI CONTROVERSE. Negli ultimi tempi gli studi sul ruolo che le complesse popolazioni dei batteri
intestinali, il cosiddetto microbiota, svolgono per la salute sono un campo in piena espansione. Da
quando, grazie soprattutto alle tecnologie per il sequenziamento dei genomi, si è iniziato a saperne
di più sull’incredibile varietà di microrganismi che popolano il nostro tratto intestinale, sono
stati scoperti collegamenti inaspettati tra la composizione del microbiota e alcuni aspetti della
nostra salute: non solo quelli più immediati e apparenti, come la salute del tratto digestivo oppure
l’obesità, ma anche meno ovvi, come il funzionamento del sistema immunitario o addirittura del
cervello.

Alcuni studi sono arrivati a stabilire delle associazioni tra squilibri di quella che comunemente
viene chiamata flora intestinale e alcuni disturbi mentali. Tanto che, soprattutto negli Stati
Uniti, si parla addirittura di usare “microbi dell’umore”, o “psicobiotici”, come supplementi per
migliorare la salute mentale.

È un campo controverso e delicato, perché dati ben documentati e solidi su come uno squilibro dei
batteri nell’intestino possa avere un ruolo nell’insorgenza di un disturbo psichico o di una
malattia neurodegenerativa, non ce ne sono ancora.

INTESTINO E STRESS. L’insieme dei batteri che colonizzano il tratto gastrointestinale dell’uomo e
della maggior parte degli animali si è evoluto nell’arco di migliaia di anni, fino a formare una
relazione stabile e, per così dire, utile a entrambe le parti: la somma dei batteri e del corpo che
li ospita viene spesso definita superorganismo (sul concetto di superorganismo vedi anche: sciami di
api e società delle formiche).

Uno degli studi che ha inaugurato il filone della ricerca su batteri e cervello è stato condotto in
Giappone nel 2004: i ricercatori dell’Università di Kyushu scoprirono che i topi germ-free, ossia
allevati in ambienti sterili, privi di batteri intestinali, quando si trovano in situazioni di
stress hanno in circolo una quantità di cortisolo (l’ormone dello stress) circa doppia rispetto ai
topi normali. Su questo fatto molti ricercatori hanno poi dedicato grande attenzione.

DEPRESSIONE. Un gruppo dell’Università di Cork, in Irlanda, sta per esempio studiando i legami tra
microbiota e depressione a partire dall’osservazione che nell’intestino dei pazienti depressi è
presente una minore diversità di batteri: l’ipotesi è che questo squilibrio possa avere un ruolo
nella genesi del disturbo. I ricercatori considerano anche l’ipotesi che una dieta che altera la
salute dell’intestino, per esempio un’alimentazione con poche fibre, potrebbe rendere più
vulnerabili.

Indagando su queste possibilità i ricercatori hanno condotto un esperimento: hanno trapiantato i
batteri intestinali di pazienti depressi in ratti, per vedere se si verificava qualche cambiamento.
In effetti, è stato verificato che gli animali iniziavano a riprodurre alcuni dei comportamenti
tipici della depressione nella loro specie, per esempio il rifiuto di alcuni “piaceri”, come l’acqua
zuccherata.

Alla MacMaster University (Canada) hanno fatto lo stesso tipo di esperimento, trapiantando in
animali germ free le feci di pazienti sani oppure affetti da sindrome del colon irritabile, che si
accompagna spesso a sintomi di tipo ansioso.

Anche in questo caso, col trapianto di feci di persone con disturbi di tipo ansioso, oltre ai
sintomi intestinali i pazienti hanno iniziato mostrare segni di ansia.

AUTISMO? PARKINSON? Ricercatori dell’Universtà dell’Illinois, ancora più di recente, hanno
individuato una possibile via metabolica attraverso cui potrebbe realizzarsi il collegamento tra
intestino e cervello. Gli studiosi hanno scoperto – in studi su animali – che alcune popolazione di
batteri sono associate alla presenza di maggiori o minori quantità di certi ormoni e metaboliti nel
sangue e nel cervello. La loro ipotesi è che squilibri del genere, durante lo sviluppo fetale,
possano contribuire all’insorgenza di disturbi correlabili all’autismo.

Vedi anche L’ombra dei conservanti sul Morbo di Crohn: additivi comunemente utilizzati
nell’industria alimentare acuirebbero alcune malattie infiammatorie dell’intestino, alterando la
flora microbica e il suo modo di agire. | RICK GAYLE/CORBIS
Ricercatori del California Institute of Technology stanno invece studiando il ruolo dei batteri
intestinali in una malattia neurodegenerativa come il morbo di Parkinson. Trapiantando feci di
pazienti in animali geneticamente modificati per sviluppare la malattia, i sintomi motori mostrano
una maggiore gravità.

Si tratta per ora soltanto di ipotesi, tuttavia la ricerca in questo ambito intriga molti scienziati
e psichiatri, anche perché in mancanza di terapie efficaci per molti disturbi mentali, approfondire
studi e ipotesi sulla loro genesi potrebbe comunque rivelarsi utile.

da focus.it/scienza/salute

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