L’occhio dello spirito
di Ken Wilber
La psicologia Transpersonale ha tra i suoi più significativi rappresentanti Ken Wilber.
Pubblichiamo alcuni brani di testi non ancora tradotti in italiano come sintesi dal suo pensiero.
Segue la libera traduzione di alcuni brani tratti da Brief History of Everything, “Eye of Spirit” e di “Eye to Eye” di Ken Wilber, Edizioni Shambala
Prova ad ascoltarti, proprio ora – ascolta la chiara sensazione di essere te stesso – e nota che questo “te” non è altro che un altro oggetto nella consapevolezza. Non è neppure un vero soggetto è un altro oggetto nella consapevolezza. Questo piccolo “io” con i suoi pensieri sfila in parata davanti a te proprio come le nuvole attraverso il cielo. Che cosa è allora il vero “te” che sta osservando tutto questo? Chi sta osservando il tuo piccolo io? Chi o che cosa è? Quando di spingi indietro verso questa pura “soggettività”, questo puro osservatore, non lo vedrai come un oggetto, perché non è un oggetto. Non è nulla che tu possa vedere Piuttosto, se resti calmo in questa consapevolezza osservante – osservando la mente ed il corpo e la natura che fluiscono davanti a te – potresti incominciare a notare che quello che provi al momento è semplicemente una sensazione di libertà, una sensazione di distensione, di non essere legato a nessuno degli oggetti che tu stai tranquillamente osservando. Non guardi nulla, semplicemente risposi in questa vasta libertà. Di fronte a te le nuvole passano in parata, i tuoi pensieri passano in parata, le sensazioni fisiche passano in parata, e tu non sei loro. Tu sei il vasto espandersi della libertà attraverso il quale gli oggetti vanno e vengono. Tu sei un’apertura, un vuoto, un vasto spazio nel quale gli oggetti vanno e vengono Le nuvole vanno e vengono, le sensazioni vanno e vengono, i pensieri vanno e vengono, e tu non sei loro, tu sei il vasto senso di libertà, quel vasto “vuoto”, in cui sorge la
manifestazione, appare per un po’ e se ne va.
Così incominci a notare che “l’Osservatore” in te che è il testimone di tutti gli oggetti è, in sé stesso, solo un vasto “vuoto”. Non è una cosa, un oggetto, non è qualcosa che puoi vedere o afferrare, è piuttosto una sensazione di ampia libertà, non essendo nulla che possa entrare nel mondo obbiettivo degli oggetti, della tensione e dello sforzo… Questo puro Testimone è il puro Vuoto nel quale tutti questi soggetti ed oggetti individuali si manifestano, stanno per un po’ e passano. Così questo puro Testimone non è qualcosa che possa essere visto… Oggetti e soggetti possono indubbiamente essere osservati, ma l’Osservatore non può essere osservato. L’osservatore è assolutamente indipendente da loro, l’assoluta Libertà non può essere catturata dal trambusto, dai desideri, dalle paure e dalle speranze… Certamente tendiamo ad identificarci con quei piccoli soggetti ed oggetti ed è esattamente questo il problema! Noi identifichiamo l’Osservatore con gracili piccole cose che possono essere viste. Questo è l’inizio del coinvolgimento e della schiavitù. Siamo in realtà quest’ampia espansione di spazio libero, ma ci identifichiamo con oggetti e soggetti limitati, non liberi, che possono essere osservati, e tutti soffrono, e nessuno dei quali è ciò che noi siamo.
Patanjali dette la classica descrizione della schiavitù come “l’identificazione dell’Osservatore con gli strumenti
dell’osservazione” con i piccoli soggetti ed oggetti, invece che con l’apertura, la vastità, il Vuoto in cui tutto sorge e si manifesta… Così quando risiedi nel puro Testimone sei invisibile. Non puoi essere visto. Nessuna parte di te può essere vista perché tu non sei un oggetto. Può essere visto il tuo corpo, può essere vista la tua mente, la natura può essere vista, ma tu non sei nessuno di questi oggetti. Sei la pura sorgente della consapevolezza e non alcunché che si manifesti in tale consapevolezza. Così tu rimani consapevolezza. Le cose sorgono nella consapevolezza, vanno e vengono… Sorgono nello spazio si muovono nel tempo. Ma il puro Testimone non va e viene. Non sorge nello spazio e non si muove nel tempo. E’ sempre presente ed immutabile. non è un oggetto la fuori e quindi non entra mai nella corrente del tempo, dello spazio della nascita e della morte … Molte tradizioni considerano (la consapevolezza di) questo stato di cessazione lo stato supremo, l’ultimo e punto finale di tutto lo sviluppo e dell’evoluzione. Questo stato è considerato equivalente alla piena Illuminazione, l’ultimo abbandono, il puro nirvana. Non è invece consideratoTestimone, riposando nel Testimone, il senso di essere un Testimone “qui dentro” svanisce completamente e il Testimone diventa ogni cosa che viene osservata.
Il Causale lascia il campo al misticismo “Senza Forma”, ed il misticismo “Senza Forma” apre la strada al misticismo “Nonduale”. Tecnicamente ti se disidentificato anche dal Testimone, e quindi l’hai integrato con tutta la creazione, la la realtà o “quiddità” di tutti i livelli, di tutti gli stati e tutte le condizioni. Questo è più profondo significato del vuoto: non è uno stato discreto, ma la realtà di tutti gli stati, la quiddità di tutti gli stati. Sei passato dal Causale al Nonduale…
Libera traduzione da Ken Wilber, Brief History of Everything I saggi e i mistici sono degli squilibrati? Perché dicono tutti varianti della stessa storia? La storia di svegliarsi una mattina e scoprire che sei uno con il Tutto, senza tempo ed eterno. Si può darsi che siano pazzi, questi folli del divino. Può darsi che siano degli idioti che mormorano di fronte all’Abisso. Può darsi che abbiano bisogno di un terapeuta gentile e comprensivo che certamente potrebbe aiutali. Ma poi penso: Può darsi che la sequenza dell’evoluzione sia veramente dalla materia al corpo, alla mente, all’anima e allo spirito, ognuno di questi livelli che trascende ed include il precedente, ognuno con maggiore profondità e maggiore consapevolezza e più ampio abbraccio della realtà. Al livello più alto dell’evoluzione, può darsi (dico può darsi) la coscienza individuale raggiunge davvero l’infinito – un abbraccio totale dell’intero Cosmo – una coscienza cosmica che è Spirito risvegliato alla sua vera natura. Ciò è almeno plausibile. E ditemi: la storia raccontata dai mistici e dai saggi di tutto il mondo è più pazza della storia raccontata dal materialismo scientifico, che afferma che l’intero processo è la storia raccontata da un idiota, piena di furia e suoni, e che non significa
assolutamente nulla? Osserva molto attentamente quale delle due storie ti pare più pazza. Dirò che cosa penso: Io penso che i saggi sono le punte emergenti dell’impulso segreto dell’evoluzione, penso che sono le guide della spinta all’autotrascendenza che va sempre oltre a ciò che era prima. Penso che stanno cavalcando la cima del raggio di luce in corsa verso l’incontro con Dio. E penso che loro indicano la stessa profondità in te e me, e in tutti noi.
Penso che sono sintonizzati con il Tutto e che il Cosmo canta attraverso le loro voci e che lo spirito brilla nei loro occhi, che essi ci aprono al domani, ci aprono la porta verso il cuore del nostro destino, che è già ora, in questo medesimo istante, e in questo riconoscimento strabiliante la voce del saggio diventa al tua voce, gli occhi del saggio diventano i tuoi occhi, tu parli con la lingua degli angeli e sei illuminato dal fuoco della realizzazione, che mai si estingue o tramonta, tu riconosci il tuo vero Volto nello specchio del Cosmo stesso: la tua identità è davvero il Tutto che si dischiude non attorno a te, ma in te. Le stelle non brillano più “là fuori” ma qui dentro. Le supernova vengono all’esistenza dentro il tuo cuore, e sola brilla all’interno della tua consapevolezza. Perché tu trascendi tutto, abbracci tutto senza fine. Non c’è un finale definitivo da raggiungere, solo un processo senza fine, e tu sei l’apertura o il puro Vuoto nel quale l’intero processo si dischiude senza fine, miracoloso, interminabile, leggero.
Tutto il gioco non è incompiuto, come l’incubo dell’evoluzione, e tu sei esattamente dove eri prima dell’inizio di tutto lo spettacolo. Con uno shock improvviso del pienamente ovvio, riconosci il tuo stesso Volto Originale, il viso che avevi prima del Big-Bang, il viso del completo Vuoto, che sorride come tutta la creazione e canta come l’intero Cosmo, e tutto è ancora da creare in quel primo sguardo; e tutto ciò che rimane è il sorriso, ed il riflesso della luna in un quieto tratto del lago nella tarda notte chiara come il cristallo.
Il mondo reale non ti viene dato “due volte”: una volta la fuori ed una volta qui dentro. Questa somma di due significa esattamente Dualità. Piuttosto il mondo reale ti è dato “una sola volta” immediatamente – è una sensazione, ha un sapore, è completamente pieno in quel solo sentire, non diviso in osservatore ed osservato, in soggetto ed oggetto, frammento e frammento. E’ un singolare di cui il plurale è sconosciuto. Puoi sentire la montagna ed è la stessa sensazione del tuo Sé, non è il”là fuori” riflesso “qui dentro”, questa dualità non esiste nell’immediatezza dell’esperienza reale.
L’esperienza reale prima che tu la divida, non contiene tale dualismo, l’esperienza reale, la realtà stessa è non duale. Tu sei ancora tu, la montagna è ancora la montagna; ma tu e la montagna siete due aspetti dell’unica e sola esperienza, che è l’unica e sola realtà in questo punto. Se ti rilassi di fronte all’esperienza del presente in questo modo, il senso del sé separato si scioglierà, smetterai di distaccarti dalla vita, non avrai più esperienze tu improvvisamente diverrai tutta l’esperienza, non sari più “qui dentro” che guardi “là fuori” poiché dentro e fuori sono uno, perciò noi sei più imprigionato qui dentro. E così improvvisamente tu non sei più il corpo-mente, improvvisamente sono dissolti, improvvisamente il vento non soffia più su di te ma attraverso di te, dentro di te. Non stai guardando la montagna, tu sei la montagna la montagna ti è più vicina della tua stessa pelle. Tu sei quello, e non c’è un tu – solo questo intero spettacolo che sorge spontaneamente, di momento in momento. Il sé separato non si può trovare in nessun luogo. L’intera sensazione di peso scompare perché tu non sei più nel cosmo, il cosmo è in te e tu sei il più puro Vuoto. L’intero universo è il trasparente luccicare del Divino e della Purezza Primordiale. Ma il Divino non è da qualche altra parte, è in tutto questo luccicare. E’ auto visto, ha un solo sapore, non è in da nessuna altra parte. Domanda: soggetto ed oggetto sono non duali?
K. W.: conosci il koan Zen “nel battere le mani quale è il suono di una sola mano?” Abbiamo di certo bisogno di due mani e questa è la struttura dell’esperienza tipica. Abbiamo un senso di noi stessi come un soggetto qui e del mondo come un oggetto là fuori. Abbiamo queste “due mani” dell’esperienza, il soggetto e l’oggetto. L’esperienza tipica è il battere insieme le due mani per provocare una vibrazione ed un suono. L’oggetto la fuori sbatte contro di me come soggetto, ed io ho l’esperienza – le due mani battono assieme ed emerge
l’esperienza. E’ così la tipica struttura dell’esperienza è come un pugno in faccia. Il se ordinario è il sé colpito, completamente colpito dall’universo “là fuori”. Il sé ordinario è una serie di ferite e di cicatrici, il risultato delle due mani che battono una contro l’altra. Queste ferite sono chiamate “dukkha”, sofferenza. Come Krishnamurti era solito dire: “Nella divisione tra osservatore ed osservato, giace tutta la miseria dell’umanità”. Ma con lo stato non duale, improvvisamente, non ci sono due mani.
Improvvisamente il soggetto e l’oggetto sono una sola mano.
Improvvisamente non c’è più nulla fuori di te che possa colpirti, ferirti e tormentarti. Improvvisamente tu non “hai” più un’esperienza tu “sei” ogni esperienza che sorge, e così sei istantaneamente dissolto in tutto lo spazio e l’intero Cosmo è “una sola mano”, una sola esperienza, una rappresentazione, un gesto della grande perfezione. Non c’è nulla fuori di te che tu possa volere o
desiderare, ricercare o afferrare, la tua anima si espande sino agli angoli dell’universo ed abbraccia tutto con infinita delizia. Tu sei completamente “pieno”, completamente saturato, tanto che i limiti del Cosmo esplodono e ti lasciano senza data e durata, tempo e luogo. Sei espanso nel Tutto come il Tutto – tu sei “l’autopercepito Cosmo Radiante”, tu sei l’universo di un solo sentire, ed il sentire è completamente infinito. E allora quale è il suono di una sola mano. Quale è la sensazione di quell’Unico sentire. Quando non c’è nulla all’infuori di te che possa toccarti, ferirti, spingerti o tirarti, – quale è il suono di quell’unico battere della mano? Vedi il sole sulle montagne? Senti la brezza fresca? Che cosa non è completamente ovvio? Chi non è già illuminato? Come diceva un maestro Zen: “Quando ho sentito il suono della campana, non c’era un io e una campana, solo il rintocco”.
Non c’è dualità né unione di due, nell’esperienza immediata! Non c’è fuori e dentro, non c’è né soggetto né oggetto, solo in sé stessa l’immediata consapevolezza, il suono di una sola mano. Così tu non sei qui, da questo lato della finestra trasparente, che guardi il Cosmo la fuori. La finestra trasparente è infranta, il tuo corpo-mente scomparso, sei libero dal confine per sempre, tu non sei più “dietro alla tua faccia” a guardare al Cosmo – tu semplicemente sei il Cosmo. Tu “sei” tutto ciò. Ed è per questo che tu puoi ingoiare il cosmo ed il flusso dei secoli, e nulla si muove affatto. Il suono di questa sola mano è il suono fatto dal Big-Bang. E’ il suono delle Supernova che esplodono nello spazio, il suono dell’usignolo che canta. E’ il suono della cascata in una giornata chiara come il cristallo. E’ il suono di tutto l’universo manifesto, e tu sei quel suono. Perché il tuo Volto Originario non è “qui dentro”. Esso è la più pura Vuotezza o trasparenza di questa luccicante apparizione.
Se il cosmo sta sorgendo tu sei quello. Se nulla sorge tu sei quello. In ogni caso tu sei quello. In ogni caso tu non sei qui dentro. La finestra è distrutta, la distanza tra soggetto ed oggetto se ne è andata. Non c’è dualità, doppiezza che si possa trovare in alcun luogo, il mondo non ti viene dato due volte, ma sempre una volta – e tu sei quello. Tu sei quell’unico sentire. Questo stato non è qualcosa che tu possa produrre. Questo stato non duale, questo stato di un solo sentire è la vera natura d’ogni esperienza prima che tu la divida in due. Questa Unità d’essere non è un’esperienza che produci attraverso uno sforzo, piuttosto è l’attuale condizione di tutte le esperienze prima che tu intervenga in qualche modo. Questo stato non condizionato è “precedente” allo sforzo, precedente all’aggrapparsi e precedente all’evitare qualunque cosa. E’ il mondo reale prima che tu faccia qualcosa al riguardo, compreso lo sforzo di vederlo in modo non duale.
Così tu non devi fare nulla di speciale alla consapevolezza o all’esperienza per renderla non duale. Essa viene fuori non duale, la sua vera natura è non duale e precedente a qualunque presa, sforzo e condizione. Se lo sforzo viene in essere, bene, se lo sforzo non viene in essere bene; in ogni caso c’è solo l’immediatezza di un solo sentire, precedente nello stesso modo allo sforzo e all’assenza di sforzo. Così definitivamente questo non è uno stato che in cui è difficile entrare, ma piuttosto uno stato che è impossibile evitare.
E’ sempre stato così. Non c’è mai stato un momento in cui tu non sperimentassi il solo sentire, è la sola realtà in ogni realtà. In un milione di miliardi d’anni non c’è stato un solo secondo in cui tu non sia stato consapevole di ciò, non c’è stato un solo secondo in cui non fossi di fronte al tuo Volto Originario come ad un soffio d’aria artica.
Certamente noi abbiamo mentito spesso a noi stessi riguardo a questo, e siamo stati falsi nei confronti dell’universo di un solo Sentire, il suono primordiale del battere di una sola mano, il nostro Volto Originario. Le tradizioni non dualiste non aspirano a produrre questo stato, poiché ciò è impossibile, ma semplicemente a mostrartelo cosicché tu non possa più ignorarlo, e non menta più a te stesso su ciò che realmente sei. Lo stato primordiale è precedente, ma non differente dall’intero mondo di Forme dualistiche. In quello stato primordiale non c’è soggetto ed oggetto, non interiore ed esteriore non destra e sinistra. Tutte le dualità continuano a sorgere, ma sono solo realtà relative, non verità assolute o primordiali. L’esperienza primordiale è il rintocco della campana, non io e la campana, la mente ed il corpo, il soggetto e l’oggetto. Essi hanno una certo grado di realtà relativa, ma non sono, come avrebbe detto Eckhart, l’ultima parola. Quindi i dilemmi inerenti a quei dualismi relativi non possono essere risolti su un piano esso stesso relativo. Nulla che tu possa fare all’io o alla campana potrà renderli uno; puoi solo rilassarti nel “prima del rintocco”, nell’immediatezza dell’esperienza stessa e, a quel punto, il dilemma non sorge. Non è risolto, si dissolve – e non riducendo il soggetto nell’oggetto o l’oggetto nel soggetto, ma riconoscendo il terreno primordiale nel quale ognuno non è che un parziale riflesso.
“Spirit slumbers in nature, awakens in mind, and finally recognizes itself as Spirit in the transpersonal domains.”
Il Tantra, nel senso generale, presenta l’ultima realtà Nonduale come un abbraccio sensuale di Dio con la Dea, di Shiva con Shakti, del vuoto e della forma. Né ascesa né discesa sono finali ed ultime o privilegiate, ma piuttosto come il primordiale Yin e Yang, essi si generano l’un l’altro, dipendono uno dall’altro, non possono esistere senza l’altro, e trovano il loro vero essere morendo nell’altro solo per risvegliarsi insieme, in unione beatifica, come l’intero Cosmo, trovando che l’eternità e selvaggiamente innamorata dei prodotti del tempo, il cuore Nonduale irradia tutta la creazione e benedice tutta la creazione, e canta questo abbraccio per tutta l’eternità – un abbraccio che noi tutti dobbiamo ripetere nella nostra stessa coscienza momento per momento, senza fine, miracolosamente, come l’immediata presenza dell’Unico Sapore. Questa esattamente è la visione non duale, questa unione di Flusso e Riflusso, Dio e Dea, Vuoto e Forma, Saggezza e Compassione, Eros e Agape, Ascesa e Discesa, – perfettamente uniti nell’Unico Sentire, il suono essenziale di una sola mano. Lo spirito si trova nel processo, non in un particolare epoca, tempo o luogo. Lo Spirito conosce se stesso oggettivamente come natura, conosce se stesso soggettivamente come mente, e conosce se stesso in maniera assoluta come Spirito.
La realtà non è composta né di cose né di processi, né di unità né di parti, ma di unità/parti (oloni). Il tutto è maggiore della somma delle sue parti. La profondità deve essere comunicata e la
comunicazione interpretata. L’evoluzione sempre incorpora e va oltre (trascende ed include). La basilare inclinazione dell’evoluzione e accrescere la profondità. Le superfici possono essere viste, la profondità interpretata. Tutti i significati sono condizionati dal contesto.
Le dimensioni transpersonali possono essere raggiunte in ogni momento dello sviluppo come esperienze momentanee. Esse avranno però un valore autenticamente trasformativo solo quando saranno integrate in un armonico sviluppo di tutti i precedenti livelli. Le fasi dello sviluppo dell’io devono essere completate per il raggiungimento stabile di un nuovo stato. Così per qualcuno l’emergere durante la meditazione della dimensione sottile (per esempio una intensa luce interiore e la percezione della trascendenza dei confini mente corpo) può essere l’inizio di una nuova vita e di nuove prese di coscienza, di nuovi modi di consapevolezza. <<…>>
Dice Aurobindo: “l’evoluzione spirituale obbedisce ad una logica di successivo dischiudersi; può compiere un decisivo passo importante solo quando il precedente passaggio è stato sufficientemente conquistato: anche se certe fasi minori possono essere sorvolate da una rapida e brusca ascensione, la consapevolezza deve tornare indietro per riassicurarsi che il terreno sorvolato e stato annesso con certezza alla nuova condizione una più rapida ed intensa velocità dello sviluppo che è del resto possibile, non elimina i gradini o la necessità del loro progressivo superamento.
Il problema della psicologia Transpersonale all’inizio fu che ebbe la tendenza a focalizzare l’attenzione sulle “esperienze di picco”. Così si venne a creare una falsa concezione secondo la quale tutto quello che era “ego” era negativo e maligno e tutto quello che non era “ego” era buono e divino. Qualunque cosa che non sia l’ego e dio! Ma sappiamo che molti stati che non sono “ego” sono in realtà un caos, sono incubi pre-egoici, pre-razionali, pre-personali.
Oggi l’inganno è credere di essere passati da un Newtoniano ego a una nuova rete fisica della vita unita al sé di Gaia. Ma una osservazione dei fenomeni della natura anche con concetti olistici se si limita alla seconda prospettiva come abbiamo detto è assolutamente
insufficiente perché mette da parte la profondità ed il “soggetto” lo “Spirito”.
Prova ad ascoltarti, proprio ora – ascolta una buana sensazione di essere te stesso – e nota che questo “te” non è altro che un altro oggetto nella consapevolezza. Non è neppure un vero soggetto è un altro oggetto nella consapevolezza.
Questo piccolo “io” con i suoi pensieri sfila in parata davanti a te proprio come le nuvole attraverso il cielo. Che cosa è allora il vero “te” che sta osservando tutto questo? Che sta osservando il tuo piccolo io? Chi o che cosa è? Quando di spingi indietro verso questa pura “Soggettività”, questo puro osservatore, non lo vedrai come un oggetto, perché non è un oggetto. Non è nulla che tu possa vedere Piuttosto se rimani calmo in questa consapevolezza osservante – osservando la mente ed il corpo e la natura che fluiscono davanti a te – potresti incominciare a notare che quello che provi al momento è semplicemente una sensazione di libertà, una sensazione di
distensione, di non essere legato a nessuno degli oggetti che tu stai tranquillamente osservando. Non guardi nullasemplicemente risposi in questa vasta libertà. Di fronte a te le nuvole passano in parata, i tuoi pensieri passano in parata, le sensazioni fisiche passano in parata, e tu non sei nessuna di loro. Tu sei il vasto espandersi della libertà attraverso il quale gli oggetti vanno e vengono. Tu sei una apertura, una radura, un vuoto, un vasto spazio nel quale gli oggetti vanno e vengono.
Le nuvole vanno e vengono, le sensazioni vanno e vengono, i pensieri vanno e vengono, e tu non sei loro tu sei il vasto senso di libertà, quel vasto “Vuoto” (emptiness), quella vasta apertura in cui sorge la manifestazione, resta per un po’ e se ne va. Così incominci
semplicemente a notare che “l’Osservatore” in te che è testimone di tutti gli oggetti è in sé stesso solo un vasto “vuoto”. Non è una cosa, un oggetto, non è qualcosa che puoi vedere o afferrare. E’ piuttosto una sensazione di ampia libertà, non essendo nulla che possa entrare nel mondo obbiettivo degli oggetti della tensione e dello sforzo.
Questo puro Testimone è un puro Vuoto nella quale tutti questi soggetti ed oggetti individuali si manifestano, stanno per un po’ e passano. Così questo puro Testimone non è qualcosa che possa essere visto…..
Oggetti e soggetti posso indubbiamente essere osservati ma
l’Osservatore non può essere osservato. L’osservatore è assolutamente indipendente da loro, una assoluta Libertà non può essere catturata dal loro trambusto, dai loro desideri, dalle paure e dalle speranze.. Certamente tendiamo ad identificarci con quei piccoli soggetti ed oggetti ed è esattamente questo il problema! Noi identifichiamo l’Osservatore con gracili piccole cose che possono essere viste. E questo è l’inizio del coinvolgimento e della schiavitù. Siamo in realtà questa ampia espansione di spazio libero, ma ci identifichiamo con oggetti e soggetti limitati e non liberi, e tutti possono essere osservati, tutti soffrono, e nessuno dei quali è ciò che noi siamo.
Patanjali dette la classica descrizione della schiavitù come “l’identificazione dell’Osservatore con gli strumenti
dell’osservazione” con i piccoli soggetti ed oggetti, invece che con l’apertura, la vastità, il Vuoto in cui tutto sorge e si
manifesta………. Così quando risiedi nel puro Testimone sei invisibile. Non puoi essere visto. Nessuna parte di te può essere vista perché tu non sei un oggetto. Può essere visto il tuo corpo, può essere vista la tua mente, la natura può essere vista, ma tu non sei nessuno di questi oggetti. Sei la pura sorgente della consapevolezza e non alcunché che si manifesti in tale consapevolezza. Così tu rimani consapevolezza.
Le cose sorgono nella consapevolezza, vanno e vengono……. Sorgono nello spazio si muovono nel tempo. Ma il puro Testimone non va e viene. Non sorge nello spazio e non si muove nel tempo. E’ sempre presente ed immutabile. non è un oggetto la fuori e quindi non entra mai nella corrente del tempo, dello spazio della nascita e della morte
…. Molte tradizioni considerano questo stato di cessazione lo stato supremo, l’ultimo e finale punto di tutto lo sviluppo e
dell’evoluzione. E questo stato è considerato equivalente alla piena Illuminazione, l’ultimo abbandono, puro nirvana. Ma non è invece considerata la fine storia dalle tradizioni “Nonduali”. perché ad un certo punto mentre stai investigando il “Testimone”, riposando nel Testimone, il senso di essere un Testimone “qui dentro” svanisce completamente e il Testimone diventa ogni cosa che viene osservata. Il causale lascia il campo al misticismo Nonduale, ed anche il misticismo senza forma apre la strada al misticismo Nonduale. Tecnicamente tu ti se disidentificato anche dal Testimone, e quindi l’hai integrato con tutta la creazione – in altre parole la terza fase del fulcro 9 che conduce al fulcro 10 – che non è in realtà un fulcro o un livello separato , ma la realtà o “quiddità” di tutti i livelli, di tutti gli stati e tutte le condizioni. E questo è il secondo e più profondo significato del vuoto – non è uno stato discreto ma la realtà di tutti gli stati, la quiddità di tutti gli stai. Sei passato dal Causale al Nonduale
Dal sito Psicosintesi educativa
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