Introduzione al Buddhismo Theravada:
Terzo Dialogo: L’Ottuplice Sentiero (parte1)
di Guido Da Todi
Prima parte del terzo capitolo di ”Introduzione al Buddhismo Theravada”, di
Guido Da Todi:
“L’Ottuplice Sentiero” (Indice dell’intero capitolo)
***
Riassunto del contenuto dei due precedenti Dialoghi (00,10) – Oggi,
esistono circa 300.000.000 di buddisti nel mondo (01,00) – La Dottrina di
Buddha ci salva non solo dalla sofferenza di questa
nostra vita, ma da cicli di rinascite doloranti (03,23) – “L’isola, oltre
la quale non di può andare” (04,12) – L’Insegnamento di Buddha viene
raccolto, sulla terra, solo da quei spiritualisti, oramai divenuti adulti,
nel significato più vasto del termine (05,00) – Le due meditazioni: la
samatha e la vipassana (05,20) – Come la scimmietta sta attaccata al pelo
della mamma, così gli spiritualisti – prima di conoscere il Buddha – si
tengono avvinti a qualunque rituale, guru, forza esteriore, che essi
pensano possano salvarli e proteggerli (06,30) – Riassunto di quanto detto
in precedenza sulla vita e sul contenuto della Dottrina di Buddha (08,00) –
La “Città della Sofferenza” in cui ogni uomo,ogni
donna ed ogni creature vivono, senza rendersi conto del loro dramma (10,15)
– La Quarta Nobile Verità contiene in essa l’intero Ottuplice Sentiero
(14,00) – Che cosa è la sofferenza, di cui parla
l’Illuminato? (15,30) – Pure gli dei e gli angeli “invecchiano” e il loro
ciclo espressivo decade –La Legge del Dharma vale, ovviamente, anche per
essi (17,00) – Analisi approfondita di “dukkha”, ossia della natura della
sofferenza di cui parla Buddha (19,00) – Du=vuoto – kha=difettoso – Dukkha
significa, in pali, “vuoto difettoso” – Ed è paragonabile al
mozzo “slabbrato” di una ruota, che crea un sobbalzo continuo, mentre essa
procede, proprio come Dukkha ferisce costantemente la vita e gli animi di
ogni individuo (19,30) – La sofferenza costante e soffusa nell’animo,
caratteristica di ogni essere – anche se, intervallata da più o meno brevi
schiarite di serenità e gioie impermanenti
(21,30) – La profonda e indicibile gioia del Non Sé, latente in ogni cosa e
radice medesima del Nirvana (23,30) – I fanatici che prendono i normali
desideri della vita come peccati da evitare. Ciò, invece, che va annullato
sono la bramosia e la passione cieca, non certo i naturali aromi della vita
[“La Giusta Via di Mezzo”…] (25,30) – Non esiste forma espressiva più
equilibrata e dolce della Via del Dharma (26,00) – Buddha viene
all’umanità, percorrendo il medesimo, antico Sentiero già calpestato dai
precedenti Buddha, in epoche antichissime ed in eoni passati. La Via della
salvezza,
quindi, è una: il Dharma (29,00) – “Io ho rintracciato il medesimo
Sentiero, indicato da tutti i passati Salvatori del Mondo” – afferma
l’Illuminato (29,20) – “Testa di smeraldo di questo Dragone, di
questo Cammino, sono le 4 Nobili Verità (30,00) – La Quarta Nobile Verità
indica, sperimentalmente e in dettaglio, le chiavi che tu devi utilizzare
per uscire facilmente dal recinto del
dolore: ossia, le Chiavi dell’Ottuplice Sentiero (30,20) – Buddha
insistette ad affermare che è possibile, per molti di noi, uscire in questa
stessa nostra vita dal recinto (30,30) – La massima
importanza che Buddha pone sulla sperimentazione della Sua Dottrina, unica
possibilità di prova e di redenzione concreta (32,00) – Non si arriva a
Gotamo Buddha casualmente; ma, le vostre migliaia di rinascita dolorose vi
hanno forgiato l’intuito, sì da potere, oggi, comprenderel’intraducibile
armonia delle Sue Parole (33,00) – L’abate buddista Ajahn Chandapalo
esorta, in uno dei suoi dialoghi:”Decidetevi a camminare [ed a vedere] con
le vostre gambe…” (34,30) – Cessate di dipendere da esistenze e credi
esteriori, da guru e potenze celesti; trovate in voi la realtà del Dharma e
delle cose, “così come sono”, senza interventi celestiali, o demoniaci.
L’Ottuplice Sentiero, oggetto di questo Dialogo, vi immergerà, ben presto,
in questa ottica istintiva ed interiore (36,30) – E’ all’interno di questo
Ottuplice Sentiero che appare il metodo della meditazione vipassana (38,10)
– L’Ottuplice Sentiero è il percorso “concreto” della santità impersonale e
priva di un io (39,00) – Gli otto scalini, gli otto aspetti del Sentiero
vengono vissuti all’unisono dal buddista, e non secondo l’ordine in cui
solitamente essi vengono enunciati (44,00) – Il Sentiero si divide,
usualmente, in tre sezioni – ognuna delle quali contiene 3 scalini dello
stesso: Saggezza (Retta Comprensione e Retta Aspirazione) – Moralità (Retta
Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di Sostentamento) – Concentrazione (Retto
Sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione) (44,30) – Viene qui
indicata la specifica analisi del subconscio, precipua di Buddha, con la
quale il seguace del Dharma riesce a gestire le sue più sottili sensazioni,
trovando il “nido della libertà”. (49,30) – L’importanza fondamentale
dell’amore e della gentilezza, nella Dottrina buddista, che debba prevalere
fortemente sui metodi originali di concentrazione e di consapevolezza,
insegnati da essa (51,l4) – Il Dalai Lama afferma che la forma perfetta di
atteggiamento interiore che vorrebbe vedere realizzata in sé è
quello della “costante gentilezza” (Metta), verso tutti (52,30)
-Quindi:”Amate!..Amate!..Amate!..” ((56,00) – A questo punto dei Dialogo
vengono analizzati, a fondo, ed uno ad uno, tutti gli “scalini”
dell’Ottuplice Sentiero: Retta Comprensione, Retta Aspirazione, Retta
Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di Sostentamento, Retto Sforzo, Retta
Consapevolezza, Retta concentrazione – (56,30) – Il Buddismo delle origini
considerava Buddha come essere umano – beninteso, ricco di un potenziale
immenso di luce; ma, tuttavia, uomo, e non divinità (01,01) – L’assoluto
è “una qualità dell’essere”, e non può venire ospitato nella piccola
calotta cranica dell’uomo. Tuttavia, ognuno di noi ha la facoltà di
percepirlo! Questa indicazione si riferisce anche al Non Sè – che Buddha
aveva rintracciato, solo in quanto opposta polarità della struttura formale
delle cose (01,02) – “Niente da
ottenere e niente da cui liberarsi” (01,03) – Quando i discepoli, gli
yoghi, la gente comune domandava al Buddha di spiegare loro cosa fosse
la “Non Forma” – quella, realizzata la quale, si
piomba nel nibbana della beatitudine assoluta, Egli non rispondeva. Può,
forse, spiegarsi ciò che sta al di là di ogni parola? (01,05) – Un
parallelo interessante fra le qualità e l’azione dei “buchi neri” nello
spazio astronomico e la potenza metafisica del Non Sè, in rapporto al Mondo
della Forma (01,07) – “Poggiando l’orecchio interiore sulla conchiglia
della Forma, si riesce a percepire l’intraducibile eco celata della Non
Forma (01,08) – Soltanto conoscere le 4 Nobili Verità e viverle
quotidianamente (Retta comprensione) immerge in attimi quotidiani di gioia
indicibile (01,10) – La Retta Aspirazione è quella luce che vibra, ora
costante, ora acuta, in fondo al vostro animo e che vi
ha condotti a questi Dialoghi. La Retta Aspirazione è la sete di Verità che
vi accompagna dall’età della ragione, e che ben conoscete! (01,14) – Ogni
seguace della Via del Dharma è profondamente morale e la moralità è la
caratteristica che raggruppa le tre regole del secondo androne
dell’Ottuplice
Sentiero (“Retta Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di sostentamento”) –
Cosa dicono queste tre regole, in dettaglio? (01,16) – L’antica cerimonia
dei voti laici che si svolge tra un seguace, o una seguace del Dharma, di
fronte ad un padrino monaco , o monaca , in un Tempio buddista, per
entrare “nella corrente” e nel “Terreno di Buddha” (“I voti della retta
azione”) (01,20) – Il vegetarianismo, nella Dottrina Buddista (01,21) –
Seguire e praticare l’Ottuplice Sentiero riempie, sempre più, di gioia e di
entusiasmo (01,27) – Il terzo “Androne” dell’Ottuplice Sentiero –
Concentrazione:”Retto sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione” –
è dedicato all'”uomo meditante” (01,27) – “Cessa di fare del male, fai del
bene, purifica la tua vita” (01,28) – La Retta Consapevolezza e la Retta
Concentrazione formeranno l’oggetto del prossimo Dialogo, poiché in questi
due ultimi scalini dell’Ottuplice Sentiero è racchiusa l’intera e complessa
metodologia della meditazione vipassana e dell’atteggiamento interiore
alla “consapevolezza”, come anche l’analisi degli skanda e del mistero
cosmico della fisicità corporale (01,34). Inoltre, sempre nel prossimo
Dialogo, mostreremo il rapporto tra la meditazione “samatha” (quella che
non porta alla libertà) e la
meditazione vipassana (quella, insegnata da Buddha e che, invece, può
liberare chi la pratica, in questa stessa sua vita) (01,34)
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3. L’OTTUPLICE SENTIERO
Buongiorno a tutti e ben trovati!
Questo è il nostro terzo incontro, il nostro terzo dialogo, con un
gigantesco argomento: i contenuti di quanto il grande Amico dell’uomo, il
primo essere completamente risvegliato sulla terra, alla realtà retrostante
delle cose, ha voluto insegnarci.
La Vita ed il Pensiero di Buddha.
Abbiamo parlato, nei primi due dialoghi, in maniera molto complessa, molto
turgida, della vita di Buddha, dello sviluppo storico, della collocazione
ed espansione della sua Dottrina.
A tutto oggi esistono circa 300 milioni di buddisti; ma, da 2.600 anni
prosegue il Sangha..
Esiste ancora in noi la eco delle Quattro Verità Fondamentali, che ha
enucleato Buddha (non starei a ripeterle, perchè è importante che, poi, si
sentano questi dialoghi, e si risentano!..)..
Praticamente – tra noi ce lo possiamo dire – oggi, e da tempo e da millenni
– direi anche di più – l’umanità (e, di conseguenza, tu… noi…) cammina come
addormentata…
…Vi ricordate quel peso che indicava Buddha…?
Però, in qualcuno il peso non è tanto, perché questo qualcuno – e speriamo
siate voi, che ascoltate – ha soltanto un po’ di polvere sulle palpebre; e
fu per questo che il dio Brahama disse a Buddha:
“…Vai, vai, a insegnare quello che tu hai veduto, perchè non pochi ti
capiranno.”
… Le Quattro Nobili Verità …
Molti non sanno … non sanno di essere sottoposti a questo costante lavacro
di sofferenza, di insoddisfazione, di mancate realizzazioni, mentre seguono
un agognato desiderio, per poi vedere che il desiderio, man mano,
incanutisce, e non offre, alla fine, insomma, quello che promette.
Abbiamo parlato, e stiamo parlando, del punto di vista dell’uomo medio; ma,
il vero spiritualista sa che addirittura non sono giornate, non sono mesi,
non sono anni che si susseguono, per lui; ma, addirittura reincarnazioni,
rinascite, a cui tutti siamo
sottoposti.
L’intuito che ci fa credere a questa verità, ci fa anche sentire che c’è un
ciclo in cui si è tutti immersi…
Le rinascite!
Ed ecco!… siamo spuntati, come dei fiori, in quella famiglia… abbiamo
conosciuto quelle date persone… ci applichiamo a quei dati lavori…ma, poi,
tutto cesserà ed apparirà altro dolore, altra sofferenza…perchè verrà la
morte di chi ci sta vicino, la nostra… e così via….
Proprio qui si trovava Buddha, quando disse:
“No!…fermi…! Io voglio capire cosa sta succedendo.!…”
Parlammo, allora, della sua Illuminazione, mentre, ora, stiamo approdando
in quella che viene chiamata “l’Isola oltre la quale non si può andare”…
Io mi auguro, nei sogni più ardenti, che attorno a me siate tutti seduti,
in un angolo di questa isola – che non è certamente un’ isola esistente… è
un simbolo – oltre la quale non si può andare…
..Perché?
Perché, vedete, quando si giunge alla rivelazione del grande Illuminato,
del rasoio di Okkam, che taglia tutte le fronde inutili che ci coprono la
visuale, e ci fa poggiare il piede, finalmente, lì, da dove non lo
toglieremo più…ebbene, quando si giunge qui
lo spiritualista è diventato adulto.
Ed io voglio che tu, sorella, tu fratello siate, oggi, adulti.
Perché, adulto?
…Ma, non sono adulti gli spiritualisti?
No! non sono adulti
Parleremo, tra non molto, addirittura, di quegli elementi simbolici che
rappresentano il cardine dell’evoluzione di ogni spiritualista – ad
esempio, la meditazione – e vedremo come gli spiritualisti, ancora non
adulti, adottino un tipo di meditazione, largamente diffuso, mentre il
buddista segue quel che gli insegnò Buddha.
Ma, il seguace del Dharma riesce veramente a grattare il fondo della terra
madre, della realtà interiore e sentirne il profumo ultimo…!
…La meditazione Vipassana.. …
Non è ancora il momento di parlare di questa meditazione.
Spesso, il ricercatore è pieno di incertezze e costruisce dei vaselli doro,
dei castelli di cristallo…
Per lui, è sempre una primaria necessità l’avvincersi a una forza
esteriore, sia essa chiamata Dio, sia essa chiamata guru.
Egli si identifica in qualche torre a cui aggrapparsi.
Proprio come la scimmia, la piccola scimmia, che, spasmodicamente, si
stringe al pelo della mamma e, lì, rimane, attaccata, così tutti, prima di
conoscere il Buddha, si afferrano ad una corda simbolica…
Invece, ecco che giunge Buddha, e ci vuole( …vi potrà sembrare paradossale
quanto dico, ma le cose semplici, spesso e volentieri, non ci fanno capire
la loro importanza…)… ci vuole un Buddha per fare sì che la nostra
coscienza realizzi il segreto meccanismo delle cose, a cui non avremmo mai
pensato.
E noi abbiamo seguito Buddha, attraverso la sua nascita in un palazzo
principesco, attraverso il suo risveglio primo, quando egli si ribellò a
quello stato di quasi di inebetimento felice in cui viveva; e quando lui
usci dalla città, e andò alla ricerca della verità, e comincio a provare
sulla sua pelle tutto ciò che gli offriva l’India di allora: ossia, il
fachirismo, un certo tipo di vessazioni sullo spirito, la cui risacca
ancora dura, attualmente, in molti ambienti di ricerca spirituale, dalla
natura medioevale.
E, poi, vedemmo che, finalmente, Egli si oppose – essendo, appunto, un
animo gentilissimo, ricco di molte rinascite, e quindi conoscendo qual è il
armonioso della vita – egli si oppose a queste sue ricerche dure e
dolorose, negando che potessero portarlo ad alcunché.
Diciamo che la crema della verità stava già riempiendo le pareti del suo
immenso Io cosmico, quando Buddha esclamò, riferendosi al Mistero della
Vita:
“Io, adesso, devo capire di che si tratta!”
Noi abbiamo descritto, nel dialogo passato, la visione che egli ebbe….ma,
attenzione!….lui dice, molte volte:
“…Io, per la prima volta in questa vita…ebbi questa visione”
Come in un film di fantascienza, di cui stiamo, adesso, inventando la
trama…noi descriviamo della gente legata da un laccio invisibile, e
abituate alla Città della Sofferenza; in cui tutti quanti, dai bambini agli
adolescenti, agli adulti, ai vecchi, siano serrati da una catena che
stride, che brucia, che propone loro sempre un
angoscia, una sofferenza ecc. ..
Ma, quel popolo non lo sa e continua ad andare avanti, addormentato… e così
via…….
Finché giunge qualcuno che prende tutti per un braccio e muove, facendola
tintinnare, la loro catena, dicendo
“…Guarda che tu stai soffrendo!…Adesso, devi reagire!…”
A questo punto, è già importante che lo si dica, che esiste un dolore;
anche se, ovviamente, questo l’uomo lo sa .
Ma, ci vuole un Buddha che mostri l’aspetto completo del problema, in cui
l’umanità sta immersa…che mostri questa sofferenza …
Ci vuole anche un Buddha che dica:
“ La sofferenza nasce solo perchè noi lo vogliamo”.
Quindi, quella catena, paradossalmente, se l’è legata al piede ogni
individuo di quella città – che simboleggia il mondo della sofferenza –
prima ancora di nascere.
Il Buddha, infine, aggiunge che la sofferenza può cessare.
Come può cessare?
Egli non si limita ad affermare che, in un più o meno lontano avvenire, tu
smetterai di soffrire….
Ma, ti offre anche gli strumenti per riuscirci.
Nei due dialoghi precedenti ci siamo immersi, felici, in questa bellissima
rivelazione.
E’, difatti, una caratteristica di tutti coloro che conoscono e vivono la
verità del grande Gotamo essere gioiosi, quando sentono quanto che Egli
declama…
Lo abbiamo visto giungere davanti all’àncora della beatitudine, afferrarla,
e, finalmente, darci le Quattro Nobili Verità.
Abbiamo compiuto, nel precedente incontro, l’analisi profonda delle tre
prime verità: cioè, che la sofferenza esiste e del come noi dobbiamo
affrontarla.
Ci è stato insegnato a sentirla in noi, piuttosto che sfuggirla.
Perché ogni tipo di sofferenza, immergendosi nell’ animo dell’uomo
risvegliato… ne viene riassorbita.
Abbiamo, poi, parlato di come nasce la sofferenza…
A questo proposito, più avanti, entreremo ancora nel dettaglio… ed io spero
di riuscire a dimostrarti che è proprio lì, nel tuo interiore, che nasce la
sofferenza, come ci spiega Buddha…
E poi abbiamo, finalmente, abbiamo studiato che la sofferenza può cessare…
Il modo per riuscirci è l’Ottuplice Sentiero.
Mi vorrei ancora un attimo soffermare, prima di affrontare l’Ottuplice
Sentiero – la Quarta Verità di Sakyamuni Buddha; che, se non è spiegata a
fondo, rimane un po’amputata
In effetti, qual è la sofferenza di cui parla Buddha?
E ovvio che in questa vita noi trascorriamo molte giornate allegre, in
contentezza
E’ inutile essere lugubri e ammantarci il volto con un modo di vedere la
vita, piuttosto “ iellatorio”
Certo che siamo stati felici, in passato…!
Ma, io vorrei, per un attimino, sedermi accanto a voi, e tutti stare l’uno
accanto all’altro ed analizzare ogni momento in cui stiamo stati felici.
Quel momento fu una vampata, che, gradatamente, però,… si è estinta, ed è
finita…
Ogni attimo di gioia che noi abbiamo avuto, ogni istante di soddisfazione
poi, è comunque cessato… e quindi, se una cosa finisce, amici miei, io non
voglio più andare alla ricerca di quelle esperienze, se alla fine, mi
ritrovo il nulla in mano….io
voglio una cosa eterna,…e, grazie a Dio, grazie al cielo l’ho ricevuta, con
il grande Illuminato, e spero di trasmettervela…
Quindi, il desiderio è questo!
Però, torno a ripetere, in effetti cosa è la sofferenza?
Che cos’è vogliamo significare, con quel termine?
Allora ascoltate…
Vi dissi dall’inizio che Buddha (questa è una visione che hanno un po’
tutti quanti i veri seguaci del Dharma) quando parla del dolore dell’uomo,
evidentemente non nega che l’uomo e la donna abbiano avuto dei momenti
positivi e validi, e buoni
nella vita… ma, intrappolati in questo corpo di carne, innegabilmente non
hanno speranza.
Perchè qualunque momento gioioso è eliso, è cancellato, poi, da questa,
diciamo cosi, spinta gravitazionale di tutte le cose, di cui abbiamo
parlato; le quali hanno il sigillo dell’ impermanenza; cioè, ogni realtà
esistenziale nasce, vive e si esprime…e,
qui, ci mettiamo le situazioni… qua, ci mettiamo gli uomini… qua, ci
mettiamo gli amori… qui, ci mettiamo le divinità e i demoni….
Tutta la manifestazione dell’essere è bella e affascinante, fino a quando
non si estingue; questa è l’indicazione che noi analizzeremo tra poco.
La sofferenza è per coloro che si vogliono attaccare a quel che, comunque,
ha una fine, ha un invecchiamento naturale…ma, non analizziamo solo
l’umanità…invecchia anche una situazione.
Sapete che anche nel mondo degli dei e delle divinità e degli angeli c’è
l’invecchiamento? Eh beh! Questo sì, perché – poi ne parleremo – la
materia, anche se brillante, anche se radiosa, è pur sempre materia…che è
incisa,…che è, diciamo così, caratterizzata dall’universale senso
dell’impermanenza, della manifestazione…una verità che riguarda anche i
soli e anche gli universi.
Pralaya e Manvantara…
Cioè, si espandono, nascono i pianeti, i soli; e, poi, finalmente, tutto
quanto ricade un’altra volta nel nulla.
Ce lo insegnano i Veda – l’antichissima, la più antica delle scienze, nata
in terra hindu – che tutto ha un termine.
Allora, come dicevo, il volersi attaccare è dolore; perchè l’impermanenza
esiste, sia negli universi, come anche nei piccoli oggetti che abbiamo in
tasca…esiste anche nelle cose più minute.
Ed allora dobbiamo deciderci a vivere, vivere con gioia….perchè abbiamo
visto che il “torrente” ci lava e va avanti, produce… e va avanti ancora…
ecco…e il fatto ci insegna a conoscere la gioia del rinnovo… questo, sì…ma,
senza attaccamenti.
Allora, torniamo a dire, la sofferenza, in effetti, che interessa così il
Buddha, non è ovviamente la sofferenza fisica, quella che si vede durante
le guerre; la sofferenza delle ferite, la sofferenza del cancro, la
sofferenza delle malattie….
.
Certo, esiste la sofferenza di chi ama le persone malate, e, molte volte,
non può far nulla.
L’analisi della sofferenza, nella Via del Dharma, risiede in quello che è
chiamato dukkha, in linguaggio Pali.
Mi spiego meglio, forse, con un esempio accademico.
Questo tipo di sofferenza, o di insoddisfazione, che è il sigillo di tutti
quanti noi; in cui, bene o male, alla fine, cadiamo dentro, con tutti due i
piedi, in qualunque nostra esperienza, è chiamato dukkha .
Ascoltate… dukkha, etimologicamente, è formato da due radici: da DU e da KA
Questo, per quanto riguarda il termine Pali.
DU significa, in genere, difettoso; e KA, significa vuoto.
Quindi un “vuoto difettoso”!
E ciò cosa, ancora, vuole dire?…
Immaginiamo una ruota…e che questa ruota abbia, al centro, il mozzo…sapete,
dove si infila il bastone che unisce le due ruote…
Considerando le altre due, avremo il carro.
Ebbene, questo mozzo è, proprio, DUKKA; cioè, è un vuoto.
Immaginate, ora, che sia un “vuoto difettoso”.
Questo tondo è frastagliato, interrotto, smozzicato, non livellato e non
oliato bene….
Ovviamente, quando vi si infila il bastone, e il carro, con le quattro
ruote, cammina, proprio in quelle ruote ci sarà un sobbalzo, ci sarà
irregolarità, un continuo fastidio,
e un disturbo di chi è seduto, là sopra, sul sedile… che sta proprio sulla
ruota.
Ecco, è questa la sofferenza di cui si occupa la Via del Dharma: una
sofferenza costante, un’insoddisfazione generale; sono le angosce piccole,
le angosce grandi, il non essere mai contenti.. insomma, il voler uscire –
senza riuscirci – da questa
scontentezza, dentro di noi, e che alla fine ci fa stare sempre malinconici
e tristi.
Tutto ciò, con ampie schiarite; ma, anche, con ampie immersioni nella
nostra malinconia.
Questa è la sofferenza (poi, vedremo che ci sono anche altri tipi di
sofferenza…la storia delle due frecce…ne parleremo; ma, non esageriamo
molto, ora, con l’anticipazione dei prossimi dettagli…).
In effetti è una sofferenza soffusa, che è la caratteristica dell’uomo, e
che ci accompagna nelle nostre meditazioni solitarie, nei nostri monologhi
interiori – anche se viviamo in coppia (…spesso, le coppie sono formate da
due individui soli…da
una donna solo e da un uomo solo, che, sempre, hanno, diciamo così, questi
ruscelletti interni, di dispiacere, velenosi, che fan male)… e ci conduce
fino alla morte questa sofferenza.
Fate conto, quindi, che la mia spiegazione rappresenti una pennellata del
problema….
Poi, ci saranno gli altri problemi, che non voglio certamente affrontare,
adesso…L’impermanenza…
Ogni realtà è impermanente; ogni realtà è, quindi, intrisa di sofferenza;
oppure, toccata dalla sofferenza
E ogni realtà, a causa dell’impermanenza di tutte le cose, è priva di un sé
stabile.
Ossia, non è che il sé individuale non esista (…è molto bello…è molto bello
– e ne parleremo più avanti – il fatto di sentirsi parte dell’universo, ma
non coagulati in una gabbietta)…
….Per quanto Guido, che vi sta parlando, abbia il senso dell’io, lo
percepisce solo fino a che esso si esprime…(ma, tra poco, parleremo degli
Skanda…)
Come una ruota del carro, oppure come un vaso di coccio, che sta in piedi
fino a quando non gli si da un colpo e lo si fa cadere in mille pezzi, così
Guido, quando morirà, cadrà in mille pezzi ed il suo sé diventerà un aroma;
si ritroverà nei semi del
karma che avrà creato nella presente rinascita….
Ed è bello “non essere”!… è bello il non sé di cui parla il Signore
Buddha.
Viveteci un attimo, non siate legati a delle funi urticanti.
Abbiamo già detto…un uomo e una donna, a volte, é come se stessero avvinti
ad un palo conficcato…ecco, a Venezia…quei pali che spuntano dal mare…
Essi, sovente, si trovano legati a quel palo da cinghie di cuoio, che
rappresentano, appunto, i loro attaccamenti, le loro illusioni…
E il fatto che tutto quanto sia legato al resto delle cose – e ne
parleremo, adesso – e, nel contempo, ci sia un costante rinnovo, fa si che
noi ci ritroveremo, sempre, in rinascite future, privi di un sé, ma ricchi
della continuità del nostro pensiero, del nostro “continuum mentale”.
Ma, per favore, lasciamo per un attimo anche questo aspetto…mi premeva
indicare quale è la sofferenza da cui, sperimentando il sistema che noi
affronteremo tra poco, potrete tranquillamente liberarvi, con gioia, in
questa stessa vita.
Anche il desiderio, viene indicato da Buddha come responsabile della nostra
sofferenza.
Buddha lo chiama Tana: “avidità”….
Anche qui aggiungo che nessuno mi proibisce, francamente, quando la mattina
io esco di casa, di andare in un bar e prendermi un buon caffé …parliamoci
chiaro…. nessuno mi proibisce di leggermi un giornale… o di dedicarmi ai
miei amati studi…
Ecco, ci sono molti che, giustamente, non hanno afferrato lo spirito della
Dottrina
…. Bisogna oliare un pochino i meccanismi interiori, perchè la macchina
possa camminare….eppure, esistono alcuni che, ad un certo punto, affermano,
addirittura:
“…no, anche il mangiare è un desiderio..”
….Ed è sbagliato, è pazzesco, tutto questo, credetemi.
Non c’è cosa più equilibrata, invece, del sentiero del Dharma …esso vi darà
pace, vi sgancerà addirittura da diverse monomanie…..
Quindi, quando noi parliamo di desiderio, parliamo di quel tipo di avidità,
di quel tipo di tensione costante, di legame e di passionalità che, spesso,
proviamo, verso le cose, verso la vita….
Non vi afferra un incantesimo, quando voi osservate l’ immagine di uno
yogi, che sprofonda nella sua gioia interna – quella del non sé – che è al
centro delle cose…?
Ecco, costui è privo di desideri…
Difatti, abbiamo visto che il ruscello della vita, l’essenza
impronunciabile dell’esistenza sta proprio al centro delle cose….
E che gioioso incantesimo ci prende, le rare volte che percepiamo come, in
effetti, si può e si debba esistere “senza vita formale”.
Dentro di noi, allora, potremmo restarcene sempre a nutrirci di quel miele
e di quella tenerezza; di quel amore cosmico, di quella pace che nasce dal
non essere coinvolti nella forma, nella forma “transeunte”…quando ci
identifichiamo nel non sé, nel
“non forma”….lì, dove ci vuole portare Gotamo il Buddha.
Quando Gotamo Buddha uscì dal suo stato di grazia, ai piedi dell’albero di
Bodhi, e decise di dare la verità all’uomo, esclamò:
“….Ho trovato “l’antichissimo sentiero” percorso da tutti i Buddha, e da
tutti gli uomini santi.”
Credo che sia molto interessante soffermarci, per un attimo, qui, e
sostenere che nulla di nuovo avviene nei cicli planetari. E’ previsto che
la misericordia divina, sotto aspetto di un Buddha, venga periodicamente a
liberare l’uomo, ed era previsto
che il nostro grande amico, sacro Amico venisse… però percorrendo (questo è
molto interessante, perché da fiducia e conforto a tutti noi…) percorrendo
un sentiero che è stato sempre lo stesso, attraverso immemorabili millenni
e cicli
(forse, anche in altri sistemi solari).
Un Buddha non può restarsene avulso dalla tradizione.
Ed ecco che Buddha dice,:
“…Ho rintracciato l’antichissimo sentiero di tutti i Buddha e ve lo
ripropongo…”
Quindi, insisto molto a sottolineare, che, secondo quanto noi riusciamo a
comprendere, è un sentiero che ha portato in passato – e Buddha lo ha
rintracciato – la libertà all’uomo; un sentiero integrale, completo. Quello
che libera dalla sofferenza.
Abbiamo visto che la testa di smeraldo di questo dragone del Sentiero, sono
le Quattro Verità, e che la Quarta Verità indica, sperimentalmente, come tu
possa uscire dal dolore e liberarti in questa stessa tua vita.
Ricordo a tutti voi che Buddha insiste e conferma sovente che c’è la
possibilità che chi segua il suo sentiero si possa liberare nel ciclo
immediato che sta vivendo.
E possa entrare nella gioia del non sé, non procrastinando oltre, così, la
propria libertà Ecco, senza cadere nell’enorme errore della frettolosità
interiore, dell’emotività, va comunque detto che Buddha ha un grande
potere: quello di offrire la possibilità
della sperimentazione a tutti quanti noi.
Buddha non parla invano. Buddha viene a liberare tutti!
Abbiamo visto, prima, che le Quattro Nobili Verità, o le Verità che rendono
Nobili – quelle che risvegliano l’uomo al bruciante dovere che egli ha di
uscire dalla ruota del Samsara -, queste verità terminano sempre con una
sollecitazione a realizzare
in se stessi, nell’immediatezza, quanto rivelano.
La prima nobile verità ripete – la riproponiamo – che bisogna capire la
sofferenza; la quale va assorbita, e non allontanata, e c’è la necessità di
viverla interiormente, ora; di sentirla completamente.
Poi, la seconda verità, ricorda che la sofferenza nasce, a causa
dell’attaccamento a qualcosa….
Noi dobbiamo abbandonare la distrazione del desiderio e…
…finalmente!… Buddha ci fa visualizzare l’abbandono avvenuto di ogni
desiderio
Abbiamo realizzato la seconda verità, tramite l’insegnamento che spinge a
conoscere il problema, a superarlo e, infine, a realizzare lo stato di
abbandono completo dal medesimo.
Per cui, quanto importa, adesso, dire è che ci troviamo di fronte ad
un’integrale sperimentazione soggettiva…che io esorto vivamente a
realizzare in voi stessi……..
Non è un caso che ognuno di voi, che ascolta questi dialoghi, e che sia
giunto qua.
Non si arriva a Gotamo Buddha, senza una ragione….
Avete percorso migliaia di rinascite, nel passato, addirittura
planetario…migliaia di cicli cosmici…avete sofferto, e la risacca della
vostra volontà e dei vostro karma vi hanno condotto, qui, di fronte
all’Illuminato.
Quindi, tutti avete un valore; rappresentate sicuramente una valida
caratura.
Questo, di certo, non lo affermo per solluccherarvi l’intimità… ma, vi
esorto a poggiare la vostra fede su queste realtà.
Con serenità, con purezza, lo stesso Buddha suggerisce:
“…Sperimenta quello che io ti dico”….
Ed ecco…. da qui, in poi, stiamo entrando nel terzo dialogo e nella
sperimentazione che tutti attendiamo…..
“…Esperimenta quello che ti dico… io ti rendo più facile e ti spiego al
dettaglio questo antichissimo sentiero di liberazione, senza età , che ho
rintracciato in questa mia vita, 2600 anni fa, e che offro all’umanità.
Però, tu devi agire….(Buddha)..”
Il mio amatissimo insegnante spirituale, Ajahn Chandapalo – l’abate del
convento buddista theravada Santacittarama, a Rieti – dice, in proposito:
“…Decidetevi, decidetevi a credere in voi stessi, non state sempre e solo a
sentire gli altri…”
(Guido Da Todi)
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