Introduzione al Buddhismo Theravada
Terzo Dialogo: L’Ottuplice Sentiero (parte 2)
di Guido Da Todi
Parte seconda e fine del terzo capitolo di ”Introduzione al Buddhismo
Theravada” – di Guido da Todi
– L’Ottuplice Sentiero –
Quindi, è ovvio che ci voglia un certo periodo per assimilare queste
verità…ma, io vi dico che, se siete arrivati sin qui, vuol dire che esse
vivono già in voi…, non è un caso, che le abbiate incontrate.
Come consigliò Buddha, prima di liberarsi e di entrare nel para Nibbana (la
morte):
“…Siate un isola a voi stessi…”
Date la gioia agli altri, offrite la libertà che voi trarrete da questi
dialoghi e dai contenuti che vi sono rivelati, agli altri.
Fatelo! Fatelo!.. questo, è molto importante.
Molte volte, io, con un certo dispiacere, vedo dei miei amici, che
osservano con un senso di grande attrazione delle persone che credono
santi; o, addirittura, leggono, su dei libri, mirabili descrizioni di guru,
e si autodefiniscono discepoli di questi guru, o di altri….
E può anche essere vero tutto questo… però, – permettete che io ve lo dica,
e che colga l’occasione di affermarlo, con forza, qui in questo momento – è
un po’ come vendere la primogenitura per un piatto di lenticchie….
Ognuno di noi percorre la vita del Dramma, ognuno di noi è libertà
assoluta; quindi, raggiungete al più presto questa libertà, tramite
l’Ottuplice Sentiero, che vi sta ora indicando Buddha, e cessate di
dipendere anche da Dio!… Perché anche Lui è una forza che fu, un tempo,
come siete voi, e che vi ha dato tanto; ma, oggi, vuole solamente una cosa:
la vostra libertà.
Quando Buddha stava lì lì per andarsene dal tempo e dallo spazio, i suoi
discepoli cominciarono a chiedergli:
“Ma, cosa dobbiamo fare Buddha? Cosa dobbiamo fare? Che Chiesa dobbiamo
edificare, in nome tuo?”
“Nulla, non create nulla. Che il Dharma sia il vostro maestro. Siate un
isola a voi stessi”
Adesso, cominceremo, lentamente, ad addentrarci nell’Ottuplice Sentiero, e,
attenzione!, in quella particolare forma di vita che realizza il seguace
del Dharma, perché lui applica a se medesimo una costante vigilanza, un
costante risveglio, una costante meditazione Vipassana, che gli riempie di
gioia e di realizzazioni ineffabili l’intera sua giornata…
Io prego che voi possiate stare attenti, e seguire il filo che ci porge
l’illuminato… l’Ottuplice Sentiero…ed allora, qui dentro, in questo
Ottuplice Sentiero, voi troverete anche il metodo che ci insegna Buddha…la
meditazione Vipassana.
Mentre tu lo percorrerai, godendone le caratteristiche della grande gioia
quotidiana, minuto dopo minuto, facendo le tue cose della vita, sarai
sempre gioioso, vedrai integralmente la realtà, attorno a te…osserverai
fino in fondo le situazioni, mentre lo percorrerai, accaldato…e la tua
anima avrà le gote (metaforicamente parlando) imporporate di gioia…ed
allora, ecco che, a un certo punto, ti accorgerai come Buddha l’abbia
svelata completamente, ma anche abbia smitizzato la santità… perché
l’Ottuplice Sentiero è un fenomeno sperimentale, è il percorso degli uomini
e delle donne della “Giusta Via di Mezzo”
…Affrontiamolo, allora!
Dovete credere, quindi, nell’aspetto superiore e metafisico della vita;
infatti, per chi entra nel sentiero – e noi stiamo, appunto, delineandone
le caratteristiche – si dice che è “entrato nella corrente”.
Immaginate, allora, questi flussi, queste vicende non proprio simboliche,
di anime che, a grappoli, a gruppi egoici, come si suol dire, entrano nelle
reincarnazioni del Samsara, seguendo le mille e mille vorticose palle
d’argento di Maya e così via…
Entrano nella sofferenza… nell’oceano del Samsara…
In questa ruota infernale, che, molto vividamente, nelle iconografie
tibetane, è indicata con figure orrende di mostri zannuti, che si nutrono
di corpi umani ….
Immaginate questa sofferenza, sul nostro pianeta…
Ad un certo momento, a gruppi ed a gruppi, queste anime incominciano a
levitare, a farsi un poco più leggere….e, a lato del limaccioso mare,
esiste una corrente, che ospita le anime liberate, le quali, qui e là, in
tanto oceano, incontrando la verità di Buddha…. lentamente, escono dao
flussi limacciosi, e si inseriscono nel trasparente fiume rigeneratore, che
è al disopra del Samsara…
…Ed allora si afferma che esse sono entrate nella corrente….che non
torneranno più indietro..
Subiranno, le più sfortunate, lì, dove appare un loro karma residuo, solo
alcune incarnazioni; ma, ce ne saranno delle altre, che, comunque,
esauriranno una sola incarnazione…mentre, altre ancora non ne vivranno più
alcuna…..
Si saranno del tutto liberate dalla materia.
Ebbene, una delle caratteristiche del Sentiero, di cui ho già cominciato a
parlare…dell’Ottuplice Sentiero, è che coloro che, fermamente, pongono il
piede su di esso non torneranno più, non saranno più afferrate dalle onde
limacciose del ciclo delle reincarnazioni di Samsara.
Tra l’altro – ecco perché chiamavo la Via del Dharma, “il tenero senso
delle verità metafisiche” – chi entra nell’Ottuplice Sentiero incomincia a
produrre il miglior karma (..e ne abbiamo bisogno…e ne abbiamo bisogno!),
per sé e per gli altri, che si possa immaginare.
È fortunato….è vero!
Ed è giusto….
L’uomo buono, l’uomo che si comporta bene nella retta azione, ha veramente
questa fortuna.
Quindi, iniziamo, adesso, a parlare dell’Ottuplice Sentiero, che, come
abbiamo già detto, è contenuto, come una perla, nella cavità della quarta
verità.
Intanto, parlando delle Quattro Nobili Verità, non crediate che le loro
regole di gioia, pur se elencate ordinatamente, debbano venire seguite una
dietro l’altra…
No! Si osservano contemporaneamente tutte queste indicazioni…anche se, per
poterle enunciare, ne parliamo come se fossero emesse una dietro l’altra.
Il seguace del Dharma, il discepolo di Buddha è saggio, ha un intensa
moralità interiore, ed è padrone di un potente atto meditativo: come gli
insegna Buddha.
L’Ottuplice Sentiero, secondo la più tradizionale indicazione della scuola
buddista, pur divedendosi in otto scalini, ha tre settori fondamentali.
Ha il settore della saggezza, in cui viene indicato al seguace del Dharma
di avere una retta comprensione e una retta aspirazione.
Elencherò brevemente i tratti caratteristici del Sentiero….poi ne parleremo
in dettaglio…
L’aspetto saggezza del seguace del Dharma è racchiuso nel suo giusto
seguire ed esprimere la retta comprensione e la retta aspirazione, come
dice Buddha
Abbiamo, poi, l’aspetto morale, che riguarda la necessità dell’amore e
della rettitudine del seguace del Dharma.
Difatti, dopo la retta comprensione e la retta aspirazione troviamo la
necessità della retta parola, da parte di chi segue il sentiero; e, poi,
della retta azione e dei retti mezzi di sostentamento.
E questa è la seconda divisione; il secondo settore, dei tre, in cui si
divide l’ottuplice sentiero.
Finalmente, ecco, entriamo in quella che è propriamente detto
l’insegnamento della meditazione occulta, e dell’atteggiamento interiore;
della concentrazione…
La scuola, chiamiamola così, di meditazione di Buddha, che rappresenta il
terzo settore…
Quindi: “saggezza”, “moralità” e “concentrazione”…
L’ultimo settore – la concentrazione – richiede retto sforzo, retta
consapevolezza e retta concentrazione.
Per tornare a noi, quindi…..il sentiero si divide in tre androni
fondamentali: quello della saggezza, quello della moralità, e quello della
concentrazione.
La saggezza contempla i due primi scalini del sentiero, che sarebbero la
retta comprensione e la retta aspirazione.
L’androne della moralità del seguace del Dharma contempla la sua retta
parola, la sua retta azione e i suoi retti mezzi di sostentamento.
Infine l’aspetto, più propriamente esoterico, dell’insegnamento di Buddha,
l’androne della concentrazione, della meditazione – dove troveremo
Vipassana contempla gli scalini del retto sforzo, della retta
consapevolezza e della retta concentrazione.
Grazie al cielo, l’insegnamento di Buddha ha una anima profondamente
misericordiosa e saggia….
Vi ho appena indicato che l’effige, il disegno che vi viene delineato,
adesso, nell’esposizione della consapevolezza di un seguace del Dharma sono
le Quattro Nobili Verità
Il vero buddista è un saggio.
La saggezza ha una profonda, vera, sentita moralità interiore, e ha, pure,
una mente attivata nel risveglio reale, che si realizza, attraverso la
meditazione…..quella che sto per insegnarvi…
….Non esiste, forse, una persona più piacevole, più tenera di un seguace
del Dharma (…vi auguro di potere, prima o poi, conoscere un vero monaco
buddista…) I buddisti, nel mondo, diffondono la pace, diffondono l’armonia.
Io vi spiegherò, tra poco, l’analisi profonda del subconscio, che ci ha
insegnato Buddha, tramite la quale noi andremo ad affondare la mano, e a
tirar via, con il pugno serrato, i tentacoli, i serpentelli di un certo
tipo di sensazioni…. per poter liberare e scavare via, lì, dal nostro
interno, tutte le angosce che ci imprigionano…, e vedrete come è acuta
l’osservazione del Buddha,….
Non è molto che la mia esperienza personale mi ha fatto incontrare un
gruppo, abbastanza noto, nel web, di buddisti.
L’ ho frequentato per un poco e vi posso dire che questi buddisti erano più
che altro degli acutissimi disquisitori sulle forme della Vipassana, le
forme della meditazione, o della cosiddetta consapevolezza – di cui
parleremo – e così via…
Ma, vi garantisco che ho trovato, all’interno di questo gruppo, poco
amore…. c’era, prevalente, un senso di correzione verso i minori, una
tempestività nello spaccare in quattro il frutto ed arrivare fino al
nocciolo formale…ma, ripeto, c’era poco amore, poca misericordia…
…Ricordatevelo, questo esempio….
Poco fa, io vi ho indicato i tre aspetti della Via del Dharma: saggezza,
moralità e concentrazione.
L’aspetto concentrazione vi darà tutte le soddisfazioni, perché vi
accorgerete, da soli, della differenza esistente fra questo tipo di
meditazione buddista, e quella cosiddetta Samatha, usata dalla maggior
parte delle scuole spiritualistiche di ogni tempo..
Voi abbiate, sempre, il senso di cogliere la bontà e l’innocuità che
esistono nel vero buddista,….vogliate bene alla gente… amate la gente che
vi sta attorno… e se non l’amate, a priori, chiedete al vostro Dio di
stemperare queste vostre durezze e di farvi abbracciare, appassionati,
l’intera vita….
Questa sarà la vostra la vittoria vera…più che starvene, lì, a ripetere ed
affastellare, uno sull’altro, i tipi di sensazioni, di Skanda, le
meditazioni e le applicazione della vostra mente, alle cose dell’esistenza.
Certo che sono importanti questi aspetti del sentiero!…. ma, ritengo che
fondamentale, però, sia quello dell’amore di Buddha.
Indicai nei nostri dialoghi, un testo importante, scritto dal Dalai Lama.
Ebbene, in questo testo, il Dalai Lama, pensate, dice:
“Se a me chiedessero:
“…Ma, qual è la più perfetta realizzazione interiore che tu, Dalai Lama,
vorresti raggiungere?…
– ebbene, io risponderei: ‘Metta’”
“Metta” significa gentilezza; ma, attenzione!… non si tratta, qui, di una
questione di cortesia, da “Monsignor della Casa.”
La gentilezza del buddista è una qualità pertinente alla persone angeliche;
volere amare è qualcosa di indescrivibile…é voler bene sia al fiore, che al
sasso, che all’animale… al virtuoso ed al peccatore…a tutti quanti…..
Quindi, se il “Papa” dei buddisti, il loro assoluto capo spirituale ha
confermato che è la gentilezza, la qualità di tenera corrispondenza
spirituale di tutte le anime, in una stessa partecipazione di vita,
figuratevi quanto è importante che voi capiate quanto stiamo dicendo.
Ed allora, io vi aggiungo:
“…Studiate a fondo il buddismo, perché vi troverete nell’”isola, oltre la
quale non andrete”…Io, personalmente, sono arrivato e ho messo le radici in
questa isola di universalità, di non sé…. E, per la prima volta nella mia
vita, ho sentito di aver raggiunto e di toccare saldamente, con i piedi,
una base eterna. Grazie a Buddha.
Ho scritto molti testi, ho insegnato, ho parlato per tanti anni, ma
soltanto l’Illuminato mi ha dato, non solo la libertà, ma anche la gioia
dei contenuti ultimi della vita.
Ed il risveglio personale che ne ho conseguito è importante, solo perché
ammantato dal mio desiderio di amore tenero ed infinito verso tutti voi, e
verso tutto ciò che esiste….
Ecco la ragione per la quale ho desiderato fare questo breve inciso….
Non è con la testa, non è con il cervello, non è con un tipo di energia
meditativa che si segue il sentiero di Buddha …
Però è la misericordia…è la misericordia il vero amore per la vita, che ci
imprime la spinta a lacerare, finalmente, tutti i nostri confini ed
entrare…. capire – non come una illusione, o come una indicazione astratta
– cosa significhi il non sé, il non essere.
Quindi per favore…. Amate! Amate! amate!..
La prima regola, il primo scalino che devi salire nell’ottuplice sentiero e
che devi approfondire, per acquistare quella spinta verso la libertà
(certamente, all’inizio parziale; ma, poi, alla fine totale) è la retta
comprensione!
Dice Buddha che ogni seguace del Dharma deve vivere in sé la retta
comprensione del mistero della vita, che egli sotto l’albero di Bodhi vide
in tutti i suoi aspetti.
Devi comprendere quello che già abbiamo, adesso, in linea di massima,
osservato nelle Quattro Nobili Verità…. devi sapere che tutto, alla fine,
diventa sofferenza…. che tutto che ciò che nasce, muore…
Ma, bada!… nel concetto appena accennato non stiamo parlando – amica mia,
amico mio – di una nascita riferita ad un bebè…
“Ciò che nasce” vuol dire tutto quanto ha un movimento nell’esistenza,
nella vita….
Un pensiero, un ideale, una qualunque realtà, che incominci a rotolare nel
tempo e nello spazio, e fuori dal tempo e dello spazio….
Ebbene, tutto ciò segue, come abbiamo visto, un ampio tragitto; illumina il
suo cielo, fino a quando, giustamente, inizia a ripiegarsi in se stesso e
morire.
Questi sono, in senso sottile e pesante, i significati di “quel che nasce”,
attorno a noi.
Volevo ancora indicarvi un concetto….
La meta, la meta che va vissuta completamente, e desiderata è, in pratica,
completamente racchiusa in quanto disse del “non se” Buddha.
Parliamone un attimo, per avere le idee chiare. prima di affrontare gli
scalini dell’ottuplice sentiero.
Dice Buddha.… ecco, lo leggo…leggo le parole riportate dalla tradizione, ed
a cui mi riferisco:
“E così o bhikku…” (“bhikku” significa monaco… è il “monaco ideale” a cui
egli si rivolge…e sono i suoi discepoli attorno a lui) “…essendo io stesso
soggetto alla nascita, ed all’invecchiamento, e alla malattia, alla morte,
alla sofferenza ed alla corruzione; avendo visto il pericolo in ciò che è
soggetto a questi fenomeni, cercando il “non nato”…il non soggetto
all’invecchiamento, il non soggetto alla malattia, il senza morte, il senza
sofferenza, la suprema liberazione dalla schiavitù, il Nibbana, o il
Nirvana, ho realizzato…” dice Buddha, “…il non nato, il non soggetto all’
invecchiamento, il non soggetto alla malattia, il senza morte, il senza
sofferenza, la suprema liberazione dalla schiavitù.”
Buddha ha realizzato il Nibbana, la completa libertà.
“La conoscenza e la visione sorsero in me; la mia liberazione è definitiva.
Questa è la mia ultima nascita. Non sarò soggetto ad alcuna rinascita.”
Ascoltavo oggi, in proposito, uno dei dialoghi, registrati in MP3, di Ajahn
Chandapalo (santacittarama.altervista.org/audio.htm), la mia guida
spirituale, l’abate monaco buddista theravada del convento di
Santacittarama, e mi soffermo su di un fatto.
Egli diceva che, alle origini, il buddismo. ripiegandosi su stesso, sui
ricordi della recente morte di Buddha, lo vedeva… imparava a vederlo come
un essere umano, come te e tutti noi… certo ben diverso dall’uomo medio,
perché abbiamo già indicato che egli aveva una lunga tradizione di
rinascite, che lo forgiarono per diventare il liberatore dell’umanità…
Tuttavia, Buddha era un uomo!
Era un uomo normale…ma, poi, man mano, il buddismo lo trasformò… e tutto
oggi può succedere questo – specialmente in quello Mahajana (non il
Theravada, che io privilegio)..ossia, che Buddha sia trasformato in una
divinità, o altro…
Invece no!… dobbiamo considerare Buddha come potenzialmente uguale a te e
uguale a noi.
Che cosa è in effetti?
Ecco fermiamoci un attimo… se no corriamo il rischio di sembrare dei
topolini, che corrono sotto i tavoli e lungo i marciapiedi, ma non si
fermano mai.
Cosa ci vuol far raggiungere, in pratica, Buddha, con la conoscenza
dell’Ottuplice Sentiero, e con la sua meditazione… con la pratica in cui ci
sta per immettere?
Il “non se”….
Facciamo una piccola premessa…
Io ricordo, quando parlavo…quando insegnavo alle persone che cercavano
l’assoluto….che lo volevano percepire… che desideravano intensamente
trovarsi nelle braccia di Dio… ed io dicevo loro:
“…Guardate che l’assoluto è una qualità dell’essere!…L’assoluto non
potete ospitarlo nel vostra piccola scatoletta cranica, nel vostro mondo
relativo – proprio in quanto assoluto.”
Però, attenzione!… anche se non potete comprenderlo – continuavo a dire –
lo potete percepire, questo assoluto…”!
Quindi, non dobbiamo avere paura di avvicinarci alla meta finale, alla
percezione della “non forma”, del “non sé”, dove ci sta, man mano,
portando, con la sperimentazione, Gotamo Buddha.
Dobbiamo capire che con lo sfilarci via dalla forma, con il realizzare
quella consapevolezza…..(come dicono i buddisti: “niente da ottenere e
niente da cui liberarsi”) noi arriveremo a percepire “il mozzo
dell’esistenza”
Sembra paradossale, ma è così…
Oh, come sono apparenti le sovrastrutture delle vita!….
Dai canti silenziosi delle divinità, sino a quanto è considerato da noi
peccato….dal più infimo e più basso dei pensieri volgari, agli accesi
ideali dei santi e degli yogi, tutto ciò è praticamente considerato
“Materia e Forma”…
…È considerato l’ elemento che “nasce, si espande e muore”.
Però, badate… la forma rappresenta i raggi della ruota esistenziale, come
noi la vediamo in molte effigi della cultura buddista…..e poggiano, questi
raggi, su di un mozzo,…
Infatti, la ruota del Dharma è proprio questa!
È un simbolo che mostra una ruota a 8 raggi, l’Ottuplice Sentiero ed un
mozzo centrale, che rappresenta il “non sé”
Ma può, fratelli miei, sorelle mie, quella che chiamiamo esistenza…può la
trionfante forma, in tutti i suoi molteplici aspetti, poggiare sulla non
forma?..
Ascoltate…
Quando i discepoli insistevano, e anche gli insegnanti, gli yogi del suo
tempo (che, comunque, anche se non capivano a fondo la Dottrina di Buddha,
erano attratti magneticamente dai suoi contenuti di ineffabile promessa di
libertà) e, tutti gli chiedevano:
“…Dimmi, che cosa è il “non sé”…?”
Buddha non rispondeva…
E ne vedremo, adesso, le ragioni.
Intanto, sappiate che, alla fine del Sentiero evolutivo voi siete, sin da
ora, comunque ed improrogabilmente, destinati a percepire la non Forma!…
Ricordatevelo…!
Non smaniate, di conseguenza, a cercare di “capire” cosa sia l’assoluto,
cosa sia il non sé, cosa voglia dire “il non nato”
…. Entrate in profonda meditazione, iniziate a seguire l’Ottuplice Sentiero
e i ritmi della Sadhana che vi propone Buddha…e … percepirete…..
Per esempio, nell’astronomia oggi, noi sappiamo che gli universi si
espandono; le stelle si espandono, e poi, finalmente, collassano.
Lo abbiamo visto… è una scoperta non recentissima; ma, considerati i tempi
– il ‘900 – abbastanza giovane
Noi vediamo delle stelle che si emettono grande, o piccola luce…
Ma, poiché la luce si espande a 300.000 km al secondo di velocità…. è
chiaro che le stelle che noi percepiamo, oggi, nell’universo oscuro,
esistevano milioni di anni fa….
L’immagine che ci sta arrivando, oggi, e che racchiude la loro forma, è uno
strascico di quel che erano, un tempo
…Per favore, seguite, adesso, quanto vi sto dicendo…..
La geometria degli spazi ci rivela, alla fine, collocate qui e là,
nell’universo infinito, delle realtà nascoste, che noi non vedevamo…
Esistono anche delle presenze, nello spazio cosmico, dalle quali vengono
fagocitate molte forme di vita visibile, che gravitano attorno ad esse.
Sono i buchi neri.
Cosa succede? Che noi puntiamo il nostro telescopio in un punto dello
spazio, e ne visualizziamo una grande lastra, che scompare, come se fosse
risucchiata da qualche cosa che non riusciamo a scorgere…
È un stella che sta collassando; ed è talmente pesante, talmente forte, e
talmente intensa la sua energia gravitazionale, la sua introspezione
fisica, per cui anche la luce viene assorbita da quel buco nero.
Privati da una qualunque luminosità, di conseguenza, noi non vediamo quello
che c’è all’interno del buco nero; ma sappiamo che esiste qualcosa. Lì.
Qual è, allora, la differenza tra il “buco nero” dello spazio ed il “non
sé”?
Noi, non vediamo il non se… e, di conseguenza, non potremo mai descriverlo
e spiegarlo… ma, riusciamo a comprendere il sistema per potere entrare in
quel equilibrio interiore, in quel mozzo della ruota …in quel buco
nero…perché il non sé è tutto ciò che non muore.
È la meta di liberazione, verso cui tutti noi ci stiamo addentrando.
E l’Ottuplice Sentiero ci farà giungere a questa liberazione….
Ma, proprio come la luce viene assorbita dal buco nero, così nei “paraggi
mentali” del non sé, della non Forma, del Nirvana, del centro delle cose,
del mozzo della ruota, la forma è cieca; non può manifestarsi, perché
possiamo solo percepirla, questa verità,…percepire la trascendenza di tutto
il buco nero, del non sé.
Io credo che a qualche “grande guru” potrebbe scappare da ridere, per
questi esempi che faccio… ma, voi, abbiate pazienza….
Poggiando, in silenzio, il vostro orecchio sulla conchiglia della Forma,
sentirete sicuramente l’eco del non sé. E realizzerete, nel contempo, che
tutto ciò che è impermanente ed è produttore di dolore, viene assorbito in
un punto…che non potremo mai localizzare… ma, che, alla fine
dell’evoluzione, percepiremo.
Tutto ciò che si manifesta è forma, è sofferenza.
Abbiamo contemplato, poco fa, nel precedente dialogo, e l’abbiamo ripetuto
anche oggi, lo specchio delle Quattro Verità…. con l’esistenza della
sofferenza…e con il fatto che la sofferenza viene sempre prodotta…..
….Entreremo, più avanti, nel dettaglio….perché, come in un volo d’uccello,
che, a larghe falcate, si avvicina, pian piano, alla terra, noi, senza
fretta, con i nostri dialoghi, arriviamo, infine, ai contenuti più sottili.
Ebbene, Buddha ci indica che voi, per poter iniziare la grande operazione
di scollamento dalla vita di dolore e per non più reincarnarvi, dovete
intanto – primo scalino – possedere la retta comprensione…
Cioè, avere assimilato la piena conoscenza delle Quattro Nobili Verità.
Dovrete viverle costantemente, nello sparpagliamento delle vostre mille
situazioni esistenziali, delle vostre esperienze reincarnative…
ecco….queste 4 Verità…
E quando le capirete così, e le vivrete intensamente, esse avranno un
potere formativo, su di voi…
io vi dico che conoscerle soltanto, meditarle, viverle, ebbene, tutto ciò
vi porterà gioia, gioia, gioia!…e consapevolezza dell’ultimo ritmo
esistenziale…
Ecco, quindi, la prima indicazione che Buddha ci espone….. e, cioè, che
l’uomo, la donna, alla fine della loro grande, dolorosa esperienza del
Samsara, diventano profumati interiormente; diventano una cassa armonica di
risonanza cosmica e capiscono che cosa sono le 4 Nobili Verità:
– la Verità della sofferenza
– la Verità di come nasce la sofferenza
– la Verità che la sofferenza può estirparsi
– la Verità di un metodo che liberi dalla sofferenza
…A questo punto, il discepolo, il seguace del Dharma, comincia a modellare
dentro di lui l’unico desiderio, che è gli è concesso: Il desiderio di
liberarsi e di liberare gli altri dalla sofferenza universale
La prova della tua innata saggezza è che tu, in questo momento, mi stai ad
ascoltare…
Quando avrai recepito a fondo il messaggio del Dharma e ne sarai
fervidamente interessato, l’anima ti dirà:
“Si è vero …. è vero quanto stai contemplando… seguiamolo, questo
sentiero!…”
Ed allora ti pervaderà il significato del secondo scalino, della seconda
formula che ti indica Buddha……
Con la retta comprensione delle Quattro Nobili Verità, tu dovrai far
nascere in te quella che Buddha chiama la retta aspirazione; che, con la
retta comprensione inanella, completa la qualità della saggezza.
Che cosa è la retta aspirazione?…
Miei cari amici… miei cari amici, io la vedo nei vostri occhi….
Io ho visto la retta aspirazione in tutte le ricercatrici ed in tutti i
ricercatori della cui anima sono stato innamorato. Ho visto la luce che è
nelle vostre anime….ed ho seguito quei fedeli vostri appuntamenti
settimanali, quel suonare il campanello di quella stessa porta, dietro la
quale vi incontravate, in gruppo, settimana dopo settimana, mese dopo mese,
anno dopo anno.
Questa è la retta aspirazione; e non appartiene soltanto al mondo
spirituale; appartiene a tutti i patrioti che cercano la libertà…mentre il
desiderio, quel sordo desiderio di partecipare alle danze di Maya, inizia
ad essere subìto, e non più accettato voluttuosamente….
È il canto dei martiri… è il sentimento dei santi, che trovate nei libri…
che trovate nelle chiese di tutte le religioni,…
Ecco, è questo.
Hai capito?…
La retta aspirazione è ciò che ti ha condotto ad ascoltare i miei dialoghi.
Buddha ti sussurra che l’Ottuplice Sentiero ha la natura della saggezza…e
tu non puoi raggiungerlo, non puoi sceglierlo se non possiedi in te almeno
un frammento di questa saggezza.
Ecco perché io ripeto che chi segue questo Sentiero, e chi lo riconosce, è
un saggio reincarnato…
Perché lui capisce… ha la retta comprensione…possiede un riconoscimento
immediato delle Quattro Nobili Verità… ne abbiamo parlato…
…Siate, allora, come dei bambini, dentro di voi…
Correte… correte verso la libertà…
Ascoltate il canto… la danza che esistono in voi.
Questa è la retta aspirazione, verso l’assoluta “non forma”, l’assoluto
“non sé”.
Abbiamo, sin qui, contemplato le regole scritte, incise profondamente sul
primo androne…ed abbiamo appreso che sono tre gli androni dell’Ottuplice
Sentiero.
Ci siamo, poi, soffermati sul primo di essi, quello della saggezza, ed in
particolar modo di fronte ai suoi due aspetti: la retta comprensione e la
retta aspirazione.
Andiamo adesso verso il secondo androne, ricordando, a questo punto, che
ogni seguace del Dharma è profondamente morale… e la moralità è una
innocuità caratteristica di coloro che amano veramente il prossimo…
È la misericordia e la “metta” del buddisti….
È il fatto di starsene con il capo rasato, di possedere solo una ciotola e
tre tonache…e di camminare tra gli uomini, incapaci di arrecare danno; ma,
pieni di amore
“Vi manderò come delle pecorelle in mezzo ai lupi” ….
Ma, i buddisti sono sempre protetti (salvo nei casi che riguardano delle
persecuzioni karmiche di cui non parlerò) e amati dall’umanità.
Ecco, allora, la moralità che deve avere il seguace del Dharma…..(stiamo
entrando nel terzo, quarto e quinto scalino del sentiero…)
…La retta parola…il terzo scalino….
Cosa vuol dire?
Non voglio, qui, approfondirmi in quello che tutte le scuole esoteriche
occulte indicano come il potere del verbo e della parola.
La parola.
Potete lenire, potete guarire, potete cicatrizzare le ferite degli amici e
delle sorelle sofferenti, con la parola. Potete uccidere, potete far del
male con la parola, sia direttamente che indirettamente.
La parola riguarda anche la menzogna….
Sapete quale karma attende chi mente, d’abitudine?
La meta di Buddha è di portarvi, lì, a toccare, con le vostre dita, le cose
“così come sono”.
Quando una persona è abituata a mentire, è abituata a piegare la realtà, a
offendere se stessa con delle bugie abituali, man mano si crea dei filtri,
che diventano sempre più spessi, tra di essa e la vita intera…. per cui
sarà estremamente difficile, un domani, che possa raggiungere quel contatto
liberatorio con la verità ultima delle cose, a cui vuole farci arrivare
Buddha.
Si possono anche pronunciare parole che dividono
….Che dire, poi, di quei gruppetti, nei cui incontri si mette sotto
torchio, con la errata idea di fare una cosa giusta, e si seziona come un
cadavere, un poveretto, o una poveretta che, magari, hanno sbagliato?
In nessun caso un errore giustifica dal mandare tutti quei dardi psichici
verso chi non si è saputo comportare
…E parole che feriscono, perdite di tempo, esagerazioni.….
La retta parola costituisce uno dei tre scalini dell’aspetto moralità, che
un seguace del Dharma deve seguire e possedere
Ciò è comprensibile.
A questo punto, il secondo scalino – il quarto a cominciare dall’inizio, ma
il secondo, rispetto alla moralità – è la retta azione.
È molto bello il fatto che questo quarto scalino dell’Ottuplice Sentiero
costituisca, anche, la base di una cerimonia tradizionale che, spesso e
volentieri, i seguaci laici del buddismo eseguono, davanti a un monaco, o
ad una monaca, in un monastero buddista, per chiedere di entrare anch’essi
a far parte del Sangha vivente, della grande comunità di tutti i tempi
spirituali del buddismo….
È molta bella questa cerimonia, recitata in lingua pali….
Questo quarto scalino dall’inizio dell’Ottuplice Sentiero – il secondo
della moralità è un impegno interiore, che, poi, tra l’altro, non
rappresenta sforzo alcuno per chi veramente è una donna, o un uomo nobile..
……Un impegno che viene chiesto a tutti voi. …
Chi vuol seguire la via del Dharma deve, incarnare, con la propria
esistenza, la retta azione..
Ossia, astenersi dall’uccidere….
Parliamo, adesso, per esempio, del vegetarianismo….
I buddisti hanno libera scelta…. non ha parlato mai Buddha delle questioni
vegetariane, o meno…. Però, se ad un buddista, nella questua, viene data
della carne, lui deve assicurarsi che quel animale non sia stato ucciso a
causa sa.
Ecco… astenersi dall’uccidere….
…..Non uccidete, non uccidete!
Ma, l’uccidere si rivolge, anche, alla formichina, che cammina sul
pavimento….
Dovreste vedere con quanta abilità molti di noi riescono, d’estate, ad
acchiappare con la mano, senza far loro male, quelle – diciamolo pure –
fastidiose mosche, aprir la finestra e buttarle fuori.
Beh! Io non me la sento di ucciderle…. Scusate la franchezza.. ma, è la
verità.
Astenersi dal rubare, ecco un altro aspetto della retta azione… …Parliamoci
chiaro….
A voi, che ascoltate questi dialoghi, piace, vi pare giusto rubare?
Io, personalmente, se qualcuno mi dice:
“…senti, fammi il favore… mi puoi prendere dalla giacca quella data cosa..?”
rispondo:
“No! mi dispiace, non riesco a mettere la mano nella tasca di un indumento
che non è il mio…”
Quindi astenersi dall’uccidere, dal rubare…e da una condotta sessuale
illecita.
Buddha non chiede ai laici di non avere una condotta sessuale…
Ma, i tradimenti tra le coppie non devono essere compiuti – ovviamente, no!
– da una persona che ha seguito, e segue, la via del Dharma….
Come, neppure, ci si dovrà dedicare ad una estenuante condotta sessuale.
Sappiamo tutti che il sesso, come il mangiare, il bere, il dormire, è
un’attività particolare, fine a se stessa.
E, finalmente, la retta azione, nel secondo androne, dopo la retta parola,
retta azione, ti sollecita.
Si tratta di una aurea regola, che vi ripeterò adesso, se voi decidete di
seguire la via di Gotamo Buddha, e Dio vi aiuterà a far la giusta scelta.
Retta parola….astenersi dal mentire, da parole che dividono, da parole che
feriscono, da chiacchiere, da esagerazioni, e così via.
Retta azione… astenersi dall’uccidere, da rubare, da una condotta sessuale
illecita, dall’uso di intossicanti, e finalmente…
– ecco, il terzo scalino:
Retti mezzi di sostentamento
Oggi, molti sono spinti dal karma sbagliato, in un lavoro che nuoce agli
altri….
È ovvio che se io avessi la scelta di un giusto mezzo di sostentamento non
farei mai, per esempio, il macellaio…e né sceglierei di avere un tipo di
lavoro che arrechi danno agli altri.
Volutamente, vorrei lasciare a voi l’indicazione di che cosa siano questi
retti mezzi di sostentamento.
Un lavoro che non pregiudica agli altri, e che sia modesto….questo, in
definitiva.
Ecco, i tre aspetti dell’ottuplice sentiero, e attenzione!… ….stiamo
arrivando, finalmente, alla meditazione Vipàssana, che prenderà un buono
spazio nei nostri dialoghi….
Quindi, ripeto, l’ottuplice sentiero è formato da tre androni…
il primo androne ospita la retta comprensione e la retta aspirazione; il
secondo androne, la retta parola, la retta azione, i retti mezzi di
sostentamento.
Non troverete molte complicanze nelle Quattro Verità e nell’Ottuplice
Sentiero; né, in ogni insegnamento che vi propone Buddha, per diventare dei
santi uomini, e delle sante donne.
Questo è il Sentiero che, se vissuto quotidianamente, mano a mano, vi
riempirà di gioia, vi darà felicità, e colmerà la vostra vita di
trascendenza..
…È molto semplice questo sentiero… è molto chiaro…. è molto nucleare.
Proseguiamo nell’analisi dell’Ottuplice Sentiero, ed arriviamo nel terzo
androne, titolato:
– “Concentrazione”
In questo terzo androne, composto da altri tre gradini, viene esaminato
l’individuo, nel suo aspetto di essere occulto, meditante.
Il primo scalino che troviamo di fronte a noi è il retto sforzo.
È talmente importante questo gradino che, riporta la tradizione, tutti
quanti i Buddha lo ritengono una chiave che, basterebbe da sola, a liberare
l’uomo.
Cosa vuol dire?
Si sente spesso, parlando del buddismo, la regola:
“Fai del bene, cessa di fare del male, purificati.”
Ecco, è, questo, il retto sforzo.
Praticamente, il seguace del Dharma, diventa profondamente buono; la sua
sostanza è onesta, è profumata… la sua simpatia verso gli altri, giorno
dopo giorno, aumenta ed egli se ne accorge. Diventa più intensa, più
immensa la sua identificazione con il prossimo..
Di conseguenza, cessa di far del male, di avere dei pensieri odiosi;
sapendo, anche, che il pensiero è una frombola, è un potere.
Egli guarda all’esterno con amore, con sincero affetto…
Bisogna non soltanto voler bene a tutti; ma, continuamente, sgretolare
eventuali strutture malefiche che noi produciamo… e cosi via
Quindi, retto sforzo.
“Cessa di fare del male, fai del bene e purificati interiormente. Sii un
lavacro di gioia e di felicità”.
L’attuale momento evolutivo del discepolo può venire chiamato: “momento del
sacro camaleonte”.
Infatti, “sacro camaleonte” dovrai diventare proprio tu, appoggiandoti a
questo substrato di senso positivo, di fiducia, di veemente volontà di
tradurre, di trasformare le tue torbide sostanze interiori, in allegra e
pura gioia di vita, quotidianamente, momento per momento, della tua
giornata…
Vedrai che, come il camaleonte, poggiato sulla verde foglia fresca,
diventa, pian piano, anch’esso di quel colore, così tu, identificato nella
tua volontà di essere positivo, di volere realizzata la giocondità della
vita e delle persone attorno a te, gradatamente, ti trasformerai in realtà
benefica.
Quindi il primo scalino del terzo androne, il retto sforzo, dice:
“Fai del bene, cessa di fare del male, purificati, trasformando te stesso.”
Siamo arrivati ad un momento molto nevralgico; abbiamo seguito un percorso
molto complesso, nel nostro terzo dialogo; abbiamo toccato le Quattro Nobili
Verità, per quanto è possibile – e credo che le abbiamo approfondite
abbastanza bene; abbiamo riscontrato i significati, l’importanza e la
santità del percorrere l’Ottuplice Sentiero
Ed abbiamo considerato che l’Ottuplice Sentiero consiste in 8 scalini,
divisi in tre strutture fondamentali. Di questi 8 scalini praticamente ne
abbiamo analizzati 6.
Ne rimangono due ….
L’androne della saggezza ci indica la necessità di sviluppare in noi la
retta comprensione, e la retta aspirazione; qualità che la donna e l’uomo
saggio risvegliano in essi con una spinta interiore, che appartiene proprio
alla saggezza spirituale
Il secondo androne dell’ottuplice sentiero, consiste nell’avere la
padronanza di una retta parola, di una retta azione, e di vivere attraverso
dei retti mezzi di sostentamento.
Il terzo androne comincia con il retto sforzo:
“Fai del bene, cessa di fare del male, purificati…”.
È una breve frase, un breve concetto; ma, complesso, perché dovrà
soffondersi nell’intera tua esistenza attiva e sperimentale.
Restano due scalini: retta consapevolezza e retta concentrazione.
Rimandiamo l’analisi di questi due gradini al prossimo dialogo
Perché? Perchè siamo arrivati proprio ai misteri della meditazione ed alla
caratteristica analisi del profondo di Buddha.
Come la Quarta Verità conteneva, al suo centro, una sfavillante perla nera
e blu, che era l’Ottuplice sentiero, così l’Ottuplice Sentiero cela, nel
suo terzo androne, due scalini – la retta consapevolezza e la retta
concentrazione – che conservano, in sé, il mistero della meditazione
peculiare di Buddha sul corpo – cioè, sull’uomo occulto e che fu
praticamente una caratteristica dell’insegnamento di Buddha e della visione
di Buddha: la meditazione Vipassana.
Nel prossimo dialogo, quindi, affronteremo questi due ultimi scalini
dell’Ottuplice Sentiero, perchè rappresentano un grosso argomento, e non
solo, ma li metteremo in paragone con quel tipo di meditazione, che tutti
quanti oggi conoscono, sotto il nome di Samatha.
Mostreremo i lati carenti della meditazione Samatha, e indicheremo perché
essa non porta alla liberazione…
Questa nota, usuale meditazione, che tutti seguono, oggi, nelle varie
scuole esoteriche e anche mistiche
Vi insegneremo la meditazione Vipassana.
Replico quindi l’analisi, e ripeto il titolo degli scalini dell’Ottuplice
Sentiero, di cui ne abbiamo analizzati sei. Due li conosceremo nel prossimo
dialogo, in quanto molto profondi e contenenti la speciale meditazione
Vipassana, quella che libera in questa vita.
Di conseguenza, l’Ottuplice Sentiero si divide in tre androni.
Nel primo androne – quello della saggezza – abbiamo lo scalino della retta
comprensione e della retta aspirazione; nel secondo androne – quello della
moralità – abbiamo lo scalino della retta parola, della retta azione, e dei
retti mezzi di sostentamento.
Nel terzo androne, quello della concentrazione – dell’aspetto meditativo,
in particolar modo della meditazione di Buddha – troviamo il retto sforzo,
la retta consapevolezza, la retta concentrazione.
Io sono convinto, che un seguace del Dharma, porti veramente bene e porti
veramente fortuna a coloro che ama. Di conseguenza, ora, auguro, con tutto
me stesso, fervidamente, che ognuno di voi porti a casa la mia più sincera
benedizione, e la gioia… e la gioia del sentiero del Dharma.
Mi rifugio nello spirito di Buddha, mi rifugio nello spirito del Dharma, mi
rifugio nello spirito del Sangha.
(Guido Da Todi)
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