(Robert Earl Burton)
Dalla Newletter di Meditazione lameditazionecomevia.it
Continuiamo a leggere da Il ricordo di sé di Robert Earl Burton:
“Non è facile parlare del ricordo di sé, poiché nella sua forma più alta è un processo non verbale.
[…]Tutti abbiamo fatto l’esperienza di ricordare noi stessi […]. Mentre uno ricorda se stesso,
sta nel contempo creando il proprio sé […]. Le nostre vite si compongono di tanti momenti
ordinari, tanti comuni miracoli. Gran parte del ricordo di sé consiste nel riconoscere ciò che di
sublime vi è nell’ordinario. Dobbiamo ricordarci di apprezzare la natura semplice, non declamata del
ricordo di sé. […]
Uno dei modi migliori per lavorare sul ricordo di sé è di liberarsi da tutto ciò che non lo è. […]
Omar Khayyam disse: «Una cosa è certa… e il resto è menzogna». Il ricordo di sé è l’eterna verità
che con maestria affronta l’eterna bugia.
quando «Io sono». Per noi e per lui, ciò significa che la vita è reale solo quando si ricorda se
stessi. […]
Ricorda te stesso un poco per volta.
Se stai ricordando te stesso senza che gli altri se ne accorgano, vuol dire che lo stai facendo con
successo. Se la falsa personalità recita come fosse ricordo di sé, stai svalorizzando te stesso.
Generalmente la natura umana non sa vedere l’ovvio […].
Uno stato neutrale non è una condizione vegetativa, ma uno stato di non attaccamento che rifugge
dall’immaginazione; è uno stato di ricordo di sé. I momenti della nostra vita di cui conserviamo un
ricordo vivido sono momenti di ricordo di sé. […]
Potete ricordare voi stessi di più se non desiderate che il momento sia diverso da quello che è.
Il ricordo di sé è la ricompensa di se stesso. È un processo immortale, non annunciato con clamore,
né sensazionale. Ogniqualvolta ricordate voi stessi producete un bagliore di eternità che non
morirà, mentre tutto ciò che è fisico è destinato a morire. […]
A proposito della scultura, Michelangelo disse che egli rimuoveva ciò che non era necessario. Lo
stesso vale per il ricordo di sé. Le nostre vite sono come sculture dalle quali, ogni giorno,
eliminiamo a colpi di scalpello ciò che è inutile. […]
Benché la falsa personalità voglia renderlo complicato, il risveglio è davvero molto semplice. […]
Cosa devo fare?
Quando mangi, gusta il tuo cibo. Quando ascolti, fai lavorare le tue orecchie, non lasciarle
semplicemente appese lì a oziare. Guarda con occhio attivo, non passivo. Sarà il tuo cuore a
guidarti e lui sa quello che è giusto. […]
Uno dei miei commenti preferiti a proposito del ricordo di sé, benché egli non lo chiamasse in
questo modo, è di Walt Whitman: «Qui la profonda lezione dell’accettazione: né preferenza né
diniego». In altre parole, semplicemente accettare ciò che ogni momento offre.
Il ricordo di sé produce un’unità delle parti […]. Il sé è ri-membrato, riunito, e ci troviamo in
uno stato di unità. […]
Il ricordo di sé è un’esperienza molto essenziale. Quando le idee divengono troppo complicate vuol
dire che la falsa personalità si è introdotta nel proprio lavoro. […] Il ricordo di sé non è una
cosa sensazionale […]. Qualcosa, da dentro, guarda tranquillamente, senza parole.
Ciò che realmente uno possiede è senza parole e sbircia dalla propria fronte. È il proprio sé,
bambino […]. La grande verità in mezzo alla grande menzogna” (pp. 20-27).
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