L’Universo di Kirpal Sing

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L’Universo di Kirpal Sing

Tratto da:”Sul Sentiero”

– (di Kirpal Sing)

°°°

L’ UNIVERSO

L’universo (etimologicamente: “verso l’uno”) esiste nella diversità degli
elementi che lo compongono, in cui ogni cosa interagisce con il Tutto a
formare l’immenso disegno della Vita. Nella creazione nulla è separabile e
tutto ciò che esiste è connesso al suo contesto, al punto che Einstein
affermava “Se solo le api sparissero alla terra resterebbero 4 giorni di vita”.
Recentemente la scienza ha riconosciuto la realtà della “rete energetica” in cui
si svolge la vita e alla cui formazione noi tutti, cellule di un più grande
Corpo, partecipiamo con il nostro pensiero.

Esiste un’unità fondamentale tra l’uomo e l’Universo e una Coscienzaenergia
che agisce nel Tutto: l’universo è un intero in cui tutte le parti sono
collegate tra di loro:

Il mondo è un tessuto i cui fili sono costituiti dall’etere; noi vi
siamo tessuti
con tutte le creature. Ogni cosa sensibile proviene dall’etere, che contiene
tutto; ogni cosa è etere cristallizzato. Il mondo è un immenso tappeto; noi
possediamo il mondo intero in ogni respiro poiché respiriamo l’etere in cui
ogni cosa è costituita, e poiché “siamo” l’etere.
(Frithjof Schuon, Comprendere l’Islam)

Già Einstein aveva elaborato la teoria del “campo unificato di energia”, nella
quale afferma che una sola energia è creatrice di tutte le forme della materia
e che, pertanto, tutto ciò che esiste nella differenziazione è la manifestazione
di una sola energia creatrice originaria indifferenziata.

In tempi più recenti il concetto dell’unità dell’universo viene sempre più
confermato dalle teorie dell’olomovimento di David Bhom (1980), dalla
teoria olografica del cervello di Karl Pribam (1971), dalla causalità
morfogenetica di Rupert Shaldrake (1981).

3 Peter Russell, Il risveglio della mente globale

In particolare, il biologo inglese Shaldrake ha formulato la teoria del campo
morfogenetico. Sulla base delle ricerche di Douglas Mac Dougall
dell’università di Harvard, egli ha sostenuto l’ipotesi di forze immateriali le
quali sarebbero generatrici della forma in seno alla materia. L’ipotesi
morfogenetica presuppone l’esistenza di una memoria collettiva diffusa in
tutto l’universo, indipendente dal supporto cerebrale e tale, quindi, da
sopravvivere alla morte. Per questa sua natura il campo di risonanza
morfica, portatore di memoria, è retto da leggi che si sottraggono
allo spaziotempo,
ma richiamano quelle dell’affinità e delle corrispondenze.

E’ ormai riconosciuto l’equivalenza tra energia e materia; ogni sostanza
visibile è energia condensata, ossia energia a stadi vibrazionali più bassi;
solo a queste condizioni essa può manifestarsi concretamente nello spazio e
nel tempo e permettere l’esistenza di forme di vita percettibili così come noi
le conosciamo.

L’energia è, pertanto, vita e la vita evolve attraverso la coscienza.
La materia,
che determina la manifestazione dello spazio e del tempo, è energia allo
stato vibrazionale più basso rispetto allo spirito; tra materia e spirito vi è
solo una differenza di vibrazione.

Le più recenti scoperte della biologia sembrano convalidare l’ipotesi di un
meccanismo per cui energie “ordinatrici” ancora sconosciute operano sulla
materia organica, organizzandola e promuovendo gradualmente in essa la
coscienza. La Coscienza è presente, a diversi livelli, in tutta la sostanza
dell’universo; essa si sviluppa gradualmente nel corso dell’evoluzione, nei
passaggi attraverso il regno minerale, vegetale, animale; nell’uomo, sintesi di
tale lungo processo evolutivo, essa raggiunge, nel nostro Pianeta, il suo
livello più avanzato.

L’OPPORTUNITÀ
Lo stadio attuale della coscienza umana non è certamente, quello finale: altri
più elevati raggiungimenti evolutivi attendono l’uomo che proseguirà il suo
perfezionamento, e di sicuro non solo in forme fisiche. Man mano che
diventeremo (in tanti!) “puri e potenti”, le nostre vibrazioni energetiche
potranno con sempre maggior forza influenzare “il campo”.

Al contrario, risentiamo del “campo” , subendone passivamente le influenze,
quanto più siamo dipendenti da sistemi ideologici, conformismi, settarismi
di vario genere.

Lo sviluppo della Mente e del Cuore ci porta gradualmente ad uno stadio di
sempre più ampia Intelligenza amorevole. Ci distacchiamo allora dal “campo
ordinario di coscienza”, inquinato da materialismo, convenzionalismo e
indifferenza; aspiriamo a diventare “emissari di Luce” e lavoriamo per
materializzare idee di Amore. L’Amore, infatti, va concretizzato nella Prassi,
cioè nella volontà di ben operare, e verificato nella Coerenza, cioè nella
corrispondenza tra vita e ideale.

Comincia così il Sentiero, il percorso del Ritorno, che intraprendiamo
quando decidiamo, liberamente e per amore, di “servire il mondo”.
Riscopriamo allora il senso del sacri-ficio e della sacralità (da
sacer, separato,
nel senso di “separato dalla profanità”).

Se è vero, pertanto, che il campo morfico terrestre è intriso di vibrazioni
disarmoniche, e che possiamo esserne condizionati negativamente, è anche
vero che questa influenza si riduce con lo svincolarsi progressivo
dall’ordinarietà dell’inconsapevolezza e del disamore.

In questo senso, Maestri illuminati d’oriente e d’occidente hanno indicato la
Via con il loro Amore, Volontà, Potere e Conoscenza.

L’aspirante-ricercatore che ha meditato su tale processo guarderà alla realtà
della propria piccola vita come ad una “grande opportunità” per sostenere il
processo evolutivo: sceglierà di percorrere il Sentiero spirituale, che lo
porterà a sempre nuove espansioni di coscienza, dette “iniziazioni”.

Comprende, col crescere delle sue conoscenze, che gli spetta il compito di
contribuire sempre più all’evoluzione del Creato utilizzando e sviluppando
la sua operosità e il suo ingegno.

Comprende di essere destinato a diventare creatore di nuove realtà; per lo
stesso principio, gli appare chiaro che il mondo in cui vive è l’effetto dei
pensieri e delle conseguenti azioni degli uomini che lo hanno preceduto.
Comprende che il suo compito è, pertanto, quello di informare l’intero creato
con la sua intelligenza e il suo amore e di trasformare se stesso in
qualcosa che
non appartiene al creato fisico (quinto regno, o “sopramentale”, secondo la
terminologia di Aurobindo e Mère)

Comprende presto che il Sentiero è unico, al di là delle diverse
denominazioni e particolarità inessenziali, e che va percorso con dedizione
amorevole e “gioiosa serietà”.

Ha abbandonato le chiese e i gregarismi, poiché ne ha riscontrato gli aspetti
profani “di potere”; sa che l’Insegnamento genuino non è mai offerto in
cambio di denaro né promette la conquista di straordinari “poteri”.
Si guarda bene, pertanto, dal seguire improvvisati “maestri” e si riferisce
solo ai Grandi Maestri dell’umanità (Cristo, Buddha…) e alla voce
dell’anima.

Invoca: “Conducimi dall’irreale al Reale, dalle tenebre alla Luce”.
4 cfr. C. Jinaradajadasa Il Mistero della vita e della forma;
C. W.Leadbeater Il lato nascosto delle cose; Satprem Sri Aurobindo,
l’avventura della coscienza.

LA “DIVINA INQUIETUDINE”
La forza evolutiva sospinge incessantemente ogni elemento della Creazione.
Essa nei primi stadi agisce in modo meccanico, apparendo spesso caotica e
insensata e producendo effetti che possono sembrare irrazionali a chi non li
ricollega al mondo delle Cause; in un secondo tempo, quando l’uomo è
progredito e l’Io, (o forza egoica), comincia a sottomettersi al Sé (o anima),
l’Evoluzione si serve anche della collaborazione delle creature stesse. Queste
ultime diventano sempre più avanzate fino al punto da poter esse stesse
“creare”, prima con le sostanze fisiche, poi con l’uso della Mente; è a questo
punto, quando l’uomo concepisce di poter creare con la mente, dominando e
indirizzando pensieri e sentimenti a fini evolutivi, che inizia quel percorso
verso iniziazioni sempre maggiori che le tradizioni esoteriche definiscono Il
Sentiero.

Per lungo tempo l’uomo si è fatto “trascinare” dalle forze evolutive,
seguendo velleitarismi, desideri di ogni tipo, e perdendosi in miriadi di
esperienze “mondane” di ogni genere. Ad un certo punto del suo cammino,
egli sente più fortemente la voce dell’anima e, con un atto di volontà lucido e
forte, decide di ascoltarla.

Del “Sentiero” parlano da sempre tradizioni spirituali ed esoteriche d’oriente
e d’occidente; iniziati come Ermete, Platone, Pitagora, Dante hanno indicato
alcuni degli elementi che potessero illuminare e sostenere gli uomini che lo
percorrono.

Afferma Aurobindo riguardo ai momenti iniziali della Ricerca:
Non si può negare, e nessuna esperienza spirituale lo negherà, che questo è
un mondo non ideale e non soddisfacente, fortemente segnato dal marchio
dell’imperfezione, della sofferenza e del male. In realtà, questa percezione
è, in un certo modo, il punto di partenza della spinta spirituale – eccetto
per quei pochi ai quali l’esperienza spirituale viene spontaneamente, senza
esservi forzati dall’acuto, schiacciante, doloroso e alienante senso
dell’Ombra che incombe sull’intero campo di questa esistenza manifestata.
(L’enigma di questo mondo, da Lettere sullo Yoga, vol. I, pag. 1/3).

In questa prima fase l’uomo è mosso da un’indefinita inquietudine e dal
confuso desiderio di dare una svolta alla sua vita (in qualsiasi modo ciò
possa essere inteso); vengono spesso meno anche i consueti “punti di
riferimento” affettivi, poichè non sempre coloro che lo circondano hanno
intrapreso un medesimo cammino di consapevolezza, e vengono pertanto
percepiti come “non in sintonia”. L’aspirante tende allora a ricreare una
“famiglia dell’anima”, collegandosi con chi, come lui, attraversa fasi di
dubbio e di ricerca di una spiritualità non dogmatica, in cui la sua ragione
venga rispettata, e che dia senso alla sua vita.

Egli comincia, in sostanza, a porsi i quesiti esistenziali di tutti i
Pensatori, che
spesso percepisce in modo doloroso e struggente: Perchè vivo? Perchè
soffro? Quali leggi regolano l’Universo? Qual è il senso del mio passaggio
sulla Terra?

In uno stadio più avanzato, quando sceglierà di porsi al servizio
dell’umanità, l’aspirante-ricercatore si domanderà: Qual è il mio Compito?
Non sarà, naturalmente, compreso.

Molti troveranno queste aspirazioni e questi interrogativi “troppo seri” o
“idealistici” o “strani”.

Altri non crederanno alla sua buona fede, ricercando motivazioni recondite
alla sua ricerca.

Altri, per timore di essere tratti fuori dall’ Aula dei giochi e del disimpegno
nella quale si attardano, rideranno, o lo derideranno, continuando la loro
vita consueta, alla quale non intravedono alternative.

Altri sceglieranno di continuare a trastullarsi con disquisizioni filosofiche o
con brillanti conversazioni tra amici sulla “spiritualità” o con gli
infiniti modi
per “strutturare il tempo”, secondo l’espressione dello psicologo Erik Berne.
Essi parlano anche, talvolta, del Sentiero, ma non lo percorrono.

Altri ancora sceglieranno la via dell’opposizione polemica e del pregiudizio,
non intendendo ancora introdursi nella via stretta della disciplina personale e
del servizio all’umanità.
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Sono tutti comportamenti logici, del tutto naturali per l’Io che non ha ancora
scelto di servire il Piano.

L’aspirante-ricercatore giunge infine ad un punto del suo cammino terreno
in cui sente che nulla ha più importanza del perseguire il senso del suo
“stare al mondo”:

Questa ignoranza dello scopo della vita è la più grave malattia da cui siamo
affetti ed è la causa della nostra schiavitù.

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