Luoghi Sacri Megalitici e Celtici

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Luoghi Sacri Megalitici e Celtici

di Martin Gray

26-7-2005

All’inizio della primavera del 1986 iniziai un pellegrinaggio di un anno in giro per l’Europa in
bicicletta. Durante le quattro stagioni ho pedalato attraverso undici paesi per visitare, studiare e
fotografare oltre cento luoghi sacri. Negli anni seguenti andai in Europa molte altre volte,
visitando altri paesi ed i loro luoghi sacri. Questi viaggi mi portarono in luoghi di pellegrinaggio
della cristianità medievale e contemporanea ed anche nei luoghi sacri più antichi delle culture
megalitiche, greche e celtiche. Per molte migliaia di anni i nostri antenati hanno visitato e
venerato i luoghi di potere dell’Europa. Una cultura dopo l’altra ha spesso frequentato gli stessi
luoghi di potere e la storia di come questi luoghi magici furono scoperti ed usati è piena di fate e
spiriti della natura, saggi ed astronomi, ed enigmatici miti di cataclismi che distruggono il mondo.

La storia inizia millenni prima del tempo della storia scritta in quel periodo che gli scienziati
chiamano il Paleolitico o Antica Età della Pietra. Enormi ghiacciai coprivano vaste regioni
dell’Europa settentrionale e centrale e, a causa dell’estremo freddo nordico, la maggior parte dei
primi Europei vivevano più a sud, vicino al Mare Mediterraneo ed alle penisole Iberica ed Italiana.
I livelli degli oceani terrestri erano molto più bassi durante l’era glaciale (a causa della
quantità d’acqua congelata nelle calotte polari) e le coste mediterranee erano molto diverse da
quello che sono sulle mappe odierne. Tra il 13.000 e 8.000 a.C., le grandi calotte polari si
sciolsero rapidamente ed il livello degli oceani terrestri s’innalzò di 120 metri. I geologi
calcolano che l’innalzamento marino abbia inghiottito il 5 per cento della superficie terrestre o
un’area di dieci milioni di miglia quadrate, pari all’area degli Stati Uniti e del Sud America messi
assieme.

L’effetto di questo riscaldamento del clima, dello scioglimento dei ghiacciai e dell’innalzamento
del livello marino sulla vita europea arcaica fu strepitoso e segna l’inizio del Neolitico o Nuova
Età della Pietra. All’innalzarsi delle acque nel Mediterraneo tutti gli insediamenti umani lungo le
coste furono inondati e la gente fu costretta a spostarsi nell’entroterra sulle alture. Man mano che
i ghiacciai si ritiravano, licheni, erbe, arbusti ed alberi colonizzavano le terre che erano state
prima coperte dai ghiacci ed enormi branchi di animali si spostarono verso nord per foraggiare tra
le fertili pianure e foreste. Trasferitisi dai loro insediamenti costieri, le prime popolazioni
neolitiche di cacciatori/raccoglitori seguirono i branchi di animali, spingendosi a nord in cerca di
nuove terre. Per tremila anni gli essere umani vagarono liberamente, senza una fissa dimora ma
esplorando ovunque.

Gli antropologi e gli archeologi studiano i siti dove le antiche popolazioni iniziarono per prime ad
abitare in comunità e teorizzano la ragione per cui questi particolari siti furono scelti come zone
di insediamento. Le teorie convenzionali assumono che i siti furono scelti per scopi agricoli,
commerciali o militari. Mentre tali spiegazioni sono plausibili in molti casi, non sono sufficienti
per spiegare l’ubicazione di tutti i primi siti di insediamento. Esaurienti prove archeologiche
indicano che molti dei primi insediamenti comunitari del genere umano hanno avuto orientamenti
religiosi e scientifici e furono scelti per tali scopi con grande cura e precisione. Per comprendere
questo fenomeno, dobbiamo esaminare una caratteristica relativamente sconosciuta delle popolazioni
preistoriche, che è la loro sensibilità e conoscenza delle energie della terra vivente.

Nei loro spostamenti attraverso i territori, i nomadi neolitici scoprirono siti spirituali sotto
forma di grotte, sorgenti, colline e montagne. Avevano anche percepito linee di energia sottile che
attraversavano la terra e punti specifici di forze più concentrate lungo quelle linee. Questi luoghi
di potere erano spesso marcati con grandi cumuli di pietre. Identificati e marcati in questo modo,
potevano essere visti in distanza anche se le loro qualità energetiche erano troppo distanti per
essere percepite fisicamente. Durante i migliaia di anni che i primi popoli neolitici vagarono
attraverso
l’Europa centrale e settentrionale, centinaia di questi punti di potere planetario furono scoperti e
marcati fisicamente. Le leggende di questi siti favolosi furono incorporate nei miti cosmogenici dal
Mare Mediterraneo a quello Artico.

Dopo l’iniziale periodo neolitico nomade vennero le straordinarie innovazioni dell’addomesticazione
delle piante e dell’accudimento degli animali. Non era più necessario che la gente vagasse per la
campagna in cerca di cibo, ora potevano crescere i raccolti ed allevare gli animali in un posto
fisso a loro scelta. La domanda è: dove decisero di insediarsi per prima queste antiche genti? A
questo stadio della preistoria europea (6500-4000 a.C.) la popolazione era molto scarsa. Non c’erano
civiltà da sfamare che necessitassero di città vicino a ricchi terreni agricoli, nessuna attività
commerciale che richiedesse accesso a centri di scambio e nessuna esigenza per posizioni strategiche
per tenere fuori eserciti invasori. Semplicemente non c’era abbastanza gente per queste cose. Non
avendo tali richieste di luogo per l’insediamento, quali erano allora i fattori primari che
influenzavano le scelte delle popolazioni primitive come luoghi permanenti di stanziamento?

Le prime popolazioni ad attuare la transizione da un’esistenza di cacciatori/raccoglitori ad una
vita più stabile furono i diretti discendenti dei nomadi vagabondi che avevano scoperto e marcato la
posizione dei luoghi di potere terrestri. Nel cercare un luogo di stanziamento, una famiglia o un
gruppo di famiglie precedentemente nomadi sceglieva spesso un luogo che aveva un significato mitico
per i loro antenati, un luogo di spirito e di potere. Questi gruppi di famiglie sarebbero cresciute
in gruppi più grandi e poi in gruppi di gruppi, portando così allo sviluppo dei primi villaggi e
città. Man mano che questi centri sociali si sviluppavano attorno agli antichi luoghi sacri dei
nomadi, le strutture fisiche che ne marcavano la precisa locazione dei punti di potere sarebbero
state ricostruite ed allargate. Nel corso di molte migliaia di anni questi luoghi di potere
sarebbero serviti come luoghi di pellegrinaggio delle culture megalitiche, celtiche, greche e
cristiane.

In aggiunta a questa spiegazione per la scoperta, l’insediamento e l’uso di luoghi di potere da
parte delle popolazioni neolitiche c’è un’altra – e molto controversa – spiegazione per la scoperta
e l’uso di certi luoghi di potere nell’Europa antica. Per esplorare questo argomento dobbiamo prima
commentare sugli enigmatici scritti del filosofo greco del IV secolo a.C. Platone. Nei dialoghi del
Timeo, essendo questi una registrazione di discussioni tra uno statista greco ed un sacerdote
egizio, Platone riporta quanto segue:

Voi greci siete tutti bambini …. non avete alcuna credenza radicata nella vecchia tradizione e
nessuna conoscenza di veneranda età. E la ragione è questa. Ci sono state e ci saranno molte e
diverse calamità per distruggere il genere umano, la più grande di esse col fuoco e con l’acqua,
altre minori in innumerevoli altri modi…. Voi vi ricordate solo un diluvio anche se ce ne sono stati
molti.

Nei suoi dialoghi, Crizia e Timeo, Platone parla di un grande impero su un’isola situata nel mezzo
dell’Atlantico, la leggendaria Atlantide, che si dice sia sprofondata sotto le acque a seguito di un
cataclisma geologico attorno al 9600 a.C. Fino a poco tempo fa, la nozione di un continente
affondato era considerata ridicola ma recenti studi geologici ed oceanografici hanno iniziato a
modificare quell’idea. La scienza della mappatura delle inondazioni ha definitivamente dimostrato
che grandi masse terrestri esistettero davvero nell’Atlantico prima di essere coperte
dall’innalzamento degli oceani alla fine dell’era glaciale. È possibile che queste terre siano state
l’Atlantide degli antichi miti? Inoltre, si stanno accumulando prove che dimostrano che un
cataclisma di proporzioni planetarie avvenne nel 9600 a.C., che causò un massiccio e rapido
spostamento della superficie terrestre, un’attività vulcanica devastante, gigantesche onde tsunami,
e sprofondamento di masse terrestri locali (tutti avvenimenti dei quali si parla nei miti
atlantidei). Definito deriva della crosta dal suo primo teorico, Charles Hapgood, il fenomeno fu
studiato anche da Einstein che ha affermato, “Si può difficilmente dubitare che spostamenti
significativi delle croste terrestri siano avvenuti ripetutamente ed in brevi periodi.”

Secondo i sacerdoti egizi coi quali aveva parlato l’informatore di Platone, Atlantide era una
civiltà prosperosa e sofisticata, avanzata nella scienza, ed in possesso di conoscenze sulla
geografia dell’intera terra. Leggende narrano di saggi ad Atlantide che sapevano di grandi cicli
astronomici, dell’esistenza di cataclismi passati e della probabilità di quelli futuri. In
previsione di un futuro cataclisma (la deriva della crosta del 9600 a.C.) e l’effetto catastrofico
che avrebbe avuto sull’isola di Atlantide, questi saggi viaggiarono fino a specifici luoghi
geomantici del pianeta, dove costruirono templi che contenevano insegnamenti di saggezza ed anche
informazioni sui cataclismi passati e futuri. La geomanzia può essere definita come l’individuazione
e la mappatura di luoghi di potere e prove che si stanno accumulando indicando che questa scienza
arcaica aveva mappato una griglia su tutto il pianeta di punti di potere terrestri posizionati con
sorprendente regolarità geometrica.

Dalla precedente discussione è ovvio che ci sono due possibili spiegazioni per l’iniziale scoperta
dei luoghi di potere d’Europa: i primi nomadi neolitici ed i saggi astronomi della misteriosa
cultura di Atlantide. I siti trovati e marcati da queste genti antichissime hanno continuato ad
essere usati per migliaia di anni e divennero col tempo i luoghi sacri e di pellegrinaggio di altre
culture quali quella megalitica e celtica. I miti che originarono da queste epoche culturali,
parlano dei luoghi di potere come dimore di divinità, il covo di esseri magici, ed il possedimento
incantato di spiriti elementali. Le tradizioni di pellegrinaggio delle culture megalitiche e
celtiche sono notevolmente diverse nella forma esteriore ma in fondo ciascuna può essere considerata
come un’espressione della connessione dei popoli primitivi alla terra vivente e alla loro adorazione
della stessa.

La cultura megalitica (che significa ‘grande pietra’), che è responsabile dei cerchi di pietra e dei
cumuli con camera interna dell’Europa, esisteva circa dal 5000 al 1500 a.C. Non esiste alcun
documento scritto da questi periodi e perciò gli archeologi fanno supposizioni sulle popolazioni
basate sugli scavi delle loro strutture domestiche, funerarie, astronomiche e cerimoniali. Tra una
grande varietà di queste forme, possiamo distinguere quattro tipi principali di strutture di pietra
con funzioni astronomiche e cerimoniali: pietre verticali singole o in gruppo chiamati menhir; vani
di roccia chiamati dolmen; enormi cumuli di terra con passaggi che portano a camere scavate nella
roccia; e i cerchi di pietra straordinariamente belli di cui Stonehenge ne è l’esempio più famoso.

I menhir sono alquanto misteriosi, spesso situati in luoghi estremamente remoti e non associati a
nessun altro artefatto del paesaggio. Gli studiosi suggeriscono the possono essere stati parte di
una vasta geografia sacra, da tempo in rovina, mentre rabdomanti e sensitivi riferiscono che le
solitarie pietre verticali sono situate a marcare punti di energie terrestri concentrate e le linee
tra questi siti (talvolta chiamate ‘ley lines’). I dolmen, che significa ‘pietre a forma di tavola’,
sono formati da due a quattro enormi lastre di pietra (che pesano spesso parecchie tonnellate
ciascuna) sulle quali poggiano pietre ancora più grandi. Gli archeologi ortodossi non sono sicuri
dello scopo di queste strutture. Però, i cosiddetti studiosi ‘alternativi’ e con vedute più aperte
hanno suggerito che le strutture, che erano originariamente coperte con strati alterni di materiale
organico ed inorganico (simili ai generatori di orgone di Wilhelm Reich), avrebbero potuto essere
usati per raccogliere, concentrare ed irradiare le energie della terra per il beneficio terapeutico,
spirituale e divinatorio della gente locale. I grandi cumuli con camera come Newgrange, Knowth,
Dowth, Lough Crew e Carrymore in Irlanda, sono i più imponenti tra le costruzioni megalitiche e sono
orientate per essere esattamente allineate con periodi chiave dei cicli solari (date di equinozio e
solstizio), lunari e stellari. Gli archeologi ortodossi solitamente presumono che queste strutture
fossero usate per scopi funerari perché sono state ritrovare sepolture in un piccolo numero di esse.
È importante notare, però, che la datazione scientifica dei resti delle sepolture mostra che esse
sono centinaia o migliaia di anni più recenti delle strutture stesse, gettando perciò seri dubbi
sulla teoria delle tombe.

Le più conosciute strutture megalitiche sono certamente i cerchi di pietre, come Stonehenge e
Avebury in Inghilterra. Ricerche condotte negli ultimi trent’anni che uniscono intuizioni
dall’archeoastronomia, alla mitologia e al monitoraggio dell’energia geofisica, hanno
definitivamente dimostrato che i cerchi di pietre servivano sia da centri cerimoniali sia da
strumenti di osservazione astronomica. Detto semplicemente, molti di questi cerchi di pietre sono
situati in luoghi con anomalie geofisiche misurabili (cosiddette ‘energie terrestri’); queste
energie terrestri sembrano fluttuare in intensità radiante a seconda delle influenze cicliche dei
diversi corpi celesti (principalmente il sole e la luna ma anche i pianeti e le stelle);
l’architettura di questi cerchi di pietre fu ideata per determinare in modo visivo quei particolari
periodi di aumentata potenza energetica nei siti; e quei periodi erano usati dalla popolazione per
una gamma di scopi terapeutici, spirituali e divinatori. La tradizione del pellegrinaggio in epoca
megalitica consisteva perciò nel fatto che la gente viaggiava grandi distanze per visitare siti che
si sapeva avere poteri specifici. A causa dell’assenza di documentazione storica dall’età
megalitica, spesso si presume che noi non possiamo sapere come fossero usati i diversi luoghi di
potere ma questa è una concezione ristretta basata solamente sulla razionalità meccanicistica della
scienza moderna. Una visione più ampia che includa un’analisi della mitologia, rivelerà che le
leggende ed i miti dei luoghi sacri sono infatti metafore che indicano i poteri magici dei luoghi.
Le storie dei luoghi sacri e delle loro divinità e spiriti ci dicono come i luoghi ci possono
influenzare.

Migliaia di anni dopo il declino della cultura megalitica venne l’era celtica. Al contrario della
credenza popolare e degli scritti inaccurati di vari romanzieri new-age, i Celti (e in Inghilterra,
i loro sacerdoti druidici) non usarono né i templi di pietra dei precedenti popoli megalitici né
continuarono il loro stile di architettura cerimoniale. Stonehenge, ad esempio, fu costruita tra il
2800 e il 2000 a.C., mentre i Celti non entrarono in Inghilterra fino al 600 a.C., ben 1400 anni più
tardi. Abbandonando i cerchi di pietre ed i cumuli con camera, la spiritualità celtica fu invece
costruita in siti naturali disadorni come le sorgenti minerali e le cascate, le caverne e le isole
remote, picchi di foggia strana e boschetti. Nella spiritualità celtica l’intero paesaggio era
infatti colmo di luoghi dove lo spirito era presente. Questo spirito del luogo o anima loci si
credeva essere la personalità essenziale di un sito ed i luoghi di spirito furono trasformati in
luoghi sacri dove gli esseri umani li scoprirono e li riconobbero.

Come con i popoli megalitici prima di loro, i Celti credevano che diversi tipi forme di paesaggio
fossero abitati o custoditi da specifiche divinità. Boschetti sacri, chiamati nemetoì, che significa
‘spiazzo aperto al cielo’ furono dedicati a varie dee quali Andraste, Belesama ed Arnemetia. Le
montagne servivano da altari per le divinità, siti per il potere divino e luoghi dove cercare
ispirazione. I picchi montuosi erano visti come dimore di divinità maschili quali Daghda, il dio
padre, e Poeninus, mentre varie colline, i seni delle dee, erano riconosciute come santuari di Ana,
la madre celtica degli Dèi, e Brigid. Caverne, che si credeva essere l’entrata per il mondo degli
inferi o il regno delle fate, erano usati per cercare visioni e per comunicare con le profondità
dell’inconscio psichico. Gli alberi e le rocce di foggia strana erano considerate i luoghi di riposo
degli spiriti elementali, delle fate e degli esseri soprannaturali. Le popolazioni celtiche andavano
in pellegrinaggio in tutti questi tipi di luoghi sacri, lasciando offerte di stoffe, amuleti e cibo
per le divinità residenti, cercando così le qualità spirituali archetipe dei luoghi e pregando sia
per la guarigione fisica sia psichica.

Attraverso innumerevoli anni ed espressioni culturali la gente ha fatto pellegrinaggi attraverso
l’Europa, attratta dal magnetismo spirituale dei luoghi di potere. Religioni diverse ed i loro
svariati templi sono sorti e scomparsi ma i luoghi di potere rimangono tuttora potenti. Attirando
ancora i pellegrini dei nostri tempi profondamente agitati, questi luoghi sacri offrono una
moltitudine di doni per il corpo, la mente e lo spirito. Ispirazione, salute, saggezza e pace –
queste ed altre qualità sono date gratuitamente ed in abbondanza dalla terra incantata.

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