di autore sconosciuto
Da millenni filosofi e teologi discutono attorno alla seguente domanda: quando ci accade qualcosa è
il semplice caso, è predestinazione o è invece volontà divina? In che cosa consiste la nostra
libertà se Dio controlla tutto?
Sri Krishna, la Persona Suprema, dice nella Bhagavad-gita (18-61): “Io sono situato nel cuore di
ognuno e dirigo l’errare di tutti gli esseri viventi”. Quest’affermazione è comunque da intendere
nel modo seguente: quando Krishna afferma che guida l’errare di tutti gli esseri viventi, non
significa che Egli sia responsabile di tutte le vicissitudini che capitano nel mondo materiale e che
noi non possediamo nessuna libertà di azione (libero arbitrio). Possiamo infatti notare che ciascuno
agisce nella quotidianità come meglio crede, secondo il proprio desiderio, aspettandosi magari un
certo risultato.
In realtà questa libertà l’abbiamo, perché se Krishna non ci permettesse di agire come desideriamo,
la parola “indipendenza” non avrebbe alcun significato.
La nostra indipendenza è però molto limitata. Possiamo sì desiderare e decidere di fare una
determinata cosa, ma è Krishna che rende possibile l’attuazione delle nostre attività. Senza il Suo
permesso non possiamo fare niente. Nuovamente questo non vuoi comunque dire che Krishna è la causa
delle nostre azioni. Noi agiamo a causa del nostro desiderio e Krishna dispone perché tali azioni si
realizzino.
Il risultato delle nostre attività dipende dunque da Krishna, ma l’attività in se stessa parte dal
nostro desiderio.
Quando ci apprestiamo a fare qualcosa, ci sono in gioco tanti fattori. Le nostre capacità fisiche e
le circostanze, e inoltre bisogna tener conto del luogo e del tempo e soprattutto del permesso da
parte dell’Anima Suprema, perché Egli non permetterà di ottenere un certo risultato, se questo non
ci spetta secondo il nostro karma. Quando meritiamo fortuna, secondo la legge del karma, la legge di
causa ed effetto, allora ci sarà permesso di svolgere l’attività che porterà, appunto, fortuna. Ma
quando siamo destinati a essere sfortunati o a provare un qualsiasi tipo di dispiacere, non ci sarà
permesso di svolgere un’attività a buon fine. Questa è la complessa natura della legge di causa ed
effetto. E’ molto difficile capire queste profonde connessioni, perché ci sono tanti motivi
concomitanti che talvolta risalgono a vite precedenti. Ciò nonostante possiamo esaminare più a fondo
questa tematica: per esempio vogliamo effettuare un’azione, ovvero sviluppiamo un desiderio, ma il
nostro desiderio è solo un piccolo fattore, perché nello stesso tempo anche gli altri coinvolti
hanno i propri desideri e, soprattutto, anche Krishna ha i Suoi desideri.
Che situazione complicata! Krishna ha i Suoi piani, voi avete i vostri piani e io ho i miei. Ognuno
ha piani diversi e desideri personali e questo in tempi diversi, in luoghi diversi, con differenti
presupposti; inoltre ogni individuo ha il proprio determinato karma. In qualche modo alla fine
dovranno tornare i conti.
Dobbiamo ringraziare l’Anima Suprema, che si trova nel nostro cuore e nel cuore di tutti gli esseri
viventi, perché solo Lei è in grado di conoscere tutti questi fattori e di coordinarli. Per questo è
detto che dovremmo dipendere completamente da Krishna.
Siamo così limitati! Possiamo agire ma il risultato dipende da tanti fattori che non possiamo
influenzare. I l desiderio di Krishna, i desideri degli altri, l’influsso del tempo, del luogo e
delle circostanze. Chi è in grado di influenzare queste condizioni?
Talvolta esistono veramente delle persone che tentano di riuscirci, come, a esempio, quel
multimiliardario americano un po’ matto, che cercava di influenzare il luogo in cui viveva. Fece
schermare la sua casa e lui stesso visse in una stanza sterilizzata, attrezzata con una speciale
aria condizionata capace di filtrare i batteri; mangiò solo cose che venivano preparate sotto un
severo controllo igienico e che gli venivano servite nella camera attraverso un lungo canale
filtrante. In questo modo egli voleva controllare le condizioni del luogo e, in ultima analisi,
impedire le malattie e la morte, sfuggendo anche all’influenza del tempo. Ma cosa accadde poi? Gli
venne il cancro, poiché non poteva influenzare il suo karma. Cercarono di trasportarlo con il suo
aereo privato in ospedale, per poterlo operare, ma morì durante il volo. In questo modo egli cercò
di essere il controllore di tutti gli avvenimenti, ma in realtà è la morte che controlla tutto.
Dovremmo quindi capire che tutto dipende dal Signore Supremo.
Spesso possiamo renderci conto, durante la nostra stessa vita, che riusciamo a ottenere qualcosa
solo quando ci viene concesso dal Signore Supremo. A volte si lavora molto, molto duramente, ma non
si ottiene nulla; mentre altre volte, non ci si impegna molto ma si ottiene un grande risultato.
Questo dimostra chiaramente che tra le nostre attività e il risultato, non c’è una correlazione
diretta, e che non è lo sforzo a garantire il risultato desiderato.
Per questo Krishna dice a Arjuna nella Bhagavad-gita (8.7): “Pensa sempre a me nella mia forma di
Krishna, e allo stesso tempo compi il tuo dovere”.
Questo ci indica i due fattori più importanti:
1. pensa sempre a Krishna e dipendi da Lui;
2. sforzati seriamente di compiere il tuo dovere.
L’uomo propone, Dio dispone.
Noi potremo avere i nostri piani, ma per realizzarli dipendiamo completamente dalla guida del
Signore Supremo. Per questo gli esseri viventi devono imparare a soddisfare Krishna, il Signore
Supremo, con le loro azioni. Questo si chiama servizio devozionale, ovvero bhakti-yoga. In questo
modo possiamo imparare e capire qual è la nostra vera posizione: noi siamo molto piccoli, Krishna
invece è molto Grande ed è il Supremo.
Il nostro vero compito perciò è abbandonarci completamente a Krishna perché se noi, piccoli e
insignificanti come siamo, cercheremo di rifugiarci nel Signore Supremo, diventeremo anche noi
grandi.
Se saremo conosciuti come i più grandi servitori di Krishna, questo sarà il complimento più grande.
L’uomo moderno pensa che si tratti di una bella cosa poter dire: noi siamo dio, onnipotenti e
controllori. Ma questa è un’ illusione. Il vero traguardo di un devoto è capire di essere un eterno
servitore di Krishna e che bisognerebbe abbandonarsi a Lui; in altre parole i desideri di Krishna
dovrebbero diventare i nostri desideri e non dovremmo più avere desideri indipendenti.
Se ci abbandoneremo in questo modo a Krishna potremo fare delle cose grandiose per Lui e saremo
davvero felici.
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