L’uso frequente dei social altera il cervello degli adolescenti?

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L’uso frequente dei social altera il cervello degli adolescenti?

Il cervello dei ragazzi che a 12 anni passano molto tempo sui social sembra crescere più sensibile
al giudizio dei coetanei. Con quali conseguenze?

15 gennaio 2023 – Elisabetta Intini

Chi solleva la testa dallo schermo abbastanza da accorgersi di quante ore gli adolescenti
trascorrono al cellulare, forse se lo sarà chiesto: che effetto ha tutto questo tempo passato sui
social sulla crescita dei ragazzi? La questione è da tempo oggetto di studio, ma ora per la prima
volta un lavoro scientifico ha provato a “fotografare” l’influenza dei social media sullo sviluppo
cognitivo dei teenager, andando a guardare in che modo questo universo online altera il
funzionamento del cervello.

La ricerca, pubblicata su JAMA Pediatrics, ha trovato che gli adolescenti che trascorrono più tempo
sui social hanno un cervello sempre più assetato di approvazione sociale dei pari.

GRANDI RIVOLUZIONI. L’adolescenza è uno dei periodi più importanti per lo sviluppo cerebrale, nel
quale avviene una riorganizzazione seconda solo a quella tipica della prima infanzia. Il cervello si
prepara all’età adulta e alcuni dei cambiamenti più profondi si verificano proprio nelle aree che
rispondono alla ricompensa derivante dalle interazioni sociali. Un gruppo di neuroscienziati
dell’Università della North Carolina ha provato a capire come il “fattore social media” si inserisca
in queste trasformazioni, eseguendo scansioni cerebrali di ragazzi di diversa origine ed età
comprese tra i 12 e i 15 anni.

QUANTO SEI SOCIAL? I 169 studenti sono stati divisi in gruppi a seconda del tempo trascorso su
Facebook, Instagram e Snapchat. L’attitudine ai social è parsa chiara già a 12 anni: sono stati
individuati gli utilizzatori frequenti (che controllavano i profili più di 15 volte al giorno);
quelli moderati (tra 1 e 14 volte al giorno) e quelli non abituali (meno di una volta al giorno). I
ragazzi di tutti i gruppi sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI) in tre
occasioni a circa un anno di distanza l’una dall’altra, mentre giocavano a un videogame che
somministrava ricompense o punizioni sotto forma di volti ammiccanti o accigliati di altri
giocatori.

TRAIETTORIA RICONOSCIBILE. Il cervello degli utilizzatori abituali, «cresciuti controllando più
spesso i social media, diventa più di frequente ipersensibile al feedback dei coetanei», spiega Eva
H. Telzer, tra gli autori dello studio. Mentre giocavano, questi ragazzi hanno mostrato un’attività
aumentata in tre aree cerebrali: i circuiti che analizzano la ricompensa (gli stessi che si attivano
quando si vince del denaro o nel valutare comportamenti a rischio); le aree che determinano quali
sono gli stimoli più rilevanti nell’ambiente, e la corteccia prefrontale, coinvolta nella
regolazione e nel controllo delle proprie azioni.

MA È UN BENE O UN MALE? Il cervello degli appassionati dei social appariva lanciato verso una
progressiva sensibilità all’approvazione sociale, il “brivido” che deriva dal sentirsi ammirati dai
pari, mediato dai like e dai cuori sotto alle foto postate. Lo studio non ha però catturato l’entità
di questi cambiamenti cerebrali, né se siano positivi o negativi. Come spiegato sul New York Times,
la sensibilità verso le interazioni sociali potrebbe per esempio essere un tratto adattivo, che è
bene imparare e che sarà utile nella vita, o al contrario potrebbe trasformarsi in una fonte di
ansia sociale e depressione se non soddisfatta.

MOLTI DISTINGUO. Molte altre variabili potrebbero aver influito su quanto osservato. Per esempio un
avvenimento importante nella vita sociale di un adolescente, come l’ingresso in una squadra di
basket o di calcio, un contesto in cui l’approvazione dei pari è allenata costantemente. Anche la
personalità può influenzare il desiderio di controllare la propria rete di contatti – gli estroversi
lo fanno più di frequente. Inoltre, lo studio non ha documentato l’evoluzione del rapporto con i
social, dato che la frequenza degli accessi è stata misurata soltanto all’età di 12 anni.

CERCHI CONSENSO? FAI CANESTRO! Quanto emerso andrebbe dunque contestualizzato nella vita intera di
ogni ragazzo, considerando tutti gli aspetti della sfera sociale, incluse le ricompense che
provengono dal rapporto diretto, faccia a faccia, con i pari. Senza limitarsi a demonizzare i
social, che hanno se non altro il merito di aiutare a cogliere interessi comuni e di tenerci in
contatto. Di certo però, questi sono spunti che fanno pensare: bisogna capire se quello osservato è
un adattamento del cervello dei teenager a un mondo sempre più digitale, da dove viene quella fame
di approvazione a tutti i costi e se possa essere soddisfatta, con l’aiuto dei genitori, anche in
altro modo (per esempio attraverso lo sport).

www.nytimes.com/2023/01/03/health/social-media-brain-adolescents.html

jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/fullarticle/2799812

da focus.it

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