Ma qual è il “vero” massaggio ayurvedico… ?
di Stefano Paggini, Luigi Lacchini – auraweb.it
Ci capita spesso, durante seminari, conferenze o dimostrazioni, di imbatterci in persone che hanno
avuto occasione di fare dei viaggi in Shrilanka o in India (chi nel Nord, chi nel Sud) oppure di
assistere ad altre dimostrazioni di massaggi Ayurvedici magari eseguiti da Indiani. Coloro che hanno
avuto modo di vivere tutte queste situazioni hanno potuto constatare che vi sono talvolta anche
enormi differenze tra l’esecuzione di un trattamento ayurvedico e un’altra.
I meno esperti, al contrario, hanno visto spesso una sola versione di massaggio e sono convinti che
quello sia il “vero” massaggio Ayurvedico, concludendo, per ciò stesso, che qualunque altra sequenza
sia falsa. La convinzione è tanto più radicata se l’unica sequenza che conoscono è stata effettuata
da un Indiano. È un po’ come se uno di noi andasse in India ad insegnare la tarantella e, per il
semplice fatto che è italiano, gli Indiani concludessero che il suo modo di ballare la tarantella è
l’unico vero!
Purtroppo, sappiamo perfettamente che non è sufficiente essere italiani per essere esperti di
tarantella! Abbiamo come il sospetto che una tarantella danzata da Nureyev o Barishnikov,
risulterebbe in realtà un po’ migliore (appena un poco!) di una ballata da noi! Tutto ciò, anche
senza considerare il fatto che lesecuzione di un ballo, così come quella di un massaggio, lascia
ampio spazio alla sensibilità di chi lo esegue.
In sostanza, come non è necessario avere gli occhi a mandorla per eseguire un buon trattamento
shiatsu o per vincere il campionato del mondo di karate, così non è necessario essere indiani per
eseguire “l’ayurveda perfetto”. Forse è ora di fare un po’ di chiarezza!
SENSIBILITA’ ED EMPATIA
Prima di tutto bisogna dire che il massaggio ayurvedico si può eseguire a terra o sul lettino. In
India spesso viene effettuato su un particolare tavolo da massaggio, basso, che viene chiamato Taila
Thron (= “trono dell’olio”), pensato per effettuare anche i dhara, ovvero le terapie di “colata” e
quindi presenta dei sistemi di raccolta dei liquidi. Qui da noi, spesso, ci si deve “arrangiare” con
quello che c’è.
L’ayurvedico si pratica sia con i piedi che con le mani e non mancano tecniche di gomito,
avambraccio, ginocchia, come nello shiatsu e nel tuina cinese. Lo si può iniziare dalla testa
piuttosto che dalladdome ovvero dai piedi
Occorre una competenza e un’esperienza di anni per
capire le varianti e i perché.
Basta andare nellIndia delle cliniche Ayurvediche per toccare con mano quante modalità diverse e
possibilità di esecuzione esistano. Inoltre un massaggio ayurvedico tradizionale e completo può
durare fino a 2 ore e mezzo, mentre esistono diversi metodi parziali i cui tempi variano a seconda
delle circostanze.
Le varianti si presentano per uninfinità di ragioni. Innanzitutto ci sono diverse “scuole di
pensiero”, ciascuna delle quali ha sviluppato tecniche sue; spesso, poi, le modalità di intervento
variano a seconda delle “prakruti” (cioè dei “dosha” predominanti nei vari individui) e di eventuali
alterazioni “acute” dei dosha stessi; altre differenze dipendono dal fatto che ogni Maestro tende ad
elaborare nel tempo sequenze proprie, sia per scopi didattici sia per intuizioni ed esperienze nate
“sul campo”, che danno origine a metodi che pur potendo prendere diversi nomi restano pur sempre
autentici massaggi ayurvedici.
Vi sono poi tecniche avanzate che manipolano maggiormente le articolazioni oppure i punti “marman” o
i “bindu”, mentre, quando si ha a che fare con problematiche psicosomatiche, è spesso necessario
riequilibrare le sottili energie dei chakra, con particolari manovre energetiche.
In una parola: l’ayurveda non è una sequenza che si impara a memoria e si ripete sempre uguale
qualunque sia la persona che ci troviamo davanti! Le capacità di osservazione, la sensibilità e,
vorremmo dire, le capacità empatiche del maestro di ayurveda, lo portano a comprendere cos’ha
bisogno l’assistito, modificando tecniche e manipolazioni a seconda delle esigenze. Sono le
“personalizzazioni”, non certo frutto di improvvisazione, ma spontaneo fiorire (in uno spirito che è
analogo a quello Zen) del background di conoscenze che il Maestro si è creato in anni di studio e di
ricerca.
Il fatto che ai livelli elementari tutti i Maestri insegnino sequenze, non deve ingannare. La
sequenza svolge nel massaggio la stessa funzione dei “kata” o dei “lu” nelle arti marziali. Sono gli
esercizi indispensabili per dare una struttura all’allievo, insegnargli le tecniche base e fargliele
assimilare in modo ordinato: ma nessuno effettua il combattimento libero usando i kata!
Nell’arte del massaggio quest’esigenza di conoscere moltissime tecniche per poter usare poi
spontaneamente quella “giusta”, è persino ovvia. Se il nostro ricevente soffre di ernia lombare
migrata, gli praticheremo disinvoltamente lo stretching delle gambe (tipo “manovra di Lasegue”) o
gli imporremo dure flessioni del rachide per il solo fatto che in alcune sequenze ayurvediche queste
tecniche sono previste?
E se trattiamo un’anziana donna che soffre di grave osteoporosi le praticheremo le manovre di
pressione forte e rapida a due mani sulle vertebre che in certe sequenze ayurvediche si usano per
attivare le energie del canale dei chakra (sushumna)?
L’ayurveda ha sviluppato le manovre più “strane”, pensate per le più diverse ragioni. La sensibilità
del maestro, istantaneamente, sceglie. Ecco allora che non occorre poi aver studiato gran che per
capire che non può esistere “un” massaggio ayurvedico che debba essere considerato quello “giusto”.
Ciò che è importante è trasmettere una conoscenza il più possibile ampia, possibilmente scevra da
istruzioni che potrebbero rivelarsi pericolose per gli operatori e soprattutto per coloro che
desiderano gustarsi un piacevole massaggio ayurvedico senza dover correre il rischio di farsi
procurare gravi lesioni.
Occorre progressività nell’insegnare e consapevolezza nell’eseguire.
Non dimentichiamo che layurveda, di per sé, è conoscenza, (VEDA = Conoscenza, scienza, sapienza)
intesa nel suo significato più ampio; la conoscenza è qualcosa che è dentro ciascuno di noi ed è
nostro dovere adoperarci per risvegliarla. Non esiste nessuno che ci possa dire cosa è giusto e cosa
è sbagliato; nessuno che abbia il potere di decidere cosa è bene e cosa è male.
Perciò, affermazioni del tipo: “Quello è il massaggio ayurvedico vero, quell’altro non lo è”, oppure
“Io l’ho visto fare e non era così”, e ancora, “Io sono andato in Shrilanka e mi hanno massacrato”,
“Sono stato in India ed era completamente diverso” non hanno alcun senso. Testimoniano soltanto una
scarsa consapevolezza di quanto sia complesso “praticare l’ayurveda”.
Attenzione, però! Ciò che siamo venuti dicendo non significa affatto che l’ayurveda possa essere
“qualsiasi cosa”. Non si praticano massaggi ayurvedici utilizzando la farina di mais (come ci è
capitato di vedere!), per il semplice fatto che il mais è venuto dall’America nel XVI secolo dopo
Cristo e l’ayurveda è nato nel XV secolo avanti Cristo in un Paese in cui il mais non esisteva. Dai
testi antichi non ci risultano varianti ayurvediche valtellinesi effettuate con la farina per la
polenta taragna!
L’ayurveda ha una sua tradizione seria, che si fonda su testi classici, insegnamenti di illustri
maestri, ricette per la creazione di olii medicati, terapie di massaggio particolari che fanno uso
di fomentazioni, ecc. Ci vuole umiltà, tanto studio e la convinzione che, prima di inventare
alcunché, è opportuno conoscere a fondo ciò che hanno creato gli altri, soprattutto quelli che hanno
fatto dell’ayurveda la loro vita e quindi gli hanno dedicato anni di ricerche e di prove “sul
campo”.
Non basta un corso di trenta ore per proclamare che “si sa l’ayurveda” e, magari, insegnarlo, solo
perché questa o quella scuola alla moda ha rilasciato comunque una compiacente “patacca” da
attaccare al muro.
Non esiste nessuno al mondo, qualunque sia il titolo che possiede, che possa decidere chi ha
realizzato la conoscenza e chi no! Non esiste alcun Diploma, Attestato o Laurea che possa in
concreto certificare la Conoscenza.
Il mondo è pieno di “Titolati”, ma, nondimeno, tanti disastri ed errori vengono commessi; negli
ospedali, nei cantieri, nelle progettazioni. E questo, è più che normale perché, che ci piaccia o
meno, siamo davvero esseri Divini ma in forma umana e come tale con profondi limiti nonostante i
pezzi di carta appesi alle pareti. Nessuna Università potrà mai laureare un padre affinché sia
autorizzato a fare il genitore; nessun organismo giuridico potrà mai certificare chi riesca a
trasmettere un po damore con un massaggio e chi no!
UN’ULTIMA RIFLESSIONE
Purtroppo, quando qualcosa per quanto sacro e dominio millenario di trasmissioni orali il più
delle volte segrete fa moda, ecco che il business incalza e tutti diventano Maestri di x, y, z …
Purtroppo questa mentalità che privilegia sempre e comunque la dimensione economico-consumistica,
questa rincorsa al business che niente risparmia, interessa anche gran parte dellayurveda attuale
in Italia.
In attesa della creazione di un organismo ufficiale che, pur con tutti i suoi limiti, possa
riconoscere i docenti in materia, almeno per quanto riguarda la legalità (e, si spera, non in base
ad assurdi parametri eteronomi rispetto alla disciplina!), non resta altro da fare che fidarsi del
proprio istinto, del proprio sentire, del proprio cuore…
Se andate dal vostro “terapista ayurvedico” per dieci volte consecutive ed egli ripete sempre le
stesse identiche manovre, probabilmente c’è qualcosa che non va… È poco probabile che voi siate
andati a ricevere il massaggio sempre nel medesimo stato psicofisico.
Se quando avete finito il trattamento non avete provato nulla, c’è qualcosa che non va… Se nel
vostro “terapista” non scorgete una profonda armonia interiore, c’è qualcosa che non va…
Imparate a “percepirlo”: vivete il senso di profonda accoglienza che vi regalano le sue mani cariche
di energia positiva. E se sperimentate un senso di fusione, se vi sentite immersi in una bolla di
energia, se percepite che, durante il massaggio, state in realtà compiendo una meditazione in due,
allora, forse, avete incontrato un Maestro.
… “possiate fidarvi solo e soltanto del Vostro cuore, …
possiate fidarvi di Voi Stessi”
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