di Guido da Todi
È una domanda soggettiva, forse tra le più sane ed oneste che ognuno di noi possa indirizzarsi allorchè essa va a cogliere la propria attenzione, così, all’improvviso, mentre si sta vivendo la nostra solita sadhana quotidiana.
“Sto perdendo tempo? Me ne rimango immerso in sogni piacevoli – forse inebrianti – che mi procurano una “tana” mentale, un conforto nelle dure avversità della vita? I miei studi, i miei interessi metafisici, le mie meditazioni, le mie posizioni yoga. In fin dei conti, cosa mi hanno donato, in pratica; dove mi hanno portato, in una solida analisi di quel principio che dice: “Ad ogni azione corrisponde una reazione, di natura simile alla causa che la provocò”?
Badate, che è una domanda – se fatta con le sue più vive motivazioni – “da spiritualisti adulti”, e non da chi voglia giocare con se stesso e con argomenti – in fin dei conti – più robusti di lui. In ogni caso, essa costituirà un incredibile vantaggio di tempi e di acquisite chiarezze valutative, su voi medesimi, che neppure immaginate, ora, mentre mi state a leggere. Interrogativi psicologici di tal genere hanno in sé la valenza di fare guadagnare balzi evolutivi, che portano avanti – chi li esprime – di anni, sul proprio sentiero spirituale.
Intanto, servono a “saggiare” la validità ed il ritmo dei propri sforzi. Sono, codesti, sottili e sofisticate chimere teoriche, da noi ripetuti, senza avere il coraggio di affrontarne i contenuti, nella nostra vita esteriore? Saperlo può anche significare accettare giustamente – dei nostri limiti, ed un nostro momento di assimilazione reincarnativa. È già un successo, riconoscerlo. Tuttavia, se tale “esame approfondito del nostro atteggiamento spirituale” ci mette a fuoco, innegabilmente, un lungo periodo di studi teorici, di simpatia generica e istintiva – privi di evidenti e migliori cambiamenti nella nostra vita, dovremo allarmarci. Ciò, però, non riguarda – strettamente parlando – l’ottica degli studi spirituali, in genere. Riguarda, piuttosto, le migliaia, i milioni di “vite spente”, in ideali non realizzati, ma solo alimentati da un desiderio generico di “libertà” e di “felicità all’esistere”.
Ricordiamoci che le “sottili brezze” costanti, rappresentate dai nostri interessi, dalle nostre idee sublimali, dalle nostre ricerche del vero, se non realizzate – almeno in una loro parte – nel mondo oggettivo che ci circonda (e tramutate in qualità dell’io), sono destinate a potenziare, con il tempo, una “camera stagna” esistenziale, la cui pressione interna – sempre in crescita lenta, ma costante non riuscirà a sfogare, se non rivolgendosi contro lo stesso “abitante della stanza” (voi!), ed asfissiandolo, depauperandolo, negli anni, delle sue energie vitali. Inutile, a quel punto, smettere di occuparsi della propria attenzione “di spettatore” del mondo dello spirito. Sono interessi – ricordatelo! – che fanno parte della vostra natura più alta; e che vi invia, sommessamente e ad intermittenza, il vostro Sè Superiore Divino.
Non potrete mai spegnere questa Voce, questo costante “titillamento” interiore. Non illudetevi, quindi, in proposito. Potrete solo “strozzarli”, per questa vita. O, sottovalutarli. Eppure, credetemi, l’esigenza più importante e il “colpo decisivo”, onde evitare i molti, seri danni provocati dall’essere innamorati di quell’aspetto di maya, chiamato “la viltà nell’azione spirituale”, sono rappresentanti, per la massima, nel proprio desiderio di fare chiarezza in sè, con la domanda-chiave: “Sto perdendo tempo?.”
Da questo punto in poi, ci si troverà in discesa. Da qui, in avvenire – se fervidamente convinti di avere iniziato ad aiutare lo sforzo misterioso della Natura Cosmica, che si esprime come “la realizzazione della gioia e della libertà”, che parte dall’interno e si attesta nelle posizioni esterne – da qui, in avvenire ci verranno proposte tutte le soluzioni vantaggiose della “presa di coscienza dell’Iniziato”. Dopo avere onestamente riconosciuto che abbiamo utilizzato un più, o meno, lungo periodo della nostra vita, occupati solo a saggiare con la punta del piede, lì dove la spiaggia tocca il mare, per provare se l’acqua fosse calda o fredda; e che mai avemmo, in fin dei conti, la volontà decisiva di gettarci nell’oceano, dovremmo cominciare, intanto, ad essere felici! Perchè una prima “nota”, “un accordo” con la Grande Legge di costante trasmutazione del piombo in oro (in noi) lo avremo raggiunto! Qual è la direzione da prendere, a questo punto?
Sembrerà, forse, ai più, strana l’affermazione, ma ve ne sono poche; e, comunque, già codificate da millenni, all’orizzonte del Sentiero che tutti noi stiamo seguendo. Ne continueremo a parlare assieme, con una certa cura, in seguito. Affrontiamo, intanto, alcuni primi aspetti del problema. ……. Simile al timore patologico di “realizzare” in sè le qualità suggerite dalla Morale Metafisica Tradizionale (amore verso tutti e tutto; innocuità; polarizzazione sul modulo “energia”, piuttosto che su quello “materia”; percezione reale e realistica di Dio, nella natura; positività…) è, al polo opposto, il desiderio “faccendiere” di volere a tutti i costi “aiutare il prossimo”, “insegnare le verità yoga a tutti”, dare la rivelazione a più non posso, in un continuo sfibramento delle proprie forze.
Attenzione! Tutto ciò è nobile e morale! Si tratta solo – molte volte – di comprendere come, in effetti, “prima di noi ci fosse Dio.”, e che “Dio adombra, sia tutti coloro che ne insegnano il Verbo, che coloro che lo assimilano.”. Si tratta – da parte di chi si sente “unto” e “toccato dalla Rivelazione interiore” – di guardare un pò “fuori dalla finestra del treno”, ed osservare la campagna, i fiori ridenti, gli uccelli, le case umane a gruppo, sui monti e nelle vallate. Forse, avranno più tempo di occuparsi di Dio, in loro stessi, piuttosto che correre sempre ad “infilarne” la rivelazione (magari, dimenticandosi dei figli, dei mariti, degli amici e della famiglia..), lì dove l’Uno già esiste e dove già Egli sa come portare nel proprio Cuore tutto il resto del creato Ci dimentichiamo, difatti, troppo spesso che l’Uno “sta già, lì, radicato, dove noi vogliamo, a tutti i costi, portarne il Verbo”. Sta già in coloro che nulla sanno di Yoga; nulla di Paramahansa Yogananda; nulla della reincarnazione; nulla… di Dio… Il ritmo di Dio, una volta conquistato, saprà suggerirci, sempre, al momento giusto, quale azione dovremo portare, in Suo Nome, nel mondo.
Perchè – ciò è fondamentale – è Dio che agisce attraverso l’Uomo; non il contrario.. Quindi, ecco già le due direzioni da non assumere: – inerzia nell’azione spirituale; ma, anche, meccanicismo e espressione “faccendiera” ed egocentrica, nella stessa. (continua) …. Parlando del Suo Guru, Paramahansa Yogananda ne ha sempre evidenziato la
facilità, dalla umile ghiaia che componeva il selciato della quotidianità più immediata di ognuno, la polvere d’oro divina, che screziava ogni particolare delle cose relative. Ecco l’importanza inesprimibile di un Guru! Il suo colpo
Poiché è unicamente il Profumo di Dio che noi siamo, e saremo capaci di percepire – quale naturale qualità d’animo di ogni Figlio dell’Uno – Uno stesso, a sua volta Come dice la Dottrina Segreta: < È solo tramite la forma, e indirettamente, che Parabrahaman si mostra - in modo parziale - al suo universo> La
Proprio così! La Scuola di Paramahansa Yogananda non spinge l’umanità a credere in alcunchè di fideistico. Essa indica – senza indugi e senza tentennamenti di sorta – il mistero della presenza di Dio, nelle nostre vene, nell’ambiente che ci circonda, nei cieli e nelle stelle, inteso quale risonanza del Sacro Suono:
“DIO PUÒ VENIRE ASCOLTATO E SPERIMENTATO!”
Dio non è unicamente uno straziante desiderio di Lui, da parte dei suoi figli; Dio è Presenza! Dio è
Avete mai visto quei vecchi film western, in cui gli indiani poggiavano l’ orecchio per terra e, tramite delle profondissime e lontanissime vibrazioni – assolutamente impercettibili all’orecchio di chi non fosse nato in quelle praterie – captavano l’avvicinarsi, a chilometri di distanza, del trotto di un cavallo? È così, per chi medita; e lo fa, seguendo le indicazioni della millenaria Scuola Orientale. Le sottili facoltà interiori vengono risvegliate; e costui diviene capace, proprio come quegli indiani, di poggiare il suo senso di ineffabilità, sull’ovunque, e di ritrarsi, imbevuto dalla vibrazione dell’Eterno Aum: dalla Vibrazione di Dio Stesso! Non mi azzarderei a dire che, all’inizio, affrontare la sperimentazione dell’AUM appare come un gioco, a colui che si addentra in essa.. Ma non si tratta mai di un gioco, quando è il Sè Superiore dell’individuo a sospingerlo verso le Infinite Esperienze dell’Universale.
Tuttavia, la mente inferiore dell’uomo ne combina molte delle sue, allorché approccia – ancora infantilmente – l’ Immensa Esperienza della ‘Sacra Percezione. Potranno passare degli anni; o, a volte, dei mesi; o, forse, dei giorni, prima che l’animo sbigottito del ricercatore si trovi dissolto nel ‘Suono Puro di Diò; che gli appare come
L’esperienza di ognuno, a questo punto, è che egli – oramai trasumanato – identifica la realizzazione
DIO È UN SUONO SACRO, che noi possiamo sperimentare in noi stessi, quando vogliamo e come vogliamo – solo che ci si decida a farlo! Dio è una
Tramite il Suo Verbo, che è l’AUM. Solo in tal modo, saprete dissolvere ancora uno dei massimi ostacoli alla Libertà vostra e di coloro che servite, nel vostro ambiente, e vi allontanerete da un nuovo
Ed il tronco a cui s’appoggia
conoscenti, mentre si rivolgono a voi, rimbrottandovi, rimproverandovi, magari, riempiendovi di
Ascoltate quella Eco rombante, giorno dopo giorno, che preme sulle pareti antichissime della Caverna di Maya, in cui l’umanità vive. Abituatevi ad amare questa Eco; a sussultare, pieni di gioia ed allegria, quando la riconoscerete, sempre più e sempre più, come
.Fino a che, dietro di essa, riuscirete, infine, a riconoscere la Vita Infinita dell’Uno; del Logos!.. E, quello che ora considerate
Non siete stanchi di soffrire? Non volete, infine, gioire, danzare, urlare il vostro silenzio di gioia e di infinito?! Ed allora, credetemi!. Non sono
Per sempre!
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