Malattia e Psicosomatica Olistica: altro che errore!
di Susanna Garavaglia | auraweb.it
Non è facile accettare un disagio quando viene a bussare alla porta della nostra vita; su qualunque
piano si manifesti non lo accogliamo ma cerchiamo di respingerlo rimandandolo al mittente, nemico
inopportuno e fastidioso che mina l’equilibrio a fatica conquistato.
Non è più tempo di rimanere nell’ignoranza, il mittente siamo noi stessi ed è, questo, un concetto
basilare che troppo a lungo abbiamo finto di ignorare; ma come potremmo continuare a farlo in questo
momento storico in cui stiamo finalmente vivendo un processo di chiarificazione e d’attivazione
energetica e ci è richiesta la comprensione del nostro progetto e del nostro potere?
Una malattia, un’emozione che non ci lascia dormire sereni, un pensiero inopportuno ed ossessivo, un
momento di passaggio, una difficoltà che pare senza via d’uscita, sono tutti disagi che ben
conosciamo e che ci sono venuti a trovare più volte nella nostra esistenza.
Li abbiamo chiamati nemici, draghi, mostri e abbiano sempre cercato di liberarcene, non riuscendo
pertanto a coglierne la fertilità che, come doni, portavano con sé; difficilmente abbiamo
colloquiato con loro, per coglierne il messaggio profondo per la nostra vita.
I sintomi fisici sono spesso i più semplici da addormentare, la farmacopea è una bacchetta magica
che istantaneamente ci fa credere di avere risolto il problema, quelli emotivi sono rospi più
difficili da digerire e trasformare ma anche in questo caso le pilloline della felicità ci fanno
l’occhiolino da ogni angolo del pianeta.
Assumere calmanti ed antidepressivi, dipendere da sostanze o relazioni, annegare emozioni e pensieri
in una superattività che ci catapulta fuori di noi, dove riusciamo a non “sentire” più niente, è un
collaudato sistema per raccontarcela su e sopravvivere “fino alla prossima volta”.
Un disagio ha una sua funzione ben precisa, non è un errore del nostro corpo fisico né dei nostri
corpi sottili ma è un messaggero che vorrebbe assolvere il suo compito, se non fossimo noi stessi a
metterci continuamente i bastoni tra le ruote.
Nel corso della nostra vita noi spargiamo frammenti di coscienza lungo la linea Spazio Temporale e
li congeliamo lasciandoli magari per anni a depositare ai nostri vari livelli, non rendendoci conto
che quello che sentiamo nei nostri corpi è il continuo richiamo di questi blocchi energetici dei
quali ci siamo dimenticati ma che, nonostante questo, continuano a mandarci i loro richiami.
Siamo meravigliosi esseri multidimensionali e il nostro corpo fisico è solo il terminale denso che
ci collega alla realtà fisica, permettendoci di percepire, attraverso il dolore o il
malfunzionamento d’organi e apparati, gli squilibri nati ad altri livelli. Quello della malattia è
un viaggio a cascata che, partendo dai livelli più alti, si propaga nei nostri vari corpi, senza
escluderne nessuno perché, si sa, la natura non ammette salti.
E così il nostro Corpo Causale che ci consente di attingere alla nostra matrice spirituale e di
cogliere la nostra verità, si avvale di tanti messaggeri man mano che il messaggio scivola lungo i
nostri vari livelli: non sempre è compreso a dovere dal Corpo Mentale, connesso con l’attività della
mente come funzione superiore dell’Anima e non si incanala in modo costruttivo nelle Forme Pensiero
che, invece di farsene portavoce e di accompagnare costruttivamente una nostra virata, si ostinano a
rimanere agganciate ad un’energia pesante che condiziona il modo di vedere noi stessi, gli altri e
la vita nella sua interezza.
Il pensiero non corretto crea disarmonia nelle cellule e negli organi: se il mentale è “sporcato” da
paura, rabbia e altre emozioni disarmonizzanti, questa disarmonia andrà a perturbare il nostro
equilibrio fisico. Il mentale inferiore è la sede dei processi relativi al senso comune, alla
ragione, alla logica, quello superiore è il luogo delle intuizioni, della creatività.
E’ noto che il nostro cervello è formato da due emisferi, quello sinistro che governa la parte
destra del corpo, quello razionale, sede della logica e della parola e quello destro, che governa la
parte sinistra del corpo, sede della emozione, della intuizione, della creatività. Il cervello
sinistro è maggiormente collegato ai corpi mentali, quello destro ai corpi astrali.
Se il messaggio del Sé non è adeguatamente compreso dal Corpo mentale che, come già ho scritto, si
inventa mille modi per “raccontarsela su”, cerca comprensione precipitando ancora nel Corpo Astrale,
veicolo delle emozioni e dei sentimenti , il piano delle dualità, del desiderio, della Paura,
dell’illusione che spesso si trasforma in “campo di battaglia”, rendendoci sordi a quanto il nostro
Sé sta cercando di raccontarci e tradendo così il suo ruolo di “campo di servizio”, così prezioso
per la nostra evoluzione.
Le emozioni sono forze che e-movono, che cioè incanalano, spingono le energie fuori e dentro l’uomo,
al movimento e all’azione oppure al blocco e al ristagno, modificando l’equilibrio generale
dell’organismo.
Alcune emozioni aumentano la quantità di ioni positivi nel corpo, acidificandolo: sto parlando della
paura, ad esempio, o dello stress e della rabbia che aggravano ulcere, reumatismo, artrite, cancro.
Altre, invece, hanno azione alcalina e attivano squilibri come allergie, asma bronchiale eccetera.
Ma sappiamo bene che le positive armonizzano e aiutano nella guarigione o nel mantenimento dello
stato di salute se da un lato il corpo astrale è la sede delle emozioni più “naturali” e
primordiali, quelle anche legate al nostro inconscio, e delle sensazioni più immediate, dall’altro è
anche il serbatoio che, nella sua veste di corpo astrale superiore, ci connette con emozioni più
elevate, quali la compassione, la pace, la gioia, la sensibilità, e con sensazioni più elevate come
la percezione dell’armonia, della bellezza, della sensitività.
Se, come già ho scritto, usiamo il nostro Corpo Astrale come campo di battaglia e non come campo di
servizio, il messaggio ignorato o mal compreso precipita nel Corpo Eterico, cioè nel campo
energetico umano e da lì è già Malattia nel Corpo Fisico.
Questo avviene perché tra Spirito e Materia, tra Sé e corpo fisico, non vi è scissione ma soltanto
una differente gradualità di livello vibratorio e tutti i nostri veicoli o corpi sono campi
d’energia che comunicano tra loro e sono in continuo movimento, ma l’uomo non ne è consapevole
fintantoché si identifica con la Personalità e polarizza la sua attenzione sul corpo fisico,
dimenticando la sua vera identità.
E’ questo oblio il vero errore, e non il disagio o la malattia da cui cerchiamo costantemente di
fuggire, tradendo o ignorando la voce del nostro Sé, quella parte che sa quale è il nostro compito
in questa esistenza la cui voce, sola, può riportarci a Casa.
E’ importante, pertanto, un approccio olistico alla malattia ed è molto sterile, invece, limitarci
ad un approccio sintomatico, cercando di abbattere la punta di un iceberg ed ignorandone il resto
del corpo sott’acqua, proprio perché la Malattia non è un errore ma un oracolo dalla saggezza
profonda e trasformativi.
Il linguaggio della Psicosomatica ci aiuta a distinguere il Significato, puramente sintomatico, dal
Senso della Malattia, quello che rende il mal di pancia di Paolo diverso da quello di Lucia: solo
ascoltando fino in fondo il loro mal di pancia sia l’uno che l’altro potranno trovare le indicazioni
per proseguire in armonia nel viaggio della loro esistenza.
Il supermarket della Guarigione non esiste, è soltanto una panacea effimera che può al massimo
rimandare la soluzione del problema ed avviare quel processo di vicariazione che spinge il messaggio
a migrare d’organo in organo o di sintomo in sintomo, potenziando la sua energia e la sua forza,
cercando di farsi sentire e di superare la nostra sordità.
E la Psicosomatica ci insegna a spostarci dal Pensiero Razionale, avvezzo ad una visione di
Significato della Malattia, uguale per tutte le persone con gli stessi sintomi, a quello Analogico,
capace di intuire il Senso proprio d’ogni disagio in ogni momento, per ogni persona.
Ad una persona quella stessa malattia potrebbe voler suggerire il bisogno di lavorare sulla sua
aggressività, ad un altro la necessità di lasciare andare il controllo, ad un altro ancora la paura
di restare solo o la stanchezza d’avere responsabilità che non vuole più sostenere. A che
servirebbe, pertanto, addormentare i sintomi di quella malattia e trattarli per ognuno allo stesso
modo!
Termino ricordando che nella radice della parola Malattia abbiamo due fonemi, Ma (Madre) e Lat
(Latte): che cosa di meglio del Latte Materno per alimentare il neonato e aiutarlo a crescere lungo
la via della sua esistenza? Alimento e nutrimento, allora, la Malattia: altro che Errore!
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