Mantra (storia e filosofia dietro il Mantra Hare Krishna)
di Mario Leonelli (Yashoda Nandana Dasa)
MANTRA è un termine sanscrito composto dalle parole “manas” che significa
mente e “traya”, liberazione. Il MANTRA quindi libera dalle sofferenze
inflitte dalla natura materiale.
I Veda classificano l’umanità non per razza, sesso, nazionalità o cultura
accademica ma piuttosto a seconda che si sia intrapresa o meno una via di
realizzazione spirituale. Se siamo sufficientemente sensibili e “coscienti”
sentiremo sicuramente un senso di frustrazione nel vivere in un mondo
caratterizzato da ignoranza, morte e infelicità mentre il nostro desiderio
sarebbe quello di godere, senza interruzione, di profonda e duratura
felicità, perfetta conoscenza della realtà che ci circonda e, soprattutto,
di liberta’ dalla morte che percepiamo come “innaturale”.
I Veda, quindi, ci dicono che l’emancipazione dalla letargia e dalla
corrente assuefazione alla condizione effimera di questo mondo, cominciano
quando alla domanda “perchè soffro in questo mondo” segue questa preziosa
intuizione: “AHAM BRAHMASMI!”, ovvero, “soffro perchè sono spirito ma vivo
in un mondo di materia”.
A questo punto l’intuizione non può portare molto più in là, occorre che una
persona realizzata, appartenente ad una tradizione spirituale valida
(sampradaya), ci dia un metodo da seguire per ricollocarci in quello stato
spirituale originario(vaikunta, ovvero “senza ansietà”) che,
costituzionalmente, ci appartiene.
Il maestro spirituale o guru, ci assegnerà quindi la “cura” più appropriata
per il ritorno alla condizione di salute spirituale.
In questa era nella quale ogni sistema di realizzazione religiosa basato
sulla meditazione e sul controllo dei sensi sembra praticamente impossibile
da praticare (questo concetto è ampiamente spiegato nella Bhagavad Gita), i
Veda, e non solo, ci informano che l’unica pratica efficace per avvicinare
ed accedere alla trascendenza, è il canto del santo nome del Signore.
Parlando di “nome” e di “Signore” abbiamo introdotto il concetto di “Dio
personale”.
Abbiamo visto che è possibile intuire la presenza di un energia superiore,
brahman, alla quale tutti apparteniamo: un ulteriore ed importante passo
avanti è apprendere che la verità assoluta ha anche un aspetto personale.
Il termine personalità sottintende questi aspetti: nome, forma, attività,
caratteristiche. Noi siamo persone, possediamo questi attributi ma siamo
tutti consapevoli di non essere ne l’origine ne il sostegno della nostra
esistenza: la nostra nascita, la morte e gran parte della nostra vita non
dipendono dal nostro arbitrio e dalla nostra volontà.
Quindi esisterà necessariamente una “fonte”, un “creatore”, una forma di
esistenza assolutamente indipendente e perfetta che possieda questo
ingrediente della personalità nella sua forma più meravigliosamente evoluta.
Perciò, necessariamente, l’Assoluto sarà “Brahman”, spirito, energia,
onnipervadente, ma anche “Bhagavan” Dio, persona, dalle infinite potenze e
qualità, “sat-cit-ananda” ovvero caratterizzato da eternità, conoscenza
infinita e felicità.
Nelle varie culture il “creatore”, Dio, si presenta con diverse personalità
e nomi: conosciamo Jahvè l’Eterno, Budda l’Illuminato, Allah il piu’ Grande
ma anche Vishnu il Mantenitore e Krishna, Colui che attrae tutti.
Se Dio, per definizione, non conosce limiti, non conoscerà nemmeno quello di
essere differente dal Suo nome. Se voglio bere dell’acqua o incontrare un
amico, ovviamente, non mi sarà sufficiente dire “acqua, acqua” per
dissetarmi o dire il nome del mio amico per evocarne la presenza, ma Dio,
grazie alla sua onnipotenza, è totalmente “compreso” e “contenuto” nel Suo
Santo Nome. Questa identità tra nome e persona è così completa che è
addirittura gravemente offensivo pensare che Krishna e il Suo nome siano due
realtà separate, come invece succede con le creature comuni.
Per questi motivi, cantare o recitare un nome di Dio riconosciuto da una
tradizione autentica, evoca direttamente la Sua presenza, con tutto il
beneficio che ne consegue, e costituisce quindi il sistema più semplice e
più sublime per ottenere la realizzazione spirituale.
Un nome di Dio o più nomi combinati costituiranno un MANTRA, il maestro
spirituale raccomanda al discepolo l’adozione di un particolare MANTRA, a
seconda della linea disciplica di appartenenza ed indica una regolarità nel
praticarne il canto o la recitazione.
Il MANTRA in assoluto più famoso ed efficace è il Maha (grande) MANTRA :
Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare
Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Riservato, fino a poche centinaia di anni fa, ad una cerchia esoterica ,
questo Maha MANTRA, è stato concesso a tutti, senza distinzione di credo,
razza, sesso, nazionalità e cultura da Sri Caitanya Mahaprabhu, il grande
asceta, riconosciuto come “avatara” o manifestazione di Krishna Dio, la
Persona Suprema, apparso in India alla fine del 1400. Sri Krishna Caitanya
Mahaprabhu, come maestro spirituale, appartiene alla discendenza Brahma
Madva Gaudya Sampradaya, con, come capostipite, Krishna stesso.
La Gaudya Vaishnava Sampradaya, dopo Mahaprabhu, è continuata, con un
ininterrotto avvicendarsi di maestro e discepolo, fino ai giorni nostri con
la venuta di Bhaktivedanta Swami Srila Prabhupada, che, per primo ha diffuso
a livello globale il Maha MANTRA Hare Krishna e la cultura che lo sostiene e
valorizza. Quì di seguito, fra le tante, una spiegazione appunto di Srila
Prabhhupada, del significato del Maha MANTRA data, alla fine degli anni
sessanta, a New York, nella primissima e pionieristica attuazione del
Movimento Hare Krishna in Occidente:
Srila Prabhupada: “Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare,
Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare”.
Hare, Krishna e Rama.
Questi nomi di Dio sono i semi trascendentali del Maha Mantra:
Krishna e’ un nome che significa “che attrae tutti”, Dio non e’ un vuoto.
Dio è una persona, eternamente giovane e fresca. Egli appare proprio come un
giovane pastorello, e il Suo colore e’ blu scuro, come la nuvola di un
temporale.
Rama si riferisce al Signore come supremo “goditore”. Lui è il “goditore”,
Purusha, e noi siamo “goduti”, Prakriti.
E Hare è l’energia del Signore. Per mezzo dell’energia del Signore, noi
possiamo raggiungere il Signore Stesso. Cosi’, quando cantiamo Hare Krishna,
noi diciamo:
O Signore! O energia del Signore! Elevami e ponimi come un atomo di polvere
ai Tuoi piedi di loto!”
(liberamente tratto dal libro “The Hare Krishna Explosion” di Hayagriva
Dasa)
Il Maha MANTRA Hare Krishna quindi, di per se già carico di tutta la potenza
dei nomi più intimi e “liberatori” di Dio, acquista, se possibile, maggior
efficacia perchè ci viene fornito da una grande tradizione spirituale alla
quale appartiene, oltre alla schiera di grandi e santi maestri spirituali,
anche Krishna stesso nella forma di Sri Caitanya Mahaprabhu.
I maestri e i devoti di questa tradizione raccomandano, per avere beneficio
ed aiuto nella vita spirituale e per ottenere aiuto e sollievo in tutte le
situazioni di sofferenza e di difficoltà, di cantare o recitare, il più
possibile, senza limiti di tempo e luogo, questo Maha MANTRA: Hare Krishna,
Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama,
Hare Hare….in realtà si dovrebbe recitarlo, cantarlo e pensarlo
ininterrottamente, da solo costituisce contemporaneamente il mezzo e il fine
della realizzazione spirituale.
Questo MANTRA non è settario, tutte le comprensioni religiose e spirituali
possono essere potenziate e finalizzate più efficacemente con il canto o con
la recitazione del santo nome di Krishna, Dio, L’Infinitamente Affascinante.
L’efficacia del MANTRA Hare Krishna è ulteriormente moltiplicata se viene
cantato da più persone insieme, in pubblico (Harinama Sankirtana).
Quindi HARIBOL (cantiamo il nome del Signore)!
Hare Krishna
Mario Leonelli (Yashoda Nandana Dasa)
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