MARCO TODESCHINI: LA METAFISICA 2
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Elettroterapia
Todeschini nei suoi pluridecennali studi sul funzionamento degli organi del corpo umano effettuati
allo scopo di poter arrivare ad una visione unitaria del creato ha scoperto il modo con il quale
agiscono gli elettroregolatori automatici cerebrali dei corpuscoli di moto e delle ghiandole
endocrine. Il funzionamento di una di esse, ad esempio l’ipofisi, è il seguente: quando il sangue
eccede o difetta di certe sostanze chimiche, irrorando esso anche l’ipofisi, vi produce una
variazione di corrente elettrica, la quale tramite una linea nervosa specifica, va a ritardare od
accelerare l’azione secretiva chimica della ghiandola periferica, la quale ripristina così,
l’equilibrio chimico indispensabile a normalizzare le specifiche funzioni vegetative ed
immunologiche cui essa è preposta. Questi regolatori, che sono migliaia, funzionano quindi
automaticamente, ma per ragioni diverse, possono spesso regolarsi. E’ chiaro, allora, che
conoscendone la tecnologia, come si possono ristabilire le loro funzioni normali intervenendo in due
modi diversi: od introducendo nel sangue le sostanze mancanti ingerendole per via orale o tramite
iniezioni, oppure facendo variare le correnti elettriche nervose preposte all’eccitazione delle
ghiandole periferiche in modo da accelerare o ritardare la loro secrezione chimica di ormoni,
vitamine, anticorpi, atomi o molecole diverse, ecc.
Da tali principi scoperti dal Todeschini, sono stati ricavati diversi apparecchi elettronici con i
quali si è inaugurata un nuovo metodo terapeutico, chiamata elettroterapia, o magnetoterapia o
marconiterapia , costituiti da generatori di correnti elettriche alternate che percorrendo un
circuito chiuso generano un campo magnetico concatenato oscillante il quale investendo le linee
nervose del paziente, produce in esse, per legge di Lenz, delle correnti elettriche indotte, che
vanno ad accelerare ed a ritardare l’azione secretiva delle ghiandole endocrine periferiche.
Omeopatia
L’omeopatia è una terapia che consiste nel curare con dosi minime di medicinali che provocano gli
stessi sintomi della malattia da curare. E’ Anch’essa basata sull’empirismo. Lo sviluppo moderno di
tale metodo curativo consiste nell’usare dei medicinali che siano composti dagli stessi elementi
chimici reperibili nei vari organi del corpo umano e prodotti dalle varie ghiandole. Anche la
spiegazione deì perchè dell’efficacia delle cure omeopatiche passa attraverso la considerazione
della tecnologia elettronica del sistema nervoso e quella dei circuiti teleregolati dal cervello
preposti all’azione secretiva delle ghiandole periferiche scoperta da Todeschini. Questa pratica
terapeutica funziona considerando che le sostanze minerali, vegetali o biologiche somministrate in
quantità tossica nell’uomo sano, creano un preciso quadro patologico a livello fisico, emozionale e
psichico. Queste stesse sostanze, opportunamente diluite e dinamizzate, curano efficacemente e
rapidamente non solo questi avvelenamenti, ma tutti i quadri morbosi che presentano analoga
sintomatologia fisica, emozionale e psichica. La sua azione si manifesta e si esplica non tanto
contro l’agente infettante, come nel caso della antibioticoterapia, quanto nel modificare il terreno
per cui i virus o bacilli, non trovano né ospitalità né possibilità di operare con virulenza, e così
via, mentre invece vengono facilitati i fenomeni di allontanamento delle tossine, di drenaggio degli
emuntori, ecc..
Esempio di terapia omeopatica sono le vaccinazioni che usano dosi minime di agenti infettanti;
l’impiego efficace delle tossine tubercooliniche omeopatiche nella cura delle malattie tubercolari
il cui uso da parte dei medici omeopatici ha preceduto di molti anni la scoperta del bacillo da
parte di Koch
Oggi si è accertato con gli isotopi radioattivi che le grandi diluizioni contengono
veramente i principi attivi, che vengono assorbiti per via orale dai capillari della lingua. La
dinamizzazione del farmaco omeopatico rientra perfettamente nella teoria todeschiniana, in quanto il
medicamento omeopatico dinamizzato ha in sé quelle energie vibratorie salutari atte ad operare
nell’organismo malato il riequilibrio a livello protoplasmatico, cellulare e nervoso attraverso i
mediatori chimici neuro-ormonali. Il farmaco deve avere le stesse caratteristiche sintomatologiche
della sostanza che ha provocato la malattia, cioè deve essere il più simile’ al complesso di
sintomi che lo caratterizzano nella materia medica’, appunto perché ha una sua tipica e unica
vibrazione’. In questo si avvicina ai catalizzatori cellulari, agli enzimi e alle vitamine che
operano in dosi infinitesimali e per la disposizione vibratoria e spaziale dei loro componenti
molecolari.
Le sensazioni
Ricaviamo ancora una volta dal volume PSICOBIOFISICA dell’Ing. Marco Todeschini, per meglio
approfondire quanto già accennato a riguardo delle sensazioni e del mondo spirituale.
Una chiara visione sintetica del mondo fisico e dei suoi fenomeni potrebbe essere riassunta dalla
seguente frase:
L’Universo è costituito solamente di spazio fluido inerziale i cui moti rotanti costituiscono i
sistemi atomici ed astronomici che formano la materia ed i cui moti ondosi, quando e solamente
quando colpiscono i nostri organi di senso, suscitano in noi le sensazioni di forza, elettricità,
suono, calore, luce, odore, sapore, ecc.’.
E’ chiaro che tale visione deve essere dimostrata col provare che forza, elettricità, suono, calore,
luce, odore, sapore, ecc., non esistono fuori di noi nel mondo fisico oggettivo. Basterà perciò
dimostrare che una di tali sensazioni, ad esempio la forza, è irreperibile fuori di noi.
Supponiamo quindi che una sfera di massa m1 in movimento rettilineo, subisca una determinata
decelerazione a1 nell’urtare contro un’altra sfera immobile avente massa m2 e le imprima
un’accelerazione a2, come accade nel gioco del biliardo. Immaginiamo anche che nell’urto non vi sia
alcuna dispersione in calore, suono, ecc. e che la sfera urtante, dopo l’urto resti immobile. Questo
per semplificare i calcoli. Potremo rappresentare questo fenomeno con la seguente eguaglianza:
m1 a1 = m2 a2 (23)
Sia il primo che il secondo membro esprimendo il prodotto di una massa per un’accelerazione, per il
principio d’inerzia del Newton, sono equivalenti entrambi ad una forza F. Orbene si tratta di
accertare se nell’urto la massa m1 ha impresso alla massa m2 una forza o una accelerazione, oppure
se le ha impresso forza ed anche accelerazione. Se fosse vero quest’ultimo caso, nella massa m2 dopo
l’urto, si dovrebbe trovare sia la forza F, sia l’accelerazione a2 cioè si dovrebbe trovare:
m2 a2 + F (24)
Questa inerzia essendo stata comunicata dalla decelerazione a1 della massa m1 contro la sfera
urtata, per l’equilibrio dovremo avere:
m1 a1 = m2 a2 + F (25)
ma essendo
F = m1 a1 = m2 a2
avremo:
m1 a1 = 2 m1 a1 (26)
la quale costituisce un’assurdo matematico, essendo invece:
m1 a1 < 2 m1 a1 (27) Questo non è un’assurdo matematico, ma costituisce un’assurdo fisico perché ci dice che la sfera
urtata ha una forza d’inerzia doppia di quella che le ha ceduto quella urtante. Se questo fosse,
sarebbe possibile generare il moto perpetuo, sarebbe possibile ottenere forze maggiori da forze
minori, il che è assurdo.
Ritenendo quindi che alla massa urtata sia stata impressa una forza ed anche un’accelerazione
cadiamo in un assurdo matematico ed in un assurdo fisico. Bisogna quindi concludere che la massa
urtante abbia ceduto a quella urtata solamente una forza oppure solamente un’accelerazione.
Ora, poichè dopo l’urto nella sfera urtata troviamo realmente la sua massa m2 e l’accelerazione a2,
ne segue che tra le due sfere non si è trasmessa forza ma solamente un’accelerazione di massa.
L’unica realtà esistente nel mondo fisico, dopo l’urto è la massa materiale urtata che accelera e
non possiamo sostituire questa realtà fisica con una forza astratta, benchè questa sia equivalente
al prodotto di quella massa per la sua accelerazione secondo la relazione:
F = m2 a2 (28)
Solamente se tale massa urta contro i nostri organi di senso, noi risentiamo la sensazione di forza.
In altre parole il secondo membro della (28) è costituito dal prodotto di due fattori entrambi
reperibili nel mondo fisico, la equivalente forza F non è in tale mondo reperibile, poiché essendo
essa una sensazione sorge esclusivamente in noi. Qui è opportuno richiamare quanto abbiamo detto e
cioè che se dal lato matematico non vi è alcun dubbio che sia lecito sostituire il prodotto della
massa urtante per la sua accelerazione espresso dal primo membro della (23) con la forza equivalente
perché ciò è stato appunto postulato dal Newton, dal lato fisico invece tale sostituzione appare
ingiustificata poiché senza la realtà oggettiva del corpo che decelera contro il corpo urtato,
questo non si muove. La sostituzione della forza al posto della materia urtante, appare quindi
illecita se l’urto avviene tra materia e materia, mentre è invece lecita se vogliamo stabilire
l’equivalente sensazione di forza che sorge nella nostra psiche allorchè questo urto di materia
viene ad esercitarsi contro i nostri organi di senso (tatto).
Il primo membro della (28), cioè la forza F, è quindi una sensazione e come tale è percepita
solamente da noi, dalla nostra psiche. E’ un’attività di questa, una realtà del mondo psichico,
mentre è un’apparenza del mondo fisico, nel quale esiste esclusivamente la equivalente accelerazione
di massa espressa dal secondo membro della (28).
Il primo membro di tale equazione indica quindi una forza reperibile esclusivamente nel mondo
psichico soggettivo, mentre il secondo membro indica due entità (massa e sua accelerazione)
reperibili esclusivamente nel mondo fisico oggettivo.
Una conclusione generale, quindi, può essere questa: poichè le sensazioni sono equivalenti a forze F
e queste sono sempre equivalenti al prodotto della massa m di una certa quantità di materia o di
spazio fluido, per l’accelerazione a, potremo scrivere:
Se = F = ma (21)
Così, ad esempio, se con m indichiamo la massa totale delle molecole che sollecitate da un’onda
atmosferica acustica s’infrangono contro la membrana dell’orecchio in un minuto secondo subendo una
decelerazione a, il simbolo Se rappresenterà il suono S percepito da noi, il quale risulta così
proporzionale al prodotto di una massa per una accelerazione.
La (21) quindi ci dice che tutte le sensazioni da noi percepite sono proporzionali alle
accelerazioni della massa di spazio fluido o di materia che colpiscono i nostri organi di senso. Per
cui le sensazioni di forza F continua ed alterna, quelle gravitiche di peso P, quella magnetica H,
quella elettrica E, quella elettromotrice Fe, quella acustica S, quella termica T, quella luminosa
L, quella odorifica O e quella saporosa Sa, sono dovute e suscitate tutte da una decelerazione di
masse contro i nostri organi di senso. Ne segue che la (21) è l’equazione che riassume le seguenti:
F = m1 a1 ; – sensazione di forza
P = m2 a2 ; – sensazione di peso
H = m3 a3 ; – sensazione magnetica
E = m4 a4 ; – sensazione elettrica
Fe = m5 a5 ; – sensazione elettromotrice (22)
S = m6 a6 ; – sensazione acustica
T = m7 a7 ; – sensazione termica
L = m8 a8 ; – sensazione luminosa
O = m9 a9 ; – sensazione odorosa
Sa = m10 a10 ; – sensazione saporosa
A sostegno di quanto esposto facciamo qualche esempio.
Se tuffiamo nella corrente d’acqua di un fiume una mano e ve la mettiamo immobile, abbiamo la
sensazione di una forza, perché vi è velocità relativa tra il liquido e la mano. Se invece siamo a
bordo di una barca che segue la corrente con la stessa sua velocità ed immergiamo nell’acqua la mano
non risentiamo su di essa alcuna forza perché non vi è movimento relativo tra il liquido e la mano.
Anche la sensazione del suono nasce in noi solamente se vi è velocità relativa tra l’atmosfera ed i
nostro organi. Infatti se in qualsiasi modo generiamo un suono, un’onda atmosferica si propaga
nell’atmosfera alla velocità di ca. 323 m/s. L’onda infrangendosi sul nostro orecchio susciterà una
sensazione acustica. Ma se contemporaneamente all’emissione del suono noi ci allontaniamo dalla sua
origine alla stessa velocità dell’onda atmosferica noi non percepiremo alcuna sensazione acustica
perché tra il nostro organo dell’udito e l’atmosfera non vi è alcun moto relativo.
La sensazione luminosa sorge anch’essa in noi solamente se vi è velocità tra lo spazio fluido
esterno ed i nostri occhi. Se accendiamo una lampada, infatti, un’onda a frequenza visiva si propaga
con una velocità di ca. 300.000 km/s che infrangendosi contro la retina dei nostri occhi suscita
nella nostra psiche la sensazione di luce. Se noi però ci allontanassimo dalla sorgente luminosa con
la stessa velocità di propagazione dell’onda, questa non potrebbe mai raggiungerci e colpire i
nostri occhi e perciò in noi non verrebbe suscitata la sensazione luminosa corrispondente
Pure le sensazioni elettriche sorgono solamente in noi allorchè vi è velocità relativa tra lo spazio
esterno ed il nostro corpo. Infatti se un’antenna radio provoca delle onde di spazio a frequenza
hertziana che vanno a colpire l’antenna ricevente, vi provocano una corrente di elettroni. Toccando
l’antenna ricevente con una mano, se la corrente è abbastanza potente, noi risentiamo l’impressione
di una scossa elettrica. Se viceversa noi potessimo allontanarci assieme all’antenna ricevente con
la velocità dell’onda radio di 300.000 km/s, mai verremmo raggiunti dall’onda radio e potremmo
toccare l’antenna sicuri di non percepire alcuna sensazione elettrica.
Senza dilungarci oltre possiamo quindi ritenere per certo che se non vi è moto relativo tra lo
spazio fluido o la materia del mondo fisico oggettivo e gli organi di senso del corpo umano, nessuna
sensazione sorge nella psiche. Perciò questa sorge in noi e non proviene assieme all’onda del mondo
esterno, poiché questa in qualsiasi punto del suo tragitto, non ha ancora prodotto l’urto che è
causa determinante della sensazione.
I primi membri delle equazioni di inerzia (22) indicano quindi sensazioni o qualità reperibili solo
nella psiche, mentre i secondi membri indicano le corrispondenti accelerazioni di masse reperibili
esclusivamente nel mondo fisico e biologico.
Da quanto sopra è chiaro che i movimenti di particolari porzioni di spazio, rispetto allo spazio
circostante, costituiscono l’unica realtà oggettiva dei fenomeni fisici che possono così esistere
indipendentemente dall’esistenza o meno del soggetto osservatore e che dalla relatività di tali
moti, rispetto all’osservatore, nascono nella psiche di questi le sensazioni corrispondenti che ci
svelano questi moti relativi spaziali e li rivestono di qualità (sensazioni) apparenti.
Il principio unifenomenico ci assicura che noi viviamo in un mondo silente, buio, incolore,
atermico, insapore, inodore, e privo anche di forze e di elettricità, ma percorso solamente da
movimenti di spazio che solo quando colpiscono i nostri organi di senso vengono trasformati e
trasmessi al cervello suscitando nella nostra psiche le sensazioni corrispondenti di forza,
elettricità, suono, calore, luce, odore, sapore, ecc.
Il principio unifenomenico ci assicura quindi che tali sensazioni sono irreperibili nel mondo fisico
oggettivo, corpo umano compreso e che esse durando nel tempo e non occupando spazio, sono attività
che sorgono esclusivamente nella nostra psiche del pari immateriale e cioè l’anima che non avendo
dimensioni spaziali come la materia, appartiene ad un mondo immateriale, cioè spirituale.
Forze, elettricità, suoni, luce, calore, sapore, odore, ecc. sono quindi manifestazioni che durando
nel tempo ma non occupando spazio, sono immateriali e perciò reperibili ed appartenenti
esclusivamente al mondo spirituale.
Stante che, come abbiamo dimostrato considerando l’urto tra due frammenti di materia, non si può
andare contro il principio unifenomenico senza cadere in un assurdo matematico od in un assurdo
fisico, ne consegue che tale principio resta comprovato dal rigore del calcolo e perciò ha i titoli
richiesti dalla scienza per essere ammesso come verità indiscutibile ed acquisita. Ma con ciò resta
anche provato scientificamente l’esistenza oltre che di un mondo fisico, quella di un mondo
spirituale di cui fa parte l’anima e di cui fanno parte le sue attività specifiche delle sensazioni
e del pensiero.
Il mondo spirituale e l’anima
A questo punto per meglio capire facciamoci una domanda di questo tipo: qual è l’unità biologica
alla quale fanno capo tutti gli organi di senso preposta quindi a ricevere la catena di movimenti
materiali che provengono dal mondo fisico oggettivo? Facciamo un’ulteriore esempio. Quando un’onda
atmosferica a frequenza uditiva si infrange contro le membrane dei nostri orecchi, queste
trasmettono le vibrazioni tramite una catena di ossicini al sacculo ed alla linfa in esso contenuta
e questa all’altro sacculo ed al liquido in esso contenuto e questo ancora all’organo del Corti, e
di qui tramite le fibre del nervo acustico la vibrazione viene condotta alla corteccia dei due
emisferi cerebrali opposti e simmetrici, dai quali tramite altre fibre le vibrazioni vengono
condotte ad un organo centrale ove si sovrappongono. In questo centro cerebrale ha quindi termine la
catena dei movimenti e perciò in tal luogo essi vengono trasformati in sensazione dalla psiche
(anima). Ovviamente il meccanismo sopradescritto è valido, nel principio e con le relative varianti
biologiche, per tutti gli organi di senso e quindi al cervello arrivano tramite linee nervose
soltanto correnti corpuscolari (elettroniche) che suscitano nella nostra psiche ed esclusivamente in
essa le sensazioni corrispondenti di forza, elettricità, suono, calore, luce, odore, sapore, ecc..
Poiché tali sensazioni sono irreperibili nel mondo fisico oggettivo, corpo umano compreso e durano
nel tempo, non occupando spazio, sono attività immateriali che sorgono esclusivamente nella nostra
psiche ugualmente immateriale (anima) che ha sede nel centro cerebrale preposto.
L’anima quindi e le sue sensazioni, essendo irreperibili nel mondo fisico, corpo umano compreso,
perché non vi occupano spazio, appartengono ad un mondo che pur durando nel tempo come esse, non ha
le dimensioni spaziali come ha la materia, appartengono cioè ad un monto immateriale, cioè
spirituale. Questo fatto, che deriva dal principio unifenomenico già esposto, ci assicura perciò di
una grande verità e cioè che oltre ad un mondo fisico al quale appartiene anche il nostro corpo e
nel quale l’unico fenomeno possibile è il movimento dello spazio, vi è anche uno mondo spirituale al
quale appartengono l’anima e le sue specifiche attività costituite dalle sensazioni, dal pensiero,
dalla memoria, dal raziocinio, ecc.
F.Zampieri (18/03/2004)
da nuovaricerca.org/todmetafisica.htm
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