19 gennaio 2016
Il consumo di cannabis non è una causa diretta di un declino delle capacità cognitive
nell’adolescenza, pur esistendo una correlazione tra i due fattori: un nuovo studio longitudinale
che comprendeva anche coppie di gemelli ha dimostrato che in termini di quoziente d’intelligenza non
c’è una differenza significativa tra i consumatori della sostanza e i loro gemelli non consumatori.
Questo risultato mette in luce che esistono fattori familiari che predispongono sia al declino
cognitivo sia all’abuso di stupefacenti (red)
da lescienze.it
Il consumo di marijuana non è la causa diretta di declino cognitivo negli adolescenti: è questo il
risultato di un nuovo studio apparso sui “Proceedings of the National Academy of Sciences a firma
di Nicholas Jackson della Southern California University e colleghi di una collaborazione
internazionale, che mette in discussione alcune ricerche recenti sui problemi neurocognitivi
associati alla cannabis.
La marijuana è una delle droghe più diffuse tra i giovani. Nonostante ciò, le ricerche sui suoi
effetti a lungo termine sono poche, se confrontate con quelle dedicate ad altre sostanze d’abuso.
Alcuni studi condotti in passato hanno mostrato che il suo consumo può avere costi sociali
importanti, perché associato statisticamente a disoccupazione, assenteismo, diminuzione della
produttività, nonché a un aumentato tasso di crimini e incarcerazioni.
Alcune ricerche mostrano che gli adolescenti sono una popolazione particolarmente esposta ai rischi
sanitari della cannabis, specialmente per quanto riguarda le funzioni neurocognitive: in questa età
infatti, il cervello subisce una serie d’importanti mutamenti, con cui le sostanze d’abuso posso
interferire notevolmente. E’ stata segnalata infatti una diminuzione dell’intelligenza, della
memoria, della capacità di attenzione e della capacità verbale.
Tutti questi risultati tuttavia sono stati ottenuti usando studi cross-section, che valutano, in un
campione rappresentativo della popolazione d’interesse, la correlazione tra due parametri – in
questo caso il consumo di cannabis e il declino delle capacità cognitive – in un periodo di tempo
limitato. Le correlazioni che risultano da questi studi non forniscono quindi indicazioni sul
rapporto di causa-effetto tra i parametri studiati.
Jackson e colleghi hanno analizzato la relazione tra consumo di marijuana e varie misure standard
dell’intelligenza condotte in due studi longitudinali su un totale di circa 3000 soggetti, tra cui
alcune decine di gemelli sia omozogoti sia eterozigoti, in cui solo uno dei due faceva uso di
marijuana da lungo tempo.
Ciò ha permesso di valutare, con misurazioni standardizzate nella fascia di età 9-12 anni e 17-20
anni, l’evoluzione cognitiva con e senza gli effetti della cannabis anche in coppie di soggetti che
condividono il 100 per cento del DNA, nel caso dei gemelli omozigoti, o il 50 per cento del DNA, in
media, nel caso dei gemelli eterozigoti.
Gli studi sulle coppie di gemelli consentono di valutare anche gli effetti di altri fattori presenti
nel cosiddetto ambiente condiviso, come la famiglia, la scuola, il quartiere di residenza, così come
nell’ambiente non condiviso, come la classe scolastica o il gruppo di amici.
L’analisi di Jackson e colleghi ha rilevato che rispetto ai non consumatori di marijuana, i
consumatori abituali partecipanti allo studio avevano, nel passaggio dalla preadolescenza
all’adolescenza, una diminuzione significativa nelle misure della cosiddetta intelligenza
cristallizzata, che riguarda la capacità di utilizzare competenze, conoscenze ed esperienze.
Dall’analisi, però, non è emersa alcuna correlazione di tipo dose-risposta: le dosi consumate e la
frequenza del consumo, in altre parole, non risultavano proporzionali all’entità della variazione
del quoziente d’intelligenza.
Questi risultati potrebbero far ipotizzare che il consumo di cannabis è in effetti un possibile
fattore causale per il declino cognitivo. I dati relativi ai gemelli, tuttavia, vanno in un’altra
direzione, poiché il declino cognitivo dei consumatori di marijuana non è risultato
significativamente maggiore rispetto a quello dei loro gemelli. Ciò significa, secondo gli autori,
che vi siano fattori familiari che predispongono sia al declino cognitivo sia al consumo di
marijuana negli adolescenti.
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