Meditare oggi: la meditazione per chi non ci crede

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Meditare oggi: la meditazione per chi non ci crede

di Massimiliano Percio

Meditare da soli, senza maestri, senza limitazioni di spazio e di tempo,
senza seguire una tecnica, può essere comunque utile.

Tutte le volte che sentiamo pronunciare la parola meditazione, la nostra
mente è facilmente portata a immaginare santoni indiani incastrati in
improbabili posture o monaci persi nel silenzio delle loro montagne.

I più informati e cinici si figurano decine di convinti orientalisti – veri
o finti – stipati in piccole palestre a ripetere “ohm…ohm…ohm”, a metà
fra il ridicolo e patetico.

Ma meditare è molto di più, anzi molto meno, è una naturale attività umana,
talmente antica che ne abbiamo perso il controllo volontario e ora,
appartiene, apparentemente, a quelle che potremmo definire attività innate.

Si potrebbe sostenere che la meditazione è naturale per l’essere umano, come
il pensare; ma il pensare, oggigiorno, è sempre e solo rivolto alle cose,
mentre la meditazione si può forse definire un “pensare senza ragionare” o
un “entrare più profondamente in contatto con se stessi”, invece di
limitarsi a “pensare se stessi”. Consiste nel polarizzare l’attenzione
dall’esterno all’interno, per esercitarsi a cogliere sensazioni, emozioni e
intuizioni. Voci sottili e discrete dell’animo umano.

Come mettersi in ascolto? Come far tacere l’incessante sottofondo di
chiacchiericcio della mente? Suggerire di “pensare a niente” è solo un
consiglio vuoto, che difficilmente può essere compreso da chi è da sempre
stato abituato a identificarsi con i propri pensieri. Dal punto di vista
pratico può essere fruttuoso iniziare a concentrarsi sulla respirazione:
attività primaria che ci tiene in vita, attività involontaria che può essere
volontarizzata, principio primo e ultimo della nostra esistenza.

L’ossigeno è necessario alla nostra esistenza, ma è anche la causa del
nostro invecchiamento, del nostro deterioramento; noi, infatti, come tutti
gli altri esseri viventi, e non, siamo soggetti all’ossidoriduzione
(processo con il quale un organismo cede elettroni), in parole povere
invecchiamo. L’essere umano, paradossalmente, vive di ciò che lo consuma, lo
invecchia, lo porta alla morte. La respirazione è quanto di più
rappresentativo vi sia della condizione umana, non stupisce, quindi che la
meditazione, sia che la si intenda come processo di conoscenza, che di
elevazione o di rilassamento, parta da questo punto.

Ascoltatevi respirare, o meglio ascoltate il vostro respiro. Cominciate da
qui, senza per questo partire per chissà dove o rinchiudervi in centri di
qualsiasi tipo, fatelo mentre camminate, sul tram, in coda in macchina o
mentre fate l’amore, i risultati saranno immediati e insperati.

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