Meditare per migliorare

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Meditare per migliorare

(di Flavio Alterisi)

Sviluppando attenzione e sensibilità alla dimensione interiore si acquistano
strumenti per comprendere meglio se stessi e per sviluppare potenzialità
sopite

La civiltà attuale, di tipo “occidentale”, enfatizza sempre più l’attenzione
verso il corpo, corre verso di esso sia per le necessità della salute che
per il piacere, indotta dal marketing e dalle esigenze di comunicazione e
d’immagine.

Ma le strutture della civiltà spingono, e condizionano spesso, ad andare
anche verso le emozioni: per il bisogno di relax o di divertimento, per lo
sport, l’umanità civile, inoltre, sviluppa i percorsi mentali non solo per
esigenze culturali e ludiche ma, soprattutto, per necessità lavorative.

Parlando di queste ultime, oggi l’attività mentale si è molto perfezionata
in certe professioni: sia “mentale puro” (lo scienziato, l’informatico), che
mentale miscelato all’emozione (l’attore, il politico) oppure al movimento
fisico (l’atleta, l’operaio specializzato).

L’eccessiva focalizzazione verso i vari aspetti della vita esterna, però,
inibisce l’attenzione verso altre qualità della vita: quelle interne.

Che esse siano viste come campi di coscienza o come energia, il punto è che,
abbandonate a sè stesse nel loro sviluppo, evidenziano spesso i risultati di
una evoluzione casuale, molte volte condizionata in modo prioritario dalle
circostanze esterne, che non sempre sono amichevoli: uno sviluppo non certo
omogeneo.

Le carenze che conseguono da ciò sono fin troppo appariscenti nei singoli e
nella società: i disturbi fisici e quelli psichici; le malattie spesso
gravi; il dolore e l’alienazione.

Questa è la realtà che si presenta, quotidianamente, davanti e attorno a
noi.

Davanti a questa realtà sta la meditazione; una tecnica orientata a
compensare questi squilibri.

Infatti essa tende a defocalizzarci, a distrarci dal mondo esterno, fino ad
escluderlo, a liberarci dalla sua stretta quando rischia di essere
soffocante o mortale e ci consente – se si vuole e se ne è capaci – una
conversione verso il mondo interno ed una attenzione a ciò che vi succede,
quindi alla percezione delle sue dimensioni e delle sue potenzialità.

Basta tentare – e guardare a cosa succede, magari con un accenno di
fiducia – ed esse si rivelano potentemente riparatrici dei problemi (o
disastri) che noi stessi abbiamo contribuito, spesso inconsciamente, ad
instaurare.

Dimensioni rivelatrici e taumaturgiche: ma con potenzialità insospettate di
perfezionamento e di evoluzione, le nostre esigenze di sviluppo e
miglioramento – sia professionale che esistenziale – sono a questo livello
ed è, solo a questo livello, che trovano pronti degli alleati, dei tecnici e
degli architetti insospettati e di grande valore.

Basta solo provare.

 

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