Meditare sul respiro
di Nanni Deambrogio
Tratto da SIDDHI, periodico di Buddhismo Mahayana
L’attenzione al respiro è alla base di ogni tecnica di meditazione.
Allenandosi ad accompagnare, con gli occhi della mente, il fluire dell’aria
dall’esterno all’interno, e viceversa, per focalizzare la consapevoleza su
un livello di quiete e silenzio.
Il primo aspetto evidente, quando ci impegniamo in una pratica meditativa
con una certa costanza e applicazione, è il notevole rallentamento di tutto
il processo psicofisico, simile a un cambio di marcia o di velocità.
L’eccitato e compulsivo indaffararsi di mente e corpo, a cui siamo abituati
durante la vita ordinaria, subisce una decelerazione. Non si tratta di un
arresto completo, ma, inizialmente, appare come una diminuzione di velocità
del pensiero frenetico e del flusso agitato e inarrestabile delle azioni.
In seguito, forse, la decelerazione diventa più ampia, costituendo una delle
basi fondamentali per l’emergere di una stabile pace interiore.
A qualunque livello avvenga, si tratta comunque di un rallentamento benefico
e salutare per mente e corpo, che contribuisce a creare uno spazio tra
stimolo e risposta, uno straordinario contenitore di potenzialità per far
emergere le nostre qualità interiori.
Nel momento in cui riusciamo a svelare quello spazio scopriamo, con una
certa sorpresa, un’area che ci era sconosciuta e che si rende disponibile,
concedendoci finalmente tempo da utilizzare efficacemente.
Si aprono momenti in cui ansie e paure lasciano il posto alla calma,
all’obiettività,
alla lucidità, alla riflessività e alla capacità di controllo.
Tutte queste qualità, fondamentali per il benessere interiore, possono
sorgere attraverso una semplice meditazione sul respiro.
Focalizziamo l’attenzione sullo scorrere dell’aria che entra ed esce dalle
narici, ci lasciamo fluire e cullare con il respiro, questo amico fedele che
ci segue dalla nascita alla morte, e ben presto, se sapremo essere
osservatori attenti e sensibili, emergeranno naturalmente molti altri
aspetti positivi dei quali diventeremo consapevoli.
Se riusciamo a comprendere la meditazione sul respiro in tutti i suoi
aspetti più sottili e ad utilizzarla abilmente ci accorgeremo di quanta
potenzialità vi sia in questa pratica.
Quindi, il primo beneficio che contattiamo è la decelerazione, il
rallentare: ci sediamo e ci diamo del tempo, aprendo così un nuovo spazio.
All’interno di quello spazio, finalmente rivelato, diventiamo quindi abili
ad osservare con saggio distacco e con lucida obiettività.
Seguiamo il respiro nel suo percorso, osserviamo il contatto dell’aria nella
cavità nasale o all’interno del nostro corpo, oppure osserviamo il movimento
dell’addome che si alza e si abbassa o le sensazioni di freschezza e di
piacevolezza.
Attraverso questo paziente lavoro di indagine diventiamo abili
nell’osservazione
e nel riconoscimento di tutte le componenti che entrano in gioco in questo
processo di conoscenza. Così emerge una seconda qualità, la qualità
dell’osservazione
che si rivela fondamentale, se ben addestrata, anche in ogni momento della
nostra vita, nelle relazioni come nel lavoro.
Poi, probabilmente, la mente si distrae dalla concentrazione e inizia a
seguire sensazioni o pensieri di ogni tipo. Si tratta di una normale fase
che deve affrontare ogni meditatore che non abbia ancora completato il suo
addestramento, dove per completamento si intende l’ottenimento del calmo
dimorare, di quella mente che ottiene la capacità di focalizzarsi
sull’oggetto
di concentrazione prescelto senza alcuna distrazione, senza sforzo e per
tutto il tempo desiderato.
In questa fase, il meditatore, distolto dalla sua concentrazione, si
accorge, dopo qualche tempo, di essersi distratto e questo avviene poiché
entra in gioco il fattore mentale dell’introspezione che si addestra
attraverso questa pratica: la mente si accorge di essersi distratta, si
ricorda di quella che era la consegna, il compito che si era prefissata e
ritorna a quel compito: “seguire il respiro”.
Così, in vari momenti, emergono, si esprimono e si addestrano alcune delle
qualità fondamentali per il benessere di un individuo, come l’abilità ad
ascoltare con attenzione concedendo il tempo necessario, il saper essere
presenti e introspettivi lasciando emergere la qualità della consapevolezza.
Quando poi si riesce ad acquisire una certa abilità di indagine rispetto al
processo di conoscenza, sia all’interno della meditazione che durante la
vita quotidiana, la comprensione della transitorietà di ogni esperienza,
della sua natura potenzialmente afflittiva e dell’interdipendenza si rivela
molto più agevole.
Più precisamente, attraverso questa indagine, dovrebbe derivare,
naturalmente, una profonda comprensione del fluire delle cose, della natura
transitoria dei fenomeni che appaiono alla nostra mente e del loro sorgere
in dipendenza di altri fenomeni come per esempio la mente stessa.
Osservando l’attività delle coscienze sensoriali e della coscienza mentale,
si possono svelare i momenti di malessere e i momenti di apertura, e
imparare a stare abilmente con essi. Sviluppando la capacità di riconoscere
i momenti di apertura, possiamo cercare di allargarli, toccando così le
potenzialità della mente e lasciando emergere le qualità interiori simili a
quelle del Buddha.
Parallelamente, il secondo punto essenziale, riguarda lo sviluppo delle
qualità interiori. Esse sono quelle qualità positive che, se coltivate,
vanno a costituire quel terreno fertile indispensabile per la nostra
crescita interiore, sostituendo le attitudini negative fonte di afflizione.
Sono quelle qualità che ristrutturano il nostro ambiente mentale e lo
rendono idoneo a sviluppare tutte le sue potenzialità accogliendo
soddisfazione e felicità.
È molto importante essere consapevoli che tutte le qualità da far emergere
in noi possono essere coltivate anche attraverso una semplice meditazione
sul respiro.
Oltre agli aspetti di cui abbiamo già parlato, la meditazione sul respiro
può contribuire in maniera sostanziale, se ben utilizzata, a risolvere il
senso di colpa, che sembra rappresentare uno dei principali ostacoli per la
felicità degli individui del tempo moderno.
Possiamo invece utilizzare la meditazione non come un nuovo strumento per
sentirci inadeguati o incapaci, ma piuttosto per liberarci dalle
limitazioni.
Proviamo a fare questo concedendoci di essere pazienti verso noi stessi e
verso la nostra temporanea mancanza di abilità nella pratica meditativa.
La pazienza è una grande qualità che si accompagna all’accettazione.
Accettazione e pazienza sono qualità esattamente contrarie all’accanimento e
all’incapacità di perdonare. Nella pratica meditativa impariamo ad
applicarle verso noi stessi, in quei momenti molto frequenti in cui perdiamo
l’oggetto di concentrazione e divaghiamo con la mente.
Sono momenti in cui è molto facile lasciarsi invadere dalla sensazione di
incapacità che precede immediatamente il senso di colpa. Piccoli istanti che
emergono rapidi e invadenti portando con sé un energico bisogno di veloce
rimozione. Sono istanti che, se non vengono accolti con abilità, sono in
grado di alimentare il nostro condizionamento. Al contrario se impariamo a
concedere loro tempo, riconoscendoli e abbracciandoli con capacità di
perdono e amorevole gentilezza, diventano potenziale di liberazione.
Impariamo a empatizzare con noi stessi, ad avere compassione per i nostri
stessi limiti.
Tutto questo può accadere sviluppando l’attitudine a cogliere ogni sottile
aspetto di ciò che avviene all’interno del nostro processo mentale, quando
ci applichiamo alla semplice meditazione sul respiro.
Naturalmente è necessaria anche l’abilità ad applicare la giusta quantità di
sforzo e disciplina per procedere nella pratica meditativa evitando di
cadere in una sorta di autocommiserazione che porterebbe inevitabilmente a
trascurarla.
Arrivati a questo punto cominciamo ad avvicinarci a una effettiva presa di
coscienza, sia del processo di conoscenza che della natura della sofferenza
e dello sviluppo delle qualità positive e quindi siamo pronti per lasciare
andare tutto ciò che ostacola e condiziona l’apertura della mente e del
cuore.
Allora i pensieri disturbanti e i dubbi che ci afferrano, apparendoci come
affascinanti urgenze da seguire ad ogni costo, a cui prestare
necessariamente attenzione, perdono la loro consistenza e solidità e si
dissolvono lasciando il posto all’apertura e alla pacificazione che
accompagnano una stabilizzazione meditativa.
Infine, in quello spazio di apertura e pace, si manifestano le potenzialità
per una visione corretta e obiettiva della realtà così come effettivamente è
e non come appare. Ed in quello spazio collassano tutte le aspettative
condizionanti e le paure.
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