Swami Ashokananda
MEDITATE MENTRE LAVORATE
(2° Parte)
Una via nuova per la Nuova Era
Estratto dal Libro: Meditazione, Estasi e Illuminazione, Advaita Ashrama,
Calcutta. Swami Ashokananda (1893-1969) fu discepolo di Swami Shivananda, il
secondo Presidente dell’Ordine di Ramakrishna. Rimase, dal 1932 al suo
decesso, lo Swami responsabile della Vedanta Society of Norten California, a
San Francisco (fondata da Swami Vivekananda nel 1900)
– 3 –
Vi e’ un’altra considerazione: viviamo nella nuova era, che e’ solo
all’inizio. Questa era, penso, si estendera’ per molti e molti secoli e,
durante tale periodo, molto verra’ compiuto dall’uomo in favore del suo
simile. Vedete, si tratta del tempo dell’uomo, e non di quello di Dio.
Restate senza paura. La concezione indu’ dell’umanita’ non riguarda qualcosa
di separato da Dio.
Tuttavia, se siete abituati a pensare all’uomo come separato e diverso da
Dio, dico allora che cio’ che deve preoccupare, in questa era, e’ l’uomo,
non Dio. Non penso, adesso, a quei pochi solitari che si trovano sempre in
opposizione alla loro epoca.
No, affermo che il moto principale dello spirito umano, ora, sta
nell’elevazione e nella glorificazione dell’uomo.
Swami Vivekananda, che possedeva l’autorita’ per parlare di queste cose –
rappresentando l’anima di codesta epoca – diceva ripetutamente: ” E’ il
momento del culto di Viràt, il Dio visibile.”
Chi è il Dio visibile? Questo, e’ il Dio visibile; quel che voi vedete, quel
che vi appare come realta’: ecco, cio’ e’ Dio.Questo vasto universo che
vedete distendersi davanti ai vostri occhi, che osservate ad ogni istante
della vostra esistenza, ecco cos’e’ Dio – illimitato, illimitato.
Viene chiamato Viràt in sanscrito, che significa: “cio’ che e’ vasto”.
Potreste replicare ” che affermarlo ad alta voce non lo traformera’ in Dio;
non si tratta che di materia, con un minimo spolverìo di vita e di coscenza.
Come potete asserire che l’universo e’ Dio?”
Ed io vi dico che e’ Dio! Strofinatevi gli occhi e cercate di vedere bene!
Voi osservate le cose con gli occhi serrati, per cosi’ dire; come se
dormiste. Raramente siete capaci di aprire gli occhi. Stropicciateli e
cercate di spalancarli; abituateli alla luce e vi accorgerete che cio’ che
pensavate essere il mondo materiale non e’ in effetti tale, ma l’Essere
reale di Dio, presente davanti a voi.
E Swami Vivekananda aveva l’abitudine di dire di questo Essere che gli
uomini e le donne – ogni individuo umano – ne sono la piu’ alta
espressione.Ora, non confondete il concetto di Swami ed il culto dell’uomo
con il servizio sociale, oppure con il bene che viene fatto al prossimo.
Ogni cosa e’ inclusa in Lui, ma Lui e’ ancora di piu’. Swami Vivekananda non
dimenticava mai che l’uomo si accosta continuamente alla divinita’.
Qualunque cosa egli faccia, fosse anche rubare, o uccidere, egli in verità
si dirige verso Dio.
Egli scrisse in uno dei suoi poemi bengali che quando il ladro ruba, o
l’assassino uccide, avanza verso Dio nell’amore, benche’ incosciamente. Noi
diciamo, beninteso:” Beh, questo e’ andare un po’ troppo lontano”. Ma, non
ne sappiamo molto, in proposito. Solo un esperto sa. Per i problemi della
salute voi siete costretti ad ammettere la vostra ignoranza e ad accettare
le parole di un medico. Quando studiamo lo spirito umano e le sue
espressioni dell’animo, pensiamo di conoscere ogni cosa, e di non avere
bisogno di un esperto. Gli esperti, tuttavia, vedono giusto; osservano ogni
essere correre furiosamente verso la realizzazione della propria divinità –
ed e’ la sola cosa che fanno.
Swami Vivekananda non lo perde mai di vista. Egli non indica mai a nessuno
che la sola cosa da farsi e’ il servizio sociale. Non lo dice mai. Di sicuro
troverete molti scrittori indiani che tessono gli elogi di Swami
Vivekananda, o del suo ordine monastico, per il fatto che egli ha istituito
in India il servizio sociale. Chi lo fa non ne sa poi piu’ di tanto. Non si
puo’ comprendere un’anima come quella di Vivekananda senza aver prima
consacrato degli anni ed anni al profondo pensiero meditativo.
O forse supponete di poter cogliere i moti spirituali di un Cristo, o di un
Budda, o di un Vivekananda solo con una minima eccitazione delle vostre
cellule cerebrali? Non dovete mai pensare di poterlo fare. Non umiliate
nulla, poiche’ sarebbe un deprezzamento personale.
Lo trovo un fatto tragico, nell’era attuale, che gli esseri umani abbiano
dimenticato la loro capacità ad essere grandi. Hanno permesso che ogni cosa
piombasse al livello di uno spirito mediocre. Viene detto che uno spirito
mediocre e’ intelligente all’uno per cento e che ogni cosa da lui studiata e
intepretata lo e’ tramite questo un per cento. Cio’ significa condannare
l’animo umano.
L’uomo ha dimostrato la sua grandezza nei tempi passati, come anche
nell’eta’ moderna. Ma, nel nostro caso, quest’evidenza della grandezza e
della profondita’ umane viene tuttavia scartata, mentre l’intera storia
dell’umanità si riduce ad un recital di magre realizzazioni.
Non deve stupire, di conseguenza, che esistanto milioni e milioni di
uomini, nella media, il cui spirito divenga di piu’ in piu’ ottuso. Ben
presto ad essi non rimarra’ piu’ alcuna traccia di un cervello.
No! Noi tutti siamo grandi. Ognuno di noi e’ destinato a realizzare la piu’
alta delle verità. Ed ogni nostro atto e’ un movimento verso questo scopo
finale.
Dice Sri Krishna nella Bagavad Gita:” Ogni cosa che l’uomo fa, in verita’,
e’ un movimento verso di Me; tutti essi avanzano verso di Me (IV, 11).”
Swami Vivekananda riconosceva la medesima verita’.
Ora, potreste dire:” Bene, se e’ quanto fate veramente, cosa c’e’ di male
nelle pratiche tradizionali? Dimentichiamo l’uomo e tutto il resto. Anche
servire qualcuno in pieno distacco significa mescolarsi con il prossimo,
vivendo nel mondo; tutte cose terribilmente fastidiose. Lasciamo stare
queste cose e andiamocene in un luogo calmo, ove la natura vibri in armonia
con le nostre aspirazioni, meditiamo un poco e diveniamo spirituali. Che
male ci sarebbe in cio’?”.
Ecco il male: che opinione di voi stessi pensate di potere avere se vi
proponete come candidato alla solitudine? Non vi vedreste come un piccolo
essere isolato? E per quanto a lungo riusciste a sostenere tale concetto di
voi stessi, come potrete realizzarvi intensamente, verso voi e verso gli
altri?
Un diverso punto di vista di Dio e dell’uomo e’ contenuto nell’insegnamento
di Swami Vivekananda.
Come molti di voi sanno, durante l’estate del 1895, lui e circa dodici
discepoli trascorsero sei o sette settimane in una localita’ chiamata
Thousand Island Park, su di un’isola del fiume Saint-Laurent. Egli tenne dei
dialoghi molto ispirati. Fu un magnifico periodo. Alcuni di questi dialoghi
vennero trascritti da uno dei discepoli e, poi, pubblicati sotto il titolo:
Dialoghi Ispirati.
Quando io frequentavo il liceo, mi appassionai a questo libro; non posso
descrivervi la gioia che mi dono’. E’ tanto preciso e condensato che ogni
frase contiene un immenso campo al pensiero ed alla contemplazione. Non
appare un confine alla profondita’ di queste frasi.
Nel libro vi e’ questo concetto:” Non cercateLo: guardateLo solamente.”
Quando giunsi a tale sentenza fu come se un’immensa luce si infiammasse
davanti al mio sguardo interiore. Non cercateLo; vedeteLo solamente. E’ la
sua essenza. Dio e’ ovunque; che senso ci sarebbe a cercarlo? Dio e’ reale.
E’ la sola realta’. E’ qui sotto questa forma. Tutto cio’ che debbo fare e’
stropicciare i miei occhi e vederci chiaro. Quando non osserviamo bene,
vediamo degli uomini e delle donne; ma, quando ci vediamo chiaro, vediamo
Dio.
Direte probabilmente che mi abbandono alla fantasia. No. Io affermo la
verita’; la verita’ letterale. Se raggiungerete questa verita’, scoprirete
che tutte codeste forme infinite si sono fuse in una forma infinita.
O che, a volte, le forme svaniscono; cio’ che, allora, rimane e’ una
sostanza divina. O che, se percepite questa tendenza, scoprirete che tutte
queste forme infinite si sono fuse in una forma divina.
Quale immaginate che sia la forma di un Cristo, o di un Krishna? Come disse
Swami Vivekananda: “Questo universo e’ il relitto dell’infinito sulle rive
del finito”. Questo universo intero e’ come un puzzle, ed ogni forma
rappresenta uno dei suoi frammenti; cosi’, come voi potete riuscire a
radunare i componenti del puzzle ed ottenere una immagine completa, il
mentale vede, a volte, che tutte queste forme si sono fuse assieme e sono
divenute una forma divina – la forma di un Vishnou, la forma di un Krishna,
la forma di un Cristo.
Vedete, quando SwamiVivekananda diceva:” Non cercateLo; solo, guardateLo”,
ciò mi colpi come l’essenza medesima della verita’. Perche’ mai dovrei
cercarLo? Se credo che questo mondo sia reale, allora deve essere Dio.
Pero’, se non lo riconosco come reale, se non lo percepisco interamente, o
se lo trovo simile ad un’ombra, di conseguenza io continuero’ a cercare Dio.
Ma, se questo mondo e’ reale, deve essere Dio. Tutto cio’ che e’ reale e’
Dio; tutto ciò che esiste e’ divino. Allora, il problema non risiede nel
cercarLo. E’ solamente necessario vederLo con chiarezza.
Il fatto si identifica all’altro insegnamento di Swami, quando dice che noi
ci si trova nell’epoca del culto di Viràt, il Dio visibile. E, dicendo
questo, egli desiderava che noi ci si accostasse di continuo a Dio. La
visione finita di questo mondo non e’ altro che il riflesso della nostra
ignoranza; non puo’ collocarsi in nessuna dimensione dello spirito. E,
cosi’, nasce un continuo impulso a che noi si trascenda questi limiti,
questa ignoranza che ci ossessiona, sino a giungere alla chiara atmosfera
della vera visione. Un impulso degli uomini che Swami Vivekananda non
dimenticava mai.
Inoltre, non dimenticava mai che l’uomo e’ grande; e’ misura infinita.
Ognuno e’ cosi’; ecco perche’ siamo tutti una stessa cosa.
Tale sua visione della natura umana soggiace alla sua dottrina, per la quale
noi dobbiamo servire Dio sotto ognuna delle sue forme visibili.
Ora, i grandi istruttori non pensano sempre con il cervello, come facciamo
noi. Essi sono veramente l’anima dell’umanita’, e non solo un piccolo
frammento di essa. Rappresentano dei vasti settori d’umanita’, non solo per
il tempo attuale, quanto per le epoche future, e anche un poco per il
passato. Raccolgono in se stessi le aspirazioni e la comprensione di un
grande numero di uomini e di donne. Quando un istruttore del mondo
afferma:”Voglio del cibo” e’ come se milioni di persone affamate gridassero,
lungo i secoli, attraverso la sua voce, per avere del cibo. Basta che egli
dica:”Voglio del cibo”. Egli non deve pensare. Ha parlato; e non rappresenta
una sola persona, ma milioni di esseri umani.
Una volta Swami Vivekananda disse:” Io sono l’uomo incarnato”. Provava il
sentimento di sentirsi lui stesso uno con l’uomo. E sapeva che in questa era
milioni di uomini e di donne sarebbero stati elevati alla loro dignita’
naturale.
Le masse sono state annientate. Solo un pugno di individui ha vissuto nel
conforto e nella dignità nei tempi passati, mentre altri milioni furono
schiavi di essi. Ora, il tempo e’ arrivato in cui questi milioni di persone
avranno la loro gioia. La forza nascera’ in essi; in essi nascera’ la
fiducia; ed apparira’ in loro un senso della liberta’ e dell’amor proprio.
Gioiranno delle cose di questo mondo, dell’intelletto e raggiungeranno lo
Spirito.
E’ il tempo di questi milioni e milioni di persone. Lo Swami non desiderava
che essi avessero solo un livello di vita più elevato: riscaldamento
centrale, abiti stupendi, gran quantita’ di vitamine, un buona biblioteca
ove recarsi, dei piacevoli terreni di gioco, si’ che piu’ agi possedevano e
piu’ essi perdevano ogni valore soggettivo, sia nell’utilizzare il loro
tempo a dedicarsi a dei passatempi, che ad acquisizioni di ogni sorta; in
questo modo non si realizza nessuna verita’ profonda.
Lo Swami non voleva questo. Voleva, beninteso, che la gente disponesse di un
livello di vita decente, di una decente abitazione e di qualche piacere. Ma
desiderava che si elevasse al di sopra del livello materiale, sino alla
dignita’ del proprio essere interiore: alla dignita’ spirituale. Voleva
questo per ogni uomo comune; e che nessuno si arrestasse a meta’ cammino.
Voleva che ogni uomo e ogni donna, in Oriente ed in Occidente, tendessero a
codesto ideale. Era la sua ispirazione. Di conseguenza, uno dei suoi piu’
alti insegnamenti era:
” Andate di porta in porta; all’uscio del povero come a quello del ricco,
del giovane e dell’anziano, del letterato e dell’ignorante, e dite ad
ognuno:” Voi siete infiniti, voi siete eterni. In voi risiede il potere
infinito. Voi siete liberi. Voi siete divini.”
Voleva che noi insegnassimo questa verita’ ad ognuno; che dicessimo loro
che erano tutti divini. Era questo il significato del suo culto dell’uomo
come Dio.
Se voi affermate:” E’ una ben alta filosofia per la comprensione dell’uomo
comune”, la sua risposta era che l’uomo e’ divino e che, quando lo chiamate
Dio, egli risponde. Non e’ costretto a passare attraverso la lettura di
interi volumi di filosofia per convincersi della propria divinita’. Se non
fosse di natura divina, di sicuro tutti questi volumi di filosofia gli
potrebbero far perdere la via; ma, poiche’ e’ divino, non diviene necessario
fornirgli alcun argomento. E’ sufficiente dirgli la verita’ con voce
sincera; non con le labbra, ma con il cuore. Questo solo e’ indispensabile.
Se non vivo l’esperienza di questa verita’ in me, la mia voce non
convincera’ nessuno. Ma se ho percepito questa verita’ di eternita’, di
immortalita’, di immensita’, di meraviglia per il mio essere profondo; se ho
realizzato di essere colui che e’ intrepido, colui che e’ libero, e che –
malgrado ogni condizione esterna – nulla nell’universo intero – dei, o
uomini, o demoni – potra’ mai essere capace di toccarmi; se ho percepito
questa verita’, allora la mia voce avra’ un rintocco capace di risvegliare
la stessa verità nei cuori degli altri.
E Swami Vivekananda voleva che noi andassimo tutti, con questa verità, di
porta in porta, a dirla al mondo intero. Non ho il minimo dubbio che, se
avessimo fatto questo in India, essa si sarebbe sollevata molto prima, ricca
di una forza nuova. Il suo messaggio non sarebbe stato quello della
non-violenza, che e’ negativo e confuso. Ma quello della forza.
Sfortunatamente non lo abbiamo raccolto come avremmo dovuto fare quando egli
ce lo rivolse. Per “noi” intendo la massa degli Indu’. Avremmo dovuto
ascoltare questo messaggio a fondo – e riconoscere che era l’unica cosa che
contava.
E’ solo cosi’ che l’India potra’ reggersi su se stessa, glorificata come
l’umanita’ non puo’ ancora sognare.
Swami Vivekananda ci diceva sovente:” La gloria dell’India che ancora deve
apparire e’ si’ grande che nulla del suo passato luminoso potra’ esservi
paragonato. Neppure potete immaginare l’India gloriosa che si trova davanti
a voi.”
Ma questo avvenire si basa sugli uomini forti, forti della pace dello
Spirito. Non sugli uomini aggressivi e brutali; di cui molti lo sono poiche’
stringono qualche arma nelle mani. Non sono degli uomini forti, codesti,
anche se hanno il coraggio fisico, poiche’, dopo tutto, questo coraggio
rimane fino a che posseggono un corpo valido.
Esiste un’altra forza: la forza dello Spirito, ed e’ una forza innocente.
Tuttavia – e ve lo dico tra parentesi – anche se cercate la forza fisica,
certi che la vostra vera natura e’ divina, sara’ raro che tale forza vi
venga meno. E’ un’altra questione. Cio’ che Swami Vivekananda insegnava era
la forza dello Spirito, ed egli aveva la visione dell’uomo dell’avvenire
come forte spiritualmente, con responsabilita’ verso tutti gli uomini.
Ora, non intendo essere dogmatico, e così non voglio dire che Swami
Vivekananda non sosteneva le pratiche di meditazione, o di adorazione, o di
preghiera, o di canti, come tali. Non esiste alcuna contraddizione tra
queste pratiche ed il culto dell’uomo come Dio. Ma, riguardo a quest’ultimo
culto, che non e’ stato riconosciuto in genere come una pratica spirituale
massima, ed e’ stato piuttosto ignorato dalla maggioranza – si tratta
dell’insegnamento sul quale egli poneva l’accento. Ormai e’ venuto il tempo,
per noi, di riconoscerlo.
…
Lascia un commento