MEDITAZIONE – 8

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MEDITAZIONE – 8

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Fattori psicologici, meditazione e malattia
Candice Pert: la ricerca scientifica sui meccanismi che legano benessere mentale e benessere fisico
di Melissa Ludtke

Negli anni ’70, la neurofarmacologa Candice Pert dell’U.S. National Institute of Mental Health ha
individuato l’azione delle neuropeptine, molecole staffetta che viaggiano nel corpo collegando il
sistema nervoso, immunitario e endocrino. Esse si legano ai recettori delle singole cellule, dando
inizio ad una catena di reazioni tra cui la sintesi delle proteine e la divisione delle cellule e la
loro attività varia a seconda degli stati emozionali della mente stessa, l’eccitazione dà l’avvio a
certe peptine, la depressione ne blocca altre: è proprio dopo questa scoperta della Pert che la
ricerca e lo studio delle connessione tra mente e corpo hanno subìto una notevole accelerata.
Recentemente una ricerca anglo-americana su 1000 soggetti cui era stato iniettato il virus del
raffreddore ha dimostrato come sia possibile stabilire prima ancora di inoculare il virus chi lo
prenderà, semplicemente basandosi sul profilo psicologico e la misurazione delle funzioni
immunitarie. Quale ruolo giocano le emozioni nel prevenire o curare le malattie? L’interrogativo è
vecchio, più vecchio della stessa medicina occidentale, ma attualmente gli è stata data nuova
importanza a causa delle recenti ricerche sui metodi per misurare l’impatto della funzione mentale
sul corpo. Gli scienziati stanno studiando se e fino a che punto le malattie possono essere
influenzate dalla pratica di tecniche quali la meditazione, lo yoga, le terapie di gruppo,
l’immaginazione guidata e il rilassamento. Il dr. Robert Adler, docente all’Università di Rochester
e pioniere in questo tipo di ricerca, afferma: ‘Se effettivamente si può alterare il corso della
malattia manipolando i fattori psicologici, è importante capire quali sono i meccanismi di questo
processo, e ciò potrebbe portare a una rivoluzione della medicina’.

Sempre più persone utilizzano terapie mente/corpo per proprio conto, magari affiancate a trattamenti
medici convenzionali. Al di là del riscontro popolare, il vero lavoro che è in corso nei laboratori
di tutto il mondo è volto a individuare le sottili connessioni fra mente e corpo, separando il mito
dalla realtà, le intuizioni dai fatti, la fede dalla scienza. Tale ricerca parte dalla scoperta
dell’influenza della psiche sull’attività delle neuropeptine. D’altro canto sempre più centri medici
utilizzano diverse tecniche di crescita mentale e i risultati sono concreti. Un esempio viene dalla
Nuova Zelanda dove l’80% dei pazienti affetti da ipertensione dopo un periodo di pratica di
meditazione buddista Zen hanno visto abbassarsi notevolmente la pressione sanguigna, dove pazienti
affetti da cancro reagiscono molto meglio, riducendo la nausea durante la chemioterapia.

Persino certi bastioni conservativi dell’establishment medico americano si stanno interessando alle
terapie mente/corpo come un’aggiunta alle cure convenzionali. L’American Medical Associations
Council on Scientific Affairs ha dedicato una sua riunione all’argomento off limits delle terapie
mente/corpo. Scuole tradizionali di ricerca come Harvard e l’Ucla stanno includendo ricerche sulle
relazione mente/corpo nei loro corsi. Tutto ciò che la medicina occidentale sta cercando di porre su
basi scientifiche è sempre stato certo per le medicine orientali. La medicina ayurvedica, ad
esempio, iniziata in India circa 6000 anni fa, usa da sempre la meditazione, il massaggio e le erbe
per stimolare il naturale processo di guarigione dell’organismo. I1 dr. Deepak Copra, un
endocrinologo che pratica la medicina ayurvedica, pone un interrogativo interessante: ‘Dentro di noi
ci deve essere un “corpo pensante” che risponde ai comandi della mente. Ma dove è realmente e come è
fatto?’ In ogni caso la medicina, nonostante gli strumenti moderni a disposizione, è ben lontana nel
suo complesso dall’aver trovato il ‘segreto guaritore del corpo’. Nel frattempo la ricerca sembra
evidenziare nuovi modi in cui i medici possono aiutare i loro pazienti. E questo fa stare meglio
tutti.

Differenze nell’EEG durante l’apprendimento di giovani meditatori

Ricercatori nello stato dell’Iowa hanno pubblicato sull’International Journal of Neuroscience che
giovani praticanti la meditazione hanno mostrato una maggior coerenza delle onde cerebrali tra i due
emisferi durante alcune prove di apprendimento rispetto ad alcuni giovani studenti della stessa età,
sesso e punteggio scolastico.

I meditatori hanno anche mostrato un aumento dell’attività muscolare (eccitazione) durante
l’apprendimento rispetto al gruppo di controllo e una riduzione dell’attività muscolare durante i
periodi di non apprendimento. Sulla base della nozione secondo cui le persone con danno ai lobi
frontali hanno difficoltà a formulare concetti che permettano loro di risolvere problemi, i
ricercatori avevano ipotizzato che la coerenza tra gli emisferi potesse variare durante il periodo
di risoluzione di problemi, e supposto che i meditanti avessero un funzionamento cerebrale (brain
style) meno eccitato e più integrato nei compiti che implicano feed – back e flessibilità.
Nell’esperimento i soggetti dovevano identificare i modelli (patterns) stabiliti in precedenza dagli
sperimentatori sulla base di esempi dati. Essi dovevano cercare di indovinare i parametri chiave di
misura, colore, eccetera basati sul feed – back. Dopo una serie di risposte corrette, dovevano
cimentarsi con un cambio di parametri (concept reversal), ossia un nuovo feed – back che suggeriva
una differente serie di parametri. Questi problemi rappresentano una simulazione di situazioni
proprie al manifestarsi della flessibilità, e della capacità di adattamento ai differenti problemi
di ogni giorno. Prima di questi test, il primo gruppo ha meditato per dieci minuti, mentre il gruppo
di controllo si è rilassato per lo stesso tempo.

Dopo l’avvenuto apprendimento dei parametri chiave dei test, dimostrato da una certa serie di
risposte positive, i meditatori mostravano una maggior coerenza nel ritmo alfa dell’EEG rispetto ai
non meditatori.

I ricercatori hanno evidenziato come durante il periodo di confusione, nel momento del cambio dei
parametri sperimentali, vi sia stata una significativa diminuzione della coerenza solo nel gruppo
dei non meditatori. Gli sperimentatori Michael Dillbeck e Susanne Veseley, della MIU, riferiscono
che i meditatori erano più calmi durante il periodo di confusione, laddove gli altri soggetti
mostravano un aumento dell’eccitazione. Essi hanno formulato l’ipotesi secondo cui i meditatori
avevano mostrato una risposta più selezionata agli improvvisi cambi di informazione o a notizie
incongrue, anche se mostravano una maggior eccitazione durante il periodo di apprendimento. Il
gruppo dei meditatori, di età superiore ai vent’anni, aveva praticato la meditazione per un periodo
di circa quattro anni.

Meditazione e gestione aziendale

Nell’ottobre 1990 sulla rivista tedesca Capital è uscito il reso conto di un convegno con la
presenza di 597 fra dirigenti aziendali, di politici ed economisti, che riporta anche l’intervento
di Gerd Genken, consulente aziendale che ha sintetizzato alcune delle proposizioni del convegno che
riportiamo: “La futura gestione aziendale non ha bisogno di nuove strategie ma di una coscienza
migliore nell’individuo. La coscienza individuale sarà uno dei più forti fattori di successo perché
aggiunge qualificazione alle strategie. Se la coscienza individuale è ristretta e sbagliata anche le
migliori strategie falliscono. Ma se si vuole cambiare la propria coscienza occorre una sorta di
grimaldello che apra la porta alle dinamiche interiori. Uno di questi strumenti è senz’altro la
meditazione. La meditazione è la tecnica in grado di far vedere la propria mente e individuare la
coscienza interiore. La meditazione diventerà negli anni ’90 di diretta competenza dei dirigenti
aziendali che vogliano qualificarsi per una gestione valida ed espansa dei problemi da affrontare
nel mondo del lavoro”.

L’International Herald Tribune del 14 giugno 1990 riporta una conferma di quanto discusso nel
convegno tedesco. Molti dirigenti e funzionari esecutivi americani combattono con un’incapacità
quasi nevrotica di comunicare i propri desideri e i propri obbiettivi di lavoro. Ciò può ostacolare
l’efficienza, la produttività e il profitto delle società. I costi dello stress aziendale sono
valutati negli Usa in 50 miliardi di dollari l’anno per terapie di sostegno psicologico, inabilità e
assenteismo.

Solo dieci anni fa, coloro che menzionavano la parola spirituale, i valori spirituali, la guarigione
spirituale e la spiritualità come strumenti di cura erano senz’altro derisi ma ora, riporta l’Herald
Tribune, vi è una maggiore comprensione dell’importanza del benessere interiore di chi ha
responsabilità aziendali e vengono introdotti programmi di crescita mentale e spirituale idonei a
migliorare la qualità della consapevolezza individuale e di conseguenza delle relazioni di lavoro.

La Rosa Mistica

Una nuova terapia meditativa per l’uomo moderno: ridere piangere meditare
a cura di Aurora Maggio Cooper

La rinuncia, divenuta inconsapevole, alla libera espressione emozionale e sensibile che il moderno
stile di vita impone per agire e operare nel mondo sociale quotidiano, è alla base del malessere
generalizzato di cui, chi più chi meno, conosciamo gli effetti negativi. Dietro la famosa sindrome
da stress, dietro la mancanza di gioia di vivere, dietro la noia e l’indifferenza diffusa ci sono
emozioni e frustrazioni represse e compresse dentro di noi, che costituiscono il potenziale terreno
dell’indebolimento vitale.

Le emozioni represse

Il processo meditativo denominato ‘La Rosa mistica’ offre un’occasione di libera espressione, per
mezzo del riso e del pianto, le forme biologiche con cui la natura ha provvisto l’uomo per liberare
propri canali energetici vitali. Si tratta di un processo fondato su un’osservazione illuminata
dell’uomo moderno e delle sue difficoltà reali a vivere liberamente. Il processo offre un’occasione
semplice/non semplice di dare uno spazio privilegiato a noi stessi e di alleggerire la nostra vita
dal passato e dalla rigidità che ci portiamo dietro.

Un metodo semplice che richiede però un forte desiderio di migliorare la qualità della propria vita.
Non si tratta di una terapia nel senso di fornire aiuto esterno ai problemi psicofisici ma di una
terapia autoresponsabile, che ognuno può decidere di darsi, in piena libertà e responsabilità
individuale. Da quando è stato introdotto da Osto Rajneesh tre anni fa molte migliaia di persone vi
hanno partecipato, a Poona e in Europa e altrove.

Ya-hoo e Ya-boo, mantra senza terapia

Il processo della Rosa Mistica crea unicamente un ambiente protetto e privilegiato in cui ogni
partecipante può, attraverso il riso e il pianto e la meditazione che ne consegue, aiutarsi a
integrare consapevolmente angoli rimossi di emozioni passate che inquinano lo slancio vitale di
ognuno. Nella sua struttura pratica ‘La Rosa Mistica’ è molto particolare perché unisce una coralità
oggettiva, tutti sono partecipi ma ognuno è da solo con la propria dimensione emotiva e la propria
consapevolezza individuale. Tutti insieme e ognuno per sé. Le uniche ‘tecniche’ suggerite all’inizio
di ogni sequenza sono due mantra molto potenti che stimolano l’espressione ‘oggettiva’, cioè a dire
senza motivo attuale, del riso e del pianto. E’ un gruppo di 21 giorni, suddiviso in tre parti.
Nella prima si inizia con il mantra ‘Yahoo!’ tutti insieme a piena voce, poi per tre ore al giorno
si ride a partire da niente, si ride senza motivo, per sette giorni consecutivi. Nella seconda si
inizia con il mantra ‘Yaabhoo!’ tutti insieme a piena voce e poi si piange senza un motivo immediato
per sette giorni sempre per tre ore al giorno. Nella terza parte denominata ‘l’osservatore sulla
collina’ si sta seduti in silenzio in giardino per tre ore, sempre per sette giorni. Diamo qui uno
stralcio di un’intervista di Ma Anand Nirved che lo conduce sin dall’inizio.

Un metodo semplice e rivoluzionario

Nirved parla della sua esperienza con questo metodo semplice e rivoluzionario: ‘Per quanto sembri
incredibile sono tre anni da quando abbiamo iniziato a gridare ‘Yahoo!’ la prima volta, è stato un
grande regalo. Ho appena finito un’altra Rosa Mistica con circa 100 persone e sono veramente stupita
di riscoprire ancora una volta quanto questo lavoro sia la mia meditazione preferita. Nel discorso
in cui ha introdotto questo processo Osho diceva” Vi sorprenderà scoprire che nessuna meditazione vi
può dare tanto quanto questa piccola strategia”. ‘Ed è vero, sono sempre più sorpresa della magia
che accade nella Rosa Mistica, il segreto sembra la semplicità nessuna terapia, nessuna parola,
nessuna analisi. Ognuno resta da solo con la propria energia nel presente, ogni istante una scelta,
ogni istante una nuova occasione per andare più a fondo in se stessi. Un processo molto pulito, non
si deve aggiungere niente, solo creare un riparo, una protezione, uno spazio chiaro per la scoperta
di ognuno.

Una nuova terapia meditativa

“Possiamo dire che questa è veramente una terapia di nuovo tipo, una terapia meditativa in cui
ognuno si confronta soltanto con se stesso e prende la propria responsabilità di espressione. Si
tratta di un gruppo che parte da una prospettiva di libertà individuale totale, di pulizia delle
emozioni rimosse attraverso il riso e il pianto. Un’esperienza ‘oggettiva’ delle nostre espressioni
emozionali, svincolate da sollecitazioni esterne ma fondate sulla consapevolezza che ci sono troppe
emozioni rimosse che abbiamo dentro e da cui vogliamo ripulirci, per ritrovare l’innocenza di quando
eravamo bambini. ‘Vedendo le facce alla fine di una Rosa Mistica -guardando gli occhi dei
partecipanti non ho dubbi che quell’innocenza si è affacciata di nuovo. Vedo anche dei cambiamenti
nei gruppi, sono intervenute un’intensificazione e un approfondimento collettivi. Chi prende la
responsabilità con se stesso di partecipare alla Rosa Mistica qui a Poona ha fatto un lungo viaggio
in senso pratico e interiore e afferra l’occasione per superare le proprie difficoltà di espressione
emotiva, nella certezza di procedere sulla strada giusta per avvicinarsi maggiormente a se stesso.
Il gruppo avviene dentro una delle nostre piramidi di marmo, costruita apposta per questo processo.
A parte il fatto di trovarci in un luogo bellissimo, anche una scettica come me può sentire
l’intensificazione energetica che avviene sotto la grande piramide!

Per me è un processo che faccio in continuazione e lo sento sempre nuovo e sorprendente,
essenzialmente è una meditazione. In ogni stadio si vede così tanto di se stessi – nel cercare di
ridere per tre ore. Come non potrebbe essere così! Provate… Si crea un’intimità fra i partecipanti
in un mondo senza parole, uno spazio nudo – momenti di condivisione intensa, senza associazioni,
senza aspettative, senza storia – una condivisione di umanità pura. Poi c’è l’osservatore sulla
collina e le sorprese continuano, mentre scendiamo in giardino. Molti non avrebbero scelto di fare
Vipassana per una settimana e si ritrovano tranquilli a fare niente, a essere testimoni di se stessi
e felici di farlo. Eccoci qua a ridere, piangere e meditare nella pace di questo splendido
giardino…

Medicina yogica e scienza medica occidentale

Il nesso tra respirazione, mente e metabolismo
di David Hannahoff – Khalsa

Presentiamo una sintesi divulgativa di un lavoro presentato da David Hannahoff – Khalsa alla prima
conferenza internazionale sulla “Medicina dell’Energia”, tenutasi a madras dal 27 febbraio al I
marzo 1987. In esso vengono evidenziati i numerosi punti di contatto tra medicina yogica e scienza
medica occidentale, relativi al funzionamento bipolare dell’organismo umano. L’autore è stato un
discepolo di Yogi Bhajan, da cui ha appreso le conoscenze relative all’antica scienza del Kundalini
Yoga.

Nella visione della medicina yogica vengono individuati tre canali principali che sono dei veicoli
dell’energia pranica (il soffio vitale), vale a dire ida (il meridiano sinistro), pingala (il
meridiano destro) e sushumna (il meridiano centrale che scorre lungo la colonna vertebrale). Inoltre
ida e pingala vengono associati all’attività delle fibre nervose del sistema nervoso simpatico e
parasimpatico, sui due lati del corpo.

Quando predomina pingala (meridiano destro), si ha un maggior flusso d’aria attraverso la narice
destra, mentre la narice sinistra è relativamente congestionata. Quando viceversa predomina ida, la
situazione è invertita: il flusso d’aria è maggiore nella narice sinistra, mentre quella destra è
relativamente congestionata.

Le prime osservazioni storicamente documentate sul bipolarismo del corpo vennero compiute dal
fisiologo tedesco Kayser verso la fine del secolo diciannovesimo. Kayser osservò questo processo di
relativa congestione/decongestione delle narici e descrisse questo fenomeno come “ciclo nasale”,
collegandolo all’alternarsi del tono vasomotorio periferico sui due lati del corpo. Kayser notò
altresì come il ciclo nasale fosse collegato ad altre manifestazioni: la relativa
dilatazione/contrazione delle pupille, la maggiore o minore attività delle ghiandole salivari e le
secrezioni mucose nasali. Questi risultati di Kayser sono contenuti in una serie di articoli che
rappresentano il primo documento scientifico che attesta la conferma delle conoscenze della medicina
yogica da parte della scienza occidentale. Il ciclo nasale venne in seguito studiato in diversi
laboratori sparsi per il mondo; e fu oggetto di articoli su varie riviste scientifiche; ma fu solo
nel 1951 che uno studioso di nome Beickert riprese l’esplorazione simultanea di diverse
manifestazioni fisiologiche correlate tra loro e soggette al controllo del sistema nervoso.

Beickert fece delle osservazioni simili a quelle di Kaysar, descrivendo le suddette manifestazioni
fisiologiche come “ritmi bipolari dell’innervazione vegetativa” (halfsided rhythms of vegetative
innervation); e andò al di là delle conclusioni di Kaysar suggerendo l’esistenza di simili cicli
anche nella circolazione cerebrale (un’ipotesi che tuttavia non riuscì a dimostrare), e riscoprendo
anche un articolo di Springorum e Centenaro, del 1957, che conteneva dei risultati sperimentali che
dimostravano l’andamento ciclico del flusso renale.

Il ciclo nasale veniva nel frattempo studiato soprattutto dagli otorinolaringoiatri, con finalità
più applicative che teoriche. Tali ricerche erano infatti orientate alla terapia delle ostruzioni
nasali croniche, sia monolaterali che bilaterali, e per alleviare le congestioni nasali. Ciò portò
ad una conoscenza più approfondita dell’anatomia e della fisiologia che stanno alla base del ciclo
nasale. Venne ad esempio constatata l’alternanza del predominio delle innervazioni del sistema
simpatico e di quelle del sistema parasimpatico, che sono presenti nelle mucose delle due narici,
sottolineando come questo avvicendamento determini il ciclo nasale. Il predominio del simpatico
sulla narice destra causa la vasocostrizione e la conseguente decongestione di tale via nasale,
facendo aumentare il flusso d’aria; tale predominio si accompagna al prevalere del :parasimpatico
nella narice sinistra che ne provoca la congestione. Questa relazione destro – sinistro è ciò che
gli yogi chiamano “maggiore attività del pingala”. Una maggiore attività dello ida avrebbe l’effetto
opposto: un prevalere del simpatico nella narice sinistra e del parasimpatico nella destra.

continua…

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