Meditazione camminata e consapevolezza
di Nanni Deambrogio –
tratto da SIDDHI
periodico di Buddhismo Mahayana
Una pratica di presenza mentale che ci aiuta a sviluppare la saggezza
necessaria per liberarci dai condizionamenti mentali.
La pratica della consapevolezza o presenza mentale o attenzione consapevole,
applicata all’ambito della meditazione come a quello del vivere quotidiano,
è patrimonio comune di tutte le tradizioni buddhiste. Essa permette di
penetrare in profondità ogni fenomeno con cui entriamo in relazione e quindi
di essere meno banali e superficiali, ottenendo l’effetto di vivere più
pienamente ogni istante e circostanza della nostra esistenza.
Focalizzando la nostra attenzione sul respiro, sul nostro corpo e le varie
parti ed elementi che lo compongono, sulle sensazioni, sul funzionamento
della nostra mente e sul modo di esistenza dei fenomeni che ci coinvolgono,
siamo condotti poco per volta a scendere al di sotto della superficie delle
cose e a scoprire realtà nuove e affascinanti.
Attraverso questo processo, la concentrazione diventa più acuta e sostiene
la nostra capacità di analizzare in modo corretto, fino a farci intuire e
comprendere in modo chiaro le infinite relazioni interdipendenti di causa ed
effetto che sono alla base di noi stessi e di tutto il nostro ambiente.
Riusciamo quindi a realizzare che non c’è niente di separato, che “io” è
semplicemente un nome di comodo che non ottiene altro effetto che quello di
separare l’individuo dagli altri e dal suo ambiente.
La pratica della consapevolezza è il metodo per sviluppare quella
concentrazione e saggezza che ci permetteranno di uscire dai condizionamenti
auto-creati e dalla palude del continuo concettualizzare. Potremo allora
assaporare ogni momento per quello che è, senza ulteriori appesantimenti, e
tornare a scorrere naturalmente con il tutto.
Quando percorriamo un sentiero nel bosco, ogni passo può assumere un sapore
mai conosciuto prima, se accompagnato dalla presenza mentale e dalla
concentrazione. Ogni passo diventa momento di crescita interiore.
L’attenzione si posa, per esempio, sul corpo e i suoi movimenti, che sono
analizzati nei particolari, sulla solidità come elemento terra presente sia
nel nostro corpo che nel suolo sotto i nostri piedi, sulle varie sensazioni
che riceviamo dall’ambiente, ecc.
Un poco alla volta la continua fibrillazione mentale tesa al ricordo di
eventi passati o alla progettazione del futuro si attenua, e viviamo in
tutta la sua pienezza quello che stiamo facendo nel presente, nel qui e ora,
senza necessità di aggiungere altro.
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