di Jon Kabat Zinn
Tratto da:”Dovunque tu vada, ci sei già”
– Edizioni Pratica –
La meditazione da seduti
Cosa c’è di tanto speciale nel fatto di sedersi? Nulla, quando
parliamo del modo consueto di starsene seduti. È una delle possibili
soluzioni per togliere il peso del corpo dalle estremità inferiori.
Sedere invece assume un’importanza assai particolare rispetto alla
meditazione.
Superficialmente lo si può vedere con sufficiente facilità
dall’esterno. Per esempio, potreste non intuire che una persona sta
meditando quando è in posizione eretta, supina o quando cammina, ma
lo capite immediatamente se è seduta, in particolare sul pavimento.
Da qualsiasi punto di osservazione la posizione stessa esprime
consapevolezza, anche quando il soggetto ha gli occhi chiusi e il
volto è sereno e disteso. Appare saldo e maestoso come una montagna.
Ha una stabilità estremamente espressiva, che si trasmette all’interno
e all’esterno. Nel momento in cui la persona si abbandona alla
sonnolenza tutte queste qualità svaniscono. La mente si ripiega su se
stessa interiormente, il corpo visibilmente.
Per meditare da seduti bisogna assumere la postura corretta: eretta e
ferma, e saperla mantenere anche per lunghi periodi di tempo; di per
sé è cosa abbastanza facile, ma si tratta solo della fase iniziale di
uno stimolante processo di evoluzione continua. È abbastanza agevole
« parcheggiare » il proprio corpo, ma cosa fa la mente? Meditare da
seduti non significa unicamente assumere una particolare posizione
corporea, per quanto vigore questa possa infondere, vuol dire
adottare un atteggiamento speciale nei confronti della mente, sedere
mentalmente.
Ora che siete seduti, potete immedesimarvi nel momento presente in
molti modi. È fondamentale prestare attenzione intenzionalmente,
acriticamente, mentre le modalità da adottare sono a vostra
discrezione.
P. meglio non complicare le cose e iniziare con la respirazione,
seguendone il ritmo. Successivamente potete estendere il vostro campo
d’attenzione per osservare gli andirivieni, i volteggi e le
macchinazioni dei vostri pensieri e sentimenti, le sensazioni e glì
impulsi del -corpo e della mente. Ma occorrerà un certo tempo perché
la concentrazione e la consapevolezza siano sufficientemente forti da
farvi mantenere continuamente l’attenzione su una serie di elementi
così ampia senza disperdersi, fissarsi su qualcosa in particolare o
esserne semplicemente travolti. Per la maggior parte di noi occorrono
anni e molto dipende dalla motivazione e dall’intensità della pratica
meditativa. Pertanto, inizialmente converrà limitarsi a seguire la
respirazione o a usarla come ancoraggio e guida per riprendersi dalle
divagazioni. Provate per alcuni anni e vedrete cosa accade.
PROVA: dedicate un po’ di tempo ogni giorno per starvene con voi
stessi; bastano cinque minuti, oppure dieci, venti o trenta se ve la
sentirete., Sedetevi e osservate lo svolgersi dei momenti senza
nessun programma salvo essere totalmente presente. Usate il respiro
per fissare l’attenzione sul momento presente; i pensieri vagheranno
in varie direzioni, a seconda delle correnti e dei venti che si
agitano nella mente, finché a un dato momento il cavo dell’ancora si
tende e vi riconduce indietro. Questo può accadere frequentemente.
Riportate l’attenzione alla respirazione in tutta la sua vivezza ogni
volta che divaga. Mantenete eretta ma non rigida la posizione.
Pensate a voi stessi come a una montagna.
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