07 maggio 2014
Il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario possono essere influenzati con una semplice
tecnica di respirazione e meditazione, che riduce la produzione delle sostanze che stimolano i
processi infiammatori e aumenta quella delle sostanze antinfiammatorie. La tecnica, messa a punto
dal recordman di resistenza al freddo, potrebbe essere di aiuto a chi soffre di patologie autoimmuni
(red)
lescienze.it
Il sistema nervoso autonomo e il sistema immunitario innato possono essere influenzati
volontariamente sfruttando alcune semplici tecniche di respirazione e di meditazione. A dimostrare
questa possibilità – potenzialmente di aiuto ai pazienti affetti da patologie associate a stati
infiammatori persistenti o da malattie autoimmuni C è stato uno studio condotto da ricercatori
della Radboud University a Nijmegen, nei Paesi Bassi, che firmano un articolo pubblicato sui
“Proceedings of the National Academy of Sciences”.
La ricerca di Matthijs Kox e colleghi ha preso spunto dallo studio che lo stesso gruppo aveva
precedentemente condotto su un loro connazionale, Wim Hof, che detiene diversi record mondiali di
resistenza al freddo. Applicando una tecnica di respirazione e meditazione da lui sviluppata, Hof è
in grado di mantenere normale la propria temperatura corporea anche dopo un ora di immersione senza
vestiti in una vasca di ghiaccio, un tempo normalmente sufficiente a indurre un’ipotermia mortale.
In quello studio i ricercatori avevano scoperto che Hof riusciva ad alterare volontariamente
l’attività del suo sistema nervoso simpatico, che a sua volta influiva sul sistema immunitario
attraverso l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
In seguito a questa scoperta, i ricercatori hanno deciso di verificare se Hof fosse una “anomalia”
biologica o se quelle prestazioni fossero davvero legate alla tecnica che usava. Hanno quindi
condotto uno studio su 24 volontari, metà dei quali ha seguito un training di circa 10 giorni sotto
la supervisione dello stesso Hof, mentre l’altra metà formava il gruppo di controllo.
Successivamente, a tutti i soggetti è stata iniettata una tossina batterica per testare le risposte
immunitarie.
Rispetto ai soggetti di controllo, nel sangue dei volontari addestrati sono stati riscontrati
livelli più elevati di adrenalina e e della citochina anti-infiammatoria IL-10, e livelli più
bassi delle citochine proinfiammatorie IL-6, IL-8 e del TNF-α. Inoltre, sul piano clinico, è stato
osservato un minor numero di sintomi di tipo “influenzale” in risposta alla tossina.
Questi risultati suggeriscono la possibilità di usare questa tecnica come terapia di supporto a
malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e le malattie infiammatorie intestinali, diminuendo
così il ricorso ai farmaci, che non sono privi di effetti collaterali.
Tuttavia, osservano Kox e colleghi, serve una confermare che le conclusioni dello studio, condotto
su un modello di infiammazione acuta, sono applicabili anche alle infiammazioni croniche. Inoltre
bisognerà capire se tutti i passaggi del training di Hof sono necessari per ottenere il risultato o
se solo alcuni C per esempio, la tecnica di respirazione – sono quelli determinanti.
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