Meditazione nella vita quotidiana

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Meditazione nella vita quotidiana

di Giampiero Cara

Non è una questione di tecnica, ma di atteggiamento. La meditazione è la
capacità di focalizzare tutta la propria attenzione sull’istante presente,
punto di partenza per aprirsi all’incommensurabile.

Krishnamurti, libero pensatore per cui la verità è una terra senza sentieri
(1895-1986), diceva che la meditazione “è qualcosa da scoprire” e che ognuno
deve farlo per conto suo. Non spiegava che cosa è, o come la si pratica, ma
offriva spunti di riflessione per scoprirla: “Sto meditando nel momento in
cui comincio a chiedermi cosa sia la meditazione, invece che quale metodo
usare”, diceva.

La meditazione, nella sua definizione, è fondamentalmente uno stato di
osservazione, di indagine di ciò che sta accadendo nel momento presente.
Un’osservazione in cui non ci sono né un osservatore, né un oggetto
dell’osservazione separati, ma esiste soltanto un atto dell’osservare che
ingloba tutto, esterno e interno. E allora non osserviamo soltanto ciò che
ci sta accadendo, ma anche il nostro modo di percepirlo, i pensieri, le
emozioni e le sensazioni che suscita in noi.

È un modo di essere presenti qui, ora, in cui non avvertiamo più una
separazione tra il “dentro” e il “fuori” e ci sentiamo parte di tutto ciò
che percepiamo in quel momento.

Sul piano concreto, e non soltanto concettuale, è lo stimolo e l’esperienza
di quel senso di unità con il tutto di cui parlano i testi orientali, da cui
soltanto può nascere la vera comprensione, intesa non come processo
intellettuale, ma come appartenenza alle cose che si comprendono. In questo
stato non esiste giudizio, che nasce invece da una mancanza di comprensione
e ci distacca dalle cose che vogliamo giudicare.

Per raggiungere un simile stato, non è necessario usare una tecnica
specifica. Ci possiamo anche mettere a gambe incrociate, respirare
profondamente e recitare mantra esotici, se pensiamo che questo possa
aiutarci. Ma se a far scattare in noi quel senso di presenza nel qui ed ora
è qualcos’altro, che funziona solo per noi, e magari per una volta soltanto,
non importa. Va bene lo stesso.

Quel che conta veramente è la nostra capacità di essere presenti in
qualsiasi momento della giornata, prestando attenzione a tutte le cose che
avvengono dentro e fuori di noi, lasciando che siano queste cose a rivelarci
il loro significato nell’attimo stesso in cui le osserviamo, senza che la
mente si metta a cercarlo tra le cose che già conosce.

E’ questo “svuotare la mente”: non perché sappiamo fermare tutti i pensieri,
ma perché rinunciamo a rimanere attaccati a ciò che già sappiamo e siamo
disposti a percepire quel che c’è di nuovo e irripetibile nell’istante che
stiamo vivendo. È questo lo stato di “non conoscenza” di cui parla
Krishnamurti, uno stato in cui la mente, libera dalle pastoie del
conosciuto, “è in grado di ricevere Dio, ossia quel qualcosa di
incommensurabile che esiste soltanto di momento in momento”.

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