Meditazione secondo i Veda, le Upanisad e gli Hare Krishna
da: Meditazione per tutti
di Franca Silvani
Edizioni Gruppo Futura
Una teoria fa risalire l’origine della Meditazione a circa 5.000 anni fa, ai Veda, antichi testi
sapienziali indiani espressi in forma di miti e simboli, ed è una pratica fondamentale per mettersi
in rapporto con la divinità.
E’ un percorso progressivo attraverso diversi livelli di assorbimento profondo, che richiede una
purificazione di tutto l’essere e culmina in una elevazione illuminante, attraverso il potere
evocativo della preghiera con cui l’uomo raggiunge la dimensione della trascendenza.
E probabile che anticamente venissero anche usate sostanze, pratiche e tecniche che favorivano
cambiamenti di stato. Le tecniche meditative si possono raggruppare in tre categorie:
– Meditazione mantrica, basata su ripetizioni di parole, frasi, canti, preghiere, invocazioni, lodi.
– Meditazione visiva, basata sulla visualizzazioni di divinità o dei loro simboli.
– Meditazione che fonde cuore e mente, basata su un concetto in grado di assorbire interamente
l’attenzione del meditante. Da questa fusione dipende la veggenza più profonda.
Secondo il Rigveda, antichi testi sacri, meditare significa sospendere le attività mentali
fuorvianti per ritrovare l’uomo reale. Ciò elimina lo sforzo di apparire ciò che non si è e ci
riunisce con la nostra divinità interiore.
Ma la meditazione, proposta nei Veda, viene definita successivamente, nelle Upanisad, antichi testi
sacri nati come commento e conclusione dei Veda ed espressi in linguaggio diretto. Nelle Upanisad il
divino è già dentro di noi, ed è chiara la distinzione tra “io psicofisico” e “io o sé spirituale”.
Solo questa conoscenza può portare l’uomo sulla strada della liberazione dal karma, liberandolo da
maschere, travisamenti, blocchi.
La mente, impegnata in attività conoscitive devianti, travisa le cose e si perde in miriadi di
parole e di concetti, invece di raggiungere l’essenza delle cose. Da qui nascono le contrapposizioni
e la continua fuga da noi stessi in uno sforzo di mistificazione che porta alla perdita della nostra
identità, al senso di vuoto, ad angosce e paure. La via d’uscita da questa situazione di sofferenza
è la meditazione, che sospende le attività mentali falsificanti e ci porta a ritrovare noi stessi e
il divino dentro di noi, l’energia da cui nascono i nostri poteri. Per reintegrarci con questa
energia dobbiamo meditare sul suo splendore, integrarlo in noi, nei nostri pensieri, così da
trasformarlo in illuminata visione della realtà. Questa conoscenza ci porta sulla strada della
liberazione dai legami karmici.
L”io” esterno dell’uomo è il prodotto dalla famiglia, dalla eredità genetica, dall’ambiente, mentre
il suo sé spirituale è incontaminato e incondizionato. Il sé individuale che è in noi è parte del Sé
cosmico che tutto comprende, li ha le sue radici. Dentro di noi, qui e ora è la risposta alle
domande: “Chi siamo? e da dove veniamo?”. La verità può essere conosciuta attraverso una esperienza
interiore, perché è dentro di noi. E in noi dobbiamo anche riunire la nostra parte maschile con
quella femminile per ritrovare la nostra originaria unità, alla quale tendiamo.
Sintetizzando tutti i concetti contenuti in questi testi, seguendo diverse pratiche meditative,
arriviamo a uno stato di non-pensiero che ci permette di comprendere le verità fondamentali della
condizione umana. E questa conoscenza deve diventare “vissuto”.
Libri consigliati:
Jeanine Miller – I Veda – Ubaldini Ed.
Upanisad antiche e medie – Ed. Boringhieri
Meditazione secondo gli Yogasutra di Patanjali
Patanjali è vissuto tra il Il e il RI secolo d.C. ed ha fatto il primo tentativo di riassumere gli
insegnamenti Yoga. Egli è partito da una base filosofica che ci dà una classificazione delle
strutture del mondo tanto materiale che spirituale. Non crede che la sola conoscenza metafisica
possa portare l’uomo alla liberazione, ma ritiene necessarie anche una tecnica di ascesi e una di
Meditazione. Quindi è necessario arrivare a fermare l’attività mentale, e a questo si arriva
attraverso una tecnica psico-fisiologica che possa sostituire al normale stato di coscienza uno
stato di comprensione e di identificazione della realtà metafisica. In pratica, per liberarci
dall’ignoranza, dagli errori nella conoscenza e dalle sofferenze che ne derivano, è necessario
percorrere gli otto stadi del Rajayoga, come descritto negli Yogasutra: requisiti morali, requisiti
disciplinari, posizioni fisiche, controllo della respirazione, controllo delle emozioni,
concentrazione, Meditazione, arresto dell’attività mentale e raggiungimento dell’illuminazione. In
pratica lo Yogi si libera dagli ostacoli di questa vita per tornare alla condizione originaria che è
divina.
Libri consigliati:
Gli antichi insegnamenti dello Yoga – Ed. Gruppo Futura
Patanjali – Gli aforismi sullo Yoga – Ed. Boringhieri
Rammurti Mishra – Principi fondamentali dello Yoga Ed. Cappelli
Meditazione secondo gli Hare Krishna
Gli Hare Krishna sono i tipici rappresentanti di una spiritualità devozionale la cui pratica
fondamentale consiste nell’essere continuamente consapevoli della presenza di Dio attraverso il
canto dei suoi nomi. Il loro movimento è stato portato in occidente da Swarni Bhaktivedanta nel
1966. La loro filosofia discende da una tradizione visnuita. Essi fanno risalire l’origine di ogni
male, squilibrio o conflitto all’aver dimenticato la nostra natura spirituale originale e il nostro
rapporto con il divino, quindi alla falsa identificazione con l’ego e con il corpo materiale.
I seguaci di questo movimento vivono in comunità di tipo monastico e seguono regole ascetiche. Il
loro abbandono fiducioso nelle mani di Dio non è privo di senso critico. Essi esprimono il bisogno
di un ritorno alla vita più semplice e idilliaca, in contatto con la natura, e il bisogno di
affidarsi a una guida spirituale.
Una parte della giornata deve essere dedicata alla meditazione su Dio e ciò si può fare ripetendo il
Maha Mantra: Hare Krishna, Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare
Hare.
Nella Meditazione l’uomo cerca il suo miglioramento, rimanendo cosciente. Ne conseguono il rifiuto
degli attaccamenti e dei legami terreni e la possibilità di contatto con il divino, che viene
spontaneamente, come una grazia: allora la distinzione fra conoscenza, conoscente e conosciuto non
ha più importanza. E’ una forma di Meditazione che si basa sulla devozione, che ha la funzione di
concentrare il pensiero e poi di trascenderlo, verso una esperienza di unificazione o assorbimento.
Libri consigliati:
Prabhupada – La Bhagavad-gita così com’è – Bhaktivedananta Books Trust
Ramakrishna – Alla ricerca di Dio – Ed. Ubaldini
Approfondimento sul sito www.sublimen.com
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