Meditazione sulla gentilezza amorevole e sugli altri stati sublime 3

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Meditazione sulla gentilezza amorevole e sugli altri stati sublime 3

(di Sujiva)

(parte terza)

MEDITAZIONE DI ACCETTAZIONE

Anche questa meditazione è un adattamento del quarto Stato Sublime dell’equanimità e viene qui usata
verso se stessi. E’ uno stato che richiede qualche spiegazione: inizialmente in un primo tempo,
semplicemente accettiamo che la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte riguarda tutti ed è
inevitabile. Fa parte della vita stessa. La risposta è una calma accettazione. Ciò non significa che
non ci rivolgiamo a un dottore quando siamo vecchi e malati. Quando la mente è calma si affrontano
meglio le situazioni, e nello stesso tempo si producono i migliori effetti kammici. In un secondo
tempo, contempliamo la legge del kamma e i suoi risultati, cioè che tutti gli esseri, noi compresi,
le siamo soggetti. Il kamma è formato dagli atti morali o immorali della mente responsabile delle
situazioni che ne risultano e delle esperienze che facciamo in quanto esseri viventi. Lo si può
definire anche come una grande forza creatrice. Ne parleremo ancora nel capitolo sull’equanimità.

La tradizione ci dà molti spunti sulla forza degli effetti kammici. Ho trovato molto efficace
parlarne con quelli che avevano difficoltà ad accettare certe situazioni della vita, soprattutto la
perdita o la separazione da chi si ama. A livello teorico non sembra molto efficace, per cui è
necessario imprimerla nella mente, con una ripetizione continua. Sarebbe naturalmente meglio avere
una intuizione profonda (vipassana) sulla realtà, vedendone l’impermanenza, l’insoddisfazione e il
non sé. Ma a ciò si arriva solo dopo che la mente si è calmata.

CONTEMPLAZIONE PER AVERE EQUANIMITA’ O ACCETTAZIONE

A La mia natura mi porta a invecchiare Non posso sfuggire all’invecchiamento Quando la vecchiaia
arriverà l’accetterò in pace.

B La mia natura mi porta alla malattia Non posso sfuggire alla malattia Quando la malattia arriverà
l’accetterò in pace.

C La mia natura mi porta a morire Non posso sfuggire alla morte Quando la morte arriverà l’accetterò
in pace.

D Tutte le cose che mi sono care e piacevoli Cambieranno e svaniranno Quando questo avverrà
l’accetterò in pace. E Ho solo il kamma come mia vera proprietà Ho solo il kamma come mia vera
eredità Sono nato dal mio stesso kamma Il kamma è il mio vero parente Ho il kamma come mio vero
rifugio Qualunque kamma produrrò Che sia buono o cattivo Solo di questo sarò l’erede Accetto la
responsabilità delle mie azioni Mi sforzerò di evitare il male Mi sforzerò di fare il bene Di
purificare la mente da tutte le impurità E di stare in pace con tutti.

DUE TIPI DI PRATICHE DI METTA

Ci sono due modi di praticare Metta

1. Uno tende a sviluppare profondi assorbimenti (jhana)

L’altro sviluppa stati salutari e puri che rendono la vita felice e accumulano buoni potenziali
kammici (meriti) che saranno di aiuto sul sentiero spirituale. La pratica di Metta del primo tipo
deve essere specificamente fatta per produrre il desiderato livello di concentrazione, mentre il
secondo tipo può essere vario e flessibile.

Il primo tipo si sviluppa più in maniera formale e intensiva mentre l’altro si può portare avanti
anche nelle attività quotidiane. Quando la concentrazione ha raggiunto un alto grado, la si può
riprendere facilmente anche nei periodi di pratica meno intensiva. Questo libro tratta soprattutto
della prima forma, pur parlando un poco anche della seconda.

SOGGETTI DI METTA

Dopo aver irradiato Metta a se stessi quanto basta (potrebbero essere sufficienti i primi cinque
minuti) si procede a dare Metta a un altro. La persona prescelta è come la terra in cui si pianta il
seme che poi crescerà. Perciò è importante chi si sceglie. Soprattutto quando si vuole raggiungere
una concentrazione molto profonda ci si concentra a lungo sulla persona prescelta. E’ come scegliere
un compagno con cui dividere la casa o la stanza. Quella persona deve stare con voi nella vostra
mente tutta la giornata.

SCEGLIERE LA PERSONA O IL SOGGETTO

I testi danno alcune indicazioni. Prima descrivono alcune persone che non bisogna usare come oggetto
iniziale per sviluppare la concentrazione profonda di Metta.

A Il sesso opposto

La ragione è comprensibile: per evitare ogni attaccamento sensuale quale la lussuria. E neanche la
madre o la nonna? Certamente per loro non provo… I tradizionalisti dicono NO, neanche loro!
Francamente penso che dobbiamo usare il buon senso e considerare ogni caso prima di arrivare a delle
conclusioni. Se pensate che i limiti di sicurezza sono ampi, allora fatelo. Ho conosciuto qualcuno
che l’ha fatto e ha avuto buoni risultati.

Ho incontrato anche una persona che mi ha chiesto “e cosa faccio se sono omosessuale?” Questo punta
al nocciolo della questione: la ragione principale è evitare la lussuria e l’attaccamento che,
mediante la concentrazione può diventare assai potente. Questa è la ragione per cui bisogna stare
bene attenti.

B Una persona morta

La ragione per cui non si sceglie un morto, come riportato nel Visuddhi Magga (Il sentiero della
purificazione) è perché non porta all’assorbimento. Vi si dà l’esempio di un monaco che usando come
oggetto il suo maestro morto non riuscì ad ottenere l’assorbimento. Ma quando prese come oggetto una
persona viva, arrivò alla concentrazione completa. Mi sono chiesto il perché, e credo che la persona
(oggetto) e la realtà della morte possano influenzare la mente del meditatore, magari con dubbi su
che tipo di forma ha preso dopo morta e questo basta a bloccare la possibilità di una piena
concentrazione.

E se uno non aspira all’assorbimento completo? In quel caso non vedo nulla da obiettare perché
sarebbe un po’ come quando si trasferiscono i meriti o si riportano alla mente le virtù dei genitori
e degli insegnanti.

C Una persona intima

E’ qualcuno che amate molto e con cui avete uno stretto rapporto, qualcuno che forse pensate sia il
soggetto ideale per la pratica di Metta. Ma fermatevi un attimo a pensare e chiedetevi “Provo
attaccamento per questa persona?” Se la risposta è un SI inequivocabile allora cambiate scelta.
Verso le persone care è bene imparare a irradiare Metta in modo più leggero e distaccato. Solo
allora si svilupperà una profonda concentrazione.

D Una persona indifferente o neutra

Sono persone che non considerate assolutamente importanti nella vostra vita. Le vedete un po’ come
alberi o edifici; forse qualcosa di più, se questo vi sembra troppo impersonale. Include anche
quelli che non conoscete bene, e verso i quali perciò vi è difficile generare Metta, e tanto più una
forte Metta, se siete dei principianti. In seguito, quando riuscirete a vedere il buono in tutti, vi
sarà più facile.

E Una persona sgradevole (apiya puggala)

E’ qualcuno che vi sta antipatico, ma non fino al punto da odiarlo. Forse non vi piace la sua
pelata, i baffi, l’odore del suo corpo, la sua loquacità. Qualunque cosa sia, non vi va a genio. In
un certo senso il problema sta nel riflettere sulla vostra incapacità di avere una mente aperta, sui
vostri pregiudizi e sulle altre cause kammiche. Comunque richiederebbe un po’ di lavoro prima di
raggiungere una buona concentrazione. Se uno però ha sviluppato una forte Metta con le altre
persone, questo diverrebbe più facile. F Una persona ostile o nemica

E’ una persona con cui avete veramente dei rapporti difficili, verso cui provate una buona dose di
odio. Vi può aver fatto talmente del male che ritenete giustificato persino vendicarvi. E’ il caso
più difficile e si affronta generalmente per ultimo. Se uno fa una pratica giusta e ha sviluppato
molta compassione e comprensione con gli altri soggetti più facili, allora ce la farà, trasformando
mentalmente il nemico in un amico. Prima di tutto non dovete trattarlo come un nemico, ma piuttosto
come una “persona confusa”.

LA PERSONA AMABILE

Questo è l’oggetto da prendere per sviluppare una concentrazione profonda di Metta. E’ qualcuno che
ispira in voi un senso naturale di Metta: deve quindi possedere quelle qualità che più ammirate,
come amore (Metta), comprensione, coraggio e così via. Oltre tutto deve anche avere un temperamento
compatibile con il vostro. Insomma qualcuno con cui vivreste insieme a lungo.

Potrebbe non essere facile trovare uno con tutte queste qualità per cui bisogna accontentarsi di
qualcuno che si avvicini a questo ideale.

Vorrei considerare anche altri fattori:

a Prossimità

Sembra che sia più conveniente scegliere persone con cui siamo in stretto contatto. Per esempio,
qualcuno che vediamo spesso è un soggetto probabilmente migliore di uno che ci sta lontano. Infatti,
anche usando quest’ultimo potrebbe spesso affacciarsi alla mente l’immagine di chi ci sta vicino.
Credo che abbia a che fare con l’abitudine per cui c’è il detto “vedere è credere”.

b Lunga frequentazione

La lunga frequentazione approfondisce un rapporto, sia in meglio che in peggio. Scegliete quelli in
meglio secondo il detto “I nuovi amici sono argento, i vecchi oro”. Anni passati a lavorare assieme
sviluppano una grande intesa e sono molti i ricordi comuni che suscitano Metta. Può anche capitare
di ricordare eventi spiacevoli, affrontateli con consapevolezza e Metta, cercando però di mantenervi
per lo più sui ricordi gradevoli.

c Vedere la spiritualità in ogni persona

Il mio primo oggetto per praticare la concentrazione di Metta è stato il mio maestro. Aveva molta
Metta e anch’io desideravo avere una forte base che mi durasse tutta la vita. Vedendo le sue alte
qualità spirituali mi è stato più facile concentrarmi a lungo. Man mano che vado avanti nel
sviluppare Metta verso altre persone mi accorgo di un altro importante aspetto della spiritualità
che è universale. Per sviluppare una Metta universale è molto importante avere un “cuore grande come
l’universo”. Ed è semplice quando si riesce a vedere il potenziale che tutti hanno. Per esempio gli
esseri umani hanno una mente pura che può fare molte cose buone. In altre parole, se c’è la giusta
pratica, possono dare molto amore e tutti hanno bisogno d’amore. Nella meditazione di visione
profonda vediamo che tutti gli esseri hanno la possibilità di risvegliarsi e questo mi ha reso
capace di inviare una Metta fortemente concentrata su qualsiasi essere, anche a un estraneo e mi è
facile come bere un bicchier d’acqua.

d Altre scelte

Disgraziatamente ci sono delle persone che non trovano nessuno verso cui irradiare Metta, per cui
finiscono con l’inviarla ai cuccioli di gatti, cani, uccelli. Ho notato che questo sistema funziona
anche se non ne ho incontrati molti che lo applicano. Certe volte una persona può essersi così
“intristita” che ha bisogno di ricorrere alla compassione. Spesso funziona, perché il vedere la
sofferenza altrui suscita sentimenti di compassione verso di sé. Altre volte abbiamo il problema di
avere troppe buone scelte (non credo che sia un problema diffuso) o troppe scelte di secondo livello
(cosa molto più comune). In questo caso suggerirei di scegliere un solo soggetto e attenervisi per
un po’ di tempo senza indecisioni. Se non funziona avrete il tempo di cambiarlo più tardi.

SUSCITARE METTA

Dopo aver selezionato una persona che considerate idonea, cercate di rimanere su di essa. Certe
volte è possibile avere una seconda, e anche una terza persona in aspettativa (non nel senso di un
piatto nella lista del menu o come una gomma di scorta da sostituire, ma come un caro amico sempre
pronto a dare una mano in caso di bisogno). Questa è una buona soluzione in caso di una pratica
regolare quotidiana. Nella pratica intensiva cerchiamo di mantenerci su una sola persona (oggetto)
per vari giorni o anche settimane.

a Essere presenti

E’ di aiuto anche sentire che la persona è vicina fino al punto da sentire la sua presenza e anche i
suoi sentimenti. Se lo fate bene, non vi sorprenderà sentirvi mentalmente vicino. Provateci quando
il soggetto è veramente presente e vedrete che questo sentimento si sviluppa facilmente.

Se avete portato Metta a voi stessi (cioè se vi sentite felici) e il soggetto è adatto, allora Metta
dovrebbe fluire spontaneamente. Sforzatevi di mantenere questo flusso senza interrompere l’emozione
che lo crea. Non c’è niente di male ad avere molta Metta, anzi è meglio che una gioia materiale.

A questo punto vorrei parlare un po’ delle visualizzazioni. Per visualizzazione intendo vedere la
persona con l’occhio interiore (alla porta del senso della mente) come se gli occhi fossero aperti.
Sebbene sia un metodo efficace non molti riescono a usarlo. Ciò che veramente conta è il flusso di
Metta e per questo è sufficiente mantenere il pensiero sulla ‘persona’. Se uno cerca disperatamente
di visualizzarla nascono dei problemi, quali tensione alla testa, frustrazione, ecc. Inoltre la sola
visualizzazione non è Metta e talvolta capita che si riesca a visualizzare, ma in totale assenza di
consapevolezza!

b Riflessioni

Si può suscitare Metta pensando:

1) ad episodi gioiosi vissuti insieme, come ricevere regali durante un compleanno, consigli sul
lavoro, aiuto in tempi di bisogno, ecc.

2) alle qualità di quella persona come la compassione (v 1), saggezza (v 2), umiltà (v 3).

Cercate di ricordarne tanti e fatene una lista che, se usata con parsimonia vi durerà tutta la vita.
Sono come le candele di accensione che servono ad avviare il motore. Supponiamo che usiate la prima
qualità (v 1) e Metta sorge e fluisce; prima che si esaurisca usatela di nuovo (v 1). Potete
ripetere questo processo varie volte fino a che sembra esaurire il suo effetto, per il momento.
Allora cambiate e passate alla seconda virtù (v 2) che riavvia e incrementa il flusso di nuovo. Si
va avanti fino a che anche questa esaurisce il suo effetto e allora si ritorna a v 1, che funzionerà
di nuovo. Lo scambio può continuare fino a che, infine, dovrete ricorrere alla terza virtù (v 3).

c Metodo della libera associazione

Un mio amico trova difficile suscitare Metta nel modo tradizionale e sistematico. Lo sente
artificiale e preferisce suscitarla in modo naturale e spontaneo. Cerca perciò di immaginare
situazioni avvenute nel passato o che avverranno nel futuro… Per esempio: immagina di vedere un
amico che torna dal lavoro dopo una brutta giornata, gli va incontro e gli mette la mano sulla
spalla, chiedendo con gentilezza: “che è successo? O immaginando di vedere un’amica con il suo
bambino neonato in braccio, si congratula con lei… Molta gente può affacciarsi alla mente
nell’associazione libera, ma quando ci si è stabilizzati bisogna mantenersi su una sola persona. Si
può usare molta immaginazione, come pensare a bambini, a malati, ecc. per suscitare Metta. Certe
volte è compassione e altre volte gioia condivisa, ma sono tutte comunque derivazioni di Metta.

Bisogna però stare attenti a tenere sotto controllo la proliferazione mentale, usando il pensiero
solo per far fluire Metta. Altrimenti l’eccessivo pensare può diventare irrequietezza, un correre
dietro a desideri sensuali o può addirittura trasformarsi in rabbia o tristezza.

d Recitazione

Spesso all’inizio si ricorre alla recitazione. Mantenere la mente sulle parole aiuta a non farla
distrarre, mentre la comprensione del significato delle parole produce ben precise qualità mentali.
Ci sono recitazioni di Metta, le più comuni delle quali sono riportate in Appendice. Si ispirano ai
Testi e contengono le formule o le aspirazioni tradizionalmente usate nella pratica di Metta. Se uno
le recita in modo corretto, cioè con dolcezza, grazia e gentilezza amorevole, non solo crea la
concentrazione iniziale, ma anche il giusto atteggiamento mentale. Dopo di ciò è facile irradiare
Metta a se stesso e agli altri.

e Aspirazioni

Le aspirazioni sono un importante aspetto della meditazione. Quando facciamo un’aspirazione
dirigiamo la mente verso una specifica direzione e scopo. Lo stato mentale che ne risulta dipende
dal tipo di aspirazione che abbiamo fatto. Bisogna essere precisi e attenti perché la mente è molto
potente, per cui dobbiamo fare attenzione alla formulazione, agli stati mentali e alle implicazioni.
Per esempio un’aspirazione come “Che la mia pratica possa portarmi la felicità” è troppo generica,
perché non precisa quale tipo di felicità e generalmente la gente associa la felicità alla gioia. La
gioia, d’altronde, può essere sia materiale che spirituale.

L’aspirazione “Che la pratica possa purificarmi la mente” è più precisa a livello spirituale, ma la
direttiva non è a lunga portata. Meglio riformularla così “Che la pratica mi porti alla conoscenza
intuitiva profonda che purificherà completamente la mia mente realizzando la Verità (Nibbana)”. In
tal caso ci deve essere una conoscenza, almeno teorica, di ciò che significa Verità o Nibbana. Lo
stato mentale che in questo caso prevale è “cetana” o volizione. E’ la forza creativa della mente
che fa accadere le cose, ed è chiamata anche kamma. A seconda degli stati con cui si accompagna, ha
diversi risultati. Per essere sicuri che i risultati siano positivi bisogna che ci sia
consapevolezza, accompagnata da Metta, che riflette le aspirazioni formulate.

C’è gente che ha difficoltà anche a far questo, perché non sanno formulare un desiderio senza
metterci bramosia. Quando dicono “desidero…” significa realmente “voglio ardentemente…”. Il
desiderio può essere realistico o irrealistico. Se non è realistico riflette la bramosia radicata
nell’ignoranza. Per esempio una persona può desiderare “che io possa ottenere il Nibbana durante
questa seduta”. Si fa presto a concludere che è un desiderio irrealistico, perché è una “vana
speranza” eccetto che per alcune persone che hanno un potenziale veramente eccezionale. Quando
diciamo “che la pratica possa condurmi al Nibbana” non significa che ci aspettiamo di ottenere
quello stato durante la seduta e nemmeno in questa vita. Intendiamo solo dare una direttiva alla
mente. Ci sono scopi a più breve termine e assai importanti, quali “possa io rilassare il corpo…” Si
deve essere sicuri della presenza della consapevolezza e non della bramosia, quando si formulano
queste aspirazioni.

Un altro punto importante nel fare le aspirazioni è quello di credere nella loro efficacia. Non deve
essere solo un vuoto desiderio. La pratica porta risultati anche alla parte a cui ci si rivolge.
Ricordo che una volta stavo in Birmania e mandavo Metta a un amico in Malesia. Dopo un po’ ricevetti
da lui una lettera che mi chiedeva se gli stavo mandando Metta. Per inciso, non era una persona
particolarmente intima. Perciò rimasi sorpreso che avesse attribuito quel periodo in cui si era
sentito particolarmente felice al pensiero inviato da me (cosa che generalmente non faceva).

Metta e lo stato mentale che comporta – compassione – sono noti per le proprietà curative che hanno,
sia a livello fisico che mentale. E’ un fatto accertato. Quando facciamo un’aspirazione perciò è
importante che ci sia uno stato di Metta e il significato delle parole formulate si dirigerà verso
lo scopo a cui viene indirizzato.

Tradizionalmente si recitano le stesse quattro aspirazioni usate verso se stessi:

I Avera Hontu Che tu sia libero/a dai pericoli

II Abyapajja Hontu Che tu sia in pace, libero/a dalla sofferenza mentale

III Anigha Hontu Che tu sia sano, libero/a dalla sofferenza fisica

IV SUKHI ATTANAM PARIHARANTU Che tu possa prendere cura di te stesso/a e vivere felice

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