Meditazioni sulla (nostra) morte
Nel Buddhismo tibetano si medita nel seguente
modo per preparare le persone al “passaggio”. La
Morte è considerata una funzione naturale della
vita e ci si prepara all’evento in modo da
arrivarci completamente rilassati e fiduciosi.
Si dice anche che l’ultimo pensiero con cui si
muore è il primo pensiero con cui si rinasce e
questo genera la necessità di creare una serie di
pensieri positivi e rilassati nel momento della
morte.
La meditazione si svolge in nove punti:
I primi 3 riguardano L’INEVITABILITÀ;
I secondi 3 l’INCERTEZZA
I terzi 3 le RISORSE PER LA MORTE
Si tratta di spendere qualche minuto a meditare
(contemplare, pensare, lasciar andare il
pensiero) su ciascuno di questi punti ogni giorno
per un certo periodo, fino a che la morte assuma
la caratteristica di naturalità che le appartiene.
PRIMA FASE
1. TUTTI MORIAMO: tutte le persone che sono nate
nei secoli prima di noi sono morte. Tutti i
nostri antenati. Tutte le persone che sono vive
in questo momento entro il prossimo secolo
saranno morte. Tutti moriamo, senza eccezione. E’
del tutto naturale.
2. RESTA SEMPRE MENO TEMPO: ogni minuto che passa
è un minuto in meno di vita da vivere. Siamo
sempre più vicini al momento in cui moriremo e se
anche ci sembra lontano, in effetti si avvicina
ogni secondo di più.
3. IL POTERE DELLA MENTE: quanto tempo dedichiamo
al potenziale della nostra mente? La utilizziamo
soltanto perché crei pensieri di paura della
morte o possiamo utilizzarla per rilassarci e
accettare la naturalità dell’evento? La mente va
usata a nostro vantaggio e non contro di noi. Va
guidata, va diretta, va domata al nostro servizio.
SECONDA FASE
4. NON SAI QUANDO ACCADRÀ: sarebbe bello sapere
quando accadrà che moriremo, ma non ci è dato di
saperlo. Può essere tra anni, mesi, settimane,
giorni, ore o anche minuti. Non possiamo saperlo
e non è neppure utile saperlo. È utile sapere che
non sappiamo quando accadrà.
5. CI SONO MOLTI MODI in cui può ACCADERE: ci
sono molti modi, alcuni piacevoli e altri meno.
Non c’è un solo modo di morire, ma infinite
possibilità, tutte inevitabilmente causa di morte.
6. LA FRAGILITA’ del CORPO: il nostro corpo è
fragile e può “rompersi” in ogni momento per le
ragioni più futili. Molti animali sulla terra
sono corazzati, protetti, forti, ma noi no: siamo
fragili ed esposti alle temperie della vita.
TERZA FASE
7. LE COSE CHE LASCIAMO: osserviamo con
attenzione le COSE che lasciamo su questa terra:
non potremo portarcele dietro e sono futili e
irrisorie rispetto alla nostra morte. Sono
soltanto cose e tuttavia notiamo il nostro
ATTACCAMENTO ad esse. Lasciamolo andare.
8. GLI AFFETTI CHE LASCIAMO: osserviamo con
attenzione la lista di persone che lasciamo alla
nostra morte: sono affetti e amicizie anche
profonde e tuttavia non ci possono servire nel
momento della morte. Osserviamo il nostro
ATTACCAMENTO agli affetti terreni. Lasciamolo
andare.
9. IL CORPO CHE LASCIAMO: osserviamo il corpo che
lasciamo sulla terra e vediamo che senza la
nostra forza vitale deperirà e tornerà a
diventare polvere. Osserviamo l’ATTACCAMENTO che
abbiamo al nostro corpo terreno. Lasciamolo
andare.
A questo punto possiamo spendere qualche minuto a
osservare noi stessi in punto di morte:
osserviamo i nostri pensieri, le nostre ansie, le
nostre paure, le nostre speranza – è tutto molto
futile in rapporto alla naturalità della morte;
osserviamo noi stessi in punto di morte e
lasciamo andare ogni pensiero negativo, ansioso,
pauroso; alleniamoci a lasciar andare con fiducia
la nostra esperienza terrena e abbracciare con
grande tranquillità la nostra esperienza
extraterrena. In Pace.
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