Memoria del testimone: qualita’ del ricordo

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Memoria del testimone: qualita’ del ricordo

La memoria ci tradisce. Il suo contenuto, i ricordi, sono molto lontani dall’essere una
ricostruzione fedele della realtà. Quando raccontiamo qualcosa, lo facciamo ogni volta in modo
diverso. In psicologia forense si chiede ai testimoni di non raccontare i fatti, nel tentativo di
evitare di contaminare i ricordi. È curioso il modo in cui funziona la nostra mente e, in
particolare, la memoria del testimone. Possiamo persino ricordare qualcosa che non è successo?

La memoria del testimone è l’insieme delle conoscenze e delle ricerche sulla cui base si cerca di
determinare la qualità delle dichiarazioni dei testimoni oculari. Sono stati molti gli autori che
hanno apportato ricerche a questo campo, così poco conosciuto, ma estremamente rilevante in ambito
giuridico e forense.

Ipotesi ricostruttiva

Elisabeth Loftus, matematica e psicologa specializzata in questo campo, assicura che la memoria può
essere manipolata e, pertanto, è possibile “introdurre” falsi ricordi per mezzo della suggestione.
In sostanza, afferma che la memoria del testimone è ricostruttiva. Perché?

Quando qualcuno è testimone di un fatto, immagazzina due tipi di informazione. Da una parte, quella
che ha ottenuto mentre presenziava all’evento; dall’altro, quella che ha ricevuto in seguito.
Entrambe si integrano, dando luogo al fenomeno della ricostruzione. La persona può arrivare a
ricordare dettagli dell’evento che in realtà non ha visto e, al contrario, può dimenticarne altri
che ha invece percepito.

“Perché esistono ricordi ricostruiti? Perché il cervello odia profondamente il vuoto.”
-Scott Fraser-

Principali fattori della precisione della memoria del testimone

Quando una persona presenzia a un delitto o a un crimine, è necessario tenere in conto una serie di
fattori. Dalla variabilità di questi, dipende se un ricordo viene considerato più o meno preciso e,
pertanto, più o meno valido.

Testimonianza sospettosa

Di norma una persona riesce a registrare solo un 20% di quello che vede. E, nel caso dei testimoni
di eventi fortuiti, questa percentuale diminuisce ancora di più. Perché non si aspettavano che tale
evento avenisse e per la brevità dello stesso.

In questi momenti, inoltre, si verifica l’effetto conosciuto come “cecità al cambiamento”: non siamo
capaci di accorgerci che qualcosa è cambiato nel contesto in cui viviamo. Questo avviene perché non
prestiamo attenzione; nonostante si tratti di qualcosa di rilevante, non badiamo ai dettagli, bensì
ci limitiamo al grosso (rapina, scippo, arma…). E commettiamo errori di valutazione che, nella
memoria del testimone, sono chiave.

Aspettative previe

Numerosi studi assicurano che quello che ricordiamo non si limita solo a quello che abbiamo vissuto
direttamente, memorizziamo anche le nostre aspettative. In altre parole, le conoscenze e i contenuti
che abbiamo acquisito da altre esperienze anteriori relazionate all’evento (Bransford & Franks,
1971).

Il ricordo di quello che ci aspettavamo di vedere viene spiegato da Bartlett con la sua memoria
ricostruttiva. Nelle sue ricerche ha notato che le riproduzioni che facevano i lettori del suo
famoso racconto La guerra degli spettri alteravano la versione originale. Queste distorsioni
facevano riferimento a un’eccessiva semplificazione, all’omissione di dettagli e a cambiamenti di
questi con altri propri del soggetto.

Domande trabocchetto

I testimoni possono alterare la natura dei loro ricordi a causa di ciò che accade dopo che hanno
osservato il delitto. Le domande poste ai testimoni influiscono, e molto, sui loro ricordi. Come
“consolazione”, gli studi ci dicono che, di norma, queste distorsioni riguardano dettagli periferici
o minori, motivo per cui non influiscono tanto sulle conseguenze della testimonianza.

Differenze individuali

Nell’analisi della memoria del testimone, si è provato che i bambini e gli anziani sono più
vulnerabili alle distorsioni. I bambini sono meno precisi, mentre gli anziani sono più convinti
della loro verità. Questo significa che si fidano di più della veridicità dei loro falsi ricordi.

Allo stesso modo, si verifica una variabile connessa all’età del testimone. Quando bisogna
riconoscere un colpevole, si è più precisi quanto minore è la differenza di età fra il presunto
colpevole e il testimone.

Sicurezza del testimone

In linea generale la sicurezza che mostra il testimone quando deve riconoscere il colpevole non è un
buon indicatore della precisione di ciò che manifesta. Per quanti dettagli riveli, l’emozione che
mostra o la sua capacità di convinzione non sono di per sé sinonimi di veridicità.

Fattori situazionali

In generale, i livelli medi di attivazione sono i più adeguati per ricordare con precisione. Se il
soggetto ha dei picchi d’ansia o di stress, si riduce la sua capacità di ricordare.

Allo stesso modo, la memoria del testimone conferma che un evento violento resta impresso con più
forza di uno non violento. In particolare, è curioso l’effetto di focalizzazione dell’arma. I
testimoni prestano talmente tanta attenzione all’arma dell’aggressore da ridurre a essa il loro
campo attentivo, ignorando altri dettagli. La violenza fa sì che i testimoni abbiano un ricordo più
vivido dell’esperienza centrale (pistola) e più offuscato di quelle periferiche.

In molte occasioni manifestiamo una fede cieca nella nostra capacità di percepire tutto quello che
accade attorno a noi. Tuttavia, molte di queste volte siamo incapaci di rilevare tutti i cambiamenti
del contesto in cui ci troviamo. I nostri ricordi sono pertanto fragili e la memoria del testimone
dà prova di ciò.

anonimo

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