MIGLIORARE L’AUTOSTIMA

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MIGLIORARE L’AUTOSTIMA

di GIAMPIERO CIAPPINA

Efficace e alla portata di tutti, l’autostima è uno degli elementi fondamentali per una serena vita
di relazione. Ovviamente migliorare l’autostima non risolve tutti i problemi o non modifica
magicamente i grattacapi che affrontiamo, ma questo importante elemento può trasformare
profondamente il nostro modo di osservare il mondo.

L’autostima ha radici profonde che nascono addirittura nella vita intrauterina e si rafforzano nei
primi 6/8 mesi di vita: successivamente avranno un ulteriore consolidamento intorno all’età
pre-puberale. I mattoncini che saremo stati in grado di raccogliere in queste fasi della vita,
saranno il nostro personale bagaglio di tessere che comporranno il mosaico complessivo della nostra
vita: non solo, esse saranno anche importanti anche per il ‘modo’ con cui affronteremo le situazioni
della nostra vita affettiva, professionale ed individuale.

L’autostima è quella condizione di benessere e di pace che viene percepita nel momento in cui si
valuta positivamente la nostra vita psicologica ed affettiva. Essa è composta da un pizzico di senso
di dignità, da un pizzico di tolleranza verso quelli che consideriamo i nostri difetti, da una buona
dose di autoironia e soprattutto dalla consapevolezza che stiamo facendo il meglio per noi stessi.
L’autostima si fonda inoltre su un chiaro senso del proprio valore unico ed irripetibile.

Vediamo quali sono gli errori più comuni e frequenti che possono impedire di avere un autentico
senso di autostima.

La cultura dominante ci porta oramai facilmente a confondere il ‘Valore’ con il ‘Costo in denaro’:
una cosa costa X, quindi vale X.

Ciò è dovuto al fatto che le società complesse sono basate su intensi scambi commerciali dove beni e
servizi sono necessariamente quantificati e trasformati in quote di denaro. Purtroppo questa cultura
viene assorbita – anche involontariamente – anche nei nostri rapporti e nelle modalità con cui ci
relazioniamo a noi stessi. Per cui un uomo può sentirsi più o meno importante a seconda del suo
stipendio, oppure una donna può sentirsi più o meno gratificata dal possedere una casa nei quartieri
schic, un adolescente dal suo ultimo modello di telefonino o dal vestito all’ultima moda.

Per quanto possano apparire importanti, bisogna ricordare che tutti questi elementi sono ‘esterni’
alla persona. Essi sono il frutto di azzeccate compagne promozionali che intendono vendere i loro
prodotti non tanto per l’uso, quanto per il senso di identità che conferiscono al consumatore. Non
dimentichiamo che una famosa marca di sigarette fino a qualche anno fa, si pubblicizzava in
televisione mostrando uomini dall’aspetto forte e sicuro che – fumando – cavalcavano verso
meravigliosi caynon dalla terra rossastra durante il tramonto.

Traducendo, si potrebbe dire che chi avrebbe fumato quella marca di sigarette, non comprava
semplicemente un pacchetto di sigarette: molto di più! aveva l’opportunità di costruire intimamente
un pezzetto della propria identità attraverso l’identificazione con quegli uomini forti e dallo
sguardo fiero.

Anche oggi i messaggi pubblicitari non sono cambiati nella sostanza: accoppiano un oggetto (o un
servizio) al senso di identità che se ne potrebbe acquisire. In altre parole, l’oggetto diventa il
surrogato di un’identità che ci piace mostrare e attraverso il quale ci sentiamo accettati dagli
altri: è l’antico dilemma tra l’avere o l’essere.
Quando poi dovessimo ritenere di essere sostanzialmente immuni dai messaggi pubblicitari, osserviamo
per un momento con coscienza la nostra vita e gli oggetti di cui ci circondiamo: quanta parte di
questi sono necessari e quanta parte invece sono invece una stampella per sostenere la nostra
immagine pubblica e il nostro bisogno di sentirci socialmente approvati?

Il significato di questo processo di ‘esternalizzazione’ tende a lasciare le persone eternamente
insoddisfatte e sostanzialmente prive di un’autentica stima in sé stessi. Se il nostro valore e la
nostra immagine vengono infatti affidati agli oggetti che ci rendono più interessanti, finiamo per
essere più consumatori che persone e tendiamo a dipendere dai telefonini (che le Aziende vorrebbero
farci cambiare ogni mese) o in generale dai modelli che ci vengono continuamente proposti.

Un altro errore molto diffuso è quello di rinchiudersi in una torre d’avorio. Per mancanza di stima
in se stessi, capita che qualcuno cominci a vivere un’esistenza a grandi altezze, al di sopra degli
altri, nella speranza così di essere immune da ogni cosa. Per sentirsi all’altezza degli altri, si
tende a vivere ‘a distanza’, intimamente lontani da rapporti che potrebbero provocare dolore o
sofferenza, e alla fine lontano da tutti. Si comincia a vivere all’insegna di un perfezionismo che
non è più un sano stimolo al miglioramento, ma diventa progressivamente un crudele ‘tribunale’
interiore che giudica con enorme severità. Per evitare il dolore che – inevitabilmente – le
relazioni possono comportare, si tende ad ‘anestetizzare’ gli slanci del proprio cuore, finendo per
apparire freddi e distanti.

Per aumentare l’autostima non ci sono soluzioni magiche o pillole miracolose, ma è necessario un
impegno personale che a volte può essere laborioso, ma che è la garanzia per ottime probabilità di
successo.

1. Non posso piacere a tutti

Ognuno di noi ha bisogno di vivere circondato dall’affetto e dall’approvazione: ma se per un bambino
questa condizione è irrinunciabile, l’adulto deve imparare a poterne fare a meno, almeno in alcune
circostanze. Affidarsi al giudizio degli altri significa infatti prestarsi a frustrazioni continue e
a ben poche gratificazioni. Oltre tutto, di solito le persone che vorrebbero essere ‘sempre perfette
in ogni occasione’ tendono ad elaborare una propria ‘visione’ di ciò che gli altri si aspettano da
lui. Il risultato è che si rischia facilmente di tendere verso modelli che nella maggior parte dei
casi sono del tutto immaginari e frutto di . ‘ciò che noi pensiamo che gli altri pensino di noi.’:
un circolo vizioso davvero terribile.
Cerchiamo invece di osservare per un momento con attenzione quali sono le persone che per noi sono
davvero importanti e dove desideriamo dare il meglio di noi stessi. Di solito sono le nostre
relazioni profonde, ovvero con il partner, con i figli, con alcuni amici del cuore. Cerchiamo di
concentrare qui le nostre energie migliori, senza cadere nell’errore di trascurare – magari perché
le si considera scontate – proprio le relazioni su cui basiamo la nostra vita.

2. Mi perdono per i miei limiti

Oltre ai limiti fisici, sempre imposti da modelli esterni spesso irreali, ciò che più riesce
difficile a perdonare sono i nostri limiti interiori. Difficoltà ad aprirsi, ad essere sinceri,
difficoltà ad amare autenticamente, difficoltà a lasciarsi amare da qualcuno.
Sono questi alcuni tra i limiti che apparentemente impediscono di migliorare la propria autostima.
Ciò dipende anche dal fatto che difficilmente accettiamo che la vita è un cammino, un percorso dove
ogni giorno acquisiamo esperienze che ci trasformano e che ci rendono migliori. Ognuno di noi ha un
progetto esistenziale che deve scoprire e realizzare: questo deve essere il punto dove focalizzare
tutte le nostre energie migliori. Per poterlo fare, dobbiamo anche accettare che faremo il percorso
‘. così come meglio possiamo’, accettando anche di farci aiutare dagli altri quando necessario.

3. Stimolo la mia creatività

Coltivare i propri interessi è un elemento molto importante: al di là del lavoro, degli impegni
familiari, è fondamentale trovare un momento per se stessi, fosse anche 5 minuti al giorno. Creare
un proprio spazio individuale è necessario anche per riflettere sull’importanza di piacere non solo
agli altri, ma anche a se stessi. Ogni piccola cosa che realizziamo con originalità, estro e
ingegnosità diventa un elemento essenziale per costruire e consolidare l’autostima. Creare una
piccola isola in cui poter rimanere soli e dove poter essere autentici senza la necessità di doversi
sempre adattare è il primo passo verso realizzazioni sempre più solide.

4. Coltivo i miei valori interiori

A volte, se eliminassimo tutti gli orpelli e ci liberassimo dei bisogni indotti, può accadere che la
sensazione sia quella di precipitare in un pozzo senza fondo. E’ invece il segnale che bisogna
cominciare a lavorare sui valori autentici su cui fondare la nostra vita. Non è facile, anche perché
prima di trovare i nostri genuini valori, dobbiamo prima porci diversi interrogativi sulla vera
qualità della nostra vita. Il deserto che sembra circondarci se improvvisamente eliminassimo i tanti
frenetici impegni che talvolta utilizziamo per tamponare e non sentire un vuoto profondo alla bocca
dello stomaco, è invece un simbolo leggendario che fa parte dei miti di tante culture. Attraversare
il deserto, significa affrontare autenticamente alcuni ‘vuoti’ della nostra vita, ma soprattutto
significa conquistare un vero e solido equilibrio che nessuna merce, oggetto o multinazionale potrà
mai far vacillare.

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