Mindfulness: ossia, vipassana, adattata ai pazienti ospedalieri

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Mindfulness: ossia, vipassana, adattata ai pazienti ospedalieri

di Loredana Vistarini

(Loredana Vistarini, psicoterapeuta, Ass. It. Mindfulness, dalla Repubblica)

Educazione alla consapevolezza. Ora per ora

(La mindfulness coniuga antiche tecniche di meditazione e
neuroscienze. Le applicazioni cliniche)

La mindfulness è una particolare qualità di attenzione che permette di
osservare intenzionalmente ed in modo non giudicante, ciò che emerge,
momento per momento, nel campo della coscienza. In altre parole, la
mindfulness è consapevolezza, è la nostra capacità di essere presenti
a quello che c’è, così com’è, nell’attimo in cui accade.

A tutti capita di sperimentare spesso l’effetto di una “mente
cronicamente ingorgata” dall’incessante proliferare di pensieri che
quasi mai sono rivolti all’esperienza del momento. Molti usano
l’espressione del “pilota automatico” per indicare un comportamento
meccanico che si svolge senza una vera attenzione a ciò che succede.
In questi frangenti, i frammenti di pensieri, gli scenari immaginativi
e le emozioni che li sottendono hanno poche probabilità di essere
percepiti coscientemente e se non riconosciuti, possono assemblarsi in
configurazioni che danno origine a stati emotivi e mentali spesso
disagevoli o patologici.

Un ascolto più profondo, allora, rivolto ai segnali propriocettivi ed
emozionali, può aiutarci in una maggiore discriminazione e
comprensione di questi ultimi, divenendo anche essenziale per la loro
regolazione. Un’attenzione più spaziosa che è in grado di inglobare
nello stesso tempo ciò che accade dentro e fuori di noi, può rivelarci
una “chiara visione” degli eventi, permettendo di disidentificarci dai
pensieri e da una conseguente reattività spesso dannosa. Tutto questo,
però, non va confuso con una delle tante tecniche comportamentali, di
rilassamento o di self-monitoring da utilizzare meccanicamente al
momento del bisogno. L’approccio a questo percorso, sia per il
terapeuta che per il paziente che lo praticano, diventa un modo di
vivere e di essere al contempo, che richiede un costante impegno nel
“resettare” i modelli quotidiani, in uno spazio interiore di
consapevolezza non giudicante e libera da condizionamenti mentali.

Il “cuore operativo” di un programma di mindfulness coniuga l’antica
sapienza di tecniche meditative come la Vipassana, con iI rigore di un
metodo scientifico che l’ideatore Jon Kabat-Zinn (University of
Massachussets), ha saputo miscelare in un protocollo standard (di 8
incontri di 2 ore ciascuno) iniziato sperimentalmente intorno agli
anni ’80, ed ora, (anche grazie ai più recenti studi col brain
imaging, sugli effetti positivi della meditazione sugli emisferi
cerebrali e sull’organismo, svolti da Davidson, Varela, Goleman)
inserito in programmi di trattamento per la salute mentale e fisica,
in 250 ospedali degli Stati Uniti ed in molte università europee. Le
applicazioni cliniche della mindfulness, attraverso i suoi programmi
MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) e MBCT (Mindfulness Based
Cognitive Therapy) sono numerose e vanno da patologie quali la
sindrome da dolore cronico, le malattie oncologiche, la psoriasi, alle
problematiche psichiatriche e psicologiche quali depressione, disturbi
d’ansia, attacchi di panico, disturbi alimentari.

Tra le numerose ricerche attuate, è utile sottolineare due
meta-analisi (R. Baer, 2003); (P.Grossam, 2004) sui risultati dei più
recenti 21 studi clinici effettuati con misurazioni pre/post e/o
gruppo di controllo che riportano il calcolo di un effect size (cioè
una misurazione in media statistica dei miglioramenti indotti dagli
interventi) di 0,59, valore che indica un effetto positivo sostanziale
dei trattamenti. La conclusione della letteratura scientifica corrente
suggerisce che “gli interventi mindfulness-based possono contribuire
ad alleviare una vasta varietà di problematiche psicologiche e
cliniche”.

(tratto da risveglio@yahoogroups.com dell’11/01/2007)

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