MIndfulness spiega l’antica “meditazione corporale” del buddhismo theravada

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MIndfulness spiega l’antica “meditazione corporale” del buddhismo theravada

di J.K.Zinn

L’esplorazione del corpo come processo di purificazione

L’insegnante da cui ho imparato la tecnica dell’esplorazione del corpo
veniva da un’esperienza professionale come chimico. Una delle sue metafore
favorite consisteva nel descrivere l’esplorazione del corpo come una
‘raffinazione a zone’. La raffinazione a zone è una tecnica industriale per
purificare i metalli. Essa consiste nel fare scorrere un forno circolare su
tutta la lunghezza di una barra metallica. Il calore del forno liquefà il
metallo nella zona investita e le impurità presenti restano nella fase
liquida. Il metallo risolidifìcato che esce dal forno ha un grado di
purezza molto superiore a quello iniziale. Alla fine del trattamento tutte
le impurità si trovano concentrate a un’estremità della barra, che viene
tagliata e scartata, e si ottiene così un lingotto metallico purificato.

Possiamo immaginare l’esplorazione del corpo come un analogo processo di
raffinazione attiva del corpo. Il ‘calore’ dell’attenzione investe
successivamente le varie zone, raccogliendo tensioni e dolore e
trasportandoli fino alla sommità del capo, dove, con l’aiuto del respiro,
vengono scaricati fuori dal corpo, che resta purificato. Ogni volta che
esplori il tuo corpo in questo modo, puoi visualizzare il processo come
un’opera di raffinazione o disintossicazione, che ti guarisce, restituendo
al tuo corpo un senso di integrità.

Questa descrizione potrebbe indurre a pensare che l’esplorazione del corpo
serva per un fine specifico, la purificazione del corpo. Lo spirito in cui
la pratichiamo, tuttavia, resta quello di non cercare risultati. Lasciamo
che qualsiasi purificazione possa avvenire, si produca da sé. Noi ci
limitiamo a perseverare nella pratica. Perseverando nella pratica,
gradualmente impari a cogliere l’integrità del tuo corpo nel momento
presente. Questo senso di integrità può essere vissuto qualsiasi siano i
problemi del tuo corpo. Una o più parti possono essere malate, o dolenti, o
perfino mancanti: ciò nonostante, anch’esse puoi abbracciarle in questa
esperienza dell’integrità del corpo.

Ogni volta che pratichi l’esplorazione del corpo, perciò, lasci che quel
che vuole uscire esca. Non ti sforzi di lasciare andare’ le tensioni o il
dolore o di purificare il corpo. Lasciare andare è in realtà accettare la
tua situazione così com’è. Non è abbandonarti alle tue paure. È viverti
come più vasto dei tuoi problemi, più vasto del tuo dolore, del tuo cancro,
della tua malattia cardiaca, più vasto del tuo corpo; è identificarti con
la totalità del tuo essere, anziché con il corpo, con la malattia o con la
paura. Questa esperienza di una totalità più ampia dei tuoi problemi viene
da sé, con la pratica regolare dell’esplorazione del corpo: la alimenti
ogni volta che espiri da una particolare zona del corpo e lasci andare le
sensazioni che hai incontrato per procedere oltre, consapevolmente.

Accettazione

Nella pratica dell’esplorazione del corpo, il punto chiave è mantenere la
consapevolezza momento per momento, osservando come un testimone distaccato
il respiro e le sensazioni, una zona del corpo dopo l’altra, dai piedi alla
testa. La qualità dell’attenzione e la disponibilità a essere presente con
qualsiasi esperienza si produca, è molto più importante di ogni
visualizzazione di rilascio di tensioni o di purificazione.

Se cerchi di liberarti delle tensioni puoi riuscirci o meno; ma non è
pratica della consapevolezza. Ma, se resti presente in ogni momento e,
nello stesso tempo, semplicemente* lasci* che il respiro e l’attenzione
purifichino il corpo, in questo contesto di consapevolezza e di
accettazione, allora stai veramente praticando la consapevolezza e
attingendo al suo potere di guarigione.

Questa distinzione è importante. Nell’introduzione all’esplorazione del
corpo, il nastro di cui ci serviamo nella clinica dice che il modo migliore
di praticarla è non cercare di ottenere risultati, ma fare semplicemente la
meditazione per se stessa. I nostri pazienti ascoltano questo messaggio
ogni giorno. Ciascuno di loro ha un problema grave per cui riceve
assistenza medica e per cui si è rivolto alla clinica. Eppure gli viene
detto ripetutamente che il modo migliore per ottenere qualcosa dalla
meditazione è non cercare di ottenere nulla, lasciare andare ogni
aspettativa, anche quella che lo ha indotto a ricorrere alla clinica.

Questo modo di presentare il lavoro della meditazione mette i nostri
pazienti in una situazione paradossale: sono venuti per ottenere un qualche
risultato positivo e l’indicazione è di non cercare di ottenere nulla. Li
incoraggiamo invece ad essere pienamente presenti nella situazione in cui
sono, in uno spirito di accettazione, sospendendo ogni giudizio, per tutte
le otto settimane del corso. Perché adottiamo questo approccio? La
situazione paradossale che esso crea, invita a esplorare il non cercare
risultati come modo di essere. E inoltre invita a ripartire da zero, a
esplorare un nuovo modo di vedere e di sentire, abbandonando i criteri di
successo o insuccesso basati su un modo di vedere abituale. Adottiamo
questo approccio perché lo sforzo per arrivare a una meta, che deriva
di solito da un rifiuto della realtà presente, è spesso il tipo di
sforzo sbagliato ai fini della crescita, del cambiamento e della guarigione.

Il punto di vista della meditazione è che, solo attraverso l’accettazione
della realtà delle cose così come sono, per quanto spaventose o dolorose
esse possano essere, cambiamento, crescita e guarigione possono prodursi.
Le nuove possibilità sono contenute all’interno della realtà del momento
presente: occorre solo scoprirle e alimentarle perché possano svilupparsi.

Perciò pratichiamo l’esplorazione del corpo, giorno dopo giorno, in ultima
analisi né per liberarci di qualcosa, né per purificare il corpo e neppure
per rilassarci. Questi possono essere i motivi che ci hanno indotto a
praticare, e può darsi che di fatto ci sentiamo meglio e più rilassati per
effetto della pratica. Ma per praticare correttamente, momento per momento,
dobbiamo essere disposti a lasciare andare anche questi motivi.

Allora l’esplorazione del corpo diventa semplicemente un modo per stare con
noi stessi e con il nostro corpo, per vivere l’integrità del nostro essere
nel momento presente.

Esercizio

1. Sdraiati sulla schiena in un posto comodo, su un materassaio, sul
pavimento o sul tuo letto (ma ricorda che nella meditazione lo scopo è
essere totalmente svegli, non addormentarsi). Indossa abiti comodi e caldi
o copriti con una coperta, se la stanza è fredda.

2. Lascia che i tuoi occhi si chiudano.

3. Senti la tua pancia sollevarsi e abbassarsi con ogni respiro.

4. Prenditi qualche istante per sentire il tuo corpo nel suo insieme, dalla
testa ai piedi, l’involucro della tua pelle, le sensazioni tattili nei
punti in cui il tuo corpo tocca il pavimento o il materasso.

5. Porta l’attenzione alle dita del piede sinistro. Nello stesso tempo
prova a dirigere o canalizzare il respiro nelle dita del piede, come se
entrasse e uscisse attraverso le dita del piede. Può darsi che ti ci voglia
un po’ di pratica per cogliere questa sensazione. Puoi aiutarti immaginando
che il respiro entri dalle narici e scenda lungo il tronco e la gamba
sinistra, fino alle dita del piede, e poi risalga per la stessa via,
uscendo dalle narici.

6. Abbandonati a qualsiasi sensazione provenga dalle dita del piede
sinistro. Prova a distinguere le varie sensazioni e a osservarne i
mutamenti. Se al momento non senti niente, anche questo va bene: lasciati
sentire questo non sentire niente’.

7. Quando sei pronto a lasciare le dita del piede, inspira più
profondamente e più consapevolmente attraverso le dita del piede, e con
l’espirazione lascia che esse si dissolvano nella tua visione interna.
Resta per un po’ con il respiro, inspirando ed espirando. Poi passa alla
pianta del piede e, sequenzialmente, al calcagno, alla parte superiore del
piede e alla caviglia, sempre inspirando ed espirando attraverso ciascuna
parte, osservando le sensazioni che si presentano, poi lasciandole andare e
passando oltre.

8. Come negli esercizi di consapevolezza del respiro e nella pratica della
meditazione seduta, riporta l’attenzione al respiro e alla parte del corpo
che stai esplorando ogni volta che noti che la mente si è distratta.

9. In questo modo percorri progressivamente la gamba sinistra e tutto il
resto del tuo corpo, come descritto nel testo di questo capitolo, sempre
mantenendo l’attenzione concentrata sul respiro e sulle sensazioni presenti
nelle varie parti del corpo, respirandoci dentro e poi lasciandole andare.
Se provi dolore, puoi sperimentare i suggerimenti contenuti nel
paragrafo Difficoltà di questo capitolo
e nel capitolo Lavorare con il dolore fisico’.

10. Pratica l’esplorazione del corpo, lentamente, almeno una volta al
giorno. Questa tecnica è la prima meditazione strutturata che i nostri
pazienti praticano in maniera intensiva all’inizio del corso,
quarantacinque minuti al giorno, sei giorni alla settimana, per almeno due
settimane.

11. Se tendi ad addormentarti, prova a praticare con gli occhi aperti.

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