Monaci cristiani e yoghi indù

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Monaci cristiani e yoghi indù

di Paramahansa Yogananda

Una volta chiesi al Maestro:”Sono molti i monaci e le monache cristiani che
raggiungono alti livelli spirituali?”

«Molto pochi» rispose. «Inoltre, anche tra coloro che vi riescono, quasi
nessuno raggiunge le altezze toccate dai grandi yogi dell’India.

«I monaci e le monache trovano generalmente la pace come conseguenza della
loro rinuncia. I monaci cristiani, inoltre, non sono incoraggiati dai loro
ordini religiosi a cercare la realizzazione spirituale. Pochi, dunque, la
raggiungono, a meno che non siano già nati con un ottimo karma spirituale
dal passato.

«Il problema è che lapproccio in quei monasteri è negativo. È ciò che io
chiamo il metodo “del carro coi buoi per cercare Dio: arrancare con sincere
suppliche di redenzione, ma senza alcuna comprensione di come cooperare con
quel processo. Per contrasto, il* Kriya Yoga* è la “via aerea, poiché
insegna al ricercatore spirituale a ritirare l’energia nella spina dorsale
e a dirigerla in alto fino al cervello. Seguendo questa via interiore,
l’individuo coopera con il reale modo di operare della Grazia divina. E
cosi possibile raggiungere la realizzazione molto più in fretta .

Da queste parole e da altre che occasionalmente sentii il Maestro»
pronunciare, giunsi a comprendere i he i monaci e le monache del
Cristianesimo tradizionale, concentrandosi sul raggiun-giijnento della
“perfezione” esteriore attraverso aspetti come il “comportamento” non
colgono il vero punto del sentiero spirituale, che è la ricerca della
profonda comunione interiore con Dio. Perfino la pratica
dell’inginocchiarsi, per quanto gesto esteriore di umiltà, impedisce
all’energia e alla coscienza di ritirarsi dai sensi verso l’interno.
Questi) Ostacolo può essere superato con un’intensa devozione e può
effettivamente contribuire a stimolare un atteggiamento di umiltà, ma pone
un’inutile ostruzione all interiorizzazione tanto necessaria per la divina
contemplazione.

La disciplina monastica occidentale affronta la questione della perfezione
sopprimendo le naturali inclinazioni dell’individuo. Questo a volte può
essere giusto, se le inclinazioni sono dannose, ma solo se viene bilanciato
dirigendo le proprie aspirazioni anche in modo positivo, verso la
beatitudine.

La beatitudine, d’altro canto, non è solo un concetto mentale. E la natura
stessa di Dio. Dobbiamo* cooperare* con la beatitudine e non limitarci a
pregare che ci venga donata; non dobbiamo sperare di essere solamente i
suoi beneficiari passivi. In verità, dovremmo pregare* con
beatitudine.*Perfino la soppressione dei desideri sbagliati può
facilmente condurre a un
blocco dell’energia.

Quanti trabocchetti ci sono sul sentiero spirituale! Per la maggior parte,
sono creati proprio dall’ego! Pochi aspiranti spirituali, in Occidente così
come in Oriente, risplendono di quella radiosa luce interiore che viene
dall’esperienza concreta dell’amore e della beatitudine divini.

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