Musica classica indiana e Sitar
La musica classica indiana è un tipo di musica integrata con la cultura e storia indiana. È una
musica molto spirituale e con molta energia, usata per occasioni religiose. Questo tipo di musica ha
una struttura rigorosa. Ogni struttura è chiamata “raga”. Per raga si intende un sentimento, un
momento del giorno, anche un tipo di occasione o una stagione. Il raga ha un gruppo di note
specifiche e regole per suonare.
La musica classica indiana non è scritta ma è sempre improvvisata dentro le regole del raga. La
musica comincia molto lentamente con un’introduzione, detta Alap, che stabilisce il modo armonico
del raga, per poi svilupparsi gradualmente in un crescendo energetico che ha lo scopo di sollevare
l’ascoltatore ad un livello spirituale superiore.
Sitar
Il sitar è uno strumento utilizzato diffusamente nella musica classica indiana: ha venti corde,
sette pizzicate, sopra e tredici di risonanza, al di sotto, che servono a creare una sonorità molto
forte e dolce e un’atmosfera contemplativa. È uno strumento di legno dotato di due zucche che
fungono da casse di risonanza.
Il sitar si è sviluppato dalla “veena”, strumento ben più antico che possiamo ammirare in molte
illustrazioni sacre.
SITAR (India Settentrionale) E’uno strumento molto popolare in india. La parola “Sitar” ha origini
persiane e significa “tre corde” (seh, tre e tar, corda). Nella sua forma contemporanea è costruito
in legno (tek o mogano), metallo, osso e da una zucca. Il manico di legno, leggermente cavo, termina
con una larga cassa di risonanza fatta con una zucca vuota. E’ facile trovare una seconda zucca di
risonanza attaccata all’altro lato del manico sul lato inferiore.
Il Sitar consiste di due livelli di corde fatte in acciaio, ottone e rame. Il ponte principale è
fatto di corno di antilope e la sua forma leggermente curva contribuisce alla qualità tonale dello
strumento. La camera di risonanza (zucca) serve come base per la mano destra per bilanciare lo
strumento.
Un plettro di filo metallico, chiamato mizrab, è indossato nel dito indice destro per pizzicare le
corde del livello superiore. La mano sinistra è usata per controllare la melodia.
E’ alla corte di Ala ud-din Khalji, sultano di Delhi (1296-1316), che troviamo il famoso poeta e
musicista turco Amir Kusro, cui la tradizione indiana attribuisce il merito dell’invenzione del
sitar. Dato il particolare periodo di innesto di due culture diverse, la nascita del sitar e la sua
storia sono coeve della nascita di un eterna diatriba fra la tradizione indiana e la tradizione
musulmana, le quali vogliono entrambe rivendicare, come propria, l’origine di questo strumento e
delle nuove forme musicali ad esso connesse.
Il sitar è membro del gruppo dei cordofoni e fa parte della famiglia dei liuti a pizzico con manico
tastato. Come il tanbur afghano esso è costituito da quattro parti distinte: la cavità di risonanza
che nel tanbur è scolpita nel legno mentre nel sitar e costituita da una zucca; il manico cavo; la
tavola armonica tagliata ed adattata alle dimensioni della zucca; la tastiera posta sul manico.
La particolarità del sitar, consiste nell’ uso della tecnica Mind ovvero l’uso della tensione
laterale della corda che caratterizza il sitar come strumento indiano; questa tecnica è infatti solo
ed unicamente indiana.
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