Musica come terapia

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Musica come terapia

di: Johann Rossi Mason – ecplanet

La musica può essere considerata un linguaggio universale, che non ha bisogno di essere tradotto,
presente in tutte le culture. La capacità della musica a guarire l’anima è conosciuta in tutte le
culture e il suo uso terapeutico si perde nella notte dei tempi. Si racconta, infatti, che Davide
curasse la depressione di Re Saul con il suono della sua arpa e antichi papiri egizi che risalgono
al 1500 a.C. descrivono appunto l’effetto benefico della musica sul corpo umano. In molti popoli
primitivi sciamani e stregoni curano le malattie con suoni e canti.

Mi viene in mente che la prima melodia ansiolitica sia proprio la ninna nanna cantata ai propri
neonati, cullandoli per aiutarli a trovare l’ispirazione del sonno, della tranquillità e,
soprattutto di un dialogo intimo e non verbale con la madre, calda e rassicurante.

Di recente il Dottor Biagio Modica, Sanitario dell’Istituto Penale per Minorenni di Treviso ha
sottoposto a musicoterapica tre giovani detenuti di 16, 17 e 18 anni. Tre pazienti soggetti ad un
tipico stato, innescato dalla detenzione, chiamato “sindrome ansioso-depressiva reattiva allo stato
restrittivo”. Tale sindrome, si determina più spesso nei giovanissimi, privati della libertà, del
contesto sociale e dell’appoggio genitoriale. La sindrome prevede sintomi tipici quali agitazione,
insonnia, crisi di pianto, depressione, mancanza di appetito e conseguente calo ponderale,
svogliatezza, calo nella motivazione, e disturbi d’organo di tipo psicosomatico, in particolare a
carico dell’apparato gastroenterico.

Giacché la letteratura scientifica riporta effetti positivi e curativi su ansia, depressione e in
genere sul tono dell’umore, a Treviso sono state messe a punto cassette di musica in cui brani new
age sono stati alternati a musica classica e fatti ascoltare per 45 minuti almeno tre volte al
giorno in sostituzione dei farmaci ansiolitici. La terapia ha avuto durata di due mesi ma già dopo
la prima settimana si sono apprezzati miglioramenti nello stato generale dei ragazzi. Dopo due
settimane i giovani si presentavano più tranquilli; il soggetto con la tendenza all’ipocondria non
lamentava più dolore all’addome e tutti e tre riferivano una migliore qualità del sonno. Il
risultato finale è stato giudicato ottimo e ha indotto un maggior senso di equilibrio emotivo e
fisico e una incrementata tranquillità emozionale e relazionale.

Di seguito segnalo le musiche del genere classica usate nella ricerca:

op. 9 N. 2 di Chopin
op. 15 N.2 di Chopin
op. 27 N.2 di Chopin
Concerto per clarinetto K622, adagio, di Mozart

In paesi come Inghilterra, Francia e Austria la musicoterapica è riconosciuta ed applicata da tempo
e viene applicata su malati disabili, fisici e psichici. La musicoterapica si basa sulla ricerca del
ritmo, che stimola la volontà e sulla melodia capace di sollecitare l’affettività.

All’Istituto Geriatrico Radaelli di Vimodrone nel 2001 è stato effettuato uno studio in cui venivano
confrontati i benefici sul comportamento e le capacità di relazione su oltre 50 pazienti anziani
utilizzando la musica e l’arte e confrontandone l’efficacia con i tradizionali sedativi. Ebbene, le
attività basate su fisioterapia, animazione, canto e musicoterapica sono state in grado di
migliorare la qualità della vita dei pazienti, combattere la tendenza alla depressione, l’agitazione
e il deterioramento cognitivo tipico dell’età anziana e della situazione di ricovero. All’Ospedale
Sacco di Milano esiste un ambulatorio neurovegetativo che ha messo in atto un progetto di ricerca
sugli effetti terapeutici della musicoterapica su soggetti con problemi di stress, ansia, panico e
sindromi ansioso-depressive.

Già nel 1999 alcuni ricercatori avevano controllato l’attività cerebrale in adolescenti depressi
dopo aver somministrato musicoterapica e massaggi. Esaminati con un semplice Elettro EncefaloGramma
(EEG) i risultati hanno rivelato che alcuni parametri specifici dell’attività cerebrale miglioravano
in maniera significativa e consigliavano che queste terapie fossero incluse più spesso nei programmi
convenzionali di trattamento.

In un altro caso la sonata K448 per due pianoforti di Mozart è stata utilizzata per valutarne
l’effetto in alcuni pazienti che soffrivano di epilessia. Con il risultato di migliorare le
prestazioni intellettuali dei soggetti e evitare l’insorgere delle crisi. La notizia è apparsa nel
2001 sulla prestigiosa rivista Journal of the Royal Society of Medicine inglese. Vero o verosimile?
Di certo sono necessari ulteriori studi controllati sugli umani ma perché non prevedere una
integrazione di farmaci e musica? La musica è una terapia non invasiva, priva di effetti collaterali
e poco costosa. Inoltre non presenta alcun effetto indesiderato di interazione nel caso in cui sia
‘somministrata’ insieme ai farmaci.

Quali sono i campi di azione elettivi della musicoterapica?

– Ansia, depressione, attacchi di panico, insonnia
– Disturbi relazionali
– Preparazione al parto
– Nevrosi, psicosi, anoressia mentale
– Handicap psichici, fisici e sensoriali
– Disturbi del linguaggio
– Deficit uditivi
– Esiti di coma
– Malattie neurologiche
– Disturbi dell’anziano: Alzheimer, declino cognitivo, depressione mascherata.

Ma basta ascoltarla, la musica, per trarne beneficio? Assolutamente no, affermano gli esperti. La
musica per avere un effetto, per guarire deve essere ascoltata e fatta, agita. Tanto che ogni anno i
maggiori esperti della disciplina si confrontano in un congresso europeo. Gianluigi Di Franco,
fondatore della Confiam (Confederazione Italiana associazioni di musicoterapica) spiega che il
paziente non deve necessariamente saper suonare uno strumento, bensì che quelli usati sono ‘oggetti’
sonori, strumenti a percussioni, a barre. Strumenti dal suono catartico e ancestrale come il
tamburo, il canto libero, estemporaneo. Di Franco sottolinea che il primo stimolo che arriva al feto
nel grembo della madre è proprio sonoro.

Al congresso mondiale di Washington del 1999 sono stati identificati ben 5 modelli, metodi di
musicoterapia:

– Quello in cui il terapista suona e il paziente lo accompagna con il tamburo;
– Improvvisazione libera e verbalizzazione: il terapista improvvisa e, dopo aver suonato, fa parlare
il paziente;
– Stimoli sonori che intervengono su problemi precisi;
– Modello di Berenson: la musica viene utilizzata per instaurare una relazione – utilizzato
soprattutto nell’autismo;
– Ascolto di brani classici finalizzati a far emergere tematiche emotive o tematiche conflittuali.

Sono certa che a questo punto ne vorrete sapere di più. Vi state chiedendo: ma quale musica
ascoltare e per quale disturbo? Ecco una breve sintesi di alcune indicazioni trovate in rete:

Per quelli che hanno perso il contatto con le emozioni più profonde direi di provare con compositori
romantici:

– Beethoven – la Pastorale
– Brahms
– Tchaikovsky – 6° Sinfonia
– Mahler

Per favorire il rilassamento perché non tentare con i lenti movimenti BAROCCHI?

– Pachelbel
– Bach
– Satie
– Debussy – Chiaro di Luna
– Cool jazz
– New Age

Melodie stimolanti ed energetiche?

– Mozart
– Prokofiev
– Marce
– Dixieland
– Musica gipsy
– Salsa
– Musiche indiane

La musica vivace come Mozart, Vivaldi, la polka, la salsa e il Reggae sono più indicate per
alleviare la depressione e la tristezza.

Musica classica eterna ha varie indicazioni e si accorda con fede, speranza, amore, coraggio. Li
ispirano e li rinforzano:

– Beethoven – 9° Sinfonia
– Haendel
– Schubert – Ave Maria
– Verdi – Marcia Trionfale
– Puccini – Turandot
– Wagner
– Dvorak – Sinfonia del nuovo mondo
– Musica folk e popolare

Per concludere, la ricerca moderna ha confermato i benefici psicoterapeutici della musica. Anche in
esperimenti con gli animali esposti alla musica in confronto ad altri ad una terapia del
comportamento standard, si sono ottenuti risultati migliori negli animali del primo gruppo. Il che è
confermato indirettamente dal fatto che oggi in molti ospedali e istituzioni la musica è utilizzata
per alleviare i disturbi dell’umore, dolore, tensioni e allentare il senso di isolamento.

Johann Rossi Mason
E-mail: jobres@ecplanet.com

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

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