12/01/2013
Recenti scoperte hanno svelato meccanismi del riconoscimento musicale: una funzione del nostro
cervello dai risvolti inaspettati, una chiave per svelare lorigine delle emozioni.
Sin dallantichità è nota la capacità della musica di influire sul nostro umore in senso positivo o
negativo. Platone sosteneva che potesse elevare o avvilire la mente dei giovani; Pitagora pensava
che praticarla contribuisse alla salute fisica. Soltanto negli ultimi anni però le neuroscienze si
sono interessate ai rapporti tra sequenze di suoni e cervello.
Lutilizzo della risonanza magnetica tomografica (MRI) e della tomografia a emissione di positroni
(PET) ha permesso ai ricercatori dellUniversità canadese McGill di visualizzare le regioni
cerebrali attivate durante lascolto di alcuni brani. Hanno così osservato un elevato flusso
sanguigno nel nucleus accumbens del sistema mesolimbico, ovvero la regione deputata allelaborazione
del piacere.
Si tratta dellarea implicata in funzioni biologicamente importanti, come lalimentazione o la
riproduzione, ma anche nella soddisfazione data dal consumo di stupefacenti. I volontari, nei
passaggi a loro più graditi, presentavano in queste strutture un consistente rilascio di dopamina,
la molecola che innesca il cosiddetto circuito della ricompensa. I soggetti provavano un brivido
in corrispondenza dei passi per loro più emozionanti, che coincideva con il picco di attività
neuronale.
Ciò spiegherebbe come mai le melodie siano tanto apprezzate e importanti per gli esseri umani.
Tuttavia il discorso è più complesso: i livelli di dopamina aumentavano anche nel caudato durante la
fase anticipatoria, ovvero quando lindividuo si aspettava un determinato accordo immediatamente
prima di ascoltarlo. Nei pochi secondi che precedevano un motivo noto, le cellule liberavano il
neurotrasmettitore preparando il cervello allevento atteso, coinvolgendo in questo modo un nucleo
fondamentale per la pianificazione dei movimenti.
Questa scoperta ha due significati: da un lato, le reazioni del nostro organismo alle vibrazioni
sonore sono influenzate dalle aspettative; dallaltro, esse hanno ripercussioni sul controllo delle
azioni. Il fenomeno potrebbe motivare la nostra naturale tendenza a muovere la testa o battere i
piedi a tempo per seguire un ritmo: per svolgere questi compiti dobbiamo appunto essere capaci di
anticipare la battuta.
Le conseguenze sono interessanti anche in una prospettiva terapeutica per gli individui affetti da
malattie motorie come il Parkinson. Vari studi hanno evidenziato un miglioramento della
coordinazione dei pazienti nellatto di camminare, quando incalzati da un ticchettio regolare.
Ascoltare una musica aumenta non tanto la rapidità quanto la precisione dei loro gesti, compresa
loscillazione delle braccia.
urbanpost.it/musica-e-cervello-la-nuova-frontiera-delle-neuroscienze
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