Musica e… stati modificati di coscienza

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Musica e… stati modificati di coscienza

di Fabio Bottaini

Ecto Musica, la Via Estatica nell’improvvisazione…

Normalmente l’uomo sperimenta un range di stati di coscienza molto limitato: il principale è lo
stato di veglia, cui segue il sonno e il sogno. Ne esistono poi altri, comunemente detti “alterati”,
termine che non è del tutto azzeccato, in quanto dà un’idea di “degrado psico-fisico”; molto più
indicato è il termine “modificato”, in quanto non immette valenze che, molto spesso, possono essere
fuorvianti.

Ho sempre avuto una grande curiosità per tutto quello che poteva trovarsi dietro al “velo” della
realtà quotidiana e, fin da piccolo, ho sempre cercato di farne esperienza diretta. Ed oggi, dopo
oltre 35 anni di ricerca e sperimentazione, se dovessi spiegare con poche parole cosa ho trovato al
di là di quel velo, potrei dire che oltre all’inganno dei sensi che fanno credere che questa nostra
realtà sia “congelata”, immobile, statica, in realtà tutto è “vivo”, in continuo movimento,
plasmabile, potenzialità allo stato puro. E quando dico “vivo”, intendo anche “Intelligente”.

Probabilmente tutto questo ha determinato il mio amore per la Musica, in special modo per il suo
aspetto creativo per eccellenza e cioè l’improvvisazione. Ma cerchiamo di addentrarci in questo
meraviglioso universo che è la creatività musicale: improvvisare vuol dire creare musica “nuova”,
cioè il comporre in maniera istantanea. Per riuscire a farlo, l’improvvisatore deve seguire due
grandi direttive: la Via Musicale e la Via Estatica.

La Via Musicale è tutto ciò che il musicista ha imparato nel corso della sua formazione: teoria,
armonia, la pratica quotidiana con il proprio strumento, tutta la musica scritta e tramandata sugli
spartiti ed anche la musica ascoltata sui dischi, dal vivo, ecc.; praticamente tutta la cultura
musicale acquisita.
La Via Estatica, invece, è la capacità dell’improvvisatore di andare in “estasi” (ex-stasis = uscire
dal corpo inteso come dimensione fisicamente statica), di entrare cioè in quel particolare “stato
modificato di coscienza”, attraverso il quale è possibile instaurare uno straordinario contatto con
il proprio strumento.

L’Ecto Musica è il risultato dell’improvvisazione che segue solo la Via Estatica: il musicista e lo
strumento si “fondono”. Questo permette di suonare, in modo diretto e immediato, quello che si
percepisce intuitivamente, senza dover attingere alla memoria cosciente: l’improvvisatore stesso
diventa spettatore di questo fenomeno e lascia che la musica “accada” spontaneamente, attraverso di
lui.

Dopo aver attraversato diverse esperienze, principalmente in ambito jazzistico, nel 1985 ho
cominciato ad occuparmi di questo particolare tipo di ricerca, eseguendo improvvisazioni al
pianoforte in un “ambiente” opportunamente preparato.

Per ambiente intendo lo spazio psico-fisico nel quale avviene l’esperienza, spazio in cui
l’atteggiamento mentale degli ascoltatori gioca un ruolo attivo e determinante ai fini del processo
creativo in atto. Prima di iniziare a suonare, infatti, si cerca di creare un clima energetico
favorevole fra noi partecipanti, utilizzando semplici tecniche. Molto importante è anche la
posizione fisica che si assume poi per l’ascolto: quella sdraiata è la migliore.

Questa preparazione favorisce un approccio alla musica assai meno influenzato dall’atteggiamento
critico della mente razionale. Si crea così una profonda sinergia, una sorta di fusione fra tutti
noi e la musica che scaturisce è il risultato di questa “collaborazione energetica collettiva”. Chi
partecipa all’esperienza viene messo in condizione di effettuare un “viaggio” all’interno di se
stesso e di accedere a dimensioni spesso inesplorate. Alla fine si “riemerge” con una straordinaria
sensazione di benessere, come aver fatto il “pieno” di energia.

Ma vorrei addentrarmi un po’ di più nel meccanismo che sta alla base di questo processo. Negli
ultimi anni, grazie agli studi di alcuni ricercatori nel campo delle neuroscienze (Prof.
Grinberg-Zylberbaum, Messico- Dr. Nitamo Montecucco, Italia) sono state fatte importanti scoperte.
Nell’ambito della “coerenza” neuro psichica, spicca quella relativa alla “sincronizzazione
collettiva” tra persone in gruppo.

Le nostre menti comunicano, le nostre coscienze possono sincronizzarsi e diventare parti di un
“campo di coerenza collettiva”. Il pianoforte, inserito nel gruppo opportunamente preparato
all’ascolto – anch’io mi pongo come ascoltatore, con l’unica differenza che appoggio le mani sulla
tastiera – diventa una periferica, una sorta di “stampante sonora” che viene pilotata in tempo reale
dalla coscienza collettiva del gruppo, risultante dalla sincronizzazione interpersonale.

Si inizia con le mie dita che, percuotendo casualmente la tastiera, fanno risuonare alcune note.
Queste onde sonore si propagano nel campo di coscienza collettiva e ritornano al pianoforte
attraverso le mie mani, innescando un loop, una sorta di effetto Larsen (il sibilo che si avverte
quando si mette il microfono davanti all’altoparlante) fra la coscienza collettiva e il pianoforte
stesso. L’intero processo si autoalimenta progressivamente, fino a produrre veri e propri episodi
musicali, che amo definire “Fiabe Sonore”.

La qualità e il contenuto della musica, che viene improvvisata sul momento, è quindi il risultato di
questa interazione fra le nostre coscienze sincronizzate che modulano in tempo reale il processo
creativo in atto, da me innescato. Una musica che, potremmo definire, nasce dall’autorganizzazione
psico-fisica del gruppo pilota di riferimento.

Riferimenti Web:
www.ectomusica.it
www.myspace.com/ectomusica

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