MUSICA: ESPRESSIONE DELL’ARMONIA DIVINA

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MUSICA: ESPRESSIONE DELL’ARMONIA DIVINA

di Fabio Pianigiani

“O Figlio di Kunti, Io sono la fluidità nelle acque; sono la luce nel sole e nella luna; sono l’Aum
(pranava) nei Veda; il suono nell’etere e la virilità negli uomini”. (B.G.VII-8)

Che cosa è il suono? Quale è la differenza tra udire e ascoltare?

Quali sono i presupposti neurofisiologici che ci permettono di ascoltare la musica? Quali sono le
differenze profonde tra la nostra musica occidentale e quella che si rifà alla cultura Vedica?
Questa è solo una piccola parte delle domande che rivolgo ai miei studenti. Certamente non mi
aspetto da loro delle risposte ma esse d’altronde hanno solo lo scopo di individuare un percorso da
fare insieme, ma ripeto che questo percorso va collegato con qualcosa di profondo e trascendente,
altrimenti non solo non si troveranno risposte esaurienti ma rimarranno ombrature che non
permetteranno di capire il vero significato di “vibrazione sonora”. Questo capire è quello che si
prefigge il CSB con questa nuova ricerca di studio, parallela e complementare alle pubblicazioni,
pur di altissimo livello, che hanno cambiato la vita di centinaia di persone. Nel corso dei secoli
In occidente abbiamo sviluppato una notevole conoscenza tecnico-scientifica ed antropologica per
quanto riguarda il suono (notazione, fisica, tecnica strumentale etc); mentre da un altro lato si è
sviluppata la cosidetta “musica d’uso” (fortemente collegata alla società dei consumi) che ha
cambiato in maniera fondamentale la nostra fruizione della stessa. Per “musica d’uso” intendo il 90%
della musica che ascoltiamo, attraverso i vari supporti (cd, dvd, mp3) e i media (televisione,
radio, cinema).

Più in generale: il nostro ascolto è diventato disattento e superficiale perché, ormai abituati al
sottofondo sonoro che ci accompagna durante tutta la giornata (dal supermercato al dentista, in
macchina, per strada ma anche in casa) che non “ascoltiamo” più con attenzione ma “udiamo” soltanto
cioè sentiamo senza comprendere, il suono diventa per noi un magma di vibrazioni sonore mischiate,
indistinte, disarticolate. Gli effetti sono devastanti perché, quando perdiamo la capacità di
“ascoltare”, perdiamo il contatto con una delle parti più profonde del nostro inconscio per cui
l’inquinamento acustico (pericoloso come ogni altro inquinamento) diviene un’ulteriore causa di
nevrosi e infelicità. Ma perché siamo arrivati a questo punto? Che cosa è successo? Oltre
all’avvento dei media, il problema ha preso corpo quando la civiltà occidentale ha voluto
imprigionare il suono in aride formule matematiche o peggio ancora di mero godimento sensoriale
scollegandolo dalla sua fonte originale che è il Signore Supremo. Ho iniziato questo breve saggio
con uno sloka, tratto della Bhagavad Gita, dove Krishna dice:”…Io sono l’Aum (pranava) nei Veda e il
suono nell’etere…”.

Quando leggo questo sloka nelle mie lezioni abitualmente molti studenti obiettano che questa visione
non fa parte della nostra cultura e qui sorge subito un primo grande problema: la scarsa cultura
musicologia da un punto di vista storico, teologico e filosofico che superi parte la visione
eurocentrica occidentale. La nostra visione di questo mondo è legata a modelli culturali che, a
partire dal 1500, si sono distaccati dalla concezione e studio dell’interdipendenza di fenomeni
materiali e trascendenti, fisici e metafisici, iniziando un analisi della natura in chiave
meccanicistica, cioè una descrizione di tutto quello che ci circonda partendo da una base
matematico-materialistica, limitando la ricerca solo nei campi in cui i corpi avessero proprietà
misurabili; altre proprietà quali il colore, il suono, il sapore, l’odore, in quanto considerate
proiezioni mentali soggettive venissero escluse dal campo della scienza. Oggi sappiamo che anche
questi valori sono soggetti a valutazioni scientifiche ma tant’è quello fu uno dei grandi limiti del
Rinascimento. La musica in occidente fu pesantemente condizionata da questa concezione, sia dal
punto di vista tecnico che da quello filosofico,ma dalla fine dell’800 si sono sviluppate in Europa
e negli Stati Uniti d’America scuole di pensiero che hanno iniziato ad indagare l’aspetto
transculturale della musica. Cosa accomuna la musica occidentale (classica, rock, folk, jazz etc.)
ai cori di Tuva (Mongolia) o all’arpista Bretone Alan Stivell, i ritmi delle percussioni Africane
alle invocazioni dei monaci Tibetani?

Per i puristi probabilmente niente; molto invece per chi è conscio di vivere in un mondo che si
avvia sempre più ad essere “Villaggio Globale”, dove la comunicazione sempre più ampia e veloce e le
numerose migrazioni tendono a far sbiadire i confini tra i popoli. Qui si rende necessaria una
scelta di grande significato tra una consapevole contaminazione o una progettualità di incontro fra
linguaggi diversi senza pero’ amputare,nei limiti del possibile,l’approccio con le diverse culture
musicali. Le generazioni future vivranno in una società multietnica, con grandi stimoli ma anche con
un grande pericolo: la paura del diverso. Purtroppo la storia, con le sue tragedie, cicliche al
punto di divenir quasi monotone, ci ha insegnato a cosa portano l’ignoranza e la diffidenza verso
altre culture. Qui le istituzioni culturali ed accademiche hanno una grande responsabilità, quella
di educare i giovani alla convivenza, guidandoli lungo un percorso culturale che permetta loro di
confrontarsi con esperienze lontane, senza far loro perdere l’identità di appartenenza (eccesso
opposto), per capire e meglio convivere in questa nuova società interculturale. Come scrive Fritjof
Capra (Il punto di Svolta), “L’universo non può piu’ essere visto come un sistema meccanico composto
da blocchi elementari ma come una complessa rete di relazioni interdipendenti”. Di fatto noi tutti
viviamo immersi nel suono,sia nella forma caotica del rumore che in quella organizzata della parola
e della musica. I nostri orecchi entrano in attività ancor prima di nascere; il chè significa che,
prima di percepire il mondo con gli altri sensi,noi udiamo, da prima di venire alla luce e per tutta
la nostra vita; e anche quando, nell’ora della nostra dipartita, tutti i sensi ci abbandonano uno ad
uno,l’udito è l’ultimo. E’ quasi impossibile interrompere questa funzione cioè tappare le orecchie.
Poiché dunque il suono é parte integrante e basilare del comunicare, questo corso si propone
principalmente a incoraggiare e sensibilizzare a divenire “ascoltatori coscienti”. Ecco intanto
alcuni punti fermi della storia musicale, così come verrà da noi impostata:

1) Tutte le scritture rivelate, dal Vangelo di Giovanni che recita” In principio era il Verbo, e il
Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.”, al Corano, al Talmud Ebraico che enunciano la “Divinità
del Verbo”, indicano che quando Dio rivela Se stesso agli esseri umani, Egli viene udito, può
apparire anche come una luce, ma per essere compreso la Sua voce deve venir udita: “Dio Parlo…” è un
enunciato che troviamo in tutte le Sacre Scritture, nelle quali le nostre nostri orecchie sono “le
porte” per la Sua comprensione.

2) Sono stati i Greci ad aver immediatamente rilevato l’essenza dell’arte dei suoni con Pitagora ,
cui dobbiamo l’attuale teoria della divisione dell’ottava. Con Platone, Socrate ed Aristotele si
insedia stabilmente una riflessione filosofica sugli evidenti rapporti fra musica ,coscienza e
matematica. Pitagora, padre insieme ad Euclide della geometria e della matematica, fu anche il primo
intellettuale occidentale a mettere in chiaro le relazioni tra gli intervalli musicali. La chiave
della scoperta fatta da Pitagora fu uno strumento molto semplice chiamato “monocorde”, costituito da
una sola corda tesa su di una struttura di legno, usando il monocorde, Pitagora fu in grado di
scoprire che la divisione musicale creata dall’uomo dava origine a determinati rapporti matematici
(intervalli musicali). Si dice abbia detto: “Studiate il monocorde e scoprirete i segreti
dell’universo”. Pitagora infatti credeva che l’universo fosse un immenso monocorde, uno strumento
con una sola corda tirata tra il cielo e la terra,un’estremità della corda era legata allo Spirito
Assoluto, mentre l’estremità inferiore era legata alla materia assoluta. Egli pensava che i
movimenti di ogni corpo celeste nell’universo producesse un suono e che questi suoni potessero venir
percepiti solo da chi si era preparato con la prorpia coscienza ad ascoltarli.

Pitagora nell’isola di Crotone dove insegnava insegnava a discepoli tre livelli di iniziazione,al
primo livello quello degli “acustici”, insegnava a riconoscere e mettere in pratica le varie
proporzioni musicali (scale e intervalli), spiegate utilizzando il monocorde. Col secondo livello,
quello dei “matematici”, approfondiva il discorso con i numeri, ma anche con la purificazione
individuale e l’autocontrollo mentale. Prima di accedere al livello successivo il discepolo doveva
dimostrarsi pienamente consapevole, nel corpo e nello spirito, delle responsabilità legate alle
sacre informazione che stava per ricevere; poiché il terzo e più alto livello di iniziazione, quello
degli “eletti”, portava all’apprendimento di procedimenti esoterici di trasformazione fisica e di
guarigione per mezzo del suono e della musica. Quindi la musicoterapia di oggi non si rifà alla New
Age ma ha origini ben più antiche.

3) La riflessione medioevale è di grandissima importanza perchè sviluppa ampiamente il rapporto fra
musica e metafisica, specialmente nell’ambito della pratica teologico-musicale Cristiana. Un esempio
fulgido della definizione di musica lo possiamo trovare nel trattato “De Musica” di S. Agostino dove
l’autore scrive: “L’anima in fondo è la vera causa della sensazione il corpo è la concausa
indispensabile. Senza l’anima vi sarebbe passione,ma non sensazione o conoscenza,in quanto il senso
non ha la capacità di riconoscere ciò che si produce in esso”. Spetta all’anima sottoporre l’atto
del sentire, doveroso compito nei confronti del corpo e continua.” L’attività sensibile è,dunque, un
momento della vita spirituale: tentatrice e complice della concupiscenza, in pari tempo,è
l’annunziatrice di un ordine invisibile e reale governante il mondo.”, e conclude: “L’arte musicale,
come l’arte e il bello in generale, contiene l’ordine e ad esso conduce”. L’ordine invisibile e
reale è stato scientificamente indagato nel secolo scorso,col nome di ordine implicato,dal grande
fisico David Bohn. Fra i suoni sacri il canto Gregoriano occupa certamente un posto di prestigio. E’
uno dei più efficaci per condurci al sacro. Di solito lo si ricollega a San Gregorio,che contribuì
alla sua diffusione,ma le sue origini sono certamente più antiche e quando il canto Gregoriano
raggiunge un livello ottimale possiamo di esecuzione possiamo in verità dire che “prepara l’anima ad
aprirsi a Dio” (A. Tomatis “Ascoltare l’universo”).

4) Un vero punto di svolta si ha con la nascita dell’estetica musicale. La teoria di Marsilio Ficino
figura tra le più importanti estetiche musicali sorte, nel secolo XV, dalle correnti neoplatoniche
dell’Umanesimo. Tale teoria, fondata essenzialmente sull’affermazione del carattere incorporeo della
bellezza musicale, distingue da un lato le qualità gradevoli al corpo, non capaci di dar luogo ad
emozioni estetiche. Esse sono gli odori, i sapori, le sensazioni termiche; e dall’altro le
sensazioni che provengono da fonti incorporee e danno origine ad emozioni spirituali, suscettibili
di diventare estetiche. Di questo genere sono i colori, le figure, i suoni, le voci. Cartesio occupa
un posto tutt’altro che irrilevante in campo musicale. Nel suo scritto “Abregè de la Musique” (1618)
rifiuta ogni speculazione di carattere teologico medioevale e si limita a considerare le proporzioni
tra le vibrazioni sonore: “La musica per lui è appunto la contemplazione delle proporzioni semplici
dei suoni; e il piacere che noi ritragghiamo dalla fruizione della musica consiste appunto in questa
contemplazione” (La Musica-Utet-). Il culmine dell’Estetica musicale razionalistica fu però
raggiunto dal pensiero di Leibniz. Egli “riconduceva il fenomeno dell’arte musicale all’ordinamento
dei fenomeni numerici della consonanza e della dissonanza dai quali deriva ogni piacere presente
all’ascolto musicale” (La Musica-Utet-).

Con Rameau (XVIII) inizia l’estetica sensistica o analisi delle sensazioni.In lui vediamo la prima
decisa reazione contro il razionalismo cartesiano e leibniziano in quanto non vede più nella musica
una costruzione razionalmente proporzionata bensì la riflessione e lo sfruttamento delle leggi
fisiche,naturali ,acustiche delle sensazioni sonore. Con Vico e Kant abbiamo una reazione
all’estetica musicale sensistica. Kant asseriva: “La musica è un bel gioco di sensazioni per
l’udito”. Con ciò Kant non intende ridurre la musica a pura gratuità,ma è piuttosto convinto che il
significato della musica non sia trasferibile al di fuori dell’ambito musicale, senza il rischio di
cadere in quelle “associazioni meccaniche di immaginazioni che lui appunto condanna. Dal
romanticismo all’espressionismo si rimanifesta la necessità di rintracciare il significato della
musica anche al di là del suo aspetto matematizzante. Schopenhauer(il primo a risentire gli influssi
della cultura Vedica) sosteneva la superiorità della musica sulle altre arti,che rappresenterebbero
la realtà in maniera mediata,cioè attraverso lo schermo delle idee, oggettivazioni della volontà,
laddove la musica rappresenta invece direttamente la volontà. Getta così una base elementare della
riflessione dedicata alla dimensione strutturale della musica: i due problemi del bello musicale e
del suo significato,metafisico o non, quale che sia. Nel novecento l’estetica musicale imbocca due
diverse direzioni; la prima è quella più rigorosamente fisica, per cui ogni fenomeno musicale è
sempre fondamentalmente un fenomeno fisiologico(analizzabile).

La seconda mira invece a porre la centro dell’indagine il fenomeno psicologico dell’ascolto, pur
riconducendo a termini scientificamente misurabili le sue quattro componenti fondamentali: la
percezione dell’altezza,dell’intensità,del tempo e del timbro dei suoni. Con Nietzsche abbiamo la
prima reazione al positivismo e all’estetica dell’espressionismo. Nel suo celebre scritto “La
nascita della tragedia” (1872) considera la musica essenzialmente un arte dionisiaca, ironica e
orgiastica, destinata a sconvolgere l’ordine sociale costituito e cristallizato. Dal ‘900 ad oggi si
sono sviluppate nello studio dell’estetica musicale han preso diverse scuole come quelle del
Formalismo, dell’Empirismo, del Naturalismo e anche Sociologica. Tutti questi punti, ognuno di
notevole interesse, perché ci aiuterano a capire la crisi della musica tonale e seriale e
l’apparentemente movimento centrifugo che fa della musica contemporanea occidentale (ma possiamo
dire che anche nell’India di oggi la situazione non è molto differente) una babele di linguaggi
musicali. Trattare la scienza e la mistica della musica non può essere semplice e superficiale ma
impone uno studio serio delle suo varie componenti. Non ci dimentichiamo che l’arte dei suoni è un
linguaggio con un suo alfabeto, una sua sintassi e i suoi procedimenti di analisi etc, che vanno
conosciuti almeno nei suoi caratteri principali per poterne parlare e divenire così minimo
“ascoltatori coscienti”.

Per correttezza e per non creare confusione o aspettative non calibrate chiarisco in premessa che
oggi quasi generalmente si confonde la musica con il mestiere della musica, e la passione e il
piacere dei suoni con una ricerca di se stessi attraverso l’elemento sonoro, con la falsa illusione
che la società dà della musica come un qualcosa di suo e che propone come un elemento di puro
consumo. Fortunatamente il Dipartimento Accademico del CSB è del tutto defilato da queste tendenze.
Che senso avrebbe infatti produrre altri cd ‘s o videos che aggiungano confusione e di conseguenza
dolore a quello che già oggi circola nella nostra società? Noi intendiamo offrire un alternativa
positiva a tutti quei musicisti ed artisti che soffrono una condizione “stereotipa” di genio e
sregolatezza (amata dalla letteratura pseudo romantica e dalle case discografiche che incassano
milioni di royialties anche dopo che l’artista, consumato da droghe chimiche e sociali, muore spesso
nel culmine della sua giovinezza). Tutte ciò non rimarrà un esercizio intellettuale, tipico delle
istituzioni accademiche classiche ma, come detto, con il vostro serio aiuto si trasformerà in
proposte di pratica quotidiana per artisti in soluzioni da applicare alla vita di tutti i giorni di
artisti, aspiranti artisti e per una nuova e più elevata categoria di spettatori. Concludo questo
mia breve introduzione al progetto Musica con le parole che il Prof. Ferrini (presidente e fondatore
del CSB) mi ha detto qualche giorno fa: “Quella della realizzazione spirituale è la più ardua tra le
imprese, ma anche la più remunerata; non c’è prezzo, materiale o spirituale, che non valga la pena
di pagare per avvicinarsi a Dio…Che il glorioso Signore sempre ci protegga e ci rinnovi la fede e
la gioia di vivere la pura Bhakti per Lui”.

da arteespiritualita.blogspot.com

 

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