Musica frattale e autogenerativa
Abbiamo sinora visto solo l’aspetto visivo dei frattali. Essendo funzioni matematiche, è altrettanto
possibile associarvi una rappresentazione sonora. L’effetto è meno diretto e sicuramente non è
altrettanto gradevole.
L’altezza e la durata di una nota è scelta con lo stesso criterio con cui viene scelto il colore
nella rappresentazione grafica di un punto. Ascoltando la melodia, ci si accorge di alcune
regolarità e della ricorrenza di alcuni temi: è proprio questo che evidenzia l’autosimilarità che è
così chiara nelle immagini. Esattamente come nella rappresentazione convenzionale, abbiamo a che
fare con un “ordine nel disordine”, un caos deterministico.
Un brano di musica che consiste di note scelte a caso ci risulta fastidioso, così come la
ripetizione senza fine dello stesso motivo diventa implacabilmente noiosa. A tutti noi piacciono
suoni che abbiano una loro struttura e varietà.
In natura esistono tre tipi di rumori:
– rumore bianco, meglio conosciuto come white noise;
– rumore marrone, meglio conosciuto come brown noise;
– rumore rosa, meglio conosciuto come pink noise.
Il white noise è il suono che si ode, ad esempio, quando la radio non è sintonizzata su una
stazione: esso è del tutto casuale, e la sua ampiezza e frequenza a un dato momento è indipendente
dagli istanti precedenti.
Il brown noise è più strutturato del white noise, in esso sono presenti ugualmente suoni casuali, ma
collegati ognuno al precedente da una regola.
Infine, il pink noise, che è più strutturato del bianco, ma meno strutturato del marrone; esso è più
gradevole all’orecchio di quello bianco, forse troppo casuale, e di quello marrone, forse troppo
rigido.
Elettroencefalogramma
Come Mandelbrot ha dimostrato i rumori alla periferia del sistema nervoso centrale somigliano al
white noise, mentre, più ci si avvicina al cervello, più si presentano pink noises. Forse è e per
questo che preferiamo i suoni “rosa”.
Applicati alla musica, i procedimenti frattali offrono risultati molto promettenti; la loro dinamica
caotica offre, infatti, quel miscuglio di regole ed imprevedibilità che tanto affascina l’animo
umano.
Per realizzare una musica frattale, preparata una curva opportuna, e disegnato su di essa un
pentagramma, si dispongono poi le note in modo da ottenere la migliore musicalità. Solitamente
un’altra curva frattale stabilisce la durata del suono stesso.
Musica generativa, le melodie automatiche
Programmi in grado di comporre pezzi musicali, teorie frattali e sviluppo di algoritmi genetici
legati alla musica, suoni caotici autogenerati: linformatica ha grande potenzialità
Lapplicazione dellintelligenza artificiale, o più semplicemente di processi delaborazione
sintetici e autonomi, alla musica è ancora lontana dallessere realizzata e non è paragonabile al
livello raggiunto dalle composizioni intellettuali delluomo. Lidea di «musica automatica», a ogni
modo, non è certo nuovissima, come si sarebbe portati a pensare: già nel 1787 a misurarsi con tali
congetture fu Mozart che in quellanno scrisse le istruzioni e le misure di un sistema di
composizione per minuetto ottenuto attraverso un gioco di dadi. Basandosi sulle 176 possibili misure
per un minuetto e 96 possibili forme ternarie, il genio austriaco compilò una tabella di regole per
associare ai risultati delle giocate le rispettive note. In pratica questo è stato il primo
algoritmo di composizione generativa.
Le sperimentazioni moderne
Da allora la matematica ha fatto parte di diverse sperimentazioni musicali, sia colte sia pop, ma
per ritrovare la generazione musicale spontanea si deve tornare ai giorni nostri, dapprima con i
tentativi più concettuali di Steve Reich e Terry Riley, e poi con uno dei più famosi guru
dellelettronica: Brian Eno. Già con uno dei suoi primi lavori seminali, Discreet Music del 1975, il
celebre autore inglese si interessò alla produzione spontanea di esperienze musicali. In uno dei
brani di questo album due semplici cicli melodici di diversa durata si ripetono separatamente,
potendo così sovrapporsi in maniera arbitraria. Per esempio, un ciclo di 30 secondi e uno di 50
secondi si sovrappongono perfettamente ogni 1.500 secondi (30 moltiplicato 50). Di qui luso di
diversi registratori a nastro, ciascuno contenente un ciclo, fatti suonare tutti insieme, in modo
che lo stesso suono perfettamente sincrono sarebbe stato ripetuto solo dopo anni.
Il passo successivo è venuto dallutilizzo della tecnologia digitale non solo per raffinare questa
tecnica, ma per evolverla, introducendo variabili probabilistiche che variassero davvero il brano a
ogni esecuzione, specificando solo il dominio musicale entro cui comporre la sua struttura e i
parametri su cui svilupparlo. A metà degli anni Novanta Eno fu contattato dai titolari della SSEYO ,
una software house che si sta specializzando in questambito, e cominciò a usare il loro prodotto di
punta, il programma Koan, che sfrutta adeguatamente le comuni schede audio dei Pc. A tuttoggi la
stessa ditta rende disponibili alcuni plug-in che permettono di scaricare i parametri necessari a
generare il brano desiderato con il proprio hardware, un po come un file Midi, ma non definito nota
per nota, bensì autogenerato a partire da alcuni dati. Un vantaggio immediato è che le dimensioni
totali del file sono completamente indipendenti dalla durata della sua esecuzione, e quindi
risulteranno davvero minime, in genere dai 5 ai 20 KB, oltre, come già detto, a non suonare mai
sempre allo stesso modo. Per motivi strategici e di marketing, quindi, la SSEYO sta ora
ribattezzando i suoi prodotti come Koan Audio Vectors, ossia «audio vettoriale».
In Italia
Nel nostro Paese, oltre a un veterano della ricerca come Piero Grossi, che per anni ha sviluppato
queste teorie al dipartimento di Computer Music del Cnuce di Pisa, va anche segnalata Generative Art
una conferenza internazionale a cadenza annuale, organizzata dal Politecnico di Milano sulle arti
generative in senso lato, che riserva alcuni ambiti specifici dedicati alla parte musicale con
workshop, performance dal vivo e seminari.
Frattali e algoritmi genetici sonori
Di musica frattale, ispirata alla teoria del caos, si è cominciato a parlare più o meno
contemporaneamente al boom estetico e scientifico dei frattali visivi (così definiti da Mandelbrot
nel 1975 prendendo spunto dal latino fractus, interrotto), e si è rivelato col tempo un argomento
particolarmente gradito ai matematici con aspirazioni musicali, come testimoniano i tanti siti della
Rete dedicati a questargomento. Un primo compendio di pagine a cui dare unocchiata, ricco
dinformazioni specifiche quasi come un mini-portale, è Fractal Music Lab che, come un piccolo
bignami riporta sinteticamente tutte le teorie principali ed è fornito di una nutrita sezione di
link da consultare per approfondire le diverse branche in cui sfocia la trattazione.
Fra i primi a dedicare studi e risultati sono stati, invece, David Clark Little un chimico americano
diplomato pure in composizione musicale, e il giapponese Yo Kubota che sul suo sito rende
disponibili un paio di programmi gratuiti per comporre Mandelbrot Music.
Non cè modo migliore per esperire una tecnica curiosa come questa se non provandola direttamente,
e, per fortuna, non mancano i software gratuiti che permettono di sperimentare col proprio Pc la
creazione di brani che si autogenerano. La Algorithmic Arts , per esempio, è una piccola casa di
software che ha come prodotto di punta SoftStep, un sequencer per Windows che integra tool di
composizione di diverso tipo, inclusi quelli che generano melodie basate su algoritmi frattali, a
partire dalla teoria del caos, su basi probabilistiche e numeriche. Alcune brevi realizzazioni si
possono scaricare dal sito, insieme a una versione lite del programma. Anche The Well-Tempered
Fractal v 3.0, sviluppa ambiti frattali e legati alla teoria del caos, ed è completamente gratuito
per Windows 95, completo di Midi desempio. Come pure MusiNum , sempre freeware per Windows che
genera musica frattale attraverso successioni di cifre ottenute con semplici somme, composte secondo
la teoria dei numeri e associate attraverso i principi di similarità autoreferenziale.
Tangent, infine, un altro freeware per Windows 95/98, evoluzione del precedente QuasiFractal
Composer, usa metodi algoritmici, euristici, deterministici, stocastici, generativi e trasformativi,
sintetizzando diversi approcci alla generazione automatica. Il suo autore insiste a definirne
lapproccio come «eclettico neo-generativo», ma in termini più pragmatici basta dire che la
particolarità di questo programma è che si basa sulle strutture più che sulle singole note. Dai
frattali agli algoritmi genetici il passo è breve.
Genetic Jammer è un programma basato proprio su queste tecniche che impara a suonare assoli jazz
dimprovvisazione, comunicando attraverso lo standard Midi con i suoi partner «umani». Il software è
stato codificato da Al Biles, che ha creato così una sorta di band virtuale chiamandola, appunto, Al
Biles Virtual Quintet, con lui che suona tromba e flicorno, e GenJam che risponde col sax tenore e
altri strumenti.
Altri esperimenti
Ma è pur vero che in natura, comunque, si trovano numerose sequenze simmetriche che possono ispirare
inediti accostamenti. Uno di questi è il patrimonio genetico, visto come la complessa struttura del
Dna, e proprio a questassociazione sono ricorsi i due musicisti Susan Alexjander e David Deamer che
hanno ribattezzato le loro creazioni come DNA Music , associando alle basi le note di un sistema a
quattro toni. Una sorta di reverse engineering, invece, è stata compiuta da David Cope, uno studioso
californiano che ha sviluppato EMI Experiments in Musical Intelligence
arts.ucsc.edu/faculty/cope/mi.midi.html. EMI è un software che analizza i brani e ne isola melodie e
ritmi ricorrenti, componendo poi sulla base di queste strutture. I risultati sono tanto convincenti
che hanno ingannato un pubblico attento in una dimostrazione pubblica in cui furono messi a
confronto brani originali di Bach con quelli generati da EMI. Va aggiunto che, comunque, gli
algoritmi utilizzati funzionano egregiamente con stili molto ripetitivi (come Bach, appunto), mentre
fanno cilecca con quelli che variano molto.
Conclusioni
Lo stesso Eno definisce la musica generativa come «tanto ignorabile, quanto interessante», ma
ipotizza anche in maniera inquietante che i nostri nipoti un giorno ci potrebbero guardare stupiti e
chiedere: «Ma davvero tu ascoltavi esattamente lo stesso brano per tante volte di seguito?».
Trascurando un futuro, non troppo distante, in cui creature sviluppate ad hoc come la pop star
Kyoko Date di qualche anno fa, a cui si ispirava lAidoru dellomonimo romanzo di William Gibson
confermino la raffinata concezione di creare non più soltanto unopera musicale autonoma, ma un
essere (antropomorfo o meno) che, a partire dai nostri modelli mentali, sarebbe in grado di produrre
contenuti sempre diversi e originali, sorprendendoci proprio come i nostri simili.
Estratto di Sandro Ludovico – Internet News
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