MUSICA, SCIAMANISMO, POSSESSIONE
di S. De Salvador
La musica riveste un ruolo centrale sia nello sciamanismo che nella possessione, ma ben diverso è il
modo in cui viene affrontata nelle due trance; si hanno infatti manifestazioni totalmente diverse
come emerge dagli esempi di seduta sciamaniche e dal tarantismo pugliese e sardo, tipici esempi
italiani di rituali di possessione. Le pratiche sciamaniche sono frequenti nelle religioni tribali
dell’Africa, dell Asia, dell’Oceania. Sciamanizzare e far musica sono per lo sciamano due attività
strettamente legate. Strumento musicale sciamanico per eccellenza è il tamburo: si ritiene che il
suono del tamburo, di per sé, richiami gli spiriti. Meglio infatti non suonarlo al di fuori delle
sedute sciamaniche poiché questo potrebbe provocare “larrivo inatteso di spiriti che si
impossesserebbero allora di persone incapaci di padroneggiarli” (G. Rouget, Musica e trance). La
scelta del legno con cui costruire il tamburo è guidata dagli spiriti. Lo sciamano ostiaco-samoideo
si reca nella foresta e ad occhi chiusi, con un ascia tocca un albero. Da quell’albero verrà preso
il legno per costruire la cassa del tamburo. Segue poi “lanimazione del tamburo”.
Sciamano Trance e tamburo
Lo sciamano altaico lo irrora di birra e il cerchio si “anima” e tramite lo sciamano il tamburo
racconta la vita dell’albero che ha dato il legno per costruirlo. Lo sciamano irrora la pelle del
tamburo e anch’essa racconta il proprio passato. Per voce dello sciamano l’animale racconta la
propria vita fino al momento in cui è stato ucciso. Nel corso della seduta lo sciamano tambureggia
“con continue variazioni di tempo, secondo un certo ritmo scoperto empiricamente, allo scopo di
generare uno stato fisico logico e psichico – tale che larrivo di uno spirito determini in lui un
effetto di .sdoppiamento” (Shirokorotf, Psychomental complex of the Tungus).
La trance sciamanica non è regolata soltanto dall’uso del tamburo: gli indiani della Guiana si
accompagnano con canti ed effetti sonori prodotti con svariati mezzi rudimentali; gli Yauro, in
Venezuela, utilizzano un sonaglio costruito da una zucca dove sono incise immagini del mondo
soprannaturale, uomini e donne che danzano nel regno dei morti. Lo sciamano annamita utilizza gli
anelli di una catena di sonagli in bronzo che lega all’alluce. Le anime credule riconoscono in
questo suono il tintinnio prodotto dai sonagli attaccati al collo di un animale.
Si distinguono due tipi di trance sciamanica: una “trance catalettica” e una “trance drammatica” a
cui corrispondono due diversi tipi di musica. Il corpo dello sciamano nel corso della trance
catalettica è rigido, come abbandonato dall’anima; il musicante è in questo caso il suo assistente.
Durante la trance drammatica lo sciamano racconta quello che vede durante il viaggio nell’aldilà e
narra le peripezie che compie cantando e suonando il tamburo realizzando una rappresentazione
teatrale. Gli episodi musicali si succedono con stili diversi: arie, recitativi, invocazioni,
parlati, dialoghi, imitazioni di versi di animali o rumori della natura.
Fra i Buriati “il canto del viaggio è una sequenza informe di suoni continui, inframezzati da
gemiti, sospiri, imitazioni di versi di uccelli” (R. Hamayon). A momenti drammatici si alternano
momenti cosmici, mentre il ritmo del tamburo accompagna le azioni e il canto. Presso i Tungusi, dopo
che lo sciamano è entrato in trance cantando e suonando il tamburo, il tambureggiamento viene
continuato dall’assistente allo scopo di mantenere in trance lo sciamano e per tener sotto controllo
il comportamento dell’uditorio.
Anche i fenomeni di possessione sono legati alla musica e alla danza: i suoni, gli strumenti
musicali e la danza consentono la guarigione dall’avvelenamento causato dal morso della tarantola
nel Tarantismo pugliese, e dall’argia (piccolo ragno della famiglia delle mutille) in Sardegna.
Terra d’origine e diffusione del tarantismo è la Penisola Salentina: fu praticato dal medico fino ad
una trentina d’anni fa. La tarantola pungeva nei mesi estivi, colpendo per lo più le donne, mordendo
la mano oppure il piede o il pube. Il tarantato (la persona morsa dalla tarantola) veniva legato con
una fune alla poppa di una barca e lasciato cullare dal mare. I suonatori, che stavano in barca,
eseguivano alcuni canti nei quali la passione per il mare si legava al tema dell’amore per la
propria donna. In altre occasioni il ciclo coreutico musicale si articolava in due fasi: la prima al
suolo; il tarantato al prorompere della musica striscia per terra identificandosi mimicamente con il
ragno (tarantola). La seconda fase si svolge in piedi: il tarantato esegue circoli concentrici di
raggio sempre inferiore, con passi saltellati imponendo il proprio ritmo coreutico e dialogando con
il ragno.
La taranta può essere di grandezza diversa ed essere sensibile a melodie diverse. L’orchestrina che
prende parte al rituale infatti (composta da violino chitarra e tamburello) “cerca la musica giusta”
eseguendo varie melodie a ritmo di tarantella (6/8) finché il tarantato non indica quella gradita
dal ragno da cui è posseduto. Il rituale veniva ripetuto ogni anno nel giorno di S. Paolo, 29
Giugno; tutti i tarantati si recavano a Galatina e nella chiesa, davanti alla statua del Santo,
invocavano la grazia. Si rotolavano per terra, chiedevano l’acqua del pozzo miracoloso, eseguivano
un canto che terminava con “Santu Paulu meu di li tarante/facilitene la grazia tutte quante”, unendo
rantoli ritmati, lamenti e grida sulle sillabe “A-hi!”.
Altro esempio di possessione è dato dai rituali dell’argia praticati fino in Sardegna. Argia
significa variopinta e secondo la leggenda è lumico animale velenoso presente in Sardegna. L’argia
è un’entità mitica “anima mala” (anima malvagia). Le arge sono di sesso femminile, mordevano
soprattutto gli uomini (la taranta le donne) e si distinguono in argia bambina, nubile, sposa,
vedova e partoriente. Il posseduto balla e inpersonifica attraverso il rituale coreutico-musicale il
“tipo” di argia che lo ho morso. Si eseguono infatti rituali diversi a seconda del tipo di argia che
ha procurato il morso.
L’argia pizzinna (bambina) vuole si eseguano canti di culla (ninnananne); la bagadia (nubile),
isposa (fidanzata) e cojada (sposa) gradiscono canti d’amore; la prentoxa (partonente) si accompagna
alla rappresentazione simbolica di un parto; la fluida (vedova) canti di morte (attittu). Quando
qualcuno veniva morso dall’argia c’erano tre giorni di festa secondo il rituale stabilito dalla
comunità. L’espressione melico coreutica è occasione di comportamenti abnormi, non quotidiani.
L’argiato, in quanto fuori di sè, avanza richieste che in stato normale non potrebbe fare: assume
ruoli estranei alla propria realtà e condizione sociale, assume atteggiamenti licenziosi repressi
dalla morale corrente.
Tutta la comunità partecipa ai tre giorni di festa ed ha un ruolo di primaria importanza in tutto lo
svolgimento del rito. L’argiato non resta mai solo, a turno parenti, amici e paesani gli .stanno
attorno in una atmosfera di festa che aiuta a lenire la sofferenza al malcapitato. Per il paese e un
evento che rompe i ritmi quotidiani. Come nel rituale di possessione della tarantola, il rito ha
inizio con “l’esplorazione musicale”: il suonatore di fisarmonica esegue diverse melodie e
individuata la musica “giusta”, la eseguiva per tutto il tempo di svolgimento del rito (3 giorni).
L’argiato dimostrava il proprio assenso ballando. Segue poi il “travestimento”: il posseduto prova
vari abiti femminili finché trova quello corrispondente allo stato civile dell’argia. Infine ha
luogo l’interrogatorio esorcistico: un dialogo tra argiato e esorcista che ha lo scopo di far
dichiarare all’argia la propria identità e paese di provenienza.
I rituali di possessione dell’argia e della tarantola non vengono più praticati da moltissimi anni
e, è notizia apparsa sui giornali qualche tempo fa che la figura dello sciamano va scomparendo. Quei
quattro o cinque sciamani che ancora esercitano presso alcune tribù non trovano adepti a cui
lasciare la propria eredità culturale.
fonte: Nuove Dimensioni Musicali 1989-92
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