Musica, Stress e Benessere
Da una ricerca fatta su un gruppo di bambini tra i 4 e i 6 mesi a due diversi tipi di ascolto musicale, risultava che più l’armonia musicale era perfetta (HRM), maggiore era la calma e la tranquillità, la serenità e l’attenzione. Le esecuzioni dissonanti erano invece accompagnate da nervosismo, irritazione e pianto. E’ l’ennesima prova che fin dalla nascita il cervello dell’uomo accentua il suo stato di benessere sotto l’effetto di musiche armoniose.
Se interrompessimo la nostra giornata attiva e lavorativa con due brevi momenti (10/15 minuti circa) dedicati all’ascolto di particolari musiche (HRM), accompagnandolo con semplici esercizi respiratori e mentali, saremo in grado di accettarci meglio e accetteremo meglio gli altri, a livelli di stress molto più bassi ed accettabili.
La musica aiuta ad eliminare progressivamente stati di nervosismo, di ansia, angoscia, difficoltà di ordine psicosomatico come cefalee, stanchezze muscolari. La musica si indirizza direttamente al corpo, ai sensi, allo spirito. Certe musiche classiche e “newage” sono elementi determinanti per combattere lo stress. Lo stress può essere definito un’intensa reazione emozionale a degli stimoli esterni che mettono in moto delle risposte fisiologiche. In questa risposta il sistema neurovegetativo interviene attraverso la stimolazione nervosa della midollare del surrene che immediatamente mette in circolo una scarica di adrenalina e noradrenalina. Queste catecolamine determinano l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, del ritmo respiratorio, alterano cioè l’equilibrio dei ritmi di alcune funzioni vitali. Inizia così la discesa verso il disagio che giorno per giorno si aggrava perchè ci trova sempre più fragili e indifesi.
Un certo livello di stress ci fa entrare in una curva di benessere e aumenta le nostre capacità di prestazione psicofisica. “La totale assenza di stress è morte”.
Oltre un certo limite con l’aumentare dell’intensità degli stimoli e quindi del livello di stress, inizia, come si diceva, lo stato di sofferenza. Il senso di benessere fisico e mentale che la musica produce è mediato anche dall’azione delle beta-endorfine, oppioide endogeno che agisce sulla linea emozionale piacere/dolore, la cui produzione è stimolata anche dalla musica. L’ascolto di una musica appropriata, accompagnata da una serie di esercizi di respirazione, ha il potere di rallentare alcuni ritmi vitali, con la conseguenza di migliorare la percezione del nostro corpo. Si sviluppa così un nuovo sentimento di sicurezza interiore, che facilita la comunicazione interpersonale.
La musica è la struttura dinamica che consente di stimolare, adoperare e controllare il flusso delle immagini che si sviluppano durante l’ascolto. La musica ha una sua forte carica simbolica.
Lo stato di stress è amplificato da quelle forme d’ansia che ci prendono quando siamo assillati da un pensiero ripetitivo, circolare, chiuso, da cui non troviamo una via d’uscita, siamo incapaci di attuare un cambiamento. La musica, con la sua struttura dinamica e con le sue capacità di superare la logica e la razionalità, spezza questo circolo vizioso e angosciante, poiché mette in moto le energie inconsce della fantasia e dell’immaginazione.
La musica classica svolge un ruolo di primo piano. Le sue armonie e melodie fanno parte di un grande disegno equilibrato ed unitario. Chi ascolta deve abbandonarsi alla musica, dimenticando sia la logica che i canoni estetici abituali, deve semplicemente essere attento al flusso di immagini e di sentimenti psicologicamente significativi.
Per indirizzare al meglio l’attenzione verso la musica e la interiorità, è necessario concentrarsi per alcuni minuti sul corpo e sul respiro. Chiudere gli occhi, respirare lentamente e profondamente. All’inizio limitarsi ad ascoltare il respiro, seguendone il ritmo e il suono. Cercare di visualizzare l’aria che entra ed esce dalle narici. Quando il respiro è diventato regolare, provare a percepire la quantità di tensione che esce dal corpo a ogni espirazione. Essere coscienti di espellere la tensione attraverso il respiro. A questo punto far partire la musica e far assumere una forma di immagine al problema che in quel momento sembra rappresentare la causa scatenante la situazione di stress.
L’immaginazione è un formidabile strumento anti stress; l’ immaginazione rafforza la capacità di concentrazione, di memoria, facilita l’ingresso alla dimensione positiva dell’esistere, consente ai nostri due emisferi cerebrali di lavorare in sintonia, cercare di limitarsi a concentrarsi sulle sensazioni tattili e cinestetiche della musica, ponendosi qualche domanda apparentemente banale. In quale parte del corpo avverto una vibrazione o un formicolio prodotto dalla musica? Provo sensazione di freddo, caldo, provo piacere, dolore? Mi sento stanco, triste, allegro, energico?
Se il desiderio di cambiamento è forte e si vuole che accada qualcosa di nuovo, visualizzate del tutto o anche solo un particolare di quel qualche cosa di nuovo. Se non si è in grado di visualizzare l’oceano, visualizzare una conchiglia che collegherà col mare. Provare a far accadere qualcosa di nuovo mentalmente. Non dimenticarsi di controllare ogni tanto il respiro, perchè sia lento e regolare. Non cercare di capire o di trovare dei legami logici. Occorre essere totalmente slegati dalla mente, perchè sarà la musica a condurre dove andare. Quando la musica finisce, assaporare il silenzio e cercare di cogliere le vibrazioni del corpo.
LA MUSICA E’ UN CANALE PRIVILEGIATO DI COMUNICAZIONE ED ESPRESSIONE
Vi sono tantissimi esempi che testimoniano l’influenza della musica sulle piante e sugli animali; si è visto che il mais germoglia in maniera più rapida e rigogliosa nelle serre in cui viene trasmessa costantemente musica, che la produzione di latte nelle mucche diminuisce sensibilmente nelle zone prossime agli aereoporti dove il rumore è eccessivo ed aumenta invece se viene trasmessa musica classica (in particolare W.A. Mozart).
Riepilogando: il musicista esperto trasferirebbe le funzioni cerebrali connesse alla musica dall’emisfero destro, responsabile dell’ascolto gestaltico, non scomponibile, appreso dall’individuo per ciò che esso significa per lui, all’emisfero sinistro, coinvolto invece nell’ascolto dettagliante. Lo stesso linguaggio della parola ritrova nel cervello destro la prosodia, cioè la cadenza, e il coinvolgimento emozionale.
Si fa notare come in alcune lingue orientali il significato della parola può addirittura variare in funzione dell’intonazione della voce.
La musica pervade fin dal mondo fetale l’uomo sia attraverso la voce materna che i ritmi biologici, soprattutto quelli del cuore e del respiro.
UDIRE costituisce un fenomeno periferico legato all’orecchio, mentre
SENTIRE presuppone l’intervento del talamo (relais sensitivo per eccellenza), e ASCOLTARE necessita delle funzioni corticali superiori in toto.
Non suonare rigidamente, sforzarsi di equilibrare i sistemi piramidale ed extrapiramidale, avendo quest’ultimo un ruolo determinante nel rendere fluidi i movimenti (es. morbo di Parkinson, patologia a carico del sistema extrapiramid.)
Il sistema nervoso raccoglie le informazioni sensibili, le trasmette, le analizza in un corpo che è cassa di risonanza.
Gli stimoli sonori arrivano in noi per diverse strade: dal sistema uditivo, dal sistema di percezione interna per mezzo delle vie nervose, dal tatto con la percezione delle vibrazioni degli strumenti musicali, dalla vista per mezzo della quale il suono penetra come un simbolo prima di essere convertito nella mente in suono.
La trasmissione può avvenire mediante 3 processi: la conduzione lungo un nervo, la diffusione di una sostanza chimica o attività inibitrice o eccitante.
Lo stimolo acustico trasmesso dal nervo acustico raggiunge il talamo che filtra l’informazione. Se il talamo consente il passaggio dell’informazione, esso viene portato nel lobo temporale dove il suono musicale viene “intellettualizzato”. Questi centri sono in prossimità e collegati con quelli del linguaggio (area di Broca).
Per via ematica il collegamento è con i nuclei ipotalamici e con la ghiandola celebrale dell’ipofisi, situata sotto il Talamo, per mezzo di sostanze chimiche che arrivano come secreti del Diencefalo (base del cervello) che è il più grande centro neurovegetativo dell’organismo, che reagisce alle informazioni chimiche emesse dal sistema del Simpatico e Parasimpatico che regolano la vita vegetativa autonoma che è indipendente dalla nostra volontà.
L’ ipofisi sollecitata secerne nel sangue delle sostanze dette “stimoline” dirette alle ghiandole endocrine, agli organi-bersaglio fegato-reni.
Le informazioni date dal suono musicale vengono decodificate e trasmesse all’altro emisfero cerebrale, a livello della corteccia motoria che comanda i muscoli o gli organi interessati per mezzo dei nervi, trasmettendo l’ordine motorio attraverso il midollo spinale.
Nell’emisfero di SINISTRA sono site aree come quelle della logica, del relazionale, dei simboli, delle cifre e della melodia musicale; in quello di DESTRA l’aspetto creativo, intuitivo, emozionale, artistico. Il cervello funziona come un “calcolatore” su 3 sistemi : binario, ternario e su base 5.
Nelle regioni posteriori del cervello si sovrappongono la sensibilità uditiva, cutanea e propriocettiva.
L’area del sistema limbico ha la particolarità di accumulare memorie e di essere il luogo delle nostre emozioni. Funziona in modo quasi indipendente dal 1° cervello, quello arcaico soprannominato ”rettileo” che dà origine ai comportamenti primitivi.
Lo stimolo sonoro perviene simultaneamente al centro del talamo e della corteccia cerebrale, che sono connessi con meccanismi di “andata e ritorno”, il che consente di mettersi in contatto col paziente anche quando la sua coscienza è alterata da fattori psicologici o psichici, tali da ridurlo all’isolamento.
Possiamo, a questo punto, affermare che:
- il senso musicale vero e proprio risiede nel lobo fronto-temporale destro.
- tutto ciò che in musica è in relazione con il linguaggio risiede nel lobo temporale-sinistro.
- il riconoscimento dei ritmi musicali è affidato ai 2 emisferi cerebrali.
- solo a livello della corteccia cerebrale il messaggio musicale è ricevuto, decodificato e integrato.
Tramite l’effetto “diapason”, si entra in vibrazione quando si vibra sulla stessa lunghezza d’onda del suono; le vibrazioni sono captate dall’orecchio interno, penetrano a varie profondità a seconda della loro frequenza e il loro effetto è di inibire oppure tonificare l’attività cellulare (similmente alla teoria degli effetti dell’agopuntura). Le cellule entrano in oscillazione e si ripristina quell’equilibrio mancante. Ciò spiega come i centri nervosi e i vari organi vengono “irradiati” da note e accordi (HRM), quando si pone uno strumento emanatore di accordi su una parte del nostro corpo.
con estratti di Asturaro Dario Giovanni, adattamento di Alan Perz
approfondimento su http://www.amadeux.net/sublimen/
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