Musicoterapia: tamburo e flauto contro la tossicodipendenza?
Non solo farmaci in aiuto ai tossicodipendenti; la terapia convenzionale può essere utilmente
sostenuta suonando in gruppo o musicando un testo personale. Però la musica ha anche dei risvolti negativi.
Il tema della settimana d’aggiornamento organizzato dall’Apothekerkammer (Austria) quest’anno s’intitolava “Doping e dipendenza”. Ne riferisce Gerta Niebauer per Die Presse.
La tossicomania si forma nel cervello
Sebbene la dipendenza riguardi tutti i ceti sociali, è particolarmente diffusa negli strati
marginali dove causa un ulteriore scivolamento, l’esclusione dalla società “bene” e, da ultimo, una
vita al limite della legalità. In minima parte la tossicodipendenza deriva anche da predisposizione
genetica, ad esempio da una malattia psichica in famiglia. Con il termine dipendenza s’intendono
quei fenomeni fisici e psichici che sorgono e aumentano con il ripetuto consumo di sostanze che
inducono all’assuefazione. Il desiderio di droga s’impone allora su tutte le altre attività e gli
impegni. “Anatomia della felicità” -definisce lo psichiatra Ludger della clinica universitaria di
Freiburg- le regioni cerebrali implicate nella tossicodipendenza, soprattutto l’ippocampo, il
sistema limbico e il sistema dopaminergico: i centri compensativi. La dipendenza nasce dunque nel cervello.
Debellare le paure con la musica
A metà degli anni ’80 il neuroscienziato viennese Hellmuth Petsche fu tra i primi a dimostrare, con
l’elettroencefalogramma, che l’ascolto della musica crea legami intensi tra varie regioni cerebrali,
“si apre una finestra nel cervello”. Si creano infatti dei mutamenti fisici e psichici; si potrebbe
parlare di un effetto psicofisico. Da allora la musicoterapia si è imposta in molti campi -nello
studio delle lingue, per il trattamento dei disturbi psichici, dopo una lesione cerebrale o una paralisi. E allora perché non tra i drogati?
I due relatori della settimana di studio, gli psichiatri Madlung Kratzer e Tebartz van Elst, vedono
di buon occhio la musicoterapia quale completamento di una cura farmacologica standard. In alcune
cliniche tedesche per tossicodipendenti sono già stati fatti esperimenti di questo tipo; in Austria
ci si può rivolgere privatamente all’associazione austriaca dei musicoterapeuti.
“In modo analogo alle sostanze stupefacenti, anche con la musica si possono modulare il sistema
limbico e dopaminergico, ossia i sistemi compensativi. Si può dominare meglio le sensazioni negative
e sciogliere tensioni, paure, rapporti bloccati”, spiega lo psichiatra infantile Thomas Stegemann,
che dirige la sezione di musicoterapia di un ateneo viennese. La cosa migliore è suonare in gruppo,
bastano strumenti semplici come il tamburo o il flauto dolce. Uno può portarsi dei brani musicali
oppure si possono discutere i testi delle canzoni. “Nel gruppo si cerca anche di mettere in musica i
testi personali; spesso ciò aiuta il paziente a uscire dalla passività dell’ambiente della droga e
ad approdare al superamento attivo dei propri problemi”. Sul versante opposto, la ricezione passiva
della musica, o musicoterapia passiva, ha lo scopo di rilassare, di “lasciar andare” e di elaborare
i propri sentimenti. “Attraverso la musica i pazienti possono imparare che c’è dell’altro oltre alla droga”.
Ma non tutta la musica va bene per tutti; bisogna adeguarla individualmente.
Gli aspetti rischiosi della musica techno
La musica ha anche dei lati oscuri. Come esempio estremo è stato citato il ministro di polizia
cinese Ming-Ti, che già nel terzo secolo avanti Cristo aveva stabilito: Chi oltraggia l’Altissimo,
non deve’essere impiccato, ma torturato con il suono incessante del tamburo e con i rumori forti
fino a quando non stramazzi a terra. E il recentissimo studio Prevention Research dell’Università di
Berkley in California sul consumo di musica nelle discoteche mostra che musica techno, reggae e rap
inducono i giovani a fare uso di alcol e droghe, e a comportarsi con aggressività. Negli Usa questa
particolare musica, unita a rumori estremi, la cosiddetta musica bi-neurale, è stata recentemente proibita dal Servizio antidroga.
(traduzione di Rosa a Marca)
da droghe.aduc.it
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