Narcolessia e creativita’: c’e’ un legame?

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Narcolessia e creativita’: c’e’ un legame?

Le persone colpite da questa patologia sembrano dotate di spiccate doti creative: potrebbe dipendere
da un insolito ciclo del sonno che li catapulta direttamente nella fase REM (quella dei sogni
lucidi).

25 GIUGNO 2019 | ELISABETTA INTINI

da focus.it

I ritmi patologici del sonno di chi soffre di narcolessia potrebbero favorire il pensiero creativo.

L’esistenza ai confini tra sogno e realtà che – loro malgrado – conducono le persone affette da
narcolessia potrebbe favorire la creatività: uno studio pubblicato su Brain ha verificato, dal punto
di vista sperimentale, un rapporto suggerito finora soltanto dai racconti dei pazienti colpiti da
questo disturbo del sonno.

La narcolessia è una malattia rara, cronica e debilitante caratterizzata da eccessiva sonnolenza
diurna ed episodi di perdita improvvisa del tono muscolare che durano da pochi secondi ad alcuni
minuti. È causata dall’incapacità del cervello di regolare i ritmi sonno-veglia ed è curiosamente
associata a spiccate abilità creative: Isabelle Arnulf, che tratta pazienti narcolettici al
Pitié-Salpêtrière Hospital di Parigi, si è accorta che molti di essi erano artisti e poeti:
«Disegnano e scrivono anche quando sono seduti in sala d’attesa – spiega l’autrice dello studio – e
producono lavori bellissimi».

FUORI DAGLI SCHEMI. Arnulf ha sottoposto 185 pazienti narcolettici e 126 sani a un questionario per
valutare la creatività di ciascuno, e ha chiesto a una trentina di persone di entrambi i gruppi di
partecipare a un secondo test, che richiedeva di trovare soluzioni originali a problemi o di
cimentarsi in compiti di scrittura e disegno creativi. Le persone con narcolessia sono risultate più
abili in tutte le prove.

Quando per esempio i volontari hanno dovuto inventare una fiaba che terminasse con la frase “… e
l’ultima mela cadde dall’albero”, i non narcolettici hanno fatto ricorso alle storie “classiche” di
Adamo ed Eva o Isaac Newton, mentre i narcolettici si sono inventati di uno sciopero di alberi e
animali contro l’uomo, o di un verme bulimico di nome Jean-Jacques.

DRITTI AL PUNTO. Le aumentate doti creative potrebbero avere a che fare con l’insolito ciclo di
sonno che sperimentano questi pazienti, che quando si addormentano precipitano direttamente nello
stadio REM. Un modello del sonno di recente sviluppo indica nel sonno non-REM (la fase in cui
cadiamo non appena ci addormentiamo) il momento in cui il cervello organizza le informazioni
acquisite durante il giorno in categorie utili, e nella fase REM – quella più tradizionalmente
accompagnata dai sogni – il momento in cui ricordi ed esperienze vengono riproposti in modo
disordinato, con accostamenti diversi e inaspettati.

Proprio questa seconda fase favorirebbe il pensiero geniale e le soluzioni fuori dagli schemi; e
sempre nel sonno REM si verificano, talvolta, i sogni lucidi, quegli episodi onirici in cui si ha
l’impressione di riuscire a gestire la trama degli avvenimenti vissuti.

Le persone che soffrono di narcolessia trascorrerebbero più tempo degli altri in sonno REM, un fatto
che potrebbe facilitare il pensiero creativo. E che può essere sfruttato da chi, pur non essendo
narcolettico, è in cerca di ispirazione: visto che il sonno REM è più frequente nelle prime ore del
mattino, se vi serve un’idea geniale potreste provare a puntare una sveglia alle quattro, leggere il
tema che vi interessa e poi dormirci su – sempre che riusciate a riprendere sonno.

academic.oup.com/brain/advance-article/doi/10.1093/brain/awz137/5506053

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